Se il Demonio si dedicasse al rock il risultato non sarebbe molto dissimile da "Ænima" e mi sorge spesso il sospetto che in effetti sia così e che il Demonio si celi dietro all'ambigua immagine di Maynard James Keenan, personaggio oscuro e misterioso,  deus ex machina di uno dei più grandi gruppi rock di tutti i tempi. Non è facile immaginare la potenza sprigionata dai Tool nei loro monumentali concerti e chi ha avuto la fortuna di assistervi non può esserne rimasto indifferente. "Ænima" esce nel 1996, in un periodo d'oro per il rock, in cui le sonorità pesantissime del metal stanno subendo una evoluzione e una contaminazione stilistica che eleverà questo genere dal trash più selvaggio ad una forma artistica molto più complessa, personale e buia, diversa insomma come diversa era la generazione che rappresentava. La sorgente creativa di questa rivoluzione è la "ridente e assolata" California, simbolo della controversa umanità dei nostri tempi, in cui agli scenari fiabeschi e incantati e alla ricchezza si contrappongono la feccia, la criminalità e la povertà più estrema senza soluzione di continuità. I gruppi a farla da padrone sono Rage Against The Machine, Korn e Deftones, solo per citare i più noti, tutti accomunati da una fragorosa urgenza espressiva e da uno stato di grazia che permetterà loro di raggiungere apici di successo planetari. Ma i Tool sono per eccellenza i diversi tra i diversi  e riescono a distinguersi anche tra questo manipolo di band "alternative", proponendo un suono e un immagine non riconducibile ad altri gruppi se non a loro stessi, mostrando una personalità e una originalità degne degli artisti più grandi.

"Ænima" è un miracolo di circa ottanta minuti senza un punto debole ne una caduta di stile, sostenuto da un rock potentissimo, psichedelico e dilatato ai limiti dell'ipnotico, da atmosfere inquietanti e mistiche e composto da lunghe tracce caratterizzate da continue variazioni: un incantesimo in grado di entusiasmare l'ascoltatore fin dalle prime note, accompagnandolo in un lungo viaggio adrenalinico e cupo, in un continuo crescendo che lascia senza fiato. La musa ispiratrice del disco è il controverso comico americano Bill Hicks, morto qualche anno prima, a cui è dedicato l'intero album. Il comico americano, dedito alle droghe e agli eccessi, fece del disgusto nei confronti dell'umanità il proprio credo, e proprio da questo credo nasce lo spirito di "Ænima". Maynard ci sputa in faccia senza mezzi termini la sua repulsione totale nei confronti di una società assurda che preme l'acceleratore verso il baratro, che non ha più valori e si rifugia nelle sette pseudoreligiose, nelle bizzarrie sessuali, nell'adorazione per il consumo, nell'ipocrisia, una società che ha deciso di chiudere gli occhi davanti all'agghiacciante vuoto in cui si ritrova, per godersi in pace gli ultimi istanti di vita che le rimangono.

Il disco parte da subito ruvido, duro e senza censure:  "Stinkfist" è una ambigua metafora (forse) in cui la "dolce" esperienza del fist fucking simboleggia la desensibilizzazione dello spirito e il continuo spostare in avanti i confini per continuare a percepire emozioni. Si prosegue con "Euology", un panegirico molto sincero e coinvolgente sul compianto Bill Hicks, passando per "H." che si svolge senza fretta con chitarre distorte e ritmi placidi, crescendo progressivamente per poi esplodere definitivamente nel finale; si approda quindi ad uno dei momenti più alti di Ænima: introdotta da un basso profondo e mozzafiato, molto vicino alle sonorità gotiche del primo post-punk, "Forty Six & 2" è la storia di un cambiamento, di una rinascita, di una purificazione che può essere solo intuita da un testo molto criptico. La prima parte del disco viene suggellata da "Message to Harry Manback", simpatico stacco che sdrammatizza e alleggerisce; ma in questo disco troviamo anche altri intermezzi scherzosi posizionati in punti strategici, necessari per prendere fiato e per aggiungere quel tocco di ironia che in fondo è il cuore pulsante di "Ænima".

La seconda parte del disco si apre col feroce attacco di Maynard nei confronti del mondo dei sedicenti "alternativi", contenuto in "Hooker whith a Penis" per passare poi alla dilatata "Jimmy" e a "Push It", un vero e proprio pilastro di "Ænima", introdotta da uno di quei riff che non si scordano e sostenuta da un testo ambiguo in grado di sprigionare energia ultraterrena dalle semplici parole "..pushing and shoving me.." ripetute quasi a creare un mantra. Nell'ultima parte di questo lungo viaggio si presentano a noi le due perle più preziose. Nella title track, la chitarra di Adam Jones spadroneggia con fantasia e potenza mentre Maynard declama il suo "amore" per la sua Los Angeles, che non esita a definire "Fottuto buco senza speranze" al quale augurara con tutto il cuore di sprofondare sotto gli oceani. E infine "Third Eye", l'apice dell'album: l'introduzione è genialmente affidata ad un monologo di Bill Hicks sul rapporto tra droga e arte, il quale viene progressivamente sfumato su una batteria dilatata e su una magistrale chitarra distorta che finisce per prendere forma in un riff memorabile, psichedelia ai suoi massimi splendori; la canzone prosegue con un andamento oscillante, alternando divagazioni oscure, oniriche e lugubri a tratti più quieti  ma non meno inquietanti, a fare da sfondo al testo più profondo e spirituale che Maynard abbia mai concepito, in grado di oltrepassare i confini convenzionali della percezione per approdare al significato primordiale e assoluto degli eventi, alla Verità. Tredici minuti di puro rock psichedelico, suoni lisergici e ultraterreni che non possiamo semplicemente definire musica.

"Ænima" è un disco che va oltre, in ogni senso, frutto di quattro musicisti in uno stato di grazia irripetibile, tra i quali sarebbe delittuoso non citare Danny Carey, un vero gigante dietro la batteria, un maestro in grado di sostenere ritmi impossibili che sono il vero motore dell'album assieme al basso metallico e martellante di Justin Chancelor. Ma l'anima musicale è Adam Jones, vero genio delle sei corde, in grado di far compiere alla sua chitarra evoluzioni vertiginose con uno stile unico, che richiama la tradizione del rock leggendario a cavallo tra gli anni '60 e '70 aggiungendovi un alone di patologica oscurità del tutto personale.

"Ænima" è uno dei migliori dischi rock di tutti i tempi, un macigno, in grado di migliorare continuamente nel tempo e di svelare nuovi particolari di se ad ogni ascolto, un viaggio che non può avere fine....

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