Così come la sfaccettata, multiforme, inafferrabile estetica tooliana impone anche il mio spirito analitico dovrà piegarsi alla molteplicità schizofrenica che l’ascolto suscita in me.

Non basta una personalità ad afferrare cotanto sacro bue musicale, in me si dimenano diversi individui in apparente conflitto, nel vano tentativo di abbracciare e comprendere “Fear Inoculum”

Il fan sfegatato che è in me

Grazie al Cielo è uscito sto cazzo di disco che erano tredici anni che mi facevo perculare alla ricerca nel web di qualsiasi rumor foriero di buone nuove, fino a frugare anche su siti musicali di dubbia credibilità, come Debaser.

E ogni tanto anche su qualche sito porno … lo ammetto, ma l’ho fatto solo per sapere che cazzo stesse combinando Keenan, giuro che non mi fregava niente di quella tettona pittata che ballonzolava tutta quanta mentre in sottofondo andava un pezzo di Lateralus.

E sono stati anni di attesa spesi benissimo, Danny sembra avere otto braccia come l’amorevole divinità che sovrasta il booklet e galleggia e nel video ficherrimo in dotazione, allegato in gentile omaggio per soli 77 euro.

Perché 7even is the tema centrale di tutto l’album, si sa.

Naturalmente davanti ad alcuni utenti insensibili e cattivoni ho spergiurato che mai e poi mai avrei speso i buoni aziendali per l’ambito cofanetto: “piuttosto li brucio ed i tizzoni me li infilo su per il culo” .. giusto per essere sicuro.

Ahah … che divertente cazzaro sono.

Se sapessero che invece sto mettendo da parte il danaro necessario all’acquisto sono sicuro che mi ritroverei alle calcagna orde di malintenzionati a bordo di cingolati, nell’intento di frantumare il prezioso trofeo ed il mio capiente scroto.

Per la precisione 0.016 euro al giorno, così da metterci 13 anni per totalizzare l’ammontare, esattamente quelli che questi cialtroni mi hanno fatto aspettare per ascoltare qualcosa di nuovo.

Nuovo per modo di dire, perché Adam e Cancello ricamano e riverberano bordate psycho elicoidali da far sembrare qualsiasi altro essere vivente che si sia cimentato con uno strumento a corde un umile apprendista.

E quel coglione di Maynardo è addirittura meglio di La Brie e Pavarotti messi assieme.

Questo è il miglior disco mai composto da una band di semi divinità, e chi lo nega non capisce un cazzo della Vera Musica!

Ed ora, ricolmo di buoni propositi e sospinto di nuova esoterica linfa sonica, imbraccio un fucile e vado a diffondere il Verbo.

Convertitevi tutti stolti audiolesi, Sfascia prima di tutti!

Il fan moderato che è in me

Finalmente è uscito sto cazzo di disco, da tredici anni sbirciavo qua e là, nella speranza di cogliere attendibili notizie sull’evoluzione degli eventi, addirittura anche su Debaser.

Inavvertitamente sono anche finito su qualche sito porno, basta digitare Maynarda (tutta calda) e vi si dischiuderà un insospettabile florilegio di nefandezze a sfondo erotico … che disgusto, sono indignato, dove andremo a finire!

La bella notizia è che è reperibile in CD solamente sganciando 77 euro, in cambio di un cofanetto in pelle umana trapuntata, traslucido riflettente e pure multimediale. Da qualche parte deve esserci anche la fessura del tostapane, perché anche le papille gustative possano essere coinvolte nell’esperienza. Con soli 777 euro aggiuntivi un fiasco della vigna del Maynardo ed autentico prosciutto di frattale in edizione limitata.

Andate a fare in culo maledetti, sapete bene come adescare i vostri fan.

Infatti il corredino è ficherrimo e foriero di inimmaginabili esperienze plurisensoriali e tattili, manco il vostro uccello avesse la stessa setosa consistenza del muso di un cavallo, accarezzate il muso di un equino e capirete.

Chi lo nega mente sapendo di mentire, ma aspetto la versione da poveri, e tanto tempo due giorni e il video con gli occhietti volanti + Shiva psichedelica volteggiante sarà in rete in HD.

E poi non ho tutta questa voglia di trovarmi caz sul pianerottolo con un manipolo di amici coltivatori armati di napalm e forcone, indecisi su cosa infilarmi su per il culo per primo, nel nobile intento di punire la mia debolezza.

Quindi, con tutto l’equilibrio di cui ancora dispongo, nonostante istantanea goduria acustica posso affermare che:

  • Danny ha otto braccia, la sessione ritmica è impressionante (ma dai?).

