Terminato stasera Satantango, di Lazlo Krasnohorkai. Stupefacente. 'Troppo' per essere descritto.
"Guardò tristemente il cielo funesto, i residui riarsi dell'estate segnata dall'invasione di cavallette, e d'improvviso su un unico ramoscello d'acacia vide passare la primavera, l'estate, l'autunno e l'inverno, e gli sembrò di percepire la totalità del tempo come un inganno farsesco nella sfera immobile dell'eternità, che attraversa la discontinuità del caos creando la satanica finzione di un percorso rettilineo, spacciando tramite una falsa prospettiva l'assurdo per necessità... e vide se stesso, sulla croce della culla e della bara, mentre con fatica si contraeva ancora un'ultima volta, per poi ritrovarsi, in virtù di un ordine perentorio e ineluttabile, completamente nudo – senza alcun segno di distinzione o d'identificazione – nelle mani dei beccamorti, tra i ghigni di quegli indaffarati scuoiatori di cadaveri, dove non poteva non cogliere la misura di tutte le cose umane, senza un'ombra di pietà, senza che ci fosse anche un solo sentiero a riportarlo indietro, perché a quel punto sarebbe stato ormai consapevole del fatto che aveva sempre giocato con bari contro cui non era possibile vincere, essendo tutte le carte del gioco predeterminate: si trattava di una partita truccata alla fine della quale sarebbe stato privato anche dell'ultima sua arma, la speranza, la speranza di poter un giorno ritrovare la strada di casa" (L. Krasznahorkai, Satantango, Bompiani, 2017, pp. 10 e 315, nel sentiero dell'eterno ritorno, del Tango)
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Genova 2011 Analisi di un processo - De Ferrari Editore
Segnalo un libello davvero illuminante, che mostra - tramite lo sguardo di non giurista e, quindi, non tramite quella lingua decrepita che adopera chi studia diritto - le dinamiche del processo penale. La vicenda è scottante e la critica verso il processo è pungente. Mi piacerebbe scriverne una recensione, ma per ora forze e voglia latitano
 
Sátántangó — Tarr Béla, 1994. Opening Scene. The cows.

Ho casualmente scoperto un grandissimo scrittore ungherese László Krasznahorkai. Da una decina di giorni leggo quella che dovrebbe essere la sua opera prima, Sátántangó. Da molto tempo delle pagine non mi colpivano, e inquietavano, così tanto. Frasi articolatissime che ti avvolgono e che ti lasciano senza fiato. La letteratura è importante.
* * * *
“Non solo non poteva più, ma ormai neanche voleva andarsene da lì, perché almeno lì poteva rintanarsi nell’ombra delle solite visioni, mentre fuori, oltre lo stabilimento, chissà cosa l’avrebbe atteso”.
* * * *
Dal libro è stato tratto il monumentale film di Béla Tarr.
 
"1. Il mondo vero, attingibile dal saggio, dal pio, dal virtuoso – egli vive in esso, lui stesso è questo mondo.
(La forma più antica dell’idea, relativamente intelligente, semplice, persuasiva. Trascrizione della tesi «Io, Platone, sono la verità»).

2. Il mondo vero, per il momento inattingibile, ma promesso al saggio, al pio, al virtuoso («al peccatore che fa penitenza»).
(Progresso dell’idea: essa diventa più sottile, più capziosa, più inafferrabile – diventa donna, si cristianizza…).

3. Il mondo vero, inattingibile, indimostrabile, impromettibile, ma già in quanto pensato una consolazione, un obbligo, un imperativo.
(In fondo l’antico sole, ma attraverso nebbia e scetticismo; l’idea sublimata, pallida, nordica, königsbergica).

4. Il mondo vero – inattingibile. Comunque non raggiunto. E in quanto non raggiunto, anche sconosciuto. Di conseguenza neppure consolante, salvifico, vincolante: a che ci potrebbe vincolare qualcosa di sconosciuto?…
(Grigio mattino. Primo sbadiglio della ragione. Canto del gallo del positivismo).

5. Il «mondo vero» – un’idea, che non serve più a niente, nemmeno più vincolante – un’idea divenuta inutile e superflua, quindi un’idea confutata: eliminiamola!
(Giorno chiaro; prima colazione; ritorno del bon sens e della serenità; Platone rosso di vergogna; baccano indiavolato di tutti gli spiriti liberi).

6. Abbiamo tolto di mezzo il mondo vero: quale mondo ci è rimasto? forse quello apparente?… Ma no! col mondo vero abbiamo eliminato anche quello apparente!
(Mezzogiorno; momento dell’ombra più corta; fine del lunghissimo errore; apogeo dell’umanità; INCIPIT ZARATHUSTRA)"

(F. Nietzsche, GD, 75-76, in G. Vattimo, Introduzione a Nietzsche, Laterza, 1985, pp. 81-82).
 
La Q di Qomplotto - Edizioni Alegre
Ho letto qui da qualche parte di QAnon, questa del prossimo febbraio mi pare allora uscita interessante
 
Morire
«It is easier to imagine an end to the world than an end to capitalism».
 
Rileggo Meridiano di sangue, di Cormac McCarthy (C. Mccarthy, Meridiano di sangue o rosso di sera nel West, trad. it. R. Montanari, Einaudi, 2014; ed. orig. Blood meridian or the evening redness in the West).
Nelle prossime settimane pubblicherò, senza regolarità, una serie di estratti.
#1
"Solo ora il ragazzo si è finalmente spogliato di tutto ciò che è stato. Le sue origini sono diventate remote come il suo destino, e in tutto il volgere del mondo non ci saranno mai più territori così selvaggi e barbari in cui verificare se la materia prima della creazione può conformarsi al volere dell'uomo o se il cuore stesso non è altro che un diverso tipo di creta" (p. 6).
 
Quadro di Troisi - Non ricordi
Mi pare progetto interessante, avvolgente
 
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