Gabor Szabo, classe 1936, è stato un virtuoso chitarrista d'origini ungheresi emigrato con la famiglia in California nel 1956. Il suo stile alla chitarra si rifaceva per la maggiore al folk e alla tradizione mitteleuropea, tuttavia la cosa non gli impedì di collaborare durante gli anni '60 con diversi colossi del jazz americano. Durante quella decade la Impulse pubblicò svariati album a suo nome o accreditati al suo quintetto composto dal pianista Gary McFarland, dal violoncellista italoamericano George Ricci, dal bassista Luois Kabok, anche questi un rifugiato ungherese, e dal percussionista Hal Gordon.

I dischi per la Impulse risultano più vicini al free jazz che al folk anche se le influenze musicali magiare li collocano verso una fusion atipica ed estremamente originale per l'epoca. Risalgono alla seconda metà degli anni '60 le sue collaborazioni con il prestigioso chitarrista classico e blues Jimmy Stewart con trascorsi di quasi insegnante per Eric Clapton e George Harrison- Con l'album solo "Dreams" del 1968, Szabo inaugura la sua personale etichetta discografica, la Skye, costituita a New York assieme a Gary McFarland e Cal Tjader. La Skye Records editerà un catalogo prevalentemente oriented-fusion e free jazz.

All'album "Dreams" collaborarono i compagni di vecchia data: McFarland, Stewart, Ricci, Gordon, Kabor, con l'aggiunta di una sezione fiati, composta da tre suonatori di corno, un violinista e un batterista; album misterioso, per anni rimasto un prodotto decisamente underground, è un contenitore colorato di riferimenti musicali tra i più disparati, arrangiati con uno stile estremamente originale dalla chitarra di Szabo. Dai due brani di folk spagnolo in origine firmati dal famoso chitarrista De Falla, si passa alle contaminazioni provenienti dalla tradizione greca della bellissima Galatea's Guitar, mistica e asettica composizione dello stesso Gabor Szabo. Dal jazz-crossover di Half The Day Is Night alla musica gitana di The Fortune Teller con ampio uso dei feedback tra le due chitarre in gioco; dalla cover Ferris Whell di Donovan, che diviene per l'occasione una melanconica oriented-fusion, al post-bee-bop con intro etereo di The Lady In The Moon.

Il disco trovò per anni poco spazio all'interno delle classifiche del "genere fusion" pur rimanendo uno dei risultati più riusciti in assoluto di questo particolare filone musicale, tra i pochi se ne accorse solamente Santana qualche anno dopo. Il continuo di carriera di questo artista è tutto incentrato alla mescolatura di vari "stili chitarristici" con sonorità indiane, aborigene e africane, dopo un'infinità di partecipazioni dal vivo sempre emozionanti, e diverse nuove produzioni discografiche non soltanto per la sua Skye Records, Szabor ritornò sul fine degli anni '70 in Ungheria per poi rientrare negli USA nel 1982, lo stesso anno della sua morte.

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