L'atto di farcirsi la bocca con parole più spesse del loro stesso significato, sembra prendere piega negli sport lessicali estremi (nonché alla moda) in cui i giovinetti di oggi trovano il vero e proprio gusto dell'"esistere". Problemi con la televisione? Mah. Eppure, qualcuno un tempo ci ricordava (proprio nella nostra beneamata penisola) che "le insegne luminose attirano gli allocchi..."

Killing Joke. Un nome rispolverato da poco, un nome nostalgico per alcuni, un alfabeto arabico per altri. Gruppo enigmatico. Basta un Dave Grohl allampanato ed eccoli lì, tutti di nuovo con la testa agli anni ottanta. Principesse dai capelli cotonati made in 2005, post-adolescenti baby-punk/filo/ansiolitici in attesa di fiabesche sintetizzazioni riguardanti nuove droghe da comprare con i soldi che paparino guadagna ogni giorno, convinti che tali possano servire ad elevare lo stato del proprio sabato/sera (e ci riescono, molto(?)), il tutto offeso da vestiti in decomposizione da acquistare nuovi, freschi, di pura patina collosa... BANG! Eccoci di nuovo negli anni Ottanta!

Drammaturgie a parte, l'album in questione consiste in una raccolta ben delineata di quelle che furono le principali hit che resero celebre una delle band inglesi più importanti, se non addirittura fondamentali, dell'evoluzione dell'ibrido rock-industrial degli '80s, sfociato successivamente quanto tardivamente con i NIN. Ora, il problema risiede nel far capire alla gente, che prima dei NIN, i Killing Joke sfornarono capolavori rimasti pressochè "sfogliati" come "Revelations", "Night Time" ed il crudo quanto animal-espropriante "Killing Joke LP". Questi che ho appena citato sono album, non farfalle di nebbia: stantuffi di acciaio. Sono realmente esistiti, davvero, almeno quanto gli anni ottanta.

In breve: il "trucco" che consentì l'emersione di questa apparentemente spregevole band, risultò essere il mix letale che questi eseguirono, creando inizialmente un ibrido tra i Père Ubu e la New Wave americana, straziando ed inneggiando in maniera singolare e soprattutto particolare i sinth (quanto le chitarre) in modo a mio avviso molto più "s"pregevole, quanto apocalittico, di gruppi come Clash, Europe ed ogni sorta immaginabile di pleasure-porn-muzik che stava cominciando a frantumare i sogni sessuali quanto cocenti di migliaia di yuppies dal vestiario cronometrato. Ora, l'utilità di elencare: il numero/nome delle tracce, lo stato di smarrimento tardivo e tutte quelle martellanti e laceranti voci che tale registrazione provoca in me ricordo, è pressoché nulla. Quello che cerco di sottolineare è l'ascolto: Killing Joke. Non Simòne Le Bon. Killing Joke. Non "Il tempo delle mele" (Né 1, né 2).

KILLING JOKE. NON (!!!) "Reality" by Richard Sande.

Uno dei pochi Gruppi nati inconsapevolmente quanto spontaneamente per smascherare l'anti-personalità che invase gli anni ottanta, innescando un moto perpetuo di invisibile percezione, offuscato e delucidato da bibite gassate colme di forti principi attivi di amianto, PVC rigido o polietilene ad alta densità. I soli video-clip, come quello di "Eighties", sono la riprova minimalista e simbolista del sangue che scalfiva le vene della gente dell'epoca. Anni oscuri.

KILLING JOKE.

C'è poco da ridere credetemi.

Carico i commenti... con calma