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L'ascolto di oggi ci porta dritti dritti agli albori del blues. Più che creare il blues (le cui radici, com'è noto, si perdono nei secoli e nelle tratte degli schiavi tra l'Africa e il Nuovo Mondo), William Christopher Handy (1873 – 1958) è uno dei primi ad aver ripulito il blues dal fango e dalla polvere da cui è sorto, dandogli una patina di accettabilità a chi quel fango e quel lamento non voleva vederlo davvero. Il classico che vi proponiamo oggi è la versione che dei pezzi di Handy ha dato Louis Armstrong, pubblicato nel 1954 per la Columbia.
Accrediti:
Bass – Arvell Shaw
Clarinet – Barney Bigard
Drums – Barrett Deems
Piano – Billy Kyle
Trombone – Trummy Young
Trumpet, Vocals – Louis Armstrong
Vocals – Velma Middleton

Per approfondire, vi consiglio la bella pagina di @[odradek] sul Delta blues, da cui Handy attinse a piene mani: Founder Of The Delta Blues 1929-34 - Charlie Patton - Recensione di odradek

Buon ascolto.

Louis Armstrong - Louis Armstrong Plays W.C. Handy ( Full Album )
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Questa sera vi proponiamo l'ascolto del disco d'esordio dell'ahimé recentemente scomparso tastierista Keith Tippett, "You Are Here... I Am There" del 1970.

Buon ascolto.

The Keith Tippett Group ‎– You Are Here... I Am There (1970 - Album)
Parte una veduta su ecletticità ceche 🇨🇿 non solo musicali che comprendono mistificazioni, ironia, kirsch, trash, nostalgic, di un mondo tutto da scoprire, prima proposta:
NIGHTWORK - Tepláky
Appendice dell'angolo barocco di Radiocapish ("alla corte del Capish King”) e chiarimento da porre in calce alla mia pagina: Goldberg-Variationen (BWV 988) - Johann Sebastian Bach - recensione

Mettiamo i puntini sulle i come solo un capish sa (e deve) fare.
Per quanto concerne le interpretazioni delle Variazioni Goldberg (Bach-Werke-Verzeichnis 988), oserei affermare che, per quanto bella e personale sia la versione di Glenn Gould (doppiamente bella, sia quella impetuosamente giovanile del 1955 che quella matura del 1981; abbastanza diverse tra loro, com'è ovvio), lo strumento principe su cui questo paradigma delle "variazioni sul tema" offre al meglio la sua essenza è il clavicembalo. Sia nella vetusta (1933/'34) e magica registrazione (che coincide in pratica con la riscoperta dello strumento stesso) di Wanda Landowska, sia in quella ispiratissima di Keith Jarrett (1989). Seppur esattissima filologicamente, quella, celebre, di Gustav Leonhardt (1978) risulta un po' fredda e manierata, mentre su altre evito di pronunciarmi (ve ne sono per tutti i gusti). Peculiare invece, l'esecuzione per trio d'archi pubblicata nel 2007 per la Deutsche Grammophon, con Mischa Maisky al violoncello. Su Maisky, e sulle svettanti suite per violoncello solo si veda, ovviamente, la paginona di @[odradek]: Suites Per Violoncello 1-6 - Johann Sebastian Bach - Mischa Maisky - recensione

Indi per cui, se proprio vi piace la musica barocca suonata al pianoforte (cosa difficilmente comprensibile, tranne che per l'eccezione di G. Gould, la quale conferma la regola), limitatevi a Gould, poiché le altre (potrei sbagliarmi, ma questo è un giudizio meditato dopo mooolti ascolti) tradiscono completamente lo spirito della composizione. E se dovete scegliere fra i due Gould, quello maturo (a mio gusto) è il migliore. Se invece vi piace davvero Bach, ascoltatevi anzitutto la versione di W. Landowska (procurandovelo in digitale o, meglio ancora, in analogico; quella su yutub è abbastanza pessima). Difficilmente resterete delusi.

