Sembravano remoti ormai gli anni in cui Syd Barrett guidava gli altri tre ragazzi con il suo carisma e le sue composizioni che li fecero diventare famosi come capostipiti della musica psichedelica, pur essendo passati solo 3 anni(1968) dalla sua dipartita. Waters rimane il leader, Gilmour cresce molto, la psichedelia si mischia alla melodia e, con il passare degli anni, predominerà e consacrerà il gruppo grazie ad un suono riconoscibile anche a chi non li ascolta abitualmente.

"Meddle" può essere considerato una via di mezzo tra i "vecchi" Pink Floyd e quelli più "nuovi" e famosi. Il disco si apre con "One Of These Days", dove il basso guida gli altri strumenti per tutta la lunghezza del brano, pur utilizzando poche note, diffonde carica viscerale a chi lo ascolta e per un momento ci si dimentica che questa è la sigla di Dribbling. "A Pillow Of Winds" tramuta la carica in tranquillità, grazie alla chitarra che si fa più quieta. "Fearless" è un pezzo che mischia le caratteristiche delle prime due tracce, grazie ad un riff energico di Gilmour e agli altri strumenti che lo accompagnano con una melodia dolce e per niente impegnativa per l'ascoltatore, e concluso dai cori da stadio degli Hooligans del Liverpool.

"San Tropez" è una chicca per tutta la produzione del gruppo: un pezzo "lounge" di Waters che si discosta dalle loro caratteristiche, pur rimanendo molto gradevole, e la successiva "Seamus" è un breve blues accompagnato da un latrato di un cane. Il pezzo forte però conclude l'album, ed è l'epilogo delle loro sonorità sperimentali. "Echoes" è una classica suite targata Pink Floyd da ascoltare nel buio e ad occhi chiusi, liberando la mente da pensieri e lasciandosi trasportare dalle note lontano dal mondo reale per poco più di ventitre minuti, attraversando i lati più nascosti ed inimmaginabili del mondo fino a sentire un coro che s’innalza quasi come voler segnare qualche cosa di solenne che sta per accadere. Invece il tutto si spegne improvvisamente.

Il viaggio è finito: si deve tornare alla vita di tutti i giorni!


  • Fagen85
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    Bello, ma non un capolavoro...
  • Vinsex
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    rece un pò scarna a dire il vero..tuttavia nella sua pochezza contenutistica risulta dai tratti intensi..L'album si risolve in One of these days ed Echoes...suite claustrofobicamente romantica
  • aniel
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    Recensione un pò sotto tono, album eccelso, uno dei più belli dei floyd di sempre.
  • Shine
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    Non ti sei spremuto molto per questa recensione, anche se rendi l'idea. Per quanto riguarda l'album, siamo a livelli stratosferici... peccato per la presenza di "Seamus" e di "San Tropez", due brani decisamente sotto tono rispetto al resto dell'album. Ho notato che "A pillow of wind" tende ad essere poco valorizzato (anche dagli stessi Floyd): sono l'unico che ama visceralmente questo pezzo?
  • Grasshopper
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    No, ce n'è almeno un altro, e sono io. "A pillow of winds" secondo me è oscurato dal viaggio musicale (e non solo) chiamato "Echoes", ma è una delle due gemme di questo disco, che io reputo un capolavoro. Discreta recensione, anche se molto stringata
  • aniel
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    anche io amo "a pillow of wind", è un pezzo che ti trascina in un atmosfera di tranquillità unica.
  • ZiOn
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    Ci voleva proprio una recensione sui Pink Floyd, vero? Però è soltanto la ceconda di "Meddle" :-)
  • JimMorrison
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    Uno dei migliori, senza ombra di dubbio. Forse è l'album che ho ascoltato di più assieme a The Piper e ASOS. Su Echoes è anche abbastanza inutile sprecare parole, non serve. La versione di Pompei poi, un must.
  • Wanderer
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    Fra i dischi dei Floyd è uno di quelli a cui sono più legato. Curiosità: in "Seamus" l'accompagnamento in latrato è del levriero di Gilmour.
  • JimMorrison
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    Wanderer, 2 cose: 1) Non è una curiosità, lo sanno tutti. 2) Seamus non apparteneva a Dave. Lo accudiva mentre il padrone era all'estero (se non erro negli Stati Uniti).
  • Wanderer
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    Ah, non era neanche il cane di Gilmour? Pazzesco, questo non lo sapevo. Comunque effettivamente la mia precisazione era un pò pedante... :-)
  • antoniodeste
    21 mar 06
    Recensione: Opera:
    Se volete, posso dirvi di chi è veramente il cane( un collie di nome Jack) di quella qui al terzo piano. Ma poi, mi raccomando, non andate a spiattellarlo ai quattro venti.....
  • franziska
    22 mar 06
    Recensione: Opera:
    vabbe',ve lo dico io:il cane era del povero Steve Marriott!a proposito,qualcuno ha recensito qualcuno dei suoi dischi?

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