Aggiungetemi!
E questo è per tutti gli "sporchi" capish (e non solo).
Party Boys - Dirty Girls
L'avevo promesso a @[rossana roma] questo ascolto, eccolo qua.
L'Epifania: Hana Hegerova, Waldemar Matuska (con la barba) e un giovane Karel Gott al prezzo di uno. PARADA!
Kdyby tisíc klarinetu - Tak abyste to vedela
Socrates - Phos* 1976 (full album)

In origine (e anche dopo, ma solo in particolari occasioni) furono Socrates Drank the Conium, "Socrate bevve la cicuta".
Dato però che sulla morte dell'ateniese era già stata prodotta abbondante letteratura, e che soprattutto non era esattamente il più agile dei nomi per una band, scelsero di abbreviare (anche sulle copertine) il nome in Socrates. La sintesi è sempre importante.
Entrarono nella storia - e nelle classifiche inglesi, ove stazionarono addirittura un paio di settimane - con l'album Phos (Luce) nel 1976. Produsse Evangelos Papathanassiou, la cui (onni)presenza nel disco va ben oltre il ruolo di "special guest" e co-autore che gli viene accreditato.
Sotto la direzione artistica del Papathanassio, il rock blues muscolare della band - dominato dai riff hendrixiani del guitar-hero del Pireo Yannis "John" Spathas - si concede ariose ed evocative aperture ambient/progressive all'insegna di celestiali trame di synth (la maestosa coda di 'Every Dream Comes To An End'), quando non complesse intelaiature folk di sapore ellenico e/o britannico con particolare riguardo ai Gentle Giant ("Time of Pain") e inevitabili quanto pregevoli richiami al pop degli Aphrodite's Child ("A Day in Heaven").
Radiosa testimonianza delle potenzialità del rock greco, meno prolifico di quello degli innominabili dirimpettai anatolici ma non certo meno ispirato, e un modo per ricordare Yannis Spathas, scomparso nel 2019.
Where Is the Money?

Non potevo esimermi, dato l'input di @[Lao Tze].
Ragazzo dell'Europa

Certo... pezzo struggente, come no, al pari del violino e del mandolino di Pagani.
Ma a noi che si spacca il capello in quattro questo non interessa, se non in secondo o terzo luogo.
In primo luogo ci premono invece i retroscena di studio, come quello sul batterista.
Che a Gianna non andava proprio giù - e lo fece presente ad Annie Lennox, pure lei presente alle sessions.
Ma che batterista è, questo? Sembra un ragioniere, suona ingessato - ammesso sappia davvero suonare.
Te ti serve uno più muscolare, pare abbia detto Annie Lennox, uno veramente rock'n'roll.
Allora Gianna va dal produttore: un "certo" Conny Plank, tedesco... i musicisti li aveva portati lui.
Non è che si potrebbe cambiarlo, sto batterista?
Conny Plank non rispose niente ma la guardò malissimo. Di sostituire il batterista, non ci pensò nemmeno.
Il batterista era un tedesco pure lui, si chiamava Jaki Liebezeit.
Ben sintonizzati su #radiocapish

Con l'ascolto di quest'oggi chiudiamo (per ora) la rubrica estiva Jazz-Noir. L'ascolto che vi proponiamo a chiusura della fiera proviene dalla New York di fine anni '50.
Per il film "Shadows" (1959) di John Cassavetes (1929 - 1989), che se non conoscete vi consiglio caldamente, Charles Mingus suonò parte della colonna sonora: quelli che ascoltiamo sono appunto questi quattro brani.
Il film non è propriamente un noir, anzi non lo è per niente, ma mi pare che la cosa calzi lo stesso. "Shadows" è, per la stessa ammissione del regista, un film Jazz, nel senso che è da considerarsi come un'improvvisazione sul tema (come recita una frase alla fine del film): propriamente, quindi, è musica Jazz per film Jazz. Eppure, il connubio assume a tratti una venatura noir, come noterete senz'altro se avrete modo di guardare il film.

Qui la pagina Wiki: Ombre (film 1959) - Wikipedia

Buon ferragosto.

