"Experiments in mood changing"
Nella marea dilagante di sample e citazioni che danno vita a questo disco a suo modo enorme, ce n’è uno che mi ha segnato particolarmente: io e il buon Giorgio si era, come dire, nel periodo degli stati alterati di coscienza, e si passavano i pomeriggi in casa a lasciarsi trapassare dalla musica dai pensieri e dalle sostanze. Questo disco si apre con Feel’n’Free e il suo ossessivo sample di citofono che suona (cui una voce risponde “Spank me”). Ebbene il citofono di casa mia era, o ci sembrava, molto simile a quel sample e ogni volta che lo sentivamo uno dei due usciva dal torpore: “Vado io”. La cosa si sarà ripetuta, non esagero, duecento volte dal momento che il cd era sul repeat ed eravamo troppo ammaliati per cambiarlo. Gioie e dolori della psicotropìa.
Ma “Contacto Espacial Con El Tercer Sexo” fa proprio questo: entra nel tuo mondo e per un paio di mezz’ore lo devia leggermente, ne cambia un poco l’asse, offre la possibilità per quegli “esperimenti umorali” per i quali a dire dei suoi creatori è stato creato. E per farlo non lesina gli elementi: una formosa vampira lesbica messicana e la sua testosteronica spalla Gary Supermacho, Robert Moog, i Dust Brothers, la Dream Machine di Brion Gysin e Ian Somerville, i dischi per l’ipnosi - o ipnodischi - , più una caterva di sample spassosi da ascoltare e perfettamente assemblati nella grande varietà di materia sonora offerta. I Sukia sono un tipo che si fa chiamare Dj You Dj Me (e con questo moniker ha fatto uscire qualcosa d’introvabile) insieme ad altri tre personaggi provenienti dalla avocado county californiana (qualunque cosa essa sia) con il pallino per il vintage e le sonorità neo retro.
Ciò che tiene insieme tutta la baracca è l’ironia e l’intelligenza dell’operazione, oltre alla maestria dei Dust Brothers, e al genio dei Sukia, che dopo questo sforzo, prosciugati, hanno pensato bene di non far uscire altro – e non ce ne sarebbe stato bisogno perché questo disco trova in se stesso il suo alfa e omega.
Definirla exotica sarebbe riduttivo, trip-hop sbagliato, lounge ridicolo. È tutte queste cose insieme oltre a beats sporchi e pompati - la grandiosa Gary Supermacho e il suo pazzesco crescendo sintetico e la cassa tarrissima e il moog distorto - , atmosfere swinganti e malate – the dream machine, presente in ben quattro versioni nella mia curatissima ristampa Mo’ Wax - , sample pazzeschi e divertentissimi (e chi non sa l’inglese…) presi dai già citati dischi per l’auto ipnosi, da comunicati NASA, pubblicità degli anni sessanta, ma anche creati ad arte per “sembrare” samples (quella voce di donna che sussurra “ay dios mio… dàme mas, tesoro… por satanas…” in Gary Supermacho è semplicemente geniale). Gli altri pezzi sono leggermente inferiori, a mio gusto, sebbene “Touching You Touching Me” ha non pochi estimatori tra le mie conoscenze, e l’unica vera caduta del disco è "Mr Robot", dove si ha l’impressione che i quattro Sukia fossero davvero un po’ troppo fuori.
Anche se sono dischi diversissimi, il paragone che mi sento di fare è con Endtroducing di Dj Shadow per il gusto retro che anima entrambe le opere e per la tecnica collagistica delle composizioni, solo che dove Shadow è accademico i Sukia sono geniali e dove Shadow fa puro citazionismo i Sukia non perdono mai di vista lo scopo che si sono prefissi al momento di mettere insieme questo sabba: “experiments in mood changing”.
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