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il punto sta nel fatto che Weir è australiano e in quel continente la differenza tra natura e ignoto è molto labile. Prendete il caso dell'America, dove questo limite è stato circoscritto dalla cosiddetta "frontiera",cioè dalla capacità da parte dell'uomo di circoscrivere quell'ignoto con una conoscenza in perenne movimento che riesce ad inglobarlo, cosicchè per gli americani la natura non fa paura per ragioni, diciamo così,"innaturali" ma per il suo essere selvaggio ma "spiegabile". Per gli australiani non è così, questa conquista della frontiera che avanza e che "spiana" l'ignoto non l'hanno avuta. Così questo film non ha una spiegazione. Lo stesso Weir farà un altro film, "L' ultima onda", dove l'avvocato protagonista mentre riesce a presagire le catastrofi naturali e innaturali (grandinate gigantesche, pioggia di rane) allo stesso tempo le fa accadere, cioè nel voler capire alla luce della "razionalità civile" determina il disastro. Ha sbagliato, non doveva cercare di capire. Non a caso c'è un altro film, stavolta di Jerzy Skolimovski, che è "L'australiano" (The Shout), insiste sulla innaturalità dell'effetto di una cosa naturale come il grido di un uomo (australiano per l'appunto)
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l'avrei cambiata con la Ali MacGraw di Getaway...
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ahah...non è la tastiera bjorkyhoney, è che quando parli di me ti emozioni...eheheh comunque non ti ci vedo nei panni della Mrs Robinson...
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beh provo a dire la mia, mi è capitato di vedere altre recensioni sul gruppo di Julius, recensioni positive, ma che non hanno l'aria solenne e pesante di queste di mementomori, anzi sono molto "leggere" se mi passate il termine, nel senso di trattare l'argomento come se fosse un qualsiasi altro disco senza cadere nè nell'analisi apologica nè in quella ridicolizzatrice. E poi queata sua analisi la vedo pure ideologicamente poco lucida,apprezzando come momento migliore il brano introduttivo rievocato "da irriducibili nostalgici, ex gerarchi del partito nazista riunitosi nel chiuso di un lugubre salottino tappezzato di svastiche e reperti del Terzo Reich gelosamente conservati e devotamente messi a lucido" e invece condannando come peggiore "...un'idiota canzoncina tedesca sulla falsa riga di "Faccetta Nera", soluzione non nuova in casa Blutharsch"
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a scuola mi facevanio vedere "Bronte, cronaca di un massacro" di Florestano Vancini sul massacro compiuto sui contadini calabresi, che volevano le terre, dai portatori di libertà Garibaldi e Bixio durante la spedizione dei mille. Sto ancora ringraziando quella scuola, con orrore penso che se mi avessero fatto vedere Yuppi Du magari sarei diventato cole ilpazzo.
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Ecce Poletti della sezione acustica...che legge Scaruffi e Fegiz come quell'altro legge Morandini e Mereghetti e poi viene su questo sito a spiegarci in termini demotici lo scibile musicale.
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la monocorde colonna sonora di Vedder si adatta bene , ma quando sono entrate le note di "Going up the country" dei canned heat sono saltato...che classe, ragazzi, che musica
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La chiusa è memorabile ma è una mazzata data sul capo di tutti i supertramp
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"Può una persona che ha un animo solitario ed una concezione del vivere così meravigliosamente semplice essere racchiuso in 10 ore al giorno in un ufficio?" ne conosco parecchie. Questo film è girato benissimo da Penn ma molto ambiguo nel messaggio. Perchè il protagonista è senza dubbio un "disadattato" ma alla fine il suo posto non è nè nella società cosiddetta civile nè "Into the Wild" dove lui stesso capirà di essere un estraneo (un pò come Billy e Capitan America di "Easy Rider", vedasi recensione, dove nemmeno on the road possono sopravvivere). Lo stesso fatto che lui più fugge dagli uomini più capisce che invece ci può costruire un legame di "condivisione" è fuorviante. E' la realtà ad essere fuorviante, assistere ad un film maestoso come questo, tra gente che ad un certo punto si mette a parlare dei cazzi suoi, fa un casino della madonna rovistando nei sacchetti del pop corn mentre il protagonista va in cerca di bacche per sopravvivere, che lascia tranquillamente i cellulari accesi e squillanti... ti fa capire che non c'è scampo.
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Sinceramente questa recensione non mi è piaciuta per niente, sembra il corrispettivo oculistico di quelle acustiche di enbar77: ricerca dell'effetto onanistico e poca sostanza. Il punto fondamentale è che la natura se ne strafrega delle nostre logiche, come pure si può vedere nel recente film di Sean Penn "Into the Wild" dove pure c'è una certa ambiguità del messaggio e infatti anche in quello alla fine siamo preoccupati per il protagonista che si allontana dagli schemi della società civile come allo stesso modo siamo preoccupati per le fanciulle mano a mano che si allontanano dal conformismo della scuola, Il paragone fatto con il film di Sofia Coppola lo trovo molto pretestuoso, semmai ci fosse un paragone da fare è "Deliverance" di John Boorman.