Untitled Percussion Composition
Nostalgia in Times Square
Alice's Wonderland
Charles Mingus - "Shadows" - Self-Portrait in Three Colors (1958)
Ben sintonizzati su #radiocapish

Quest'oggi, mettendo da parte la nostra rubrica estiva, vorrei proporvi un ascolto diverso dal solito. "Dialoghi del presente" (1977) è l'unico LP pubblicato in vita da Luciano Cilio (1950 - 1983). Se non lo conoscete, datemi retta (per una volta mi sento di andare sul sicuro): ascoltatelo!

Per saperne di più: Luciano Cilio - Wikipedia
Luciano Cilio - Dialoghi Del Presente | Pubblicazioni | Discogs

Qui la paginetta di @[odradek] che me lo face conoscere (benedetto sia Debaser per questo!): Dell'universo Assente - Luciano Cilio - Recensione di odradek

Buon ascolto.

P.S. Ho appena scoperto che nel 2018 sono stati pubblicati da Konsequenz (in edizione limitata e numerata) "I nastri ritrovati" di L. Cilio. Non ho avuto ancora modo di ascoltarli con attenzione, ma credo valga la pena darci un'occhiata: Luciano Cilio, Girolamo De Simone - I Nastri Ritrovati (2018, Vinyl) | Discogs

Luciano Cilio - Dialoghi del presente (Full Album)
Dopo aver acquisito una grande popolarità alla fine degli anni '60, nel 1970 le viene interdetta la carriera dal regime comunista per "motivi politici" fino alla fine del 1989. Marta Kubišová, dissidente vera. Il pezzo è del 1969, una voce incredibile...
Tak dej se k nám a projdem svět
Ben sintonizzati su #radiocapish

L'ascolto di oggi è un altro classico della categoria Jazz-Noir: la colonna sonora composta da Elmer Bernstein (1922 – 2004) per il film di Otto Preminger “The Man With The Golden Arm” (L'uomo dal braccio d'oro) del 1955.

Buon ascolto!

The Man With The Golden Arm | Soundtrack Suite (Elmer Bernstein)
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Quest'oggi con la rubrica Jazz-Noir andiamo un po' fuori tema. Nonostante "I'm Deranged" di Bowie/Eno (1995) sia difficilmente ascrivibile al jazz, l'uso che Lynch ne ha fatto nella scena iniziale di "Lost Highway" (1997) è un ottimo esempio di musica per film noir.

Buon ascolto (anzi, buona visione).

I'm Deranged. David Bowie soundtrack "Lost Highway" 1997
Ben sintonizzati su #radiocapish

Anche quest'oggi la rubrica Jazz-Noir vi propone un classico: una delle prime colonne sonore interamente jazz della storia del cinema, suonata da Duke Ellington e seguito.

Qui una paginetta del vecchio @[JOHNDOE] sul film: Anatomia di un omicidio (Anatomy of a Murder) - Otto Preminger - recensione

Buon ascolto.

Main Title and Anatomy of a Murder
Flirtibird
Midnight Indigo
Haupe
Ennio Morricone - L'uccello dalle Piume di Cristallo

Prendendo spunto dalla rassegna colonna sonora jazz / film noir, mi sovvengono le mirabolanti colonne sonore dei Goblin nei thriller-horror di Dario Argento diretti tra il 1975 ed il 1982.
In particolare, tutti ricordano la celebre canzoncina cantata da voce di bimba, in quello che è considerato a maggioranza il suo capolavoro: “Profondo Rosso” (i capish potrebbero dire Suspiria, lasciamoli dire).
Ebbene tale lalala, raggelante e disturbante, ancorchè eseguito da una bambina innocente ma che sappiamo pre-annunziare la morte (magari a mannaiate) del malcapitato di turno, è sicuramente radicato nel nostro ippocampo, tuttavia, forsenontuttisannoche, il lalala non fu una novità assoluta nei silver film.
Pensate che al suo esordio, col formidabile “L’uccello dalle piume di cristallo” da me considerato una delle vette argentiane, è presente un brano con un lalala di giovane donna ma più strutturato e che si configura poi in un dolente coro, un brano splendido che si apre con un lontano ed inquietante scampanio che sentiremo ancora in altre colonne sonore di genere. Chi scelse Dario Argento per la colonna sonora del suo primo film? Ennio Morricone.

P.S. per la colonna sonora di Profondo Rosso voleva ingaggiare i Deep Purple ma costavano troppo.
Ben sintonizzati su #radiocapish

Proseguiamo la rassegna di jazz e film noir con la colonna sonora (AA.VV.) del film del 1996 di Robert Altman: "Kansas City" .

