Figaro qua, Figaro là. Figaro giù Figaro su + Rebel Rebel you’ve torn your dress +  qualsiasi pezzo lento. Cosa hanno in comune questi pezzi ? Fino al 1975 nulla per tutti. Dal 1975 la musica per tutti.

“A Night at the Opera” con “Bohemian Rhapsody” è il manifesto esplicito di come la musica, diversamente dalle etichette che le si vogliono imprimere a torto o ragione, sfugge alle classificazioni e Freddie ne è il Mercurio, il messaggero tra gli Dei e noi che incarna questo concetto nel più apicale dei modi. Album colossale.

1) ”Death on two Legs… dedicated to” . Non siamo ottusi da capire che l’inizio è già qualcosa di diverso. Quell’arpeggio difficile su tasti neri in Fa# di pianoforte di Freddie, quella chitarra che grida un’ambulanza, quell’intro furtiva di Brian, quella accusa diretta al manager della Trident Nelson a cui è dedicato tutto il pezzo (“succhiasangue, magnate, pidocchioso, spillasoldi, vecchio ciuco, pallone gonfiato, “morte su due gambe”) fa già capire che intenzione hanno i Queen. Quella di spaccare tutto e raggiungere i vertici. Un pezzo heavy da urlo.

2) ”Lazing on a Sunday Afternoon”. Relax boys! C’è il solito Freddie che vi porterà con la sua magia in atmosfere più rilassanti e anni 30. Un dandy in giro per tutto il mondo tutta la settimana che trova sollievo la domenica pomeriggio attraverso un impianto musicale molto semplice e swing che farà alzare gli zigomi del sorriso anche al più tarato fan modernista di Britney Spears.

3)”I’m in Love with my car”. La più grande canzone di Roger Taylor. Mastodontica, immensa, ruggente e dovrebbe meritare ancor più onore di quelli già avuti. Il batterista era un amante della velocità e delle auto. Questo è inneggiare vero e proprio. Sfoggia una voce acutissima adagiata da cori di Mercury. Mai livello fu e verrà più raggiunto da Taylor come cantante-autore. Brividi a 300 km/h!!!

4) “You’re my best friend”. Evidentemente il diacono dei Queen, alias John Deacon, che aveva terribilmente sbagliato nell’album precedente come autore, questa volta aveva capito che scrivere un brano è cosa ardua. Bene. E’ un pezzo talmente dolce, melodico e sognatore che non solo si meritò un posto dignitoso nel Greatest Hits approvato da tutti gli Stati (ci furono diverse scelte per Stato) ma venne girato anche un videoclip, cosa all’epoca insolita (Boh Rhap sarà il primo videoclip ufficiale della Storia musicale). Il tema dell’amicizia sarà sempre caro al bassista e con questo brano la celebrerete anche voi. 110 e lode alla laurea di Deacon autore!

5) " ’39". Brian che si lancia nel country-folk? Sì ragazzi e l’esperimento riesce! Questo perché a tutto l’ album si vuol dare quella pennellata di antico ed eterno che solo i pezzi classici e tradizionali possono garantire. Se a questo ci aggiungiamo anche delle tematiche storico-verosimili come in questo caso, ecco che il risultato positivo è garantito. Se non fosse per quella voce di Brian, questa canzone non farebbe una grinza.

6) ”Sweet Lady”. Il pezzo più sfuggente dell’ intero album forse perché il meno melodico ma di grande potenziale. Brano di May con molte variazioni di Taylor e belle progressioni con rallentamenti. Uno di quei pezzi che non si amano a primo ascolto ma col tempo. Non ve ne pentirete.

7) ”Seaside rendezvous” . Ballata molto veloce, senza schitarrate e assai melodico e spensierato come solo Freddie Mercury poteva fare. Continua ancora in lui quel gusto retrò di alcune decadi precedenti. Come amava la vita Mercury! Da questo momento in poi il cantante non si farà sfuggire nulla in quanto a divertimenti. Canzone d’amore, canzone allegra, canzone eterna.

8) ”The prophet song”. Da paura! Deriva da un sogno di Brian ma ricalca molto l’incubo della ballata del “vecchio marinaio” in Coleridge dove s’immaginano viaggi oscuri, senso del fato che respira sulla spalla, apocalisse, figura anamorfotica di questo “ wise man” che dobbiamo “ ascoltare” per evitare un cataclisma. E quella parte centrale, vogliamo dirlo?, dove la musica si arresta e ci sono decine di cori intrecciati operistici di Freddie in maniera INECCEPIBILE! 8 Minuti di canzone dove rimarrete col fiato sospeso. Opera, opera, opera enciclopedica!!!!

9) “Love of my life”. Questi ragazzi ce l’hanno messa davvero tutta con quest’album. Ma ascoltate un po’ che voce, che partitura curata, arguta e composta di pianoforte e che espressività di Freddie Mercuri! Siamo su livelli altissimi. Canzone d’amore molto “gay” se vogliamo con uso di falsetti soffici e lievi accenni di arpa di Brian. Non è il solito giro di Do, questo è l’emblema della vena più romantica di Freddie. Dal vivo poi, Brian eguaglierà alla chitarra la difficoltà esecutiva pianistica di Freddie e diventerà un pezzo meno soave ma più di coesione collettiva. Il pubblico in ogni parte del globo la canterà senza l’ausilio di Freddie. Quando arriviamo a ciò, abbiamo capito tutto…

10) “Good company”. Forse il pezzo più molliccio dell’ intero album. Anche questo è molto rimato e allegro e ricalcante gli anni andati. Cantato ancora da Brian, ci fa sorridere anche per l’ esecuzione con ukulele. Troppo sempliciotto per essere in “ A night at the opera” ma forse è anche una fortuna strategica che sia posizionata proprio prima l’ opera d’ arte suprema, “ Bohemian Rhapsody” .

11) “Bohemian Rhapsody”. Ringrazio Dio per aver incaricato Freddie Mercury di averci regalato la canzone più bella di sempre… Scusatemi ma non ho altre parole.

12) “God save the Queen”. Eccco, appunto! Dio salvi la Regina non solo in questa versione strumentale di Brian alla chitarra che riproduce l’inno inglese e che suonerà alcuni anni fa proprio sulla terrazza di “Buck House” (riprodotta versione “cassetta” a fine concerti) ma salvi anche I Queen dall’oblio. Su questo non avremo dubbi.

“A night at the Opera” è il capolavoro dei Queen. Un lavoraccio immane e stressante, barocco e classico, sperimentale e poli-stilistico con quei stili del passato tra di loro non distanti ma affini quindi COERENTE al suo interno e che li consacra definitivamente nell’olimpo dei grandissimi. D’ora in poi, con risultati spesso altalenanti, non li fermerà più nessuno se non quel male che arresterà il genio rapsodico e bohemien nel 1991.

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