pier_paolo_farina

DeRango : 9,04 • DeEtà™ : 6953 giorni

 Una discreta abominio degli anni ottanta che fatica a sposare elettronica e southern rock.

 L’album non vende una minchia, i vecchi fans inorridiscono e di nuovi non se ne vedono.

L'album Soldiers Of Fortune degli Outlaws è un esperimento poco riuscito che mescola il southern rock con sonorità elettroniche anni '80, risultando in un disco commerciale e artistico deludente. La band si mostra in crisi, priva dell’energia e dell’identità dei lavori precedenti, e il disco non riesce né a riconquistare vecchi fan né a conquistarne di nuovi. La recensione sottolinea come questa esperienza porterà gli Outlaws a una lunga pausa discografica. Scopri perché Soldiers Of Fortune segna il declino degli Outlaws!

 La meravigliosa impennata melodica di "Goodbye", un vero ed assoluto inno rock grazie all’irresistibile, agganciante, perforante, memorabilissimo ritornello.

 Grazie ancora per la tua musica e la tua chitarra Billy, eroe caduto del rock sudista.

Los Hombres Malo, settimo album degli Outlaws del 1982, segna un passaggio verso un sound più heavy e meno southern, influenzato dalle tendenze hard rock dell'epoca. Il contributo di Freddie Salem è centrale, mentre l'uscita di Billy Jones, tormentato e talentuoso musicista, lascia un vuoto significativo. Il disco offre momenti intensi come la ballad rock 'Goodbye' e tracce heavy come 'Don't Stop'. Il racconto della vita di Billy Jones aggiunge un tocco di commozione alla recensione. Ascolta Los Hombres Malo per riscoprire il southern rock anni '80 tra tradizione e heavy sound!

 "Long Gone": quasi quattro minuti di vero rock come deve essere preferibilmente il rock, cioè sanguigno e trascinante.

 La cover di 'Miracle Man' appare un po' una bonaria presa per il culo… Contenti loro.

L'album 'In The Eye Of The Storm' degli Outlaws propone un rock sudista maturo, con alti e bassi. La traccia 'Long Gone' si distingue per energia e tecnica, mentre alcune canzoni risultano riempitivi senza spinta. Interessante la cover di 'Miracle Man' di Elvis Costello, che crea un contrasto stilistico. La band mostra ancora grinta ma la produzione altera la resa sonora. Un disco discreto, lontano dai grandi esordi ma non privo di momenti validi. Scopri il fascino autentico del rock sudista con l'album degli Outlaws!

 La Gibson Les Paul Standard sfumata sunburst rifulge dalla copertina in tutte le sue fascinose forme e lucidature.

 Trattasi del sesto disco in studio della formazione (1980) e le sensazioni tornano ad essere non molto buone nel senso che... il rubinetto della creatività appare piuttosto arrugginito.

Ghost Riders, sesto album degli Outlaws, mostra una creatività affievolita con brani di rock sudista corretti ma poco memorabili. Le cover di "Riders in the Sky" e "I Can't Stop Loving You" danno slancio all'album in classifica. Le parti migliori provengono dai contributi dei chitarristi, in particolare Billy Jones e Freddie Salem. Nel complesso un disco mediamente riuscito, inferiore ai primi lavori della band e agli splendori degli anni '70. Scopri perché Ghost Riders rappresenta una svolta debole nella carriera degli Outlaws.

 "Il suono delle chitarre è freddo, transistoroso, troppo ricco di acuti e di asperità."

 "Forse è il peggior disco dei Fuorilegge... L'affettuoso mio giudizio è comunque un 5: due stellette e mezzo."

Il quarto album in studio degli Outlaws, 'Playin' To Win', rappresenta un netto cambiamento in peggio rispetto ai lavori precedenti. La produzione di John 'Mutt' Lange è giudicata fredda e artificiale, colpendo soprattutto l'aspetto vocale e il suono delle chitarre. Manca ispirazione nelle composizioni, con numerosi riempitivi e cover poco riuscite. L'unico brano degno di nota è 'Falling Rain', che risalta per emotività e forza. Scopri l'album e giudica tu stesso il controverso 'Playin' To Win'.