Qui la scaletta: Kansas City (A Robert Altman Film, Original Motion Picture Soundtrack) (1996, CD) | Discogs

Buon ascolto.

Kansas City (1995) Soundtrack
Mi sto rendendo conto, ascoltando in questi giorni la musica dei Can (oltre a quella di Massaroni..) di quanto il gruppo nippo-tedesco abbia ispirato i Flaming Lips, qui posto un altro esempio (tutto The Terror è a mio avviso un omaggio), fate caso a quel sussurrare.. Vi ricorda per caso la Casa di carta? The Flaming Lips - You Lust feat. Phantogram
#perleoscure
Pianosaurus - Groovy Neighborhood
Pianosaurus Ready to Rock - Psychotic Reaction 1987
The Letter - Pianosaurus
#dimenticatidadioedagliuomini

a proposito di Capish da podio olimpico.
Fare del rock'n'roll a misura di asilo, suonando nell'ordine: la chitarrina di carnevale, l'organetto Bontempi senza galvaniche e infine la batteria dei Muppets, come lo vogliamo considerare?
E' cio che fecero (pregasi guardare le facce) questi tre nerds ante litteram del New Jersey,
prodotti nientemeno da quell'altro nerds da competizione a nome Peter Holsapple (e se non sapete chi è, peggio per voi...c'è sempre tempo per rifarsi una vita degna di essere vissuta, ma bisogna sbrigarsi però).
PS: e che gusti, c'avevano pure costoro: quando si sceglie di coverizzare un classicone come 'The Letter' (l'Alex Chilton prepuberale dei Box Tops), da simpatici si diviene di colpo amici fraterni...
Ben sintonizzati su #radiocapish

Senza promettervi alcuna costanza, vi propongo una piccola rubrichetta estiva: colonne sonore jazz di film noir. Quest'oggi, iniziamo con un classico intramontabile.
Per informazioni vi indirizzo a questa bella paginetta: Ascenseur Pour L'échafaud - Miles Davis - recensione

Buon ascolto!

Miles Davis - Ascenseur pour l'échafaud - Lift to the Gallows (Full Album)
#perleoscure
Universal Congress Of - Prosperous and Qualified
universal congress of - spreadin' the malice
universal congress of - hightime
#dimenticatidadioedagliuomini

Esiste qualcosa di più 'Capish' del punk-jazz?
In principio erano i Saccharine Trust, Joe Baiza ne era il leader.
Joe Baiza è uno di quelli che fanno trooooppo 'Capish', genietto deviato della chitarra elettrica cresciuto però a pane e free-jazz, quello che ci devi avere proprio le orecchie ben allenate per fartelo piacere. Nel giro sud-californiano, di quello che a inizio Ottanta faceva musiche non troppo convenzionali ('dammi tre parole...ESSE-ESSE-TI...') era venerato per quel che era e mostrava, un riverito mammasantissima quasi trentenne, tanto che giovani promesse come Gregg Ginn, Chuck Dukowski, Mike Watt e D. Boon lo volevano nei propri dischi.
Allo stesso tempo, i Saccharine Trust, di quel catalogo fantastico erano probabilmente i più alieni, un post-punk che parte per ogni tangente e davvero devi essere un 'Dark Magus' per non perdere la strada che dalle stelle ti riporta a casa.
Beh...non avevamo ancora sentito niente! Quando dopo la metà degli Ottanta, Baiza decide di dar
vita agli Universal Congress Of, per rendere ancor più esplicita quella libertà assoluta propria del be-bop, quell'impro mai fine a sè stesso, il mondo si scoperchiò ancora una volta.
Provate questo e l'ancor più minimale-radicale 'This is Mecolodics'.
A quel punto, statene certi, Ornette Coleman vi apparirà dalla copertina suggerendovi 'The Shape of Punk-Jazz to come'...

