Drums Of Death è l'inaspettato incontro-scontro di due rispettabilissimi nomi del panorama musicale mondiale: il primo è il Ragazzo Subliminale, Dj Spooky, geniaccio elettronico che da anni confonde jazz, dub, ambient, hip-hop e jungle e presidia la New York che conta con i suoi set e la straordinaria presenza artistica; suo sodale in questa fatica è il batterista degli Slayer e dei Fantomas, una vera macchina da guerra che risponde al nome di Dave Lombardo e sorprende assai per la duttilità che dimostra nel prestarsi a generi piuttosto estranei e stravaganti.

Ma non solo: infatti in questa uscita datata 2005 vi suona anche il pirotecnico Vernon Reid (Living Color) ed alla voce fa la sua bella presenza Chuck D (Public Enemy). Insomma, un vero tripudio di talenti, che tanto ci attrae ed altrettanto ci spinge a temere per il risultato finale...

Drums Of Death è un disco bastardo: potrebbe essere ibrido ed invece è bastardo. Da una tale congrega di confusionari non si sa proprio cosa aspettarsi e c'è sempre il rischio di rimanere delusi. Ed allora la partenza è stronza e cattiva: se dopo l'intro elettronico pensavate di farvi un bel viaggio siete fuori strada, Brother's Gonna Work It Out è un rap in stile Public Enemy leggermente screziato di riff pesanti e rullate imponenti. Sembra proprio che il più sottotono sia il principale titolare del disco, mentre un caloroso applauso va allo sconosciuto Jack Dangers produttore e polistrumentista presente in tutte le tracce (qui alla chitarra ed al basso). Potrebbe essere un'impressione passeggera, perché Quantum Cyborg Drum Machine e Metatron sono strumentali funk-rock ad altro tasso elettronico: eppure rimane più impresso il lavoro di Reid e soprattutto di Lombardo, quasi che il giramanopole newyorchese si limitasse ad un lavoro di rifinitura, eccellente ma forse poco incisivo.

È quindi un piacere essere smentiti da Assisted Suicide: uno dei vertici assoluti del disco. Dj Spooky crea una base tanto esotica quanto claustrofobica (grazie al campionamento di uno stralcio vocale di Meredith Monk) per il rimare pulito e geometrico di Dalek, mentre il tosto batterista punteggia di preziosi controtempi quello che è un meraviglioso pezzo di hip-hop alternativo e consapevole (soltanto leggermente minore ai capolavori espressionisti del quasi coevo Absence, a firma Dalek, Still ed Oktopus). Kultur Krieg non si discosta molto dagli strumentali precedenti, se non per le funamboliche evoluzioni ritmiche del sempre più creativo ed inarrestabile Lombardo. B-Side Wins Again è un fantastico crossover industriale, reso ancor più aggressivo dal rapping enfatico del Nemico Pubblico Chuck: potrebbe essere una bellissima versione cyber-punk dei Living Colour.

Dal di qui in poi il disco muta in ciò che tutti noi speravamo: un'epica battaglia tra i ritmi live delle pelli e le divagazioni astratte e sanguigne dei giradischi e dei computer. Un botta e risposta tra due concezioni diversissime e terribilmente limitrofe. Il risultato? Geniale ed abbastanza democratico: ambient-jazz, progressive-dub, jungle-rock... Spettacolare, immaginate un Entroducing... eccessivamente sregolato ed impreziosito dall'apporto di una live band molto molto sudata.

Purtroppo si ritorna alla realtà con Terra Nullius (un tristissimo e becero funk-metal, privo di qualsiasi spunto d'intelligenza o originalità) e Public Enemy #1, che sembra fare il verso al gruppo omonimo e stupisce che tutti questi artisti possano tirar fuori una traccia di tale banalità e pochezza. L'incedere morbido, psichedelico e stratificato di Obscured Disorder non fa altro che aumentare il rimpianto: se le energie fossero sempre state usate in questa maniera ne sarebbe uscito un disco fondamentale, non appesantito da certe cadute di tono imperdonabili alla congrega.

A fine ascolto si può affermare che il bicchiere è mezzo vuoto e mezzo pieno: molto trovate sono spettacolari e divertentissime, ma altrettanti sono i peccati sparsi per l'album e ciò non è proprio ammissibile.
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