Con "In Rainbows" i Radiohead ci regalano l'ennesima perla del loro infinito viaggio. Non voglio inoltrarmi in disquisizioni riguardo le modalità d'uscita del disco, non azzardo inutili paragoni con altri gruppi leggendari (molti lo fanno inutilmente) e direi che è ora di smetterla di fare sempre classifiche con altri dischi precedenti dei ragazzi di Oxford. Ogni loro lavoro è un avvenimento esclusivo e "In Rainbows" è un capitolo prezioso della loro sconvolgente musica.


"In Rainbows" è unico, è un disco non urlato ma sussurrato, tracce su tracce non epiche ma intense, è una composizione di altalenanti emozioni di profondità e magia. Ad un primo e veloce ascolto, può lecitamente non saltare all'orecchio sfumature importanti e decisive per la comprensione dei pezzi. Ma è un lavoro sottile quello dei cinque inglesi, un componimento efficacemente intimistico, riservato a pochi, un disco fatto esclusivamente per i fans più cerebralmente legati ai "Radiohead, semplicemente un regalo che Thom Yorke & Company, hanno voluto fare a pochi, quasi a volere invitare, solo pochi eletti, nella loro rustica cantina per ascoltare i pezzi seduti al loro cospetto.

L'album si articola fra pezzi significativi come "15 Step" con un ritmo iniziale molto coinvolgente per poi troncarsi con un pezzo di chitarra fantastico, passando per "Nude" uno dei pezzi più belli del disco, testo tetro in perfetto stile Radiohead sulla scia del "lavora-consuma-crepa" condotto da una musica che si distende e si adatta perfettamente al testo. Con "All I Need", altro frammento descrivente di "In Rainbows" si toccano momenti di poesia intensa e tagliente, per poi arrivare a "Reckoner" il vero capolavoro del disco. Il brano di altissimo valore aristico, ci trasmette una sonorità infinitamente emotiva, è flessuosa e morbida, se ne percepisce l'odore in musica, la si avverte vibrare nell'animo e ne rimane indelebile il sinuoso movimento. Un perfetto stile d'eleganza, un'ineguagliabile fonte di tormento, dove arriviamo al limite del consentito, una porta spazio-temporale verso l'autentico puro mondo Radiohead. Successivamente "Jigsaw Falling Into Place" che è anche il primo singolo d'uscita, si conferma come un buon pezzo, dall'incalzante ritmo e dall'acustica pressante ben congeniata. Si chiude l'album con "Videotape", un pezzo ottimamente cadenzato dal fatato pianoforte di Thom Yorke, una ritmica ipnotica che ci accompagna verso la fine, "Questo è il mio modo di dire addio" ci dirà Thom Yorke nel pezzo. Il disco nel complesso è sostanzialmente raccontato nella lingua dei Radiohead, melanconicamente introspettivo, un concentrato di paranoia cosmica, atmosfere cupe e sentimenti tristi, con in sottofondo imperanti misteri latenti dove la loro musica ne modula mestamente la narrazione.

Credo che sia apprezzabile la scelta delle sole dieci tracce che lo rendono un ottimo album breve, tuttavia presenta alcuni tratti indefiniti, e forse al disco manca una vera e propria fine. Pare che il lavoro sia lasciato a metà. Aspettiamo il cd 2 per chiarirci le idee, perché credo sia il perfezionamento di tutta l'opera "In Rainbows", anche se non condivido la scelta di suddividere il disco in due cd.

Nel complesso è un disco ben riuscito nonostante non calchi i tratti di un lavoro artistico leggendario, ciononostante la band inglese ci conferma il ritorno di un periodo fecondo, intriso di sound alternativo e contenuti d'inquietudine alienante, significativi del loro tormento.

Carico i commenti... con calma