Saverio Costanzo, «a Gaza solo il buio e la paura sono reali»
Private - Di Saverio Costanzo ( 2004 ) Certi film sono capaci di rimanere nel tempo. Private (2004), l’esordio del regista Saverio Costanzo è, purtroppo o per fortuna, uno di quelli. Un film tratto da una storia vera e attualissima: la casa di un professore palestinese, Mohammad, viene occupata da un gruppo di soldati israeliani. Mohammad, con la sua famiglia, sceglie di non lasciare l’abitazione, in una resistenza silenziosa e non-violenta. Saverio Costanzo mette in scena il racconto in maniera cruda e universale. Con questo film ha vinto il pardo d’oro a Locarno nel 2004. Private è stato riproposto durante la ventinovesima edizione dell’Umbria film festival...
Saverio Costanzo, «a Gaza solo il buio e la paura sono reali» | il manifesto Edizione del 16 luglio 2025
Il regista racconta il suo esordio «Private» sull’occupazione israeliana, riproposto all’Umbria Film Festival
"In questa casa vive una famiglia palestinese e musulmana, numerosa, padre madre e diversi figli.
Una vita tranquilla, senza sussulti, certo con la paura per quello che accade intorno, e che un giorno potrebbe sconvolgere anche loro.
Il che si verifica quando un gruppo di soldati israeliani fa irruzione nella casa e decide di utilizzarla come avamposto, occupando il piano superiore e lasciando alla famiglia solo la cucina, che diventa una sorta di stanza-prigione.
Rivelazione dell'ultimo Festival di Locarno (Pardo d'oro), il film di Saverio Costanzo ha l'indubbio pregio di saper raccontare le dinamiche di un conflitto perenne osservandone i suoi aspetti più nascosti, intimi; è il particolare che si fa universale, perché, come sappiamo, non solo la storia del film è vera, ma potrebbe essere accaduta un numero infinito di volte, o ancora potrà accadere.
Private trascende ogni forma di commento morale, concentrandosi sulla situazione in sé, sui risvolti psicologici (tremendi) che provoca nei personaggi, nei bambini soprattutto, scrutando volti sempre fermi e risoluti (mai inespressivi), con una fotografia volutamente ed esemplarmente contrastata e sgranata.
Uno stile (iper)realista, che fa largo uso della macchina a mano, nel palese tentativo di trascinare lo spettatore all'interno di quella casa, vivendo uno scontro che diventa, poco alla volta, sempre più difficile da sopportare.
E Private lascia emergere, tra le righe, anche un tiepido accenno, nulla più che uno schizzo abortito, alla possibilità di un dialogo, di un incontro tra due culture che spesso sembra non possano venire a patti, anche quando vorrebbero; un residuo di umanità dei soldati, un lampo di condiscendenza della giovane figlia del capofamiglia verso di loro.
Poi tutto ritorna com'è, con i soldati che se ne vanno com'erano venuti, la famiglia che cerca di riprendere la propria vita, dopo aver difeso pacificamente, risolutamente, la propria casa.
Ma il finale è lancinante; l'ombra della reiterazione