Chi l'avrebbe mai detto che la Leggenda, forse la più grande della Storia della Musica, sarebbe iniziata con un semplicissimo, banalissimo, economicissimo: ONE, TWO, THREE, FAH!
L'immagine parla chiaro, mi sto riferendo, ovviamente, all'album "Please Please Me" dei "The Beatles", Anno Domini 1963.
Gli anni '60, i ruggenti anni '60, anni di cambiamenti radicali, ideologie, assembramenti, scoperte, rivoluzioni, guerre, passioni. Il quartetto di Liverpool non poteva non assorbire parte del fermento che ribolliva in quegli anni. Anzi, ne diventarono promotori, inizialmente anche loro malgrado: furono, in primis, "eredi artistici" della cosiddetta "Beat Generation" e degli "Angry Young Man" di metà anni '50, per poi assurgere, qualche anno dopo, a icone pop delle correnti controculturali degli anni '60 (gli hippy vi dicono qualcosa?). Ma andiamo con ordine…
L'Inghilterra del dopoguerra era stretta da una morsa fatta di immobilismo, formalità, autorità e convenzioni. In questo contesto i Beatles arrivarono come un terremoto a scuotere le menti e le terga di ogni giovane d'Albione, sprigionando in loro una carica emotiva ed un'energia vitale irriverente mai vista fino a quel tempo, almeno non di tale portata. Grazie alla loro spontaneità, alla loro freschezza, alla loro ironia, al loro "essere alla buona" riuscirono a conquistare praticamente tutto il pubblico giovanile. Ebbero l'effetto di un'uscita da scuola non prevista in un pomeriggio di sole, una boccata d'aria fresca nella stantia atmosfera inglese. Tutto ciò si ripercosse, ovviamente, anche nel campo musicale dove vennero definiti come "una carismatica centrale elettrica", una presenza selvaggia ai margini del pop inglese che non risentiva dell'anemica garbatezza della scena londinese. L'ascolto dell'album vi confermerà ciò che è stato scritto finora. Fare una recensione brano per brano sarebbe totalmente inutile; il mio consiglio è: fatevi trasportare dalla musica, dall'energia grezza che emana, dalla tensione giovanile sprigionata (l'apertura e la chiusura del disco sono due episodi emblematici).
C’è poi un altro risvolto da considerare, spesso trascurato: l’album emana pulsioni erotiche represse, trasuda di un erotismo che non vede l'ora di emergere. In quegli anni la repressione sessuale era una "pratica" abbastanza comune, così come il reprimere le proprie pulsioni ... i Beatles non fecero altro che aprire il "Vaso di Pandora". Ormai l'erotismo faceva parte dell'eccitamento del fenomeno. Tutto ciò è evidente nei versi di alcuni brani: "She was just seventeen and you know what i mean" in "I Saw Her Standing There", l'allusivo "Please Please Me" che rimanda a pratiche erotiche ben immaginabili, i ripetuti "C'mon baby", "Shake It" etc ... sparsi qui e là e ripetuti con una certa "veemenza" etc.etc.
Sono io ad essere malizioso? Non credo... cioè si, generalmente lo sono, ma non in questo caso.
A prescindere dai gusti musicale, credo che questo disco sia un vero e proprio pezzo di Storia che vada necessariamente ascoltato almeno una volta nella vita. Non parlo esclusivamente di Storia musicale, ma di Storia sociale, popolare, culturale etc.

Non banalizziamo l’immagine dei Beatles descrivendoli come una “semplice” band perché furono, oggettivamente, molto di più. Poi, ovviamente, possono piacere o non piacere ma non vanno assolutamente trascurati o snobbati perché sarebbe come trascurare o snobbare l’allunaggio (con le dovute proporzioni, per carità), sarebbe come trascurare un evento storico che ha segnato indelebilmente la vita degli anni ’60. Fate i bravi, su.

“Please Please Me” è solo la prima tappa…

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