Se le band italiane degli anni’80 sono state capaci di tramandarci un vero capolavoro, 1964-1985. Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi / Del conseguimento della maggiore età è insieme a 17 Re dei Litfiba il nostro punto di riferimento. I CCCP con pochi ma influenti EP e LP hanno delineato magnificamente le sorti del nostro fare musicale in un decennio in cui la loro sfrenata creatività e il loro impegno politico sembravano un miraggio.

Di origine romagnola ma adottato ben presto dalla berlino industrial-punk dei primi anni’80 (vedi i fratelli maggiori Einsturzende Neubaten), il gruppo capitanato dal carismatico frontman Giovanni Lindo Ferretti e dal suo fedele chitarrista Massimo Zamboni trova asilo negli ambienti culturali più alternativi della penisola nostrana, diventando la realtà musicale più innovativa di Bologna e dintorni. La grandezza dell’album preso in questione risiede nel suo essere la perfetta sintesi tra le molteplici anime del gruppo, e soprattutto tra le due fasi cardine di questo, una prima più immediata e punk, rabbiosa e turgida, cruda e urlata, una seconda di più ampio respiro, con sperimentazioni post-punk dalle ritmiche ipnotiche e dalle sonorità che ricercano connubi impossibili tra le varie etnie musicali europee.
Lo scopo programmatico del progetto CCCP è proprio quello di creare una valida alternativa al predominio culturale-musicale anglo-americano, creando un’asse Bologna-Berlino che irretisca le migliori novità provenienti dal vecchio continente - per riportarlo a nuova dignità sonora. Il concetto di musica dei nostri sembra non avere delimitati confini, spaziando da una lingua all’altra anche nello spazio della stessa canzone, raccontando l’Italia apatica e contraddittoria di quegli anni, bisognosa di una tirata d’orecchie fatta di slogan geniali e tanta, feroce ironia; scoperchiando temi scottanti e sgradevoli, andando a cercare il marcio e la poesia in ogni angolo d’Europa o in un fascinoso ma travagliato Medio Oriente.
L’esperienza deve essere totalizzante, coinvolgere su più fronti ricettivi, e a questo caso può risultare azzeccatissima la sceltà di affiancare il teatro bizzarro e surreale di Danilo Fatur e Annarella Giudici, rispettivamente “artista del popolo” e “benemerita soubrette”, alle pirotecniche esibizioni dal vivo (che arriveranno fino a Punkow e a Mosca). E ogni suono, ogni riferimento letterario, ogni personaggio, ogni storia comune può fare al caso loro: dall’intro super-esplosivo che più che un loro manifesto sembra un prepararsi a una guerra imminente (con tanto di scricchiolio di armi e rottami), alle montagne russe bipartite tra punk e folk romagnolo di “Valium Tavor Serenase”, dal tango anomalo di “Allarme”al dark più malato di “Noia”.
Gustose e sempreverdi sono le versioni “remiscelate” di vecchi classici come “Mi ami?” (per chi pensava che Ferretti non fosse capace di una love song surfeggiante coi fiocchi), “Trafitto” e il must “Emilia Paranoica”, ritratto sonoro-letterario delle angoscie che veramente hanno attraversato come una spada l’Italia dalla preistoria togliattiana all’epoca dei nostri cinque. Vero monolite dell’album resta “Io Sto Bene”, invettiva sarcastica e anti-consumistica contro l’abbrutimento generazionale e presto preso a inno dai giovani più “svegli” del tempo (non me ne abbiano quelli che ascoltavano Scialpi e i Righeira).

L’approccio dei CCCP non è quello morbido e meditativo delle proteste dylaniane dei’60, è quello aggressivo e dal dolore lancinante di chi si sta giocando l’ultima carta per far tornare a pensare la gente. E’ una protesta intellettuale di difesa culturale che va oltre gli schieramenti nazionali o politici, è la salvaguardia dell’intelligenza sulla banalità e sul qualunquismo. Viene da chiedersi, al giorno d’oggi i CCCP farebbero ancora più “paura” o resterebbero totalmente ignorati e derisi?
Difficile trovare una risposta, se non eventualmente nella scelta di Ferretti, che ha cambiato in seguito nome e musica al progetto a seconda del decennio che stava per affrontare, come se ogni decennio si meritasse i suoi problemi e la sua rispettiva musica da antidoto.

