The Cramps - Psychedelic Jungle 1981 Full Album

… stupendo…

Di tomba in tomba, di sepolcro in sepolcro i Cramps finiscono dentro il cimitero di Back from the Grave.

Solo che ci finiscono prima ancora che Tim Warren si sia armato di pala.

Anzi, a voler essere pignoli, ci finiscono prima di chiunque altro.

Si aggirano tra gli sterpi con i badili in mano.

Ma non sono lì per sconsacrare chissà quale tomba, sono lì per l’esatto contrario.

Loro sono lì per seppellire.

Hanno trascinato con loro le ossa di Kip Tyler, di Jim Lowe, di Ronnie Dawson, di Ronnie Cook e di altri relitti di cui si sconoscono i nomi e ora scavano per metterli tutti assieme, fianco a fianco. Una Spoon River per gli empi.

Più che una giungla psichedelica, una giungla psicotica.

Nonostante il fisheye utilizzato da Anton Corbijn per lo scatto di copertina ci voglia illudere di poterci trovare dentro un sogno byrdsiano virato in nero, il secondo disco di Lux e Ivy (qui fiancheggiati da Kid Congo Powers, uno che “per amore di Poison Ivy” aveva già suonato altrove mescendo dallo stesso pattume allegorico di cui i Cramps si nutrono, NdLYS) è un caleidoscopio dove ogni specchio è stato verniciato di nero e i piccoli prismi di vetro colorato sono stati sostituiti dalle verdi putrescenze fosforescenti dei fuochi fatui.

Il suono marcio dei Cramps è funereo e greve, crepitante e malsano, si trascina lento e ricurvo tra le sterpaglie mentre il tacco cubano di Lux affonda tra i fanghi al fosforo in cui sprofondano i cumuli di terra rimossa.

Tutto è un rantolare primitivo e sinistro di spettri rock ‘n’ roll, di zozzi stomp da casa infestata, di rigurgitanti e rattrappiti swamp blues da notte delle streghe.

Mamma, dì a papà che il circo è arrivato in città.

Il Reverendo
 
Purity

Ero in un negozio di dischi a Los Angeles (Tower Records) , sulla sunset bulevard. Mentre spulciavo tra i vinili suonarono un brano ed ovviamente comprai subio il disco (no rest for the wicked), non li avevo mai sentiti sino ad allora. Bravissimi, anche se non si sono mai evoluti abbastanza. Questo uno dei loro brani che preferisco.
 
Hal - Coming Right Over
Onnipresente nel mio 2007, l'anno che conobbi la mia attuale compagna. Sembravano avviati in un radioso futuro ma dopo una manciata di lp niente più. Si potrebbe scrivere un libro infinito sulle storie delle band, anche quelle mal partite e mai partite.
 
@[imasoulman] quindi?
Cominciamo per esempio da qui?
Judas Priest - Angel (Audio)
 
Carissimo @[ZiOn] , che vuoi che ti dica...
Nell'ordine:
- Questo c.a.d.f (così auto-de-finitosi) "Fattela" appare out of the blue nel thread sotto la recensione di Bloop e acchiappa ad insultare a buffo.. E vabbè..
- Scrive sta cosa sui Pink Floyd, legittimissima per carità, però insomma, beato lui che non ha un cazzo di meglio da fare.. E vabbè..
- In tutto ciò, prima che io possa dire "Ma cos..." mi trovo de-citato e de-odiato in un battito di ciglia.. E vabbè..

Che dire, siamo al cretinismo batuffoloide...
 
New Model Army - The Price (Single / EP Edit)
Mai troppo osannati ma cheggruppo! Il bassista è un razzo...
 
Think Out Loud - In A Perfect World
Impalcature hi tech 80's 🚀
 
Lucio Battisti - I giardini di marzo (1972) beh insomma è marzo e nessuno ancora che posta un Battistone d'epoca. Faccio io va là!
 
Sherbet - Chicago
Clamorosa cover di Nash con jam spaziale in stile Argent...altra bella band australiana che negli 80's firmò 3 ottimi dischi sotto la sigla Sherbs 🚀
 
Arcade Fire - Intervention (Official Audio) il mio disco preferito degli Arcade Fire, per me sottovalutato. Mi piacciono i suoni "novantiani", le melodie e le atmosfere down/dark.
 
The Wylde Mammoths - Go, baby, go! (1987) - FULL ALBUM
Che Band!!!

Nessuno ve ne parlerà più e quindi tanto vale lo faccia io.

I Crimson Shadows erano una band di fanatici che si aggirava per la Svezia durante gli anni del sogno psichedelico. Caschetti tinti di nero, jeans attillati, stivaletti, aria torva, medaglioni.

Tutto per assomigliare alla band pre-punk per eccellenza: i Music Machine. Musicalmente avrebbero dato pochissimo, giusto un paio di singoli e una decina di gig per altri fanatici che avrebbero fatto salire alle stelle le quotazioni dei loro vinili. Un culto underground nell’underground, per nulla in grado di fronteggiare le vere “stelle” del giro neo-sixties svedese che in quegli anni sono Creeps, Stomach Mouths e Nomads.

I Wylde Mammoths nascono da questo scontento e dal desiderio di Peter Maniette di abbandonare il garage punk fuzztonico dei Crimson Shadows piegandolo alla sua nuova passione: il Maximum R ‘n B degli anni Sessanta, influenzato da zozzoni come Bo Diddley o i primi Pretty Things.

Un approccio malsano e totalmente privo di cliché estetici che affascinerà Tim Warren, lo Scavafosse per eccellenza, che in quegli anni trasferisce in Svezia il proprio quartier generale e ha modo di “tastare” la scena da vicino. Tra le centinaia di bands che affollano il giro neo-garage come i corridoi di un centro commerciale, i Mammoths sono i più sporchi di tutti: suonano rozzi padelloni Gretsch con dei suoni riverberati all’inverosimile e hanno una scrittura inimitabile. Così, dopo un ottimo EP per la stessa label dei Crimson Shadows intitolato Four Wooly Giants (il Four Wolly Giants con cui è passato alla storia è solo un errore tipografico così come il Nano di Lercore è passato alla storia pur essendo uno scherzo della natura, NdLYS), si accasano presso la Crypt, prima band “contemporanea” a finire sulla label di Tim Warren, e nel 1987 escono con questo debutto strepitoso, ficcato dentro una splendida copertina giallo limone e registrato in analogico su un due piste Beocord 2000. Nessuno spazio per ritocchi e sovrincisioni quindi. Gli abbellimenti e gli appretti con il manico (tipo Stop Pretending! delle Pandoras, per dire) sono completamente banditi.

Si suona, male, e si registra. È questa la formula per mr. Warren e per i mammuth.

In formazione c’è ancora Johan Manette, fratello di Peter e altro ex-Shadows. Il suo apporto primitivo è tanto fondamentale per la resa “troglodita” di » Go Baby Go « quanto limitante per l’“evoluzione” della band che lo caccerà di lì a poco sostituendolo col più dinamico e preciso Stellan Wahlstrom degli Highspeed V, finito poi tra le legioni dei reduci che si dilettano chissà perchè a fare i crooner che si piangono addosso con la sua Drift Band.

E invece è proprio dentro la caverna di » Go Baby Go « che il suono dei Wylde Mammoths riesce a trasmettere l’urgenza primordiale, istintiva che le è propria.
 
Casablanca Final Scene

"Casablanca"
di Michael Curtiz (1942)

#35mm
 
John Zorn - Two Lane Highway

John Zorn (6 di 10)
"Two laney highway"

#jazzlegends