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DeRango : 9,32 • DeEtà™ : 2746 giorni

 L’ascesa e la vertigine sono i due elementi che definiscono la spirale, così come l’organo sintetico e il coro femminile sono i due elementi che definiscono "North Star".

 Questa mezz’ora di svago siderale è, ed in ciò sta il suo fascino, un movimento statico: l’esercizio ascetico da compiersi, pare suggerire, è ricominciare dall’inizio una volta giunti alla fine.

North Star di Philip Glass è un album di mezz'ora caratterizzato da un'alternanza di organo sintetico e coro femminile che crea una spirale ascendente e una sensazione di vertigine. La musica, ispirata a un documentario sullo scultore Marco Polo Suvero, si presenta come un esercizio sonoro statico ma coinvolgente, in cui la ripetizione suggerisce un nuovo inizio. La recensione apprezza il fascino dell'opera senza assegnare un giudizio numerico. Scopri l'ipnotica esperienza sonora di Philip Glass in North Star!

 Questo Terry Riley del sound balinese, fondendo in maniera candidamente spontanea musicologia, minimalismo e confidenza alchemica con l’alluminio e con la sua foggiabilità.

 Non ha niente a che spartire con la composizione sperimentale a tavolino, né con la curiosità etnologica di tanta musica-mondo, ma solo con il sublime bisogno di far suonare da sé le cose.

La recensione esalta l'opera "In My Arms, Many Flowers" di Daniel Schmidt, sottolineando la profonda fusione del compositore con il gamelan balinese. Schmidt, definito un Terry Riley del suono balinese, riesce a far emergere la natura autentica degli strumenti, evitando artificiosità o banalizzazioni new-age. Il disco, registrato tra il 1978 e il 1982 e pubblicato solo decenni dopo, rappresenta un lavoro artigianale e contemplativo, lontano da mode e di grande raffinatezza sonora. Ascolta l’album per immergerti nell’autentico suono del gamelan balinese reinterpretato da Daniel Schmidt.

 Quello che riesce magnificamente al signor Sakamoto è costruire sonorità.

 Sembra piuttosto che la cosa vada intesa al contrario, come un pretesto del signor Sakamoto per attingere ad un serbatoio di idee, come può esserlo lo pseudo-futurismo, per farne qualcosa di personale.

L'album 'Futurista' di Ryuichi Sakamoto rappresenta un affascinante progetto sonoro che unisce l'immaginario del futurismo d'inizio Novecento con la musica elettronica anni '80. L'artista giapponese costruisce paesaggi sonori personali, filtrando e reinterpretando influenze sia nipponiche che occidentali. Nonostante la definizione di concept album, l'opera va intesa come un pretesto creativo per sperimentare diverse idee sonore, mantenendo un tono unitario e originale. Ascolta 'Futurista' di Ryuichi Sakamoto e scopri un perfetto equilibrio tra tradizione e sperimentazione elettronica.