Un caro saluto,
*

Glenn Gould plays Bach - The Goldberg Variations, BMV 998 (Zenph re-performance)
J.S.Bach "The Goldberg Variations" [ Glenn Gould ] (1955)
J.S.Bach, Wanda Landowska, Harpsichord Goldberg Theme & Variations BWV 988
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Vista la propensione del nostro Sire @[lector] per la musica barocca, Radiocapish vi propone un nuovo appuntamento settimanale, dal titolo “I lunedì barocchi: alla corte del Capish King”.
Questo primo lunedì di Settembre, per cominciare, vi proponiamo l’ascolto del “Livre premier de clavecin” di Jacques Champion de Chambonnières (1601? - 1672), iniziatore della Scuola clavicembalistica francese, i cui più celebri esponenti sono indubbiamente Louis Couperin e suo nipote François.
Le composizioni del “clavicembalista del re” Champion de Chambonnières, seppur spesso costruite sul contrappunto, non adoperano forme come fughe o ricercari; forme che invece godevano di un vasto impiego tra fine ‘500 ed inizio ‘600 nella scuola italiana, così come in quella tedesca alla fine del secolo. Modellati sulle strutture musicali della danza, i suoi componimenti sono perlopiù in forma di Giga, Sarabanda, Corrente e Ciaccona. Questa caratteristica influenzerà fortemente tutta la Scuola francese successiva.

Indice:

Suite n° 1 in A [LA] MINOR (12’32’')

Suite n° 2 in C [DO] MAJOR (7’43’')

Suite n° 3 in D [RE] MINOR (16’03’’)

Suite n° 4 in F [FA] MAJOR (8’27’’)

Suite n° 5 in G [SOL] MINOR (14’34’’)

Al clavicembalo: il canadese Kenneth Gilbert (1931 – 2020).

Buon ascolto.

Per un catalogo delle opere: Jacques Champion de Chambonnières (1602-1672)

Kenneth Gilbert (harpsichord) Champion de Chambonnières, Livre premier de clavecin
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Cosa c'è, vi chiedo, di più capish di John Zorn? Ebbene, Radiocapish è lieta di proporvi l'ascolto di un album indefinibile del celebre sassofonista tuttofare Zorn: "Taboo & Exile" del 1999.

Buon ascolto.

John Zorn - Taboo and exile [Full Album]
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Quest'oggi vi proponiamo di ascoltare la colonna sonora, curata dal fiorentino Piero Umiliani (1926 - 2001), del film di Luigi Scattini "La ragazza fuoristrada" del 1973.
Umiliani, autore di un numero sconfinato di colonne sonore per film di serie B, è un personaggio che non fa mai male ricordare.

Buon ascolto!

Piero Umiliani ‎– La Ragazza Fuoristrada
New Trolls - Concerto Grosso I

Forse non tutti sanno che... senza i New Trolls probabilmente non sarebbero esistiti i King Crimson.
Ein Kessel Buntes, Friedrichstadtpalast Berlin, 27.09.1975 (Karel Gott, The Rubettes, Peter Albert)

Ein Kessel Buntes ("Un calderone di colore") era una sorta di Top of the Pops della DDR.
Ma andava in onda molto meno spesso: appena sei puntate all'anno, con la crema degli artisti tedeschi e internazionali. Ovviamente, solo quelli che ANDAVANO BENE.
Era comunque uno spettacolo di primissimo livello, tanto che lo guardavano (quelli che ne captavano il segnale) anche i tedeschi dell'Ovest. Che pure avevano Musikladen.
In questo show est-berlinese del '75 abbiamo: al minuto 1 l'usignolo cecoslovacco Karel Gott, al minuto 20 il trio polacco 2 + 1 (Dwa plus jeden) col suo folk-pop tuttora apprezzato anche ad Ovest, al minuto 45 il piccolo cantante e trombettista norvegese Eivind Løberg, al minuto 58 lo schlager dell'idolo di Erfurt Peter Albert, a 1 ora e 12 ancora folk bucolico col duo Sandra Mo & Jan Gregor (i Sonny & Cher di Dresda), a 1 e 22 finalmente il momento rock con i (comunque innocui e zuccherosissimi) Rubettes, a 1 ora e 45 il bis di Karel Gott per l'ovazione, a 1 e 49 un tris di dive della ČSSR (Jitka Zelenková, Vlasta Kahovcová & Jarmila Gerlová), a 1 e 52 Karel Gott, che avrete capito quanto fosse apprezzato, per la terza volta.
In mezzo: sketch, balli di folklore e - segnalo - ballerini che fanno numeri coi cappelli a 1 e 08.
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Quest'oggi vi proponiamo una perla free-jazz: l'LP d'esordio del batterista ed etnologo senegalese Mor Dogo Thiam (n. 1941), "Dini Safarrar (Drums of Fire)" del 1973.

