Ci sono molti modi per evadere dal quotidiano, emanciparsi dal mondo e darci l’opportunità di essere pienamente noi stessi anche solo per la durata di un album. Provate, solo per un attimo, a distaccarvi da ciò che vi circonda e abbandonarvi al piacere della musica: oggi ci troviamo a Milano. Partiamo dal basso, non pensiamo alle grandi band, alle grandi case discografiche: per un attimo restiamo nei confini della musica intima e pulita. Oggi sul lettore cd c’è: “L’Officina della Camomilla”.

Al vostro play, uscirà dalle casse una centrifuga di leggerezza, malinconia, purezza e sogni ancora da coltivare che vi libereranno dal cassetto che vi tiene immobili. Una serie d’immagini e racconti invero simili che iniziano che parlano di ragazzi adolescenti dall’identità non ben definita come Cecilia e la voglia di dar fuoco alla scuola ( “Dai Graffiti del Mercato Comunale), Agata ed esplosioni di panifici (“Agata Brioches”) e i nonluoghi della piccola Lulù (“Lulù Devi Studiare Marc Augé”). Suoni di strumenti giocattolo, sintetizzatori e armonie sperimentali sono solo alcune delle caratteristiche che rendono questo cd speciale e unico. Chitarre distorte e messaggi crudi (“Ho Fatto Esplodere il Mio Condominio di Merda”), testi che non hanno alcun timore dell’impatto che potrebbero avere gli ascoltatori, canzoni dirette, senza peli sulla lingua, da ballare e gridare sena paura (“La Tua Ragazza non Ascolta i Beat Happening” con la partecipazione de Lo Stato Sociale). Un ambiente forse a noi ancora sconosciuto che riaffiora quella melodia e quei ricordi che solo band come gli Artic Monkeys o i The Strokes sono capaci di creare, poesie che mutano in canzoni straordinarie (“Morte per Colazione”, “Un Fiore per Coltello”, “Le Mie Pareti Fluorescenti di Nord Africa”). Testi che riportano l’aspetto critico della bella Milano che riesce a farsi odiare e amare allo stesso tempo (“Città Mostro di Vestiti”, “La Provincia non E’ Bella da Fotografare”). Un percorso dai mille sapori, ai più forti a quelli più dolci e leggeri, come quelli che troviamo nelle ultime tre tracce: armonie che raccontano di furti di Dr.Martines, ristoranti che vanno a fuoco e la morte di Cyndi Lauper (“Pegaso Disco Bar”). E se proprio volete innamorarvi in luoghi improbabili in stile Officina, abbandonatevi ai ritmi dolci e leggiadri della penultima traccia (“Ti Porterò a Cena Sul Braccio della Ruspa”).

Non vi resta che abbandonarvi alla poesia d’amore più bella degli ultimi tempi e terminare il viaggio in piena tranquillità e spensieratezza (“Senontipiacefalostesso”). Loro sono l’Officina della Camomilla e “Senontipiacefalostesso” è il loro album. Se qualcuno avesse voglia di prendere mezz’ora della sua vita per un viaggio nuovo, dovrebbe assolutamente mettere il cd nel suo lettore, in macchina o nell’IPod e chiudere gli occhi. Passerano in voi le emozioni e le sensazioni più svariate, dalla rabbia alla dolcezza più immediata; questo è un disco che può piacere o meno ma indiscutibilmente riesce a restare al centro dell’alttenzione. Io una speranza musicale sono riuscita a sentirla, ma questa è un’altra storia. Vostra Penny Lane

Carico i commenti... con calma