The Cramps - Gravest Hits (1979) Un passo indietro…
In quella macchina, quella sera, nasce una delle più belle storie d’amore di sempre.
Su quella decapottabile che viaggia verso il tramonto con la musica di Adkins che frusta l’aria, quella sera, nascono i Cramps.
Erick (nel frattempo diventato Lux Interior) e Kristy (ribattezatasi Poison Ivy) passeranno assieme i successivi 37 anni, fino alla morte di lui ma non si sposeranno mai, nonostante tutti continueranno a chiamarli marito e moglie.
Eppure celebreranno quell’unione ogni secondo della loro vita. Morbosamente attratti dalle stesse cose, mossi dalle stesse passioni, ossessionati dalle stesse fobie. Pericolosamente identici, straordinariamente perversi.
Ecco perché i Cramps diventeranno, in assoluto, la band più erotica della storia del rock ‘n roll. Rock ‘n roll ragazzi. Non quella pantomima di muscoli e smorfie da sollevatori di pesi che è il rock ma ROCK ‘N’ ROLL: stordimento maniacale, effervescenza ormonale, sudore, divertimento, dissacrazione, nichilismo e sovversione alle regole del buon gusto.
“Conosco un posto, lontano da qui, dove i benpensanti non oseranno disturbarci” canterà anni dopo Lux Interior. Ecco. I Cramps vivranno per 35 anni in quel posto lì.
Abbarbicati nel loro castello come dei Dracula, alimentano leggende sinistre e incutono terrore e fomentano odio.
Gravest Hits è ritenuto il loro debutto ma in effetti non lo è.
Si tratta di un mini-LP messo su dalla I.R.S. per celebrare la firma del contratto con la band più chiacchierata della scena punk newyorkese. Un’operazione di marketing strategico per presentare al mondo i primi due singoli della band di Lux e Ivy, già stampati in forma privata su etichetta Vengeance (del secondo esiste una versione con inchiostro fosforescente: se la possedete, siete al riparo da ogni riforma pensionistica, NdLYS): Surfin’ Bird/The Way I Walk e Human Fly/Domino. Il quinto pezzo aggiunto è un’altra cover, una sbilenca canzone scritta nel 1958 da Baker Knight e portata al successo da Ricky Nelson: Lonesome Town.
Il disco ha un suono deragliante. Si assiste impotenti allo stupro ai danni di Surfin’ Bird dei Trashmen così come si viene divorati dal ronzare maledetto dell’uomo-mosca, primo personaggio della lunga saga horror della galleria Lux & Ivy.
Altro che teddy boys e banane.
I Cramps umiliano il rockabilly. I Cramps sono lo scheletro del rock ‘n’ roll, non i suoi muscoli.
I Cramps hanno cattivi maestri.
I Cramps sono malsani, annichilenti, paradossali, grotteschi, dissacranti.
Forse sono davvero cattivi dentro, o forse no.
Ma chi li vede suonare ad inizio carriera, tra le mura del CBGB‘s o dentro l’area comune di qualche ospedale psichiatrico ha comunque un fremito dentro le mutande. Nessuno torna a casa com’era prima, dopo uno show dei Cramps.
E quando metti sul piatto un disco dei Cramps è come se lasciassi schizzare il tuo seme su un tizzone d’Inferno. Sempre.