Ricordo la prima volta che ascoltai “Tangerine”; la lasciai in repeat per 5 ore filate: un pomeriggio intero.
Quanto vale questo disco lo si capisce dopo un solo ascolto - nella sua varietà di folk, rock e blues.
Ma non voglio parlare del disco, troppo noto, ma per parlare di come fu accolto all’epoca dal pubblico e critica.
Anzitutto, fu un relativo fallimento commerciale. Forse questo disco piacque meno alla gente perché, ascoltato globalmente, risulta più lento dei primi due (nonostante la presenza di pezzi come “Celebration Day”). Molte canzoni sono “piene di pace e riflessività” - risentendo ovviamente del luogo quasi eremitico nel quale vennero composte. Come mi dice mio fratello, ragionevole fan dei Led: “Molti di noi preferiscono cose più veloci e più dirette”.
Altri, invece, rimasero delusi forse perché il lato melodico dei Led (che furono sempre signori melodisti) venne messo forse troppo in evidenza in canzoni come “Tangerine” e “That’s the Way”; e per alcuni fanatici del rock la bella melodia in una canzone rock è come il sale nella panna.
L’accoglienza da parte dei critici meriterebbe un libro intero. Non credo che la storia sia nota a tutti, e ha degli aspetti davvero ridicoli. La realtà, a volte, può essere più comica della fantasia.
Quando uscì, ecco quello che molti “esperti” scrissero: “I Led Zep hanno tradito il rock. Sono diventati acustici”. Plant disse: “Mai piaciuta la definizione di padri del rock. È una comoda definizione di quelli che amano incasellare tutto. I Led avevano tre anime: rock, blues e folk”.
Page, invece, davanti alla superficialità dei critici, perse addirittura la sua leggendaria flemma inglese: “Mi dissi: dove hanno le orecchie questi? Si sono accorti che almeno 5 canzoni dei nostri primi due dischi sono acustiche? Allora decisi di non parlare più con questa gente, e pubblicai il quarto disco anonimamente”. Il silenzio stampa di Page durò 18 mesi e fu punito a dovere. L’anno dopo, a Led Zeppelin IV, i critici dedicarono un solo un paragrafo.
Rimani impietrito davanti a recensioni che cominciano così: “L ’album acustico dei Led”. E ti domandi: stiamo parlando dello stesso disco? “Celebration Day” , “Immigrant Song” , “Out on the Tiles”, "Since I’ve Been Loving You” sono canzoni acustiche ?
La stessa “Tangerine” è stupendamente “corretta” dalla steel guitar, e quindi neanche lei può essere definita, a rigore, acustica.
Quando lessi queste stupidaggini, cominciai a capire cosa si nascondeva dietro tanti presunti esperti che scrivono sulle riviste specialistiche e vengono pagati molto profumatamente per illuminare i gusti di noi comuni mortali. La gente ormai se n’è accorta, e forse per questo i critici, oggi, non sono più ascoltati come una volta, e di sicuro non influenzano più le scelte delle persone - come facevano fino a qualche decennio fa.
Ho assistito ad un dibattito su questo argomento, e ricordo che dopo due ore di chiacchiere e di ipocrisie, un critico onesto disse che, nei fatti, molti critici scrivono per soldi, senza vera passione e quindi vera attenzione per ciò che recensiscono; altri invece, aggiungo io, recensiscono come recensirebbe un fan. Anche per questo nascono siti come Deb; di certo io ho voluto farne parte anche per questo.
Una nota finale per sorridere. Ci sono cose ancora più ridicole della storia di “Led Zeppelin III”. Uno dei critici musicali più famosi e celebrati del mondo come Robert Christagu ha messo A (capolavoro) ad “All That You Can’t Leave Behind” e A meno a “War”. Non è uno scherzo; andate sul suo sito e verificherete.
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