Satie: Heures séculaires et instantanées (metto la versione di Rogé perché non trovo quella di Ciccolini)
La descrizione di Satie di "Heures séculaires et instantanées" è:
1. Ostacoli venefici
Questa vasta parte del mondo è abitata da un solo essere umano : un negro.
Si annoia da morir dal ridere.
L’ombra degli alberi millenari indica le nove e diciassette.
I rospi si chiamano per nome.
Per pensar meglio, il negro si tiene il cervelletto con la mano destra, le dita scostate.
Da lontano, si potrebbe scambiarlo per un eminente fisiologo.
Quattro serpenti anonimi lo catturano, appendendosi alle falde della sua uniforme, deformata dall’amarezza e dalla solitudine riunite.
Sulla riva del fiume un vecchio paletuviere si lava lentamente le radici, tanto sudice da apparire repugnanti.
Non è l’ora propizia agli amanti.
2. Crepuscolo mattutino (di mezzogiorno)
Il sole si è alzato di buon mattino e di buonumore.
Farà più caldo del solito, perché il tempo è preistorico e minaccioso.
Il sole è nel punto più alto del cielo; ha l’aria di un bravo tipo.
Non fidiamoci però.
Può ancora bruciare il raccolto e farci un brutto colpo: un colpo di sole.
Dietro la rimessa, un bue mangia tanto da star male.
3. Panico granitico
L’orologio del vecchio villaggio abbandonato sta per scoccare anche lui un colpo secco: il colpo delle ore tredici.
Una pioggia antidiluviana irrompe da nuvole di polvere; i vasti boschi sogghignanti si tirano per i rami; mentre le ruvide rocce di granito si danno spintoni l’un l’altra, facendo di tutto per rendersi ingombranti.
Le ore tredici stanno per suonare, sotto l’aspetto simbolico dell’una del pomeriggio.
Ahimé! Non è l’ora legale.