Il 1967  è l'anno che ha visto la pubblicazione sia di "Are You Experienced" che di "Axis: Bold As Love" da parte della Jimi Hendrix Experience, mentre nell'aprile del 1968 esce sul mercato "Smash Hits", la collection che sancisce la fine della collaborazione tra il produttore ed ex bassista degli Animals Chas Chandler ed il gruppo anglo-americano.

La difficile gestazione della terza prova in studio è quanto di più sofferto abbia dovuto patire l'artista di Seattle, dedicando un impegno spropositato a tessere e disfare l'elaborata e multiforme  tela musicale che darà vita a lavoro finito ad un variegato  caleidoscopio di suoni,  specchio di una maggiore avvedutezza che non va a danno dell'istintività che l'aveva messo in luce sino a quel momento.  Un anno che Jimi ha speso per lo più da solo  o insieme ai numerosi collaboratori (Steve Winwood e Chris Wood  dei Traffic, Jack Casady dai Jefferson Airplane, Buddy Miles ed altri) relegando Noel Redding e Mitch Mitchell al ruolo di poco più che turnisti di lusso. Il prolungarsi delle sedute aveva l'obiettivo primario (raggiunto!) della ricerca e della definitiva messa su nastro di una pretenziosa combinazione tra psichedelica, blues ed un'energica espressività sonora a suggellare il tutto.

L'apertura è lasciata al breve tumulto di "...And The Gods Made Love" che ci trascina dritti all'emozionante "Have You Ever Been (To Electric Ladyland)" ove i vocalizzi in falsetto di Hendrix riescono con semplicità a condurci alle convulsioni boogie di  "Crosstown Traffic". In  "Little Miss Strange" composta e cantata da Redding fuoriesce la leggerezza ed il piacere delle sonorità sixties del periodo, oltre all'appetibile occasione di un gran lavoro di ricamo  che Hendrix non si lascia di certo sfuggire. Più ragionevolezza e cerebralità per questo disco ove ad eccellere non sono soltanto brani come "Burning Of The Midnight Lamp" dal ritornello epico o la graffiante quanto toccante "Gypsy Eyes" (apparsa come B-side di "Crosstown Traffic" sia per il mercato inglese che quello americano), incisa circa settanta volte e dedicata da Jimi alla propria madre, ma anche "Rainy Day, Dream Away" - con Mike Finnigan all'organo e Buddy Miles alla batteria tra gli altri -  in cui jazz e blues si sposano sublimemente confluendo con naturalezza nella travolgente reprise di "Still Raining, Still Dreaming". C'è anche spazio per due covers: "Come On (Let The Good Times Roll)" è un blues & roll di Earl King riproposto con straordinario rispetto, mentre la celebre "All Along The Watchtower", presa in prestito da Bob Dylan che l'aveva inclusa nel suo "John Wesley Harding" pubblicato un anno prima, viene qui nuovamente interpretata conferendole una sconosciuta eleganza elettrica, fregiandosi della collaborazione di Dave Mason (Traffic) al basso e di Brian Jones (The Rolling Stones) alle percussioni. Potrà sembrare una mancanza di rispetto  non menzionare tutte le tracce dell'album, ma sicuramente lo sarebbe ancor di più se ci dimenticassimo di citare "Voodoo Chile" come una succulenta jam session che lascia ad Hendrix una infinita libertà di creazione-espressione attraverso la sua scintillante Stratocaster proponendosi come il Van Gogh delle sette note, in grado di riprodurre singolari arcobaleni musicali, ancora sconosciuti. La monumentale "1983...(A Merman I Should Turn To Be)" è un flusso magmatico lento ed inesorabile  dove l'equilibrio tra gli strumenti -  in cui uno da all'altro quello di cui ha bisogno -, riesce a concepire un fulgido esempio di psychedelic blues. La conclusiva "Voodoo Chile (Slight Return)" ci trascina con una vorticosa introduzione in un marasma di suoni dal sapore acido, dove quell'innovativa inclinazione stilistica sfocia in un fragore mai fine a se stesso.

Il terzo disco della Experience ha tutte le carte per divenire con il tempo uno degli apogei della musica rock, in cui l'intensità  è enunciata attraverso la passionalità dei brani che trovano sollievo in un naturale sfogo in grado di riflettere la trasparente lucentezza dell'anima. Un capitolo discografico che per essere apprezzato nella sua totalità, ha di certo bisogno di più ascolti che risulteranno il necessario ponte di collegamento, con quelle sonorità in grado di accendere il nostro immaginario più recondito. 

[Il luccicante tri-fold package dell'edizione rimasterizzata  più completa include un dvd intitolato "At Last...The Beginning...The Making Of Electric Ladyland", ma anche un succulento booklet di 36 pagine dove è possibile visionare gli scatti effettuati al Central Park di New York da Linda Eastman per la copertina dell'album che stava per uscire con il titolo di "Electric Landlady"  - come rinominato da un tecnico di studio - e del cui errore si accorse prontamente Hendrix che lo fece correggere.  Alle immagini della futura signora Mc Cartney fu poi preferita quella che riproduceva le 19 electric ladies (così Jimi chiamava le groupies)  nude, con l'immagine del chitarrista ben in evidenza.].

 

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