"Rock Bottom" è tante cose: c'è chi lo considera il miglior album di sempre e chi lo reputa un album sopravvalutato...ma cos'è alla fine? Non è facile da definire. Probabilmente, quando si viene al punto di dover parlare del massimo affresco di Robert Wyatt, ex batterista dei Soft Machine (band decisiva per la gloriosa scena di Canterbury), conviene definirlo come la massima rappresentazione dell'uomo in una dimensione interiore. Direte sicuramente che già prima c'erano stati dei casi illustri di musica interiore, quali "Pink Moon" dello sfortunatissimo Nick Drake (musica pura e semplice per rappresentare la complessità interiore che dominava dentro il suo dolce e debole carattere) e "Starsailor" di Tim Buckley (rappresentazione purissima e caotica delle inquietudini interiori del cantante). Ma per quale ragione "Rock Bottom" è speciale? Probabilmente perchè è l'album piu attuale che i miei padiglioni auricolari abbiano avuto mai l'opportunità di ascoltare, l'unico capace di commuovermi nei suoi agrodolci 40 minuti, complesso ma allo stesso tempo accessibile, senza pretese e con idee geniali... Mentre, per essere un po' più oggettivi, mai nessun album aveva un valore così collettivo ed universale, non era un messaggio relativo alla sola esperienza di Wyatt, ma che in realtà riguardava anche tutti noi: trovare dentro il proprio animo la voglia di vivere.

Conobbi Wyatt nel dicembre 2015, sul sito dell'amato/odiato critico Scaruffi (quanto ti odio stronzo!), che gli diede un bel 9,5. Lo ascoltai...rimasi molto deluso, niente da fare, mi faceva abbastanza schifo. Per mia fortuna, lo riascoltai a marzo 2016, in macchina, mentre tornavo da Carezza (provincia di Bolzano), e ne rimasi folgorato. Al terzo ascolto scoppiai a piangere, cosa che mi capita raramente ascoltando un album: inutile e scontato affermare che divenne subito il mio album rock preferito...probabilmente neanche con i miei futuri ascolti potrei trovare una meraviglia musicale capace di offrirmi un bagaglio musicale così vasto di emozioni...

Robert Wyatt, nel 1973, cade dal terzo piano di un appartamento (complici i fumi dell'alcol) e perde per sempre la possibilita di camminare...dirà addio alla sua amata batteria...a questo punto, le uniche due opzioni possibili erano due: suicidarsi o aggrapparsi alla fede...NO. Wyatt, dopo l'incidente, si rimboccò le maniche ed iniziò a comporre la sua massima creatura, gridando al mondo il suo urlo di libertà e di gioia alla vità.

In "Sea Song" (la miglior canzone d'amore di sempre), Wyatt dichiara il suo amore per la sua amata, mentre le tastiere lo accompagnano, con delle piccole ma decise percussioni (suonate da Wyatt)...i vocalizzi finali gridano già un amore incondizionato per la vita, ma piangono di una tristezza ancora da reprimere...

Poi viene il momento di "A Last Straw", nel quale il cantato di Wyatt diventa più malinconico...si è appena immerso nelle acque tortuose del suo animo...il pezzo psichedelico/jazz/progressive definitivo...il piano diventa più tenue finchè non interviene il sax...

Ed ecco il delirio..."Little Red Riding Hood Hit The Road" presenta un ritmo insolito, con basso, piano, sax e voce che si intrecciano tra di loro, in un caotico e delirante incontro: Wyatt sta scendendo sempre più in profondità dentro il suo animo, e un flusso di pensiero lo tormenta nelle varie fasi della sua esistenza (amore, voglia di vivere ecc...)

Il brano si conclude, e si riparte subito con un altro momento toccante, "Alifib". Wyatt ha appena raggiunto il fondo (Bottom) del suo animo, è entrato nella sua coscienza, e scandisce il tempo con la sua leggiadra voce, che sussurra il nome dell'amata Alifib (Alife, quindi Alfreda, la donna della vita di Wyatt). Wyatt, quindi, dedica alla sua amata una canzone d'amore bellissima, nella quale il romanticissimo Robert la definisce come '"dispensa" (probabilmente "dispensa" di felicità).

Nel brano "Alife", complementare a "Alifib" come la guanina con la citosina, Wyatt continua con un cantato delirante, fino a quando non arriva la risposta di Alifib, gli dice che lei non è la sua dispensa, ma la sua guida, che serve a far capire che Wyatt non necessita di qualcuno che lo nutra di felicità, ma di qualcuno che lo porti verso di essa.

L'album si conclude (SFORTUNATAMENTE) con "Little Red Robin Hood Hit The Road". Wyatt è riemerso, torna nel mondo reale, lo può affrontare e gridargli contro la sua voglia di vivere...il pezzo si conclude con un assolo mega-galattico di Mike Oldfield e con un piccolo assolo di 3 minuti di viola... Una decisa voce maschile conclude tutto, descrivendo azioni quotidiane insolite (apparentemente) che fanno in modo che l'uomo goda del piacere della vita. Il finale del disco prevede una risatina, che segna definitivamente la ritrovata felicità.

Quindi, in conclusione, cos'è Rock Bottom? Chi siamo noi? Credo che le risposte a tali domande siano presenti solo all'interno di quest'opera musicale praticamente perfetta e solo al suo ascolto è possibile lenire al 100 % le ferite di un animo irrequieto...

Wyatt ci insegna tante cose, dimostrandosi involontariamente un maestro di vita, ma una su tutte è la più importante: NON RINUNCIATE MAI ALLA VITA.

Dopo tutto, "we're not alone" (NOI NON SIAMO SOLI)...

P.S.: Se intravvedete degli errori di ortografia, chiedo venia, ma con la tastiera del tablet mi è difficile

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