Drim Tiater
A Dramatik Torn Of Ivents

CIAO A TUTTI!!!! Sono ilfreddo, codice fiscale ILFDDO23E11L465T, e chiedo scusa in anticipo a quegli utenti ai quali questa recensione non piacerà molto, ma cercate di capirmi e non infierire troppo: è la prima volta che scrivo su Debaser la mia recensione numero centosettantatré ed è per tale motivo che sono un po’ nervoso. Comunque sarò molto breve.

I Drim Tiater me li fece conoscere il metallaro del paese, altresì conosciuto come Fir Of De Darc. Doveva avere comperato un sacco di magliette tutte uguali degli Aironi di Metallo in quanto erano consumate nello stesso modo al punto che i maligni dicevano che in verità usasse sempre la stessa. A pensarci bene profumava di uova marce e ascelle acide, ma di sicuro non era come loro insinuavano anche se il nero sembrava luccicare pure di notte: erano senza il minimo dubbio accuse di truzzi e fals. Comunque sia F.O.D.D. era un tipo tosto, quella maglietta parlava chiaro circa la sua conoscenza musicale sconfinata, ed il suo giudizio era insindacabile: fu così che io, al tempo non molto più alto di un lavandino, seguii i suoi consigli sonori per scoprire il magico mondo dei DT. Per 15.000 lt. cada uno “Auaich” e “Imagis And Uords” furono presto miei: le centinaia di attenti ascolti non bastarono tuttavia a farmi innamorare di Petrucci and co. e così, in un triste declino, sfumò la figura oliosa di F.O.D.D. che perse ogni considerazione da parte mia.

Ma unti capelli mi torna sempre in mente ogni volta esce un nuovo lavoro dei D.T., e così negli anni ho ascoltato qui, quo e là diversi brani dei maestri del progressiv metal, rimanendo tuttavia ben fermo nelle mia opinione. Quando penso ai D.T. mi viene in mente il mio compagno di classe secchione. Ma forse non tutti lo conoscete, quindi come personaggio pubblico potrebbe andare bene, per il paragone che ho in mente di fare, anche un tipo come Enrico Mentana. Persone alle quali piace terribilmente sentire la propria voce: probabilmente se la registrano per ascoltarsela prima di andare a dormire. Potrebbero dire una cosa in un minuto, ma per dimostrare di essere in grado di aprire enne parentesi e riprendere il filo, ti soffocano con un mare di parole. Per lo più inutili. Per i Drim Tiater vale lo stesso, solo che ovviamente è trasposto in musica. Sanno suonare e bene, ma rompono i coglioni per tutti quei ghirigori narcisistici e utili quanto una puttana a Palazzo Grazioli.

Tutto questo fino a quando, pochi giorni fa, mi sono imbattuto in una copertina di sconvolgente bellezza nella quale appare la scritta “Il ritorno del teatro dei sogni con il loro album più potente e forte di sempre”. Dimenticatevi quindi i vecchi D.T. di Port Noy. Lo si capisce fin da subito, con l’opener intendo, che la musica è cambiata per un brano diretto dell’effimera durata di 9 minuti scarsi, di cui appena 7 strumentali. Ma ora passiamo ad un leggero TRAC TO TRAC.

"On De Bacs Of Angels" come anticipato è un fulmine a ciel sereno. Molto melodica e vincente. 10+

"Bild Mi Up, Brec Mi Daun": un metallo pesante ed incandescente si mescola con orchestrazioni sublimi per appena 13 ripetizioni del coro di Giames La Bri in stato di grazia che non si vorrebbe avessero mai fine come i solos/riff di Petrucci. 10

"Lost Not Forgotten": un galoppo che sfuma nel vento per un tappeto d’avorio. Intro geniale che crea un’atmosfera di quiete che senza preavviso e con sommo stupore viene rotta dal riff di Gion. La batteria del nuovo acquisto riprende il galoppare per un prog inquieto, per nulla fine a sé stesso a livello strumentale, nel quale emerge tutta l’alchimia della band con automatismi pressoché perfetti grazie a continui cambi di ritmo imprevedibili. 9

"Dis Is De Laif": liquide sonorità si fondono con la voce morbida di Giames, le beching vocals, l’arpeggio delicato per un dolce cullare di rara bellezza con un crescendo convenzionale ma riuscito. 8 e mezzo/9

La metà del disco comincia con un bel rutto ripetuto in "Brigges In The Scai". Potrebbe sembrare un modo maleducato, ma il DT sanno essere originali e coniugare ed unire le sonorità più disparate senza la minima forzatura. Evi Metal da accapponare la pelle degni dei tempi d’oro per un prog in continua costruzione capace di riprendere i passaggi, spezzarli, arricchirli per 11 minuti da ascoltare ancora e ancora. 9 e mezzo.

"Autcrai": assomiglia alla introduzione delle altre 4 canzoni precedenti, ma se ascoltate bene è diverso. Cazzo se è diverso! Un brano che non esce più dalla testa con l’elettronica, le orchestrazioni e gli assoli a sbattere dappertutto come onde di un mare in burrasca. 9 tendente al 10

"Far From Even": non mi piace. Troppo moscia. 9-

"Breching All Illusion": Maic Mangini dimostra la sua abilità dietro le pelli per poi lasciare spazio a strofe sussurrate penetranti e malinconiche. Eccezionale il testo “Sercing Out, Ricing Out, To Arraiv Uer Ai Bigan, Saigts Rimemberd, In De Lait” che forse rende meglio delle parole la profondità da Fosse delle Marianne del brano. 10

"Binit De Surfais": E’ un dolce cullare, un saluto melodico e malinconico. Per fortuna che c’è il tasto play per ricominciare da capo. 9 e mezzo.

Senza esagerare i D.T. con questo album di soli 77 minuti mi hanno aperto gli occhi. Prima ero come Rochi Balboa dopo il suo primo incontro, ma ora finalmente ho capito quanto siano una band eccezionale. Sconvolgente. E' come se avessero scoperto una nuova nota musicale da inserire nel pentagramma aprendo così la strada ad innumerevoli evoluzioni per il futuro di tutti i generi musicali. Si potrebbe perfino azzardare una nuova linea temporale di demarcazione del tipo “post A Dramatik Torn Of Ivents”. Un po’ come l’avanti e il dopo cristo, trasposto in musica.

BAI OR DAI

3 e mezzo

Carico i commenti... con calma