Mare Sopra E Sotto
magica struggente da morire di più
Lucio Battisti
Chi dice che il Battisti post-Mogol è inferiore al periodo Mogol, è perchè non lo ha bene ascoltato o perchè è superficiale, vuole la melodia orecchiabile al primo ascolto. Non è per i testi, la massa non ascolta i testi che siano semplici o impegnati o ermetici, il Battisti del periodo Panella, non è apprezzato solo da quelli che vogliono il ritornello tormentone, sono dei pigroni musicali, ascoltare un brano almeno 3-5 volte no? di più
Richard Thompson
Semplicemente uno dei più grandi cantautori e chitarristi nella storia della musica inglese. di più
Enzo Carella -Se Non Cantassi Sarei Nessuno
Un altro capolavoro di Enzo, la chimera della
Musica italiana di più
Premiata Forneria Marconi -L'Isola Di Niente
Be "L'isola di niente" è un bel disco, nulla da dire. Con "Photos of Ghosts" era iniziato il periodo internazionale della PFM, la collaborazione con Peter Sinfield (grand'uomo) per le versioni anglofone dei pezzi dei loro dischi precedenti. Con questo disco-il primo con il basso di Djivas-la PFM conferma di essere la band prog italiana che più tenta di abbracciare e replicare lo stile dei maestri inglesi, se non fosse per il cantato quasi sempre in italiano (la scelta di cantare tutto in inglese era comunque già andata in porto, anche per questo subito dopo arriverà Lanzetti) e per qualche momento più personalmente "peninsulare" parrebbe in tutto e per tutto un disco di prog-rock inglese, non eccelso ma molto valido. Eppure, tra il frullato di ispirazioni che copre tutto il range dei grandi nomi del progressive inglese (tornano i King Crimson-solo che si guarda ad altri KC-con suoni che richiamano i dischi coevi della corte di Fripp- e ribadiamolo, collaboravano con Sinfield in questo periodo, ma qua e la sbuca di tutto, i nomi son quelli, li conosciamo bene) e dalle quali sicuramente escono fuori dei bei pezzi, finisce che la mia preferita rimane l'acquerello bucolico e dolcissimo-da prima PFM (quella che mischiava le ispirazioni melodiche dei primi KC con quelle di un Battisti)-di "Dolcissima Maria", con un gusto melodico da dieci e lode. Un brano in inglese, sempre con liriche di Sinfield, c'è anche qui, la bella "Is my Face on Straight". di più
Hank Williams
Il più grande artista country di sempre, privo di qualunque definizione?! O debaseriani, così mi deludete! di più
Watchtower -Control and Resistence
ogni volta che li ascolto ho i brividi!! nn riesco a trovare dei degni sostituti... eppure arzigogolati come loro .. ogni volta che li ascolto, bisogna selezioni ogni artista per seguire la traccia..., fantastici!!e'dire che ci sono poche clip e video live dei loro concerti.. di più
Big brother & the holding company -Cheap thrills
Un discone. Direi praticamente l'unico dei Big Brother e principalmente grazie ad una straripante, immensa Janis Joplin ovviamente, che subito dopo intraprenderà la carriera solista (brevuccia, ma questo è un altro discorso...). Ci sono qui alcuni dei brani più celebri e giustamente celebrati del repertorio della Joplin, interpretazioni meravigliose e commoventi di canzoni come "Summertime" (Gershwin, niente meno) e soprattutto un'immensa versione di "Ball and Chain" in assoluto tra le vette più alte raggiunte da Janis. Diciamo che, rispetto ai successivi, questo album ha un piglio complessivamente più rock-acidulo tipico della California del '68, tuttavia va alla grande quando la Joplin si cimenta con il Blues, il Soul e si, anche il Rock, mi convince meno quando prende direzioni di puro psych-rock californiano, come in "Sweet Mary", che è bellina per carità, ma i pezzi da 90 dell'album stanno altrove. In ogni caso, grande disco. Immensa Janis. di più
Elton John -Here and There