PS: ve ne metto due, ma bisognerebbe mettere l'integrale
Scusate se insisto... a postare questa roba, e per di più in un gruppo cosi popolato di menti sopraffine e ricercatissime dai sopraffini gusti musicali, di cui mi ritengo un esemplare solo momentaneamente fuori standard, ma questo brano che unisce in una sola canzone Umberto Tozzi, Claudio Baglioni e il primo Ivano Fossati lo trovo troppo emozionalmente irresistibile per tenermelo per me.. Tranquillo prof, guarirò presto (penso) Blablabla
#perleoscure
The Zulus - he Zulus
#dimenticatidadioedagliuomini
The Zulus: "Kings in the Queen City" (1985)

'Bosstown Sound' strikes again?
Beh, se siamo qui, direi di no, ma questo l'avevate già intuito. Gli Human Sexual Response del chitarrista Rich Gilbert e del vocalista Larry Bangor (un'ugola di matrice-Robert Plant) facevano post-punk e non chiedetemi quanto valido perchè a) non li ho mai sentiti b) mica sono Scaruffi - e meno male. Ma oltre la cortina fumogena densa e oscura, si sentiva che c'era dell'altro. Quando si unì a loro Malcom Travis alla batteria, divennero Zulus e per un tre anni furono una delle tante 'next big thing' di quell'aristocratica località.
Dopo un e.p. di riscaldamento, nel 1988 la Slash volle fare le cose in pompa magna, tanto da chiamare un provvisoriamente disoccupato (diciamo meglio: 'meno' occupato...) Bob Mould.
Risultato? Un disco che tracima energia dal primo all'ultimo solco, di punk che diviene incredibilmente sospensione blues (ah, c'è pure l'armonica...come se John Mayall fosse nato trent'anni dopo), di melodia imprigionata in ritmi martellanti e riffoni melodici figli della temperie indie-rock.
Come se i vostri power-trio's o i vostri eroi dell'hard-rock preferiti avessero messo su la cresta settantasettina.
Risultato? Prossimo allo zero, tant'è che le righe si scioglieranno subito dopo (e Bobone si tirerà dietro Travis, quando dovrà dare la stura al power-pop punk dei suoi Sugar).
Ma ancora non me lo spiego...

Thanx Imasoulman!
#perleoscure
Rikki and the Last Days of Heart - '4 Minute Warning'
#dimenticatidadioedagliuomini
Rikki And The Last Days Of Earth - City Of The Damned

@[imasoulman] in cattedra:
Dici '1977' e pensi subito (non qui, là, oltre manica, chè qui nel Bel Paese si ascoltavano i cantautori...ci volevano Renzo Arbore e il suo inviato a Londra Michel Pergolani per rendorci edotti) a dei cazzoni capaci sì di dire one-two-three-four ma incapaci di mettere assieme il quarto accordo consecutivo.
E invece no, se è vero come è vero che il punk fu attitudine distruttiva verso sè stessi prima che verso ciò che circondava, musica compresa, ma che i prodromi stavano tanto negli Stooges quanto nei Roxy Music, nei New York Dolls come nel glam più spinto. Se no mica avremmo avuto Ultravox!, primi Japan, Magazine e Be-Bop Deluxe.
Ecco, Rikki Sylvan è un Adam Ant che non ce l'ha fatta.
Eppure questo disco, se vi dicono qualcosa parole come art e punk unite poi da un trattino, percorso da chitarre sanguinanti, fischi di synth malevoli e cascate di disperazione melò non posticcia, è davvero un capolavoro dimenticato di quella irripetebile stagione, implacabile assalto all'arma bianca di 'rumore futurista'.
Ora che il Dente di una volta è stato estratto e sostituito con uno nuovo, più funzionale e più adatto alla masticazione di cibi più digeribili per tutti (leggasi ultimo album), mi piace riascoltare i suoi vecchi pezzi, tipo questo, in cui si chiede alla proprio donna perdono per tutto e il contrario di tutto, giusto per non sbagliare, come ha scritto qualcuno su youtube, riuscire ad essere universali è una dote, la canzone non è perfetta, la voce non è un granché, ma cavoli, fossero tutti in grado di scrivere così.. (e, aggiungo io, fossero tutti in grado di trovare un titolo così “geniale” per una canzone) Chiedo
Gli Urinals hanno pisciato sul prato e sono cresciuti 100 Flowers!
100 Flowers - Contributions
Di che si tratta

Questo è un consesso di menti sottili aduse a spaccare il capello in multipli di quattro e ad apporre tutti i puntini mancanti su qualsivoglia i. E’ un luogo di dialogo e di approfondimento in cui l’inutile riacquista la sua centralità. Tu, sperduto viandante, ti senti pronto ad entrare?