Lullaby of the Leaves

Billy Bauer - from "Plectrist"
1956 (Norgran)

#jazzlegends
 
In einem Jahr mit 13 Monden (1978) (Frankie Teardrop/Suicide Fragment)

Rainer Werner Fassbinder (3 di 5)
"Un anno con tredici lune" - 1978

#35mm
 
David Gilmour - Mihalis (Official Audio) ma sto gioiellino trovato a 2 euri?! Non lo conoscevo l'esordio solista
 
COME SPUTTANARSI UNA CARRIERA, SEZIONE ANGLOFONA, vol. 5: Santana

(Deroga all'abituale rassegna d'italici ingegni, gruppi o solisti. Stavolta andiamo sull'angloparlante, insomma, su, vogliamo dirlo o no che non solo nello Stivale si portano a compimento in maniera indegna ed indecorosa carriere musicali che un tempo segnarono la strada a tutti?)

Amiche ed amici, benvenuti all'undicesimo blocco di un'amena rubrichetta che, vi avviso, va presa a dosi minime ed a stomaco vuoto. Ispirato da ottimi DeBaseriani con l'hobby di cacciarsi due dita in gola ogni tanto, eccomi a proporvi pochi e scelti ascolti riguardanti il lato disgustoso della produzione di alcuni gruppi, o artisti solisti, anglofoni che la Storia della Musica l'hanno fatta per davvero, offrendo, un tempo, musica di qualità e potenzialmente dall'afflato internazionale, per poi cadere nelle secche d'una discografia di bassissima lega tanto da renderli, perlopiù, irriconoscibili alle orecchie dei fans di un tempo.
Fiato alle fetide trombe, orsù...

Ci fu un momento della storia della musica internazionale in cui dire "Santana" equivaleva a "Promesse mai mantenute" od, in alcuni dialetti locali dei Secoya, anche a "Venduto Rottinculo".
Ma non esageriamo, anche se il Carletto ne ha fatte più del suo Omonimo in Francia. Cerchiamo piuttosto tra le più recondite, e fetenti, prove del suo mal agire.

Con questa schifezza immonda chiudiamo con Santana, ma seguono nuove, minacciose nubi all'orizzonte.
E' una promessa.

Santana (Marathon) - You Know That I Love You
 
Lo-Fi Sucks!: "67-73"
Siamo nel 2001 un bel dischetto italiano pezzi elettrici ,oscure ballate acustiche low-fi , il tutto passato inosservato. Peccato perchè la materia c'è , anche buona
 
Shack - Sgt. Major @[AlephZero] ...e allora ci sta anche questa per guardare le stelle cadenti nottetempo :-)
 
Tupelo Honey
Dolce come il miele di Tupelo quando l'ascolto Ho i brividi
 
a quel tempo (1977) #radius produceva varie cose fra cui il mio artista preferito e si sentono le influenze reciproche. per i testi si avvaleva del duo Pace/Avocadro e gli strumentisti son tutti di prima scelta. Ricette
 
Nella mia famiglia gli animali domestici non erano né cani né gatti né uccelli. Nella mia famiglia gli animali domestici erano i poveri. Ognuna delle mie zie aveva il suo povero personale e incedibile, che veniva a casa dei miei nonni una volta alla settimana, a prendere con un sorriso grato la razione di vestiti e cibo.
I poveri, oltre a essere ovviamente poveri (preferibilmente scalzi per essere calzati dai padroni, preferibilmente stracciati per potere vestire camicie vecchie che si salvavano in questo modo da un destino naturale di stracci, preferibilmente malati per poter ricevere una confezione di aspirina) dovevano possedere altre caratteristiche imprescindibili: andare a messa, battezzare i figli, non ubriacarsi e soprattutto rimanere orgogliosamente fedeli alla zia a cui appartenevano. Mi sembra ancora di vedere un uomo in sontuosi cenci, che assomigliava a Tolstoj perfino dalla barba, rispondere offeso e superbo a una cugina distratta che insisteva nell’offrirgli una maglia che nessuno di noi voleva
«Io non sono il suo povero io sono il povero della signorina Teresinha.»
Il plurale di povero non era poveri. Il plurale di povero era questa gente. A Natale e a Pasqua le zie si riunivano in combriccola armate di fette di bolo-rei, sacchetti di mandorle e altre delizie equivalenti e si dislocavano pietosamente nel luogo dove abitavano i loro animali domestici, e cioè un quartiere di case di legno della periferia di Benfica, a Pedralvas e vicino alla via militare, con lo scopo di distribuire in uno sfarzo da re magi calzettoni di lana, mutande, sandali che non servivano a nessuno, immaginette della Madonna di Fatima e altre meraviglie dello stesso calibro. I poveri spuntavano dalle loro baracche agitati e grati e le mie zie mi anticipavano subito scacciandoli con il dorso della mano
«Non ti avvicinare troppo che questa gente ha i pidocchi.»
In queste occasioni, e solo in queste occasioni, era permesso regalare monete ai poveri, dono sempre pericoloso perché correvano il rischio di essere spese («Questa gente poverina non ha la nozione dei soldi») in modo deleterio e irresponsabile. Al povero di mia zia Carlota, per esempio, fu proibito di entrare a casa dei miei nonni perché quando lei gli mise dieci quattrini sul palmo, raccomandando, materna, preoccupata per la salute del suo animale domestico
«Ora vedi di non spendere tutto in vino»
Lo sfrontato le rispose in modo molto maleducato
«No signora mia mi compro un’Alfa Romeo.»
I figli dei poveri si riconoscevano perché non andavano a scuola, erano magri e morivano molto. Nel chiedere il motivo di queste caratteristiche insolite mi fu detto facendo spallucce «Che ci vuoi fare questa gente è cosi» e io capii che essere povero, più che una coincidenza del destino, era una specie di vocazione come essere portato per il gioco del bridge o per suonare il piano.
All’amore dei poveri presiedevano due creature dell’oratorio di mia nonna, una in argilla e l’altra in fotografia, che erano Padre Cruz e S
 
Jordi Savall. Les Regrets

Un petit cadeau @[Dislocation]: Sainte-Colombe suonato da J. Savall.
 
Depeche Mode - World in My Eyes - Devotional 1993 I Depeche e Corbijn al loro apice, senza se e senza ma