Rimane IL live per eccellenza che marchia a fuoco gli anni della Elton John Band, anche se sarebbe stato ancora meglio se fosse rimasto un disco unico, il primo, quello di Londra alla Royal Festival Hall del Maggio '74; questo live è una bomba e vede la Elton John Band in forma smagliante (Dee Murray al basso è fantastico) con un'ottima selezione di brani soprattutto tratti da "Elton John" e "Tumbleweed Connection" più qualcosa del '72-'73, con rese fenomenali di pezzi come "Burn Down the Mission" "Bad Side of the Moon" "Your Song" o "Honky Cat", per dirne qualcuna. Purtroppo mettere anche il secondo disco (al MSG di NY del Novembre dello stesso anno con tanto di ospitata speciale di John Lennon, importante storicamente ma onestamente è la parte che mi annoia del live) allunga forse un po' il brodo, anche se il concerto di NY parte forte come quello di Londra ("Funeral for a Friend", "Grey Seal") e, quindi, alla fine a "Here and There" lo status di live della madonna del miglior Elton John di sempre (intendo in generale quello '69-'75) non glielo toglie nessuno. di più
Quella Vecchia Locanda -Il Tempo Della Gioia
Una copertina bella quasi quanto quella del precedente disco incornicia un lavoro ancora più bello del precedente disco. Ne "Il tempo della gioia" i Jethro Tull hanno lasciato ormai la vecchia locanda, in compenso vi hanno sostato brevemente i fratelli Shulman (nella title-track sono palesi le ispirazioni ai GG in un paio di momenti, è una vera "gentlegiantata") e, in certe melodie, l'orecchio va ai primissimi King Crimson; per il resto, nello stile la band rinuncia alla loro parte più rock (solo i passaggi di chitarra elettrica e la sezione ritmica ci ricordano di essere ancora vicini ai territori del "rock-pop elettrico" degli anni '70) e al ridondante pessimismo dei testi (che restano un punto debole, ma sono di quelli che-capita spesso nel prog-si lasciano scivolare via di fronte all'importanza centrale del telaio musicale), pianoforte e violino sono protagonisti assoluti, lo scheletro del disco è molto più acustico e dai toni "classici", il flauto fa lavoro di raccordo, o si esibisce in momenti solisti di bellissima quiete ("E' accaduto una notte"). In pratica ci si ritrova in territori di forte ispirazione classicista (soprattutto "Villa Doria Pamphili" e la splendida "A forma di..." con il suo crescendo costante di volume e la partenza che è un sussurro) e poi si sfocia in netti toni di quel Prog-Jazz-Rock tipico di quegli anni, soprattutto nella bellissima "Un giorno, un amico" (martoriata solo da quei coretti idioti, sul serio, ragazzi... Perché ?). di più
Bob Dylan
Il più influente, ma non per forza il migliore dei cantautori anglofoni. Comunque non posso che dare la massima votazione. di più
Alusa Fallax -Intorno alla mia cattiva educazione
Davvero un bel disco, mai ascoltato in quindici anni di ascolti progressive. 13 brani "concept" direttamente collegati tra loro, come sezioni di lunghe suite, originariamente pensato come lavoro teatrale (ne resta traccia nel recitato grottesco "Perché ho venduto il mio sangue"), è un lavoro convincente, che dosa bene il minestrone di influenze che si possono individuare nello scorrere delle tracce; nell'alternanza costante tra strumentali e pezzi cantati si passa tra momenti di splendido pop-prog melodico, progressive-rock classico, momenti jazzy e la bella voce graffiante e un po' "rock-soul" di Duty Cirla che con il suo cantato fa spaziare le canzoni in un luogo di mezzo tra cantautorato-rock e ballata pop della più raffinata, con gli interventi delle sue ottime percussioni, delle tastiere di Massimo Parretti (uno dei due principali compositori della band) del flauto e a volte del sax e del corno di Mario Cirla (l'altro autore principale) e le chitarre di Guido Gabet (al basso il terzo Cirla, Guido). Gli arrangiamenti sono ricchi, vari, è un disco divertente, intenso, dove anche il cantato rende molto bene e le trame strumentali sono fantasiose e ispirate, negli spunti più intricati e in quelli più melodici. Disco fico, una chicca. di più
Airbag -Identity
Se amate i Pink Floyd non fatevi mancare questo lavoro, anche l'incisione è buona di più