Cambi di ritmo, tempi dispari, cose da non crederci anche dopo avere udito;

  • Chitarra et basso (Adamo e Giustino) disegnano le consuete strutture attorcigliate, astutamente irrisolte, metafore acustiche sull’Infinito (ok, ho esagerato);
  • I pezzi, interludi esclusi, sono tutti più dilatati, ma nemmeno a questo giro si scade nella masturbazione. Anche il mio membro si dilata all’ascolto … incredibile.

Tempo fa avevo pensato pure io di accorciarmi l’uccello, per conferirgli una struttura più armonica e compatta, per ottenere una sintesi, ma poi ho cambiato idea. A volte lungo è meglio;

  • Maynardo canta come una checca passata di lì per caso, ma sono vent’anni che non gliene frega una mazza ed il risultato finale non mi sembra tanto diverso dalle precedenti prestazioni.
  • Maynardo inoltre non è più in grado di urlare come mia moglie quando scopre quella sconveniente frenata che ancora non ho rimosso dalla parete del water. Non nego che ci starebbe ancora bene una sfuriata in stile “The Grudge” (P.S. tesoro, se per errore hai letto questa recensione sappi che scherzavo, tu urli ben più di Maynardo dei tempi d’oro);
  • La cura e le peculiarità sonore che ho amato ed apprezzato negli anni rimangono inalterate, questo disco è il termine di un percorso, ne rappresenta forse la summa, ed infatti ci troverete chi Lateralus, chi Aenema, più raramente echeggeranno riverberi di Undertow. Nei suoni è quanto di più Tool ci possa essere.

Un tragitto che li ha portati a contaminare il metal con elementi via via sempre più progressivi, esoterici, tecnici, creando un timbro unico e, al momento, non replicabile;

  • I testi sono a tratti imbarazzanti … ma qualcuno si caga sul serio davvero i testi di band medal e affini?
  • Maynardo deve finire accidentalmente sotto un tram a S. Francisco, meglio se di quelli comprati al Comune di Milano.

Quindi un casting oculato potrà rilanciare il progetto su lidi, allora si, inaspettati;

Ovviamente il lavoro è talmente stratificato e ricco da necessitare taaaanti ascolti, i dischi dei Tool non sono immediati, pur essendo ormai avvezzi, il tesoro più grande lo troverete tra le pieghe di vibrazioni che arriveranno come sempre a solleticare direttamente la ghiandola pineale.

Come nessuno è capace di fare, innescando processi neuropoietici, attraversando le vostre strutture con milioni di telluriche e carezzevoli scariche elettriche contorte e sinuose.

E ci mancherebbe altro considerando la presenza di Barresi.

Un lavoro molto onesto e rispettoso del proprio talento, che non può deludere chi apprezza la matrice Tool. Un’uscita che rappresenta anche un evoluzione verso lidi più Progressive, a dimostrazione di una ricerca e di un non immobilismo, pur senza stravolgimenti.

Il fan cagacazzo che è in me (ma più che altro in voi altri finti amanti dei Tool)

Finalmente è uscito questo cazzo di disco, e dopo tredici lunghi anni come minimo deve suonare come dico io, dopotutto mi sono consumato le dita alla ricerca spasmodica di news, financo su quel luogo agonizzante che è #debaserstamorendo. Ulteriore contributo alla consunzione polpastrello/palmare è stata causata dai quei pop up che, contro la mia ferrea volontà, mi hanno reindirizzato su laidi siti.

Ho sempre amato i Tool ma le sonorità sono completamente diverse, sono diventati una band free Jazz Medal

Se avessero segato le canzoni della metà il lavoro ne avrebbe giovato in sintesi.

Questo disco è una sbrodolata, masturbatorio ma non Prog.

Ma anche è un disco Prog masturbatorio, un “contenitore di riff”.

Però non ci sono i riffoni genaratori di scapocciate.

Maynardo non urla più.

Belli son belli, bravi son bravi, ma mi hanno stancato. Sorpassati, speravo in una svolta neo melodica con incursioni nel folk aborigeno, e invece la solita minestra riscaldata.

Suoni registrati dieci anni fa, anzi forse prima, quando fluttuavano nel grembo materno.

Oramai chi li ama ha subito la lobotomia della Drimtiatahhzazzione, quindi il disco fa cacare.

Sono un gruppo della madonna, ma siccome oramai li ha scoperti anche il mio fruttivendolo è molto più chic entrare a piedi uniti alla Vinnie Jones su ciò che è mainstrem.

Un abbraccio a fan e non, ai delusi e non.

In ogni caso ascoltate senza pregiudizio.

E a chi non piacesse SHAMEONYOU SHAMEONYOUUUU NOW !!!

Amen.

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