9°, Sig. Dapatas
Per quanto mi riguarda, Sig. Dapatas è sempre stata un'anomalia nella discografia di Silvestri: è un album che ha dei picchi altissimi e qualche tonfo mal posizionato che rende l'ascolto complessivo del disco altalenante; non solo, è anche un album che rimane per tutto il tempo dilaniato tra brani impegnati e brani leggeri e ciò viene enfatizzato questa dalla tracklist (Insieme, brano che parla di rapporti umani in maniera mesta e disillusa, viene immediatamente dopo Amore mio, un brano scanzonato che avete capito già di cosa parla...d'amore). E' un album che prova a replicare stilisticamente Il dado, visto che anche quell'album era un continuo mutamento di generi e stili, ma Sig. Dapatas perde quell'alchimia perché troppo pensato, troppo calibrato, non c'è l'anarchia che aveva il suo predecessore, rimane per tutto il tempo in stallo cercando di portare a casa una versione più rifinita di quell'album, e si percepisce molto in brani come Insieme o Sto benissimo. Il disco quindi è da buttare? Per nulla, anzi, molti brani sono ottimi: Aria è un bellissimo brano che descrive la vita nelle carceri in maniera intensa, Pozzo dei desideri è scanzonato nella descrizione della ludopatia e si lascia ascoltare nonostante il tema, Insieme ha un testo riuscitissimo che riesce ad essere potente ma a lasciarti amareggiato, Desaparecido è un classico brano sul tema della guerra ma per niente banale e che riesce ad essere in qualche modo fruibile da tutti; e poi, c'è un duo assai particolare che testimonia la condizione in cui mi lascia questo disco, perché questo duo consiste nel mio brano preferito di tutta la produzione di Silvestri e dell'unico brano che mi fa ribrezzo: Sono io, una fantastica chiusura che personalmente mi è rimasta dentro, e Tu non torni mai, una canzonetta da due soldi con testo e musica poco interessanti e una durata che la fa sembrare più una tortura cinese che una canzonaccia d'amore. Questo è Sig. Dapatas, un album a tratti fallace ma a tratti riuscitissimo, che prova ad essere una macedonia composta da vari ingredienti come lo era Il dado ed invece ciò che è venuto fuori è una torta sicuramente buona ma che non ha ben chiaro quale sia l'ingrediente che le dà sapore

Il voto pignolo: 7
La gemma:
Sono Io
 
Fight club - Le cose ti possiedono

"Fight Club"
di David Fincher (1999)

com Brad Pitt
Edward Norton
Helena Bonham Carter
Jared Leto
e Meat Loaf

#35mm
 
Roscoe Mitchell Sextet - Ornette

Roscoe Mitchell (1 di 5)
"Ornette" from: Sound
1967 (Delmark)

#jazzlegends
 
Stereo - Somewhere in the night - 1982 MINIMAL WAVE metà Giugno 1982, ascoltavo radio milano 105, quando non era ancora un network, finalmente un temporale di pomeriggio spazzava via l'afa, cielo grigio, buio, e fecero ascoltare per la prima volta questo pezzo. Il DJ disse "adatto a questo tipo di tempo, non è solare"... non venne piu trasmesso dalla settimana successiva in poi. La ritrovai su youtube nel 2007, senza ricordare il titolo
 
The Mummies - Food, Sickles And Girls

Dal dicembre 1988 e per la prima metà degli anni Novanta i Mummies furono i custodi del più intransigente lo-budget garage-rock.

Una reputazione nata con rovinosi concerti dove quattro stupidi ragazzini bendati come mummie assaltavano la California dominata dai Guns N’ Roses a base di scorticati riff rubati al Northwest-punk di Wailers e Sonics e proseguita con un (all’epoca) fedele rifiuto di ogni tipo di strumentazione, registrazione o stampa digitale dei loro scassatissimi pezzi e con la celebre risposta negativa condita con parolacce inenarrabili con cui la band di San Bruno rispedì al mittente l’offerta della più desiderata etichetta discografica dell’epoca.

Quella per cui tutti sbavavano.

Quella per cui tutti erano pronti a perdere la loro verginità.

Quella per cui tutti sognavano di poter incidere.