Joni Mitchell
I could drink a case of you..... di più
Metamorfosi -...e fu il sesto giorno
Sarei stato contentissimo se da bambino mi avessero messo 'sto disco in chiesa durante le messe mattutine domenicali ai tempi del mai troppo maledetto catechismo; in quel contesto lì, questo disco sarebbe stato fichissimo, una bomba, perché musicalmente parlando i brani non sono affatto male, con quel loro rock/beat/pop melodico ed elegante incorniciato da vezzi gospel-soul. E "Il sesto giorno" è una bella canzone, ad esempio. Però... i testi... Non è, naturalmente, il tema religioso in se il problema ma è il come viene affrontato: i testi vorrebbero esprimere la decadenza morale dell'uomo con riferimenti (continui, i 9 minuti di "Crepuscolo"...) a Gesù come luce di speranza e salvezza, ne escono pipponi che contengono tutta l'ingenuità pacifista con rigurgiti degli anni '60 e tutto il moralismo ipocrita cattolico, con un'esposizione banale e ingenua delle tematiche da far tenerezza, la bella voce di Spitaleri, che ha però questo stile molto teatrale e marcato nel cantato, amplifica pure il tutto. Ci sono delle cose qui che non si possono proprio sentire e, ribadisco, le canzoni musicalmente parlando sono anche bei pezzi, peccato. W Geggiù! "Inferno", dell'anno dopo, che pure ha i suoi limiti, è su un altro livello. di più
Premiata Forneria Marconi -Per un amico
Ecco il principale esempio per quando affermo di non amare la PFM quanto altri nomi del prog italiano. "Per un amico" è un disco che mi lascia freddo, mi da l'impressione di una band che abbia realizzato "il disco progressive esattamente come ci si aspettava che fosse" nella maniera più istituzionalizzata possibile: disco elegante, brani dalla struttura complessa e multiforme, tanti cambi di tempo, ritmo, stile e atmosfera, suonati da eccellenti musicisti... E nulla di tutto questo che risulti pienamente convincente. Le composizioni mi sembra non riescano ad amalgamarsi bene in un discorso unitario e fluido, le varie sezioni, i continui cambi di rotta all'interno di questo o quel pezzo (ad esempio "Appena un po' ") sembrano sempre troppo distinti tra loro, momenti di musica ottimamente suonata ma non troppo ispirata e senza riuscire a creare composizioni organiche e davvero coinvolgenti. Inoltre il cantato fragile e moscio, eccetto qualche accenno di dolcezza bucolica ripresa dalle atmosfere di "Storia di un minuto", questa volta penalizza ulteriormente il disco. Si salva, certo, per quei bellissimi momenti melodici che soprattutto-in questo caso-le tastiere di Premoli regalano qua e la in questo o in quel pezzo ("Geranio") o altri bei tocchi azzeccati, come la chitarraccia elettrica bellissima di Mussida su "Generale" o la title-track, che è una buona canzone, eppure mi da l'idea di un disco forzatamente intricato e nel complesso non troppo ispirato. di più
Ewan MacColl
Uno dei più grandi autori di canzoni britannici mai esistiti; e purtroppo siamo in pochi a saperlo. di più
Franco Battiato -Patriots
A lezione di pop (praticamente) perfetto con Franco Battiato. Dopo che la sua fase più sperimentale aveva finito con l'accartocciarsi su se stessa, il Cinghiale dalla pigmentazione chiara aveva riportato Francuzzo alla freschezza espressiva dei primi 4 dischi e "Patriots" prosegue sulla via dell'ispirazione e abbraccia definitivamente l'arte del Pop con la maiuscola. Basterebbe la quaterna "Up Patriots to Arms", "Venezia-Istanbul", "Prospettiva Nevski", "Passaggi a livello" per garantirgli lo status di Gran Discone (ma sono belle tutte e 7 le canzoni, disco brevissimo tra l'altro, una scheggia); melodie splendide sotto una cascata di sintetizzatori, ARP, Hammond, pianoforti e il violino di Pio il Giusto (e un gran basso, di Gigi Cappellotto). Per testi e musiche, 'sto disco è un ottimo esempio di "quintessenza stilistica" del Battiato pop degli anni '80. di più
Pantera
La più grande band metal di sempre !🔥🔥 di più