Un live strepitoso. All'Honky Tonky di Seregno i cinquecento fortunati che come me sono riusciti ad accaparrarsi un biglietto per la data nel locale brianzolo (ennesimo Sold Out) del WOW Tour 2011 dei Verdena, hanno potuto assistere ad uno spettacolo rock di altri tempi.

Si sente che quei tre (assieme al "rumorista" Fidel Fogaroli - chitarra, piano, synth & voce) hanno passato gli ultimi quattro anni nel Pollaio (il loro studio di registrazione, ndr) a suonare e risuonare le 27 tracce di "WOW", l'ultima e quasi epica fatica discografica dei bergamaschi.

Epica nel senso di maestosa, imponente, ma anche volutamente spettacolare e di difficile comprensione. Un voler andare contro il mercato in modo esplicito, ma con la consapevolezza di avere creato un prodotto di grande qualità, capace di arrivare nel midollo di chi ha orecchie per ascoltare davvero. E ci hanno preso. Grazie anche alla strategia commerciale (Doppio CD a 12 €) WOW è secondo nella classifica degli album italiani dopo Gianna Nannini, un risultato strepitoso per una band così di nicchia, con molti appassionati, ma spesso appartenenti alla categoria "senza portafoglio". Già, perché i consumatori "con portafoglio" sono altri; quelli che hanno venti euro da dare a Bruno Mars o ai Modà.

Invece Alberto, Luca e Roberta sono bruttini, vestiti male e per nulla "adatti". Ed è proprio questo che mi piace. C'è chi li accusa di voler essere volutamente emuli di Cobain e per questo anacronistici, può darsi, ma molto meglio questo di musicisti che provino a somigliare a Cristiano Ronaldo. In quel caso la musica viene messa da parte per puntare tutto sul capello giusto o sulla "mossa" ad effetto, in questo invece è chiaro che è l'unica cosa che conta.

Proprio per tutti questi motivi aspettavo con ansia il live (dopo essermi perso quello dell'Alcatraz), e lo sponsorizzavo caldamente anche con amici e conoscenti "illuminati", certo di non deluderli.

IL LIVE

Venerdì 25 marzo 2011. Mi mancavano serate così.

I ragazzi si fanno un po' aspettare, come è giusto per chi sta facendo impazzire le biglietterie di tutti i locali "da concerto italiano", non abituati alla voracità dei veri appassionati.

Dal momento in cui attaccano, però, il concerto non lascia tregua.

Si alternano dinamiche, strumenti e pensieri, ma la tensione artistica rimane altissima per tutta la performance. La scaletta pesca da tutti gli album, dando ovviamente il giusto spazio al nuovo Wow, ma senza rinunciare a nostalgici tuffi nel passato (Valvonauta).

Il tutto è suonato con una padronanza e una potenza impressionante.

Poche volte mi è capitato di vedere una qualità esecutiva maniacale come questa, accompagnata però da una furia emotiva del genere. I pezzi suonano meglio che sul disco, un po' perché sul disco sono incisi volutamente "low-fi", con la voce parecchio indietro e i suoni impastati alla Soundgarden, un po' grazie all'ottima presenza scenica della band, che si muove, si scambia gli strumenti e "vive" i pezzi assieme al pubblico.

Non un calo, suoni curatissimi e una batteria mastodontica con la cassa che picchia sulla fronte delle prime file.

Dopo la pausa Alberto sceglie "Mother" di Lennon per ricominciare un discorso solo per pochi minuti interrotto. Poi si ritorna a pestare con "Il Gulliver", grandiosa cavalcata psichedelica che conduce a fine concerto. La chiusura, come anche quella del disco, è affidata a Lei Disse (unica stonatura).

Forse è la voluta esagerazione finale, il pezzo moscio per mandare a casa i fan alla loro maniera dai concerti, e per ricordare all'ascoltatore che, a volte, anche loro possono sbagliare.

Scaletta

Adoratorio
Scegli me
Per Sbaglio
Rossella roll over
Nova
Il Caos Strisciante
Badea blues
Nuova luce
Lui gareggia
Canos
Muori delay
Castelli per aria
Razzi Arpia Inferno e Fiamme
Miglioramento
Le scarpe volanti
E' solo lunedì
Valvonauta
Luna
Loniterp
Morbida

Mother (John Lennon)
Sorrisi
Il Gulliver
Lei disse

Elenco tracce samples e video

01   Marti in the Sky (00:23)

02   Don Calisto (03:02)

03   Non prendere l'acme, Eugenio (06:05)

04   Angie (03:44)

06   Isacco nucleare (04:18)

07   Caños (03:43)

08   Il Gulliver (11:54)

09   Faro (00:47)

10   Muori delay (feat. Bugo) (02:42)

11   Trovami un modo semplice per uscirne (03:34)

12   Iridio (01:50)

13   Il caos strisciante (04:35)

14   Was? (02:06)

15   Sotto prescrizione del dottor Huxley (12:35)

16   Non è... (04:05)

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Altre recensioni

Di  Blackart

 Requiem è un album molto curato, ma allo stesso tempo suona sanguigno, è un lavoro che suda rock!

 I Verdena con questo quarto album raggiungono la completa maturità, sfruttando al massimo gli insegnamenti dei mostri sacri del rock, riuscendo ad elaborare il tutto con un tocco di forte personalità.


Di  The Publisher

 Requiem è una aberrazione di dimensioni così atroci, da innescare meccanismi di stampo omofobico tra i più gastro-sensibili.

 Requiem, ovvero (appositamente!) la morte di quel poco di sano e genuino che rimaneva nel nostro 'bel' paese.


Di  JohnWinston

 Credo sia uscito fuori un album sporco e affascinante.

 I Verdena non hanno virato verso qualcosa di più morbido, ma hanno rincarato la dose di chitarre elettriche.


Di  4urelio

 Bisogna ammettere che i Verdena riescono a sviscerare quello che c'è dentro la nostra anima, descrivono le nostre vite con violenza, follia ma anche dolcezza.

 Il disco non è subito orecchiabile, ci vuole un po’ a digerirlo e questo non è affatto un difetto.


Di  ServoDiMiyamoto

 "Requiem è un grandissimo album."

 "Requiem è l'apice che i Verdena, oggi, possono raggiungere. E sono il futuro del rock'n'roll italiano."