Buon ascolto.

Mor Thiam ‎- Dini Safarrar (Drums Of Fire) (1973) FULL ALBUM
Kid Blue - Louise Goffin
Oh My God (feat. Van Dyke Parks)

Capitolo FIGLI DI- .
Lei non c'è bisogno di specificare di chi sia figlia, sia per il cognome sia perché è la fotocopia della madre.
Cui somiglia pure in quanto a voce, e nel debutto su disco (registrato da teenager) in parte si cercò di enfatizzare questa somiglianza.
Nel possibile, perché in realtà quell'album era più vicino a certo AOR che non allo stile degli anni "classici" della mamma.
Complici la produzione e il coinvolgimento di alcuni nomi (Steve Lukather, David Paich, Mike Porcaro) che parlano da soli. Ma era un bel disco, per una diciannovenne che coi giusti - inevitabili - agganci avrebbe dovuto fare una certa carriera.
Senonché, ho poi dedotto che lei verosimilmente se ne fregava di diventare la nuova Pat Benatar o la nuova Stevie Nicks degli anni '80, e io direi: per fortuna.
Quindi pochi dischi (relativamente) in oltre quarant'anni d'attività, sempre lontano dai riflettori, qualche apparizione ad aprire i concerti della madre, zero operazioni ruffiane a campare di rendita.
Fino all'ultimo disco, autoprodotto e autopromosso dalla propria pagina Facebook, copertina che è un vecchio disegno di una certa Joni Mitchell, amica di famiglia.
Fra gli altri, un pezzo orchestrato da un certo Van Dyke Parks, amico di famiglia anche lui, che una pagina Facebook non ce l'ha nemmeno.
Ahahahah! Non è cambiato un cazzo.
Grande grande grande Ugolino.
Ugolino - Omino
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Quest'oggi vi proponiamo alcuni dei primi lavori del DJ di Sapporo Kuniyuki Takahashi, ristampati in due raccolte da Music from Memory nel 2018 col titolo "Early Tape Works (1986 - 1993)".

Buon ascolto!

youtube.com/watch?v=ZOBAQkH2Wuk
Kuniyuki Takahashi - Day Dreams
Kuniyuki Takahashi - You Should Believe
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Quest'oggi vi proponiamo un classico: il "Live '75", unico prodotto musicale dell'effimero collettivo "Telaio Magnetico", composto da Juri Camisasca, Terra Di Benedetto, Franco Battiato, Mino Di Martino, Lino Capra Vaccina, Roberto Mazza e Vincenzo Zitello.

Buon ascolto.

TELAIO MAGNETICO - LIVE 1975
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Il quale mondo bislacco Cat Stevens e i Can possono andare mano nella mano? Il uno dei film più belli degli anni '70: "Deep End" (tradotto magnificamente come "La ragazza del bagno pubblico") del polacco Jerzy Skolimowski, il quale vede appunto, nella colonna sonora, "But I Might Die Tonight" di Cat Stevens e "Mother Sky" dei Can.
Per chi fosse curioso, in un altro film molto bello di Skolimowski, "Le Départ" (1967), con un giovane e stronzo Jean-Pierre Léaud, la colonna sonora originale, composta da Krzysztof Komeda, era suonata, fra gli altri, da Gato Barbieri e Don Cherry. Già che ci sono, vi metto anche questa.

Buon ascolto.

But I Might Die Tonight
Mother Sky
Le Depart (OST by Krzysztof Komeda)
Pat Metheny - Part III - Zero Tolerance For Silence
Il "Metal Machine Music" della fusion...
Buongiorno
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Come appendice, spero gradita, della nostra rubrichetta estiva sul Jazz nel cinema Noir, vi proponiamo, quest'oggi, la colonna sonora suonata da Quincey Jones & Orchestra (n. 1933) del film di Sidney Lumet (1924 – 2011) del 1964 "L'uomo del banco dei pegni" (The Pawnbroker).

