Un album da tenersi stretto per l’inverno che arriva.

 Un album dove l’assenza conta come la presenza; un album per chi ama guardare la neve cadere soffice in un riflesso aranciato.

La recensione esalta l'esperienza unica di goodbye, world! di Miffle, album polacco di tape music che fonde lo-fi, drone e ambient. La cassetta, caratterizzata da atmosfere malinconiche e sperimentali, si rivolge a chi sente la mancanza della neve e a chi ama i viaggi interiori. Un'opera per chi sa apprezzare la dolcezza dei ricordi e il fascino delle assenze. Scopri le atmosfere uniche di goodbye, world! e lasciati cullare dai suoni di Miffle.

 Semplicemente sciapo, davvero sciapo, come i waffle senza sciroppo.

 Un horror confuso, questo è, e pure pieno di cliché.

La recensione stronca Shelby Oaks, horror d’esordio di Chris Stuckmann: tanti ingredienti potenzialmente vincenti ma realizzazione insipida, pochi spaventi e cliché a profusione. Non basta la performance di Sullivan, né il cameo di Emma di Spooky Astronauts. Un film più noioso che terrificante, consigliato solo a chi cerca horror atmosferici e poco altro. Leggi la recensione completa per scoprire perché Shelby Oaks non spaventa davvero!

 Ci sono infine alcune pellicole che vanno ancora oltre, cioè sono delle cagate fragorose e sono pure consapevoli e orgogliose di esserlo.

 Un’opera dunque da sciropparsi senza nessuna pretesa, magari per una serata tra (giovani?) amici.

Il Clown di Kettle Springs è un horror autoironico che punta tutto sul divertimento e sull’esagerazione. Trama e personaggi sono solo un pretesto per una sequenza di omicidi ben orchestrati e momenti trash dall’anima consapevole. Il film si fa beffe dei cliché del genere, senza prendersi mai sul serio. Dimenticabile, ma sorprendentemente capace di intrattenere più di molte pellicole blasonate. Se cerchi una serata horror senza impegno, questo è il film perfetto per te!

 Sarà come entrare in un vortice di fragole, panna e, perché no, liquirizia, mentre assistiamo a un altro, ennesimo tramonto d’autunno, o forse d’estate.

 A parer mio, il capolavoro della giovin signora Pilbeam, nonché uno dei lavori più riusciti di questo 2025 che volge al termine.

La recensione celebra Liquorice di Hatchie come il suo lavoro più riuscito, sottolineando la maggiore coerenza e compattezza rispetto ai dischi precedenti. Il sound resta dream pop ma si arricchisce di elementi rock e punk. Tra atmosfere sognanti e spunti agrodolci, l'ascolto riceve un forte invito, specialmente per gli amanti del genere. Scopri le atmosfere sognanti di Liquorice: ascoltalo ora con le tue cuffie migliori!

 Mi scuso, ma questa non sarà propriamente una recensione, bensì qualcosa a metà tra uno sfogo e un avvertimento a chiare lettere: non andate a guardare questo 'film'.

 L'unico obiettivo di questa schifezza è scioccare lo spettatore.

La recensione stronca senza mezzi termini il film The Ugly Stepsister di Emilie Blicheldt, definendolo disgustoso oltre ogni limite. L'autore narra la sua esperienza traumatica in sala, tra scene scioccanti e inutili torture. Le presunte allegorie non compensano un racconto vacuo e umiliante. Un film da evitare assolutamente, con pochi (inutili) aspetti positivi. Risparmia il tuo tempo e la tua sanità mentale: leggi la recensione prima di decidere.

 Chitarre totalmente atonali affilate come rasoi, caustiche come candeggina, voce da lavandino otturato da una scutigera birichina.

 Dopo un ascolto posso affermare che uno, i miei nervi sono piuttosto tesi e piangono, e due, non vorrei riascoltarlo nei miei peggiori incubi.

Una recensione ironica e partecipe del brutale album Makeshift Crematoria dei Trichomoniasis, band sconosciuta ma sorprendente. Tra estremo goregrind e tocchi avanguardistici, il disco si rivela un'esperienza d'ascolto disturbante e inusuale, consigliata agli amanti dei suoni forti e innovativi. Scopri se hai il coraggio di ascoltare Makeshift Crematoria!

 Weapons è uno dei migliori che abbia visto negli ultimi anni.

 Un film che sa sapientemente alternare scene più comiche e leggere a sequenze di violenza anche estrema ma, cosa molto importante, mai gratuita e sempre funzionale.

La recensione esalta Weapons come uno dei migliori horror degli ultimi anni, lodando la trama intricata, la coralