"I picked up my bag, I went looking for a place to hide

Then I saw Carmen and the devil walking side by side

I said - Hey Carmen come on, let's go downtown

She said I gotta go but my friend can stick around..."

...e poi, appunto, quel ritornello indimenticabile, leggendario, come se non bastasse consegnato alla storia - solo pochi mesi dopo, se mai ce ne fosse stato bisogno - da una pellicola altrettanto leggendaria.

Ma per quanti anni ci siamo fatti le stesse domande, e ancora torneremo a farcele...? Per quanto tempo ci siamo chiesti cosa fosse quel PESO, quel fardello che la voce (non dico l'uomo, dico la VOCE parlante) è disposta a sobbarcarsi...? E quante volte ci siamo domandati, senza mai trovare risposta, chi fosse quella Carmen a spasso col diavolo per le vie di Nazareth, quel fantomatico Luke che aspetta nel Giorno del Giudizio, e a cui la VOCE domanda: "che ne è stato della giovane Anna Lee...?"; o ancora, Miss Moses o quella Miss Fanny ("you know, she's the only one"), quella che porta il carico che la VOCE prenderà su di sé...? - quante volte. E quante volte, ascoltando quel "walking SIDE BY SIDE, corre un brivido nel ricordo di QUEL blues e dell'uomo che DAVVERO fianco a fianco al diavolo lo cantava - associazione inevitabile, un po' come quando ascolti "Jokerman" e non puoi fare a meno di chiederti se quel giullare è proprio lo stesso di "All Along The Watchtower", quello che dialogava col ladro sul modo di trovare una via di fuga...

La voce di "Big Pink" è la voce di UN americano, e la storia raccontata da "Big Pink" è una storia americana. Come tante altre raccontate. Ma è raccontata come nessuno, mai, è riuscito. Poteva riuscirci solo una band (LA Band...?) i cui membri avevano passato tanto e tanto di quel tempo assieme, che ormai erano una cosa sola. Più voci in una voce unica, più pensieri in un solo pensiero, un'anima sola pur nella diversità degli umori e delle personalità. The Band non fu mai la band di Robbie Robertson, di Richard Manuel o di Levon Helm - come i Beatles potevano essere la band di Lennon & McCartney, come gli Stones la band di Jagger & Richards... The Band era LA Band, senza che in questo vi fosse alcunché di arrogante né di presuntuoso. Potevano chiamarsi The Robots, Paul London & The Capers, The Rockin' Revols, The Hawks (come tutti insieme si chiamarono), ma erano già The Band. Lo erano già quando, passata la frontiera canadese per il Sud, accompagnavano quel rocker venuto dall'Arkansas che rispondeva al nome di Ronnie Hawkins, uno che diceva d'aver raccolto cotone assieme a Bo Diddley, o quando accompagnavano il Cavaliere Elettrico per quei selvaggi irripetibili tour tra '65 e '66 - esibizioni da registrare e mandare agli archivi, semplicemente. Memphis, New Orleans, il Mississippi, le murder ballads nel sangue; Howlin' Wolf, Junior Parker, il rockabilly suonato alle feste di scuola; nella mente il Mito dell'America primitiva e "viva" delle strade, della provincia, della frontiera vuota e desolata dei coloni, degli "homeless" senza un posto dove dormire col bagaglio in mano e un fardello pesante in spalla. Appunto, un fardello. Spirituale o materiale...? Tutti e due, probabilmente. Dietro una copertina il cui autore è fin troppo noto per essere nominato non c'era solo un disco. La "Casa Rosa" è l'ultimo, disperato rifugio di un'America che nel '68 non esiste più, o almeno non nella sua forma più pura. Il cambiamento - inesorabile, inevitabile - l'aveva spazzata via. La fuga utopica che la controcultura si portò dietro, del resto, le aveva dato il colpo di grazia: il poetismo delirante di Jim Morrison, la rivoluzione degli Airplane in "Volunteers" e la successiva evasione utopico/fantascientifica del Kantner di "Blows Against The Empire", i viaggi acidi, San Francisco, il sogno west-coastiano (presto disilluso) di CSN, e ancora il pacifismo lennoniano che si faceva sentire dall'altra sponda dell'oceano erano, o lo sarebbero stati di lì a poco, i punti di riferimento della cultura giovanile: erano voci che si levavano forti, potenti, assordanti in alcuni casi. The Band parlava con linguaggio biblico e ancestrale in una voce sommessa, dimessa come l'anacronistico abbigliamento con cui entravano in scena; alla gioventù e al rinnovamento, loro contrapponevano il seme delle generazioni, la tradizione (calpestata), l'America stuprata e poi disconosciuta da figli ingrati - siamo nel 1968, nel frattempo Nixon va al potere. Contro la fuga da sé stessi, il bisogno di tornare ad appartenere a sé stessi. Di trovare una casa, come la VOCE di "The Weight" chiede e spera. Non un viaggio senza meta né verso l'infinito, ma un ritorno (auspicato). Cominciare un disco versando dylaniane "lacrime di rabbia e di dolore" è qualcosa che dice tutto - è il Giorno dell'Indipendenza, ma l'aria non è di festa perché non c'è nulla da festeggiare, anzi è un corteo funebre, mentre l'organo e il sax di Garth Hudson entrano nell'anima e tagliano il respiro - e nella bara è condotta l'America stessa, in forma di persona, dentro un'atmosfera gelata e impalpabile, senza amore ("ma dimmi tu, che razza di amore è mai questo, che va di male in peggio...?"); e i figli fedeli soli, dimenticati e abbandonati al loro destino - "we're so alone and life is brief...", canta Richard Manuel mentre la musica si dissolve. "Big Pink" è la strada che porta a incontrare personaggi inquietanti e sfocati come le storie che li raccontano, scheletri nell'armadio di un'America senza trionfalismi - dalla reietta "Lonesome Suzie" alla donna di "Caledonia Mission" che vive nascosta dietro a un muro, perché i compaesani hanno messo il lucchetto al suo cancello, o a quella di "Chest Fever" che beve veleno "a un calice amaro" mentre la VOCE parlante si sforza di farla smettere, perché sa che la salvezza della donna è anche la SUA salvezza (satanico è l'organo che apre a un'Apocalisse che sembra prossima"); e ancora, la torbida vicenda di "Long Black Veil" che tanto ossessionerà Nick Cave, la gioia momentanea di "We Can Talk" al ritmo del basso saltellante di Rick Danko, le movenze sinistre della ruota che rotola in "This Wheel's On Fire", dylaniana come la chiusura di "I Shall Be Released" - ecco la Luce, finalmente! - ed è una chiusura che ad ogni ascolto strappa le lacrime.  "I see the light come shining From the West Unto The East Any day now any day now I shall be released"
  
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