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Lo voglio anch'io un piano ubriaco! :p
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Esatto Bob, mi trovi completamente d'accordo. La componente "Canterbury" della sua musica è piuttosto periferica e non centrale come ho sentito più volte affermare dagli esperti del settore. Non per far polemica, ma se ne sentono di tutti i colori in giro. Ho pure letto in una recensione esterna a questo sito che Forgas, da icona canterburyana quale viene dipinto, sarebbe stato addirittura il membro fondatore dei Moving Gelatine Plates. Cosa che non sta né in cielo né in terra, visto che la collaborazione di Patrick con Didier Thibault (effettivo membro fondatore dei MGP insieme a Gérard Bertram), si limitò alla sola incisione di un demo nel '75 che, grazie alle attenzioni della neonata etichetta Gratte-Ciel, condusse appunto alla realizzazione di "Cocktail" due anni dopo (dove, infatti, i MGP non c'entrano un piffero).
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Grazie di essere passati Bob, Hell, Ardalo & Blech! @Bob: Bèh sai, il mio è comunque un giudizio soggettivo, derivato dall'ascolto dei suoi lavori solisti, che non sono mai riusciti a trasmettermi alcunché. Sull'abilità di Patrick come musicista non si discute, però trovo che il suo invidiabile talento compositivo si riveli maggiormente nelle varie incarnazioni della sua band, piuttosto che nei dischi realizzati precedentemente. Ciò che volevo chiarire (magari con un certo eccesso di zelo, lo ammetto :p) non era tanto l'improbabile natura dell'accostamento a Wyatt, quanto l'esagerata facilità con cui viene costantemente incluso tra i membri di spicco del genere canterburyano, che, secondo me, ha dei connotati ben diversi e più complessi rispetto a quelli presentati dalla (seppur rimarchevole e certamente non priva d'influenze) musica di quest'artista francese.
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Adoro queste sonorità antiche! Ottimo disco "Cherdak", per me superiore al precedente, anche se non riesco ad apprezzare appieno lo stile vocale del nuovo cantante Maris Jekabsons (non che Ilze fosse molto più digeribile :p), non a caso il mio pezzo preferito è la strumentale e piuttosto straniante (in senso buono) "Ovum Mechanicus".
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E tutto ciò poteva benissimo essere espresso semplicemente in un riga, come ha saggiamente dimostrato Jargon. Peccato che non avevo notato la sua risposta :D L'unica differenza è che, nel mio caso, ho preso in considerazione esclusivamente la produzione dei '70, perché reputo sia (come ho scritto nella rece) il periodo chiave al quale si rifanno questi sette giovincelli di Brighton.
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@Bob: Rispondere alla tua domanda è piuttosto complesso, poiché lo stile dei Diagonal, pur essendo eclettico come quello dei Crimson, si appoggia su mix di generi differenti (o perlomeno legati in maniera differente), perciò se alcune frazioni possono apparire più in sintonia con il rock sinfonico degli esordi del Re (la prima parte di "Child of the Thundercloth" e di "Deathwatch" ed alcune sonorità di "Pact" in cui i toni solenni delle tastiere rimandano alla riverente maestosità di composizioni come "In the Wake of Poseidon"), altri episodi, perlopiù segnati dallo smaliziato suono delle chitarre, possono collocarsi nel periodo più aggressivo degli uomini di corte, nonostante l'impronta calda e jazzata dei fiati presenti in questo disco, permetta soltanto dei vaghi e parziali accostamenti con dischi del calibro di "Larks'" o "Starless". Sorvolo sul periodo di contaminazione jazz sperimentale di Fripp e soci ("Lizard", "Island") perché lo stile Diagonal è, per quanto complesso e ricercato, molto più diretto e di (relativamente) veloce fruizione rispetto a lavori del genere, soprattutto grazie ad una maggiore e chiara attitudine rock, che rende le composizioni meno contorte e più scorrevoli. Si potrebbe quasi azzardare che ogni strumento dei Diagonal, suoni in un incarnazione differente dei Crimson.. In un certo senso... :p
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Grazie ancora ai presenti! @Macaco: Grazie mille per la considerazione, ma, per come la vedo io adesso, rendersi conto di come va il mondo, serve soltanto a rimanere ancor più sgomenti e inorriditi di fronte a tutte le atrocità che accadono davanti ai nostri occhi (o almeno a quel poco che i media decidono risulti a loro comodo farci vedere). Mi piacerebbe che le parole avessero davvero il potere di convincere qualcuno e di smuovere qualcosa, ma sembra che questo spettro di società sia a prova di bomba; un teatrino degli orrori impossibile da smantellare. Come lessi nell'editoriale di Green, anch'io vorrei ritirarmi a vivere pacificamente tra i monti e, se ne avessi anche mezza possibilità, lo farei. Eccome. Anche se sono convinto che sarebbe come tentare di fuggire dalla propria ombra.
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Grazie a tutti! Jargon, mi fa piacere tu abbia apprezzato. @Ugly Panda: Sì è esattamente come ricordi, infatti se guardi nel sommario della recensione, vedrai che ho indicato tra i generi soltanto i principali (Jazz Rock/Fusion - Progressive Rock). Gli altri che ho nominato nella recensione effettiva sono presenti, ma in maniera più periferica (meritavano comunque una menzione, poiché questo disco non è un semplice jazz-rock progressivo. Ha uno stile molto più ampio ed eclettico).
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No problem ;)
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Più che una recensione del disco, una recensione della discografia ;) Musicalmente scendo alla stessa fermata di Jargon, ma figurativamente m'inchino di fronte allo stile inconfondibile di Roger Dean. L'altra versione della copertina, rispetto alla prima, è un vero e proprio insulto.
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