Buon ascolto!

Main Title: The Pawnbroker
Harlem Drive
The Naked Truth
Death Scene
The HU - Wolf Totem (Official Music Video)

The Hu gruppo folk-metal mongolo. Utilizzano strumenti d'epoca mongoli e i loro testi rimandano alla tradizione mongola, ai cavalli, ai lupi, alla steppa, alle battaglie. Il tutto però fuso con sonorità moderne e con un cantato che si trasforma spesso in un coro dalle sonorità gutturali, simile al tipico canto tradizionale sardo.

(che scapishata diocristo)
Ingrandisci questa immagine

Non per vantarne il possesso, sia chiaro...
Del resto, trattasi di un album tutt'altro che raro. Se cercate lo trovate, e può darsi che lo troviate anche senza cercare.
Particolare sì, comunque, e non solo perché è una colonna sonora.
Anche un po' sottovalutato, direi. Ha avuto la colpa di uscire fra Night and Day e Body and Soul.
Quanto l'abbia apprezzato io, potete dedurlo dalle condizioni della copertina. Mi spiace solo di non aver mai visto il film (con Debra Winger).
Per il quale - disdetta - pare abbiano usato una minima parte della musica di Joe, sostituendola con qualche anonimo tema firmato John Barry.
Va ascoltato perché è un lavoro in pieno stile-Joe (tema di Moonlight bellissimo, vagamente ricavato da A Slow Song ma non mi sembra un difetto; Cosmopolitan gran tiro; e undici minuti di strumentale latino che farebbero una certa figura anche su un disco fusion).
Il sax lo suona lui, ma è il dettaglio più scontato.
Questione capziosa ed oziosa, ovverosia questione da capish, che, spero, non mancherà di interessare gli spaccatori indefessi di capelli.
Le periodizzazioni storiche, tanto nel dettaglio quanto nel generale, sono convenzionali, si sa. Ma accade talvolta che un fatto storicamente riscontrabile sia, a torto o a ragione, considerato come uno spartiacque.
Ora, vorrei portare alla vostra attenzione un fatto, apparentemente insignificante, che però, a ben vedere può esser considerato un vero e proprio spartiacque nella produzione musicale di Battiato: la collaborazione con Sgalambro, iniziata nel fatidico 1995 e terminata soltanto per sopravvenuta morte di quest'ultimo.
Sebbene, certo, le opere interessanti del periodo Sgalambro non manchino (Gommalacca e Dieci stratagemmi su tutti), mi sembra di poter sostenere, non senza ragione, che collaborare con Sgalambro sia stata, per il buon Francuzzo, un naufragio.

Attendo vostri graditissimi pronunciamenti in merito alla tendenziosa questione,
Cari saluti a tutti.
THAI 80S CITY POP COMPILATION VOL.1
THAI 80S CITY POP COMPILATION VOL.2

Gli anni fra il 2523 e il 2532 furono straordinari per la musica siamese.
Zero chitarre distorte, zero asperità, zero rock psichedelico e roba affine.
Solo morbidissimo, levigato e lussuosamente confezionato CITY POP.
Charles Bobuck - Death By Jazz
Chi è Charles Bobuck (o meglio chi si nasconde dietro questo nome)? E perché è importante parlare di lui?
Charles Bobuck - Death By Jazz
Chi è Charles Bobuck (o meglio chi si nasconde dietro questo nome)? E perché è importante parlare di lui?
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Quest'oggi, spinti (inaspettatamente) da un suggerimento indiretto di @[HoldNoSway], vi proponiamo un po' di jazz nipponico prodotto e confezionato dal batterista Akira Ishikawa [石川晶] (1934 - 2002) insieme ai "Count Buffalos". Qui tutte le informazioni del caso: Akira Ishikawa & Count Buffaloes | Discografia | Discogs

Buon ascolto!

Akira Ishikawa & His Count Buffalos – Get Up ! (1975)
Di che si tratta

Questo è un consesso di menti sottili aduse a spaccare il capello in multipli di quattro e ad apporre tutti i puntini mancanti su qualsivoglia i. E’ un luogo di dialogo e di approfondimento in cui l’inutile riacquista la sua centralità. Tu, sperduto viandante, ti senti pronto ad entrare?