Di critiche sull'ultimo album dei Korn ne ho sentite parecchie e la maggiorparte di esse sono infondate e utilizzate solo per screditare un gruppo importante per aver rimodellato il concetto di musica "heavy" negli anni '90, anni difficili per l'heavy metal, le difficoltà e i passi falsi ci sono stati anche per gli stessi Korn ("Untauchables" ne è un'esempio), ma si sono sempre risollevati dimostrando a chi li voleva morti da un pezzo che i Korn sono vivi e vegeti, e anche abbastanza incazzati (l'aggressivo "Take A Look In The Mirror"), un'altra prova è questo "See You On The Other Side", album diverso che si allontana dai serrati schemi del nu metal che lo stesso gruppo ha contribuito a creare e che cerca di esplorare territori nuovi aprendosi a nuove influenze, e di questo non ci dobbiamo affatto meravigliare, fan e non dei Korn, perché la parola Korn è sempre stata sinonimo di due vocaboli importanti: INNOVAZIONE e EVOLUZIONE !

E' ovvio che in questo disco non sentiamo il groove metal dell'esordio e i suoi pesanti riff perché da "Korn" a "See you on the other side" c'è stato un percorso evolutivo dello stile della band, filtrato attraverso ottimi dischi come "Life Is Peachy" o "Issues", processo che in "See you on the other side" vede i suoi primi frutti, primo perché un membro della band, il chitarrista Head, come ormai tutti sanno, ha abbandonato il gruppo per motivi religiosi, e quando una band perde un suo importante vagone (Head è stato co-compositore insieme a Davis e a David Silveria di molti classici del repertorio korniano) è costretta a reinventarsi e per me i Korn lo hanno fato discretamente con questa nuova forma di alternative metal incorniciato di forti tendenze industrial, il tutto con un velo di pop/rock che aumenta l'orrecchiabilità delle song, ma nello stesso momento non compromette la pesantezza del sound, insomma "i Korn possono essere ancora considerati un gruppo di rock pesante", parole di Jhonatan Davis che nega qualsiasi ammorbidimento del sound verso lidi più calmi.

Il disco si apre con il suo singolo di lancio "Twisted Transistor", gustosissimo riff pesante che trascina tutta la song, allegra e bella sotto tutti i punti di vista, ma non si può negare che ci sia un retrogusto pop/rock che però non rovina la canzone. I Korn vogliono far capire a tutti che sono ancora un gruppo "metal" con questa "Politics" davvero tosta, anche qui riff che trascina tutto il pezzo e ha un ritornello dal vago gusto death, il tutto con un groovy davvero pazzesco. Più su temi classici sta "Hypocrities", canzone presentata in antemprima durante i concerti, bella ritmata con il basso di Fieldy che sleppa come si deve, ma forse è il pezzo più ripetitivo e inutile del disco, molto simile a "Hypocrities" è "Souvenir", sembrano costruite sullo stesso riff, ma questa si lascia ascoltare più piacevolmente dell'altra. Primo vero cambio di rotta lo si ha con "10 or A 2 Way", mistura torbida di batteria psichedelica e sintetizzatori, qui si apre al sound tipico di Marilyn Manson e il risultato non è male, bella canzone, soprattutto un elogio alla voce di Davis che qui raggiunge punte di elevata bellezza. Ci si riposa su "Throw Me Away", qui siamo davanti a pop/rock acido misto al rock industriale di Nine Inch Nails, ci lascia per dare spazio al primo vero pezzo da 90 di "SYOTOS", la struggente e malinconica "Love Song", scritta da Davis, che si rifà allo stile di scrittura che ha utilizzato nella colonna sonora "Queen Of The Damned", il velo dark-neo romantic copre tutta la song, dove il frontman americano stupisce con una voce impeccabile soprattutto nelle parti melodiche, 10 a questa canzone!

Echi di Nine Inch Nails anche in "Open Up" che però serve solo ad introdurci all'altra grossa cartuccia dell'album, ovvero "Coming Undone", pezzo di crossover/rock, ha un riff che (vagamente) ricorda l'immortale "Walk" degli immortali Pantera e che davvero mi lascia scapocciare (fare headbanging pardon) fino alla fine. Si continua a essere pesanti con "Getting off", in cui Davis torna a martoriare il suo microfono con un growl impressionante, tutta la song ha sapori trashy conditi da un buon contorno elettronico e anche Fieldy, un po' addormentato finora si fa sentire. Si rifà vivo il nu metal con la ruffiana e schietta "Liar", song di matrice funk-metal con riff di apertura geniale e voce di Davis al massimo, verso la fine resuscita il suo growl impazzito che aveva fatto la fortuna di canzoni come "Twist", questa canzone sembra un po' un'omaggio ai vecchi fans perché non è molto in linea con il resto dall'album comunque anch'essa si distingue come una delle migliori. Abile innesto tra elettronica e quanto fatto su "Take A look In The Mirror" è "For No One", discreto pezzo ancora invischiato nel nu metal, che si libera solo nella parte finale quando mentre la chitarra di Munky si fa più corposa, la voce di Davis si scopre al suo lato più pop/rock.

Ci avviamo alla fine con due bellissime traccie "Seen It All", malinconica e triste unisce rock acido, alternative metal e una certa vena dark, "Tearjecker" è la degna conclusione per "See You On The Other Side", Davis ci rivela il lato più intimo e melodico della sua voce, accompagnato inizialmente solo da un sintetizzatore siamo di fronte ad una specie di capolavoro della melodia e del lato più psichedelico dei Korn. Riassumendo questo "See You On The Other Side" non deve essere considerato come una conferma o meno della band, ma è un nuovo punto d'inizio per riprendere la carriera sfornando buoni dischi come questo.

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