 "Dato il massimo dell'energia e dell'entusiasmo nelle esecuzioni."

 "Stick Around for Rock’n’Roll e Green Grass and High Tides sono esempi eccellenti del rock sudista."

Bring It Back Alive cattura l'energia e la potenza degli Outlaws dal vivo, con tre chitarre che si intrecciano in una performance coinvolgente. L'album celebra il southern rock in una versione più estesa, carica di adrenalina e assoli. Nonostante l'assenza di ballate, si mantiene una genuinità e forza tipiche del genere. Il live evidenzia un cambiamento nella formazione con l'ingresso di Freddie Salem e il doppio batterista, arricchendo il suono e la presenza scenica della band. Scopri l’energia pura del southern rock con questo imperdibile live degli Outlaws!

 Il passaggio in “Night Wines” fra la Stratocaster solista di Thomasson e la Les Paul di Jones è uno scambio di assoli fra i più riusciti della storia del rock.

 Il disco regala un aspetto più patinato ed “elegante” al southern rock, con suoni più rotondi e riverberati grazie a Bill Szymczyk.

Il terzo album degli Outlaws, Hurry Sundown, rappresenta un'evoluzione rispetto ai lavori precedenti grazie a un nuovo bassista e produttore. Il sound è più curato e patinato, con evidenti brillanti assoli di chitarra e melodie intense, specialmente nelle tracce firmate da Billy Jones e Hughie Thomasson. Alcuni brani risultano meno incisivi, ma complessivamente l'album mantiene un alto livello qualitativo che conferma la band tra i protagonisti del southern rock anni '70. Scopri la magia del southern rock anni '70 con Hurry Sundown, un classico imperdibile degli Outlaws!

 Le dieci composizioni scorrono piacevoli, ben fatte e cantate, ma assolutamente immemorabili.

 Glenn Frey, futuro “capo” degli Eagles, con una voce già molto bella e familiare ai fan.

Longbranch Pennywhistle è un duo californiano country rock degli anni '60, composto da John David Souther e Glenn Frey, futuro leader degli Eagles. Il loro album omonimo è un lavoro piacevole e compatto, con influenze Byrds e Buffalo Springfield, ma senza brani memorabili. La recensione ripercorre la genesi del progetto e il successivo successo di Frey con gli Eagles, rivolgendosi agli appassionati del genere e della California sound. Ascolta Longbranch Pennywhistle per scoprire le radici degli Eagles!

 Cacchio che bel disco! Irresistibile in molti punti, suonato da dio come pochi altri mi è capitato di ascoltare.

 Meno male che si raccattano ancora simili dischi, che profumano di rock classico complesso e accessibile allo stesso momento.

The Prelude Implicit dei Kansas è un lavoro sorprendente, equilibrato e tecnicamente impeccabile. La band, rinata dopo anni di difficoltà, propone melodie avvincenti, cori coinvolgenti e un uso virtuoso del violino elettrico. Le composizioni riflettono un rock classico con influenze progressive, supportate da una sezione ritmica solida e nuove voci di grande impatto. Un album da annoverare tra i migliori nella loro discografia recente. Ascolta subito The Prelude Implicit e riscopri il miglior rock progressivo!

 Il disco è un guazzabuglio di chitarre e tastiere che si danno un gran da fare ma non combinano nulla di particolare interesse.

 Bellissima e peculiare la copertina, eseguita naturalmente dalla Hipgnosis di pinkfloydiana celebrità.

Voice dei Capability Brown è un album anni '70 che mescola rock blues e prog in modo confuso ma genuino. La prima parte del disco è più rock con cori a sei voci, mentre la lunga suite finale presenta un patchwork sonoro e vocali corali notevoli. L'opera appare tecnica ma poco ispirata, destinata ai cultori del rock vintage e nostalgico. La copertina, firmata dalla celebre Hipgnosis, è uno degli elementi più riusciti. Scopri l'atmosfera unica del rock blues anni ‘70 con Capability Brown - Voice.