Elenco tracce testi e video

01   CCCP (02:23)

come una malattia della pelle localizzata
o una irripetibile chance
un disturbo residuo
PRAVDA PRAVDA
RUDE PRAVO
TRIBUNA LUDU
K.G.B. K.G.B. K.G.B.
altro che nuovo
nuovo sensazionale
afferrare l'occasione propizia
indicare con una crocetta la qualità
la quantità desiderata
la qualità desiderata
FEDELI ALLA LINEA
FEDELI ALLA LINEA
FEDELI ALLA LINEA
C.C.C.P S.S.S.R
fedeli alla linea anche quando non c'è
quando l'imperatore è malato
quando muore o è dubbioso
o è perplesso
fedeli alla linea e la linea non c'è
fedeli alla linea e la linea non c'è
fedeli alla linea e la linea non c'è
FEDELI ALLA LINEA
FEDELI ALLA LINEA
FEDELI ALLA LINEA
C.C.C.P S.S.S.R
altro che nuovo
nuovo

02   Curami (04:26)

curami curami curami
prendimi in cura da te
prendimi in cura da te
curami curami curami
che ti venga voglia di me
che ti venga voglia di me
curami curami curami
verranno al contrattacco
con elmi ed armi nuove
verranno al contrattacco
ma intanto adesso curami curami curami
curami curami curami
curami
curami
solo una terapia
solo una terapia
verranno al contrattacco
con elmi ed armi nuove
verranno al contrattacco
ma intanto adesso curami curami curami
curami curami curami
curami
curami
curami
curami

03   Mi ami? (remiscelata) (02:44)

04   Trafitto (02:52)

condotti da fragili desideri
tra puro movimento ed immoto
con sospetti automatiche simpatie
nel bel mezzo del progresso
di diversi colori tra i quali
il nero il verde il moderno
tifiamo rivolta, tifiamo rivolta
nell'era democratica simmetriche luci gialle
e luoghi di concentrazione
nell'era democratiche strade lucde di pioggia
splende il sole fa il bel tempo
nell'era democratica
mi ricordo di discorsi
belli tondi e ragionevoli
belli tondi e ragionevoli
mi ricordo di discorsi
trafitto sono, trapassato dal futuro
cerco una persona che mi sia di cuscino
fragili desideri fragili desideri
a volte indispensabili
a volte no

05   Valium Tavor Serenase (01:17)

06   Morire (03:21)

07   Noia (03:47)

08   Io sto bene (03:08)

E' una questione di qualità è una questione di qualità è una questione di qualità
O una formalità non ricordo più bene una formalità
E' una questione di qualità è una questione di qualità è una questione di qualità
O una formalità non ricordo più bene una formalità
Come decidere di tagliarsi i capelli
Di eliminare il caffè o le sigarette
Di farla finita con qualcuno o qualcosa
Una formalità una formalità una formalità
O una questione di qualità

Io sto bene io sto male io non so dove stare
Io sto bene io sto male io non so cosa fare
Non studio non lavoro non guardo la tivù
Non vado al cinema non faccio sport
Non studio non lavoro non guardo la tivù
Non vado al cinema non faccio sport

E' una questione di qualità è una questione di qualità è una questione di qualità
O una formalità non ricordo più bene una formalità
Come decidere di tagliarsi i capelli
Di eliminare il caffè o le sigarette
Di farla finita con qualcuno o qualcosa
Una formalità una formalità una formalità
O una questione di qualità

Io sto bene io sto male io sto bene io sto male
Io sto bene io sto male ma è una formalità
Una formalità una formalità una formalità...
Io sto bene io sto male io sto bene io sto male...

09   Allarme (05:07)

10   Emilia paranoica (remiscelata) (07:47)

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Altre recensioni

Di  stargazer

 I CCCP rappresentano tutto ciò che nel rock italiano rifiuta di farsi omologare e strangolare dai preconcetti.

 Uno dei vertici assoluti del rock italiano.


Di  friedrich

 Un paradiso socialista, e chissenefotte di quel mago di dentista che aveva Kennedy, che qua siamo intubati e costretti a respirare il consumo, l'alienazione, la mercificazione della nostra (in)coscienza manipolata.

 Apparire infiltrati come i CCCP è una falsa devianza, una comoda dicotomia tra il consenso e il punk che tanto infesta la nostra ragione.


Di  teenagelobotomy

 Trattasi di un disco che ha mischiato influenze diverse in modo assolutamente unico e originalissimo.

 Emilia Paranoica è il lungo manifesto riassuntivo e definitivo del disco.


Di  JpLoyRow

 Mi ami? la più bella canzone d’amore punk mai scritta.

 Iconoclasti fino all’estremo, il loro modo di narrare la vita è una delle più belle rivoluzioni musicali italiane di sempre.