Decidendo di preservare lo spirito punk della loro musica i Mummies immolavano se stessi all’altare del garage più becero e primitivo dell’epoca. Una intransigenza cocciuta e tenace da mettere all’angolo pure Tim Warren che si vedrà negare dalla band, a sessions ultimate, il permesso per la pubblicazione del disco registrato con MikeMaz Katt Mariconda (più tardi “omaggiato” dalla band con Mariconda’s a Friend of Mine, NdLYS) stampato poi illegalmente con il titolo di Fuck The Mummies!. Dopo i primi singoli stampati in proprio è invece la Estrus ad assicurarsi i servigi di Trent Ruane, Larry Winther, Maz Kattuah e Russell Quan, le quattro canaglie bendate evase dalle piramidi del frat-rock più lazzarone dei primi anni Sessanta.

Assemblato mettendo assieme i cocci dei loro primi singoli (That Girl, Food, Sickles and Girls, The Fabolous Mummies, Shitsville, lo split con i Phantom Surfers 1991 NorthWest Budget Rock Massacre!) il primo album dei Mummies è un cortometraggio a bobine sul garage rock del Nord Ovest americano: Sonics, Wailers (ben tre le cover presenti sul disco, tutte suonate con approssimazione e violenza pari alle originali), Kingsmen, Frantics, Galaxies, Viceroys. È quella la latrina su cui i Mummies si divertono ad orinare scrollando gli uccelli al suono depravato di pezzi come I‘m Bigger Than You o dell’incredibile One by One, una delle più rovinose garage songs di tutto il decennio.

Una delle più debosciate di sempre.

:Play Their Own Records! è una fatiscente rappresentazione del punk.

Pura merda garage suonata con l’approssimazione di una gang di teppisti.

GRAZIE REVERENDO
 
Y&T - I Believe In You
Una delle perle di questi altri grandi dell'hard and heavy di classe.
 
Peter Case -
Give Me Five Minutes More

Wandering Days

Scusate non riuscivo a decidere, e neanche sono ancora convinta...
 
Visto che mi sono riascoltato tutta la discografia di Silvestri in attesa del nuovo album, perché non fare una cosa ai vecchi tempi e fare la classifica del menga spezzata in vari ascolti? Giusto per divertimento e perché non c'ho il tempo di scrivere in maniera approfondita sul nuovo disco. Via i preamboli, si cominci la classifica:

10°, Il latitante
Niente è cambiato, rimane il suo disco più debole, per un semplice fatto: è il suo disco più dimenticabile. Ha qualche pezzo che funziona, anzi, molti pezzi funzionano: Mi persi è un ottimo inizio tra un passo jazzato e un testo "esistenzialista", La paranza nella sua facilità è interessante per il suo testo pregno di significato a più livelli, Sulle rive dell'Arrone è il brano più maturo di Silvestri fino a quel momento, Gino e l'alfetta è anch'esso facilone ma per nulla scontato, A me ricordi il mare è a suo modo particolare come brano estivo. Questi brani sono chicchi d'oro che risplendono nel fondo di un disco che è in realtà un fiume nero come la pece, che non è né petronio né liquame, non è prezioso e non rimane addosso, è solo acqua sporca. Ci sono brani simpatici e ben realizzati come Faccia di velluto, Il suo nome, Prima era prima, ma non hanno forza, aggiungono alla tracklist ma non all'ascolto. E poi, c'è Che bella faccia, che trascende l'essere dimenticabile e diventa quasi irritante ad ogni riascolto del disco, una presa per il culo a Berlusconi (non-pace all'anima sua) che non ha mordente e si riduce ad una filastrocca senza capo né coda. Il latitante è ben arrangiato come tutti gli album di Silvestri, ma è quello dove le idee sono poche e la maggior parte di queste non sono nemmeno sviluppate al massimo del loro potenziale. Considerando che sono trascorsi 5 anni tra questo e il precedente, lascia l'amaro in bocca sapere che tutte quelle energie sono state spese per qualcosa di sorprendentemente sottotono.

Il voto pignolo: 4 ½

Il brano da ricordare:
Daniele Silvestri - Mi Persi
 
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Air show per il centenario Dell aviazione... Tutto il giorno con sti così in testa..