Che l'invasione cominci.

Oramai ci siamo: pochi giorni e finalmente (?) arriverà nei negozi questo nuovo lavoro degli U2 -"No line On The Horizon"- a distanza di 5 anni dal precedente "How To Dismantle An Atomic Bomb" che per inciso aveva fatto sfraceli vendendo la bellezza di 9 milioni di copie nel mondo (cosa rara nei tempi di emule ed affini). Nonostante il successo commerciale devo dire che di quel disco non ricordo quasi nulla ad eccezione del vorticoso singolo "Vertigo" che pure mi stufò abbastanza in fretta: un rock stantio che aveva di innovativo solo la stramba introduzione spagnoleggiante (un, dos, trez, catorze!) e il mega video clip costato fior di quattrini in cui i nostri beniamini addirittura si disintegravano!

Il disco poi, per quel che ricordo, soffriva di un'aura generale di mediocrità ed era una sequela impressionante di stereotipi buonisti e retoriche politiche che sono oramai il chiodo fisso di Bono Vox sempre alle prese con le sue predichine per la pace nel mondo, no alla guerra etc..: proprio lui che vive in una casa da 40 milioni di dollari, che ha 26 ferrari/hummer/rolls royce parcheggiate nel suo "garage"grosso quanto il il prato di S.Siro e che con metà del suo conto in banca potrebbe mettere fine alla fame nel mondo.  Musicalmente parlando poi pochi guizzi ma d'altronde sono anni che va così in casa U2. E deve averlo capito lo  stesso Bono che c'era bisogno di una scossa, un colpo di coda per tentare di creare un disco che potesse in qualche modo riportare il nome degli U2 in alto, non solo a livello di vendite. E quale idea migliore se non quella di ingaggiare l'artefice del successo planetario di "Viva La Vida" dei Coldplay ovvero il mitico Brian Eno? Via quindi il facile pop-rock e dentro sonorità finalmente diverse e accenni di sperimentazioni (seppur senza esagerare).

Il disco parte bene con la title track e la mano di Eno si sente: la trama sonora è ricca e costruita su suoni elettronici e chitarre che si mescolano egregiamente con quest'ultime finalmente degne di nota da parte di The Edge che contribuiscono a non rendere "quadrato" il pezzo; il suono è nuovo ma lo stile direi che è inconfondibile e Bono cavalca il ritmo con la solita voce alta e sofferente. Chi ben comincia è a metà dell'opera. La prossima è infatti "Magnificient" che sembra quasi presa dagli anni '80 ma ha spirito e sonorità  moderne così come la successiva "Moment of Surrender" canzone che tratta il tema della droga da punto di vista del drogato che è il "protagonista" dell pezzo (e vabbè la predichina bisognava pur metterla da qualche parte): Bono infatti smette di parlare di se in prima persona ma affida il compito ad altri personaggi da lui "inventati", come a dire che stavolta i luoghi comuni e gli sterotipi lasciamoli "cantare" dai diretti interessati. Si prosegue con "Unknow Caller" canzone che presenta un parte cantata in coro  che rende il pezzo assolutamente diverso da quello che ci hanno propinato gli U2 fino oggi: tutto sommato niente di eccezionale ma è comunque un tentativo di diversificare la loro proposta musicale. Non può dirsi lo stesso di "I'll Go Crazy If I Don't go Crazy Tonight" che invece racchiude nelle liriche le solite boiate del tipo "ogni generazione può cambiare il mondo" e così via; pezzo a cui collabora Will.I.Am che tuttavia non lascia il segno. Dopo un buon inizio insomma, sembra che tutto stia evaporando: le seguenti "Get On Your Boots" (primo singolo) e "Stand Up Comedy" sono assolutamente trascurabili pezzi di simil-rock con riffettini da strapazzo adatti giusto per far contenti le varie radio che ovviamente  battono (la prima)  a pù non posso. Insomma due scialbi riempitivi che fortunatamente lasciano spazio a "Fez Being Born" forse il picco del disco: ritmi orientallegianti si amalgano con sorprendente sempicità a  suoni elettronici e voci di strada il tutto con un ritrovato The Edge che impreziosisce con la sua chitarra dando vita a una brano finalmente diverso, seppur non troppo originale : è fin troppo evidente che in questa come in altre canzoni la produzione di Eno ricicla alcune trovate sperimentate con i Coldplay, ma tant'è. Il pezzo è degno di nota ed è sicuramente, parlando di tempi relativamente recenti, delle migliori composizioni U2. Tempo di ballata (yawn...) e in "White As Snow" è la voce di Bono a prendere il sopravvento lasciando per un momento da parte le sonorità precedenti: il pezzo infatti parte acustico per poi "apririsi" nel ritornello sognante, un pò alla maniera di "Sometimes you can't make it on your own"; soporifera in poche parole. Ci pensa la successiva "Breathe" a risvegliarci, un bel pezzo rock dove finalmente è la chitarra dominare: sembra la controparte di "Vertigo" ma tra le due è certamente la prima quella, perlomeno ad un primo ascolto,  che convince e lascia il segno. Il disco si chiude con "Cedars of Lebanon" in cui Bono racconta con toni quasi recitativi del conflitto in medio-oriente (il lupo perde il pelo ma non il vizio).

Insomma, cosa aggiungere? Sicuramente ci troviamo di fronte a un disco ben prodotto che riesce a offuscare (non che ci volesse poi molto) le precedenti uscite discografiche degli U2. Le sperimentazioni e alcune trovate di Eno sono riuscite e la band è in forma. Come detto, in alcune canzoni si sente ancora la "puzza" dei vecchi U2 nonchè, in altre, un certo alone "Coldplayano" ma nel complesso credo di poter affermare che il disco c'è e che la sufficienza sia meritata. Successo annunciato comunque: resta da vedere come la band renderà l'atmosfera del disco in concerto.

P.S: Il disco verrà venduto addiritura in 4 versioni diverse: quella standard, corredata da un libretto da 24 pagine; la versione digipack contenente un libretto da 36 pagine anzichè 24 e in più c'è un poster! (che emozione..); la versione magazine contiene un libretto di addirittura 60 dicasi 60 pagine (roba forte) e dulcis in fundo la  versione per nababbi (47 euro - questi si sono bevuti il cervello) che contiene il mega poster, il libretto da 60 pagine e un dvd esclusivo del film di Anton Corbjin (boh).

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