Rory Gallagher - What In The World per fortuna che c'è sta gente qui a tirar su la domenica maledetta domenica
 
Debris-One Way Spit
Leisurely Waiting
Other Things
#treperuno se non sbaglio metà anni 70 Fantastico , qualcosa tipo Proto Punk
Buonanotte
 
The Good The Bad and The Queen (Full Album) [2007]

[Sunday Gothic/Britannic Journal]
Come the day you see the sun in the Kingdom of Doom.
Ravens fly across the moon.
All in now. There's a noise in the sky.
A ship across the estuary, sundays lost in melancholy.
 
Eagles - Those Shoes (2013 Remaster)
Sarà che in questo ultimo album erano abbastanza sconvolti ma con questo wah wah hanno anticipato di qualche anno i Rockets AHAH
 
The Hypstrz - 6654321 - 1979

HYPSTRZ – Live at The Longhorn (Bomp!)

Non furono i migliori. Ma i primi certamente si.

Gli Hypstrz nascono a Minneapolis dalla mutazione di King Kustom & The Cruisers, una band rockabilly che bazzica i locali della città. Ma nel 1976 decidono di spostare la loro attenzione verso gli anni Sessanta più o meno scuri.

In realtà non sono da soli. Perché in città c’è un’altra band che ama infilare vecchie cose dei Love e degli MC5 in mezzo alla loro immondizia punk. Si chiamano Suicide Commandos. Loro sono i veri pionieri della città.

Gli Hypstrz però vanno oltre. Loro sono una cover band, malgrado provino pure a scrivere tre o quattro pezzi (I Don‘t, This Had Gotta Be a Joke, Only a Matter of Time, Silverspoonpunkthunk) e infilarli in scaletta durante i concerti. Gli Hypstrz sono dunque i primi a comprendere il potenziale di brani come Talk Talk, Come See Me, Can’t Stand the Pain, Riot On Sunset Strip, Action Woman, You’re Gonna Miss Me, Surfin’ Bird, Little Girl, Don’t Look Back e a credere nel potere eterno dei vecchi classici della soul music come Hold On, I’m Coming, In the Midnight Hour, Papa‘s Got a Brand New Bag, I’ll Go Crazy.

In piena epoca punk gli Hypstrz fanno tutto da soli.

Ascoltano, imparano, suonano e si stampano in proprio un 45giri da vendere ai concerti e da proporre ai pochi cui possa interessare. E nel 1979, se suoni canzoni dei Pretty Things e dei Flamin’ Groovies, non puoi esimerti dal farlo sapere a Greg Shaw.

Greg accetta di distribuire il loro 45 giri e propone al gruppo di stampare un intero album dal vivo che documenti quel weekend al Jay‘s Longhorn da cui loro hanno estratto i quattro pezzi per l’E.P..

L’album degli Hypstrz esce nel 1980 col titolo di Hypstrization!: quindici pezzi tratti da quelle due serate del 14 e 15 aprile del 1979 e messi su nastro da Paul Stark. Per ascoltare le restanti quindici tracce occorrerà aspettare altri venticinque anni e la pubblicazione di questo Live at The Longhorn che mette dunque in fila 34 pezzi del periodo con l’aggiunta di tre brani suonati in occasione della reunion dell’anno precedente: The Witch dei Sonics, 7 & 7 Is dei Love, Are You a Boy or Are You a Girl dei Barbarians. Un documento storico fondamentale malgrado, come scritto in apertura, l’approccio degli Hypstrz non è quello assolutamente vintage dei Crawdaddys e nemmeno quello fortemente infettato dal punk dei DMZ (nonostante l’influenza punk sia evidentissima nelle tracce autoctone, in particolare per la Silverspoonpunkthunk scritta dal bassista Randy Weiss, NdLYS), per restare nella medesima epoca storica. Il suono degli Hypstrz è spurio, informale, poco fedele all’ortodossia delle garage band che verranno di lì a qualche anno, più vicina a certe intemperanze power-pop che in quegli anni bruciano l’underground americano. Un disco del tutto trascurabile dopo la pioggia di revival band che sommerse l’America di lì a poco ma necessario per immorta
 
The Only Way (Hymn) - Emerson, Lake & Palmer [1971] (HD) Gli Emerson, Lake & Palmer che non mi (ci ?) sfracellano i coglioni. Considerando che non impazzisco né per la suite né per le canzoni brevi di "Tarkus", questa è quella che salvo ben più volentieri, la voce di Lake nobilita tutto.
 
Wooly Bully - Long Version - Vietnam Background

“Guarda che tu sei peggio di lui, fidati Conte”, mi disse uno decenni fa quando mi accaloravo “contro” Lester Bangs e alcune suoi scritti…
In realtà è verissimo, Lester la pensa esattamente come me riguardo la ridicolezza e la goffaggine della figura della rockstar. “Le vere rockstar siamo noi Nobili a sopportare e persino godere in questo quotidiano mondo di inutili” dicevo continuamente già da giovincello “mica questi che con un talento innato vengono dai sudditi elevati a non so cosa… sono solo ottimi compagni di viaggio, la mia colonna sonora”.

Sto (ri)leggendo da vecchio il buon Lester - a pezzi perché sono stanco, savansadir - e devo dire che è uno spasso, una lettura unica al di là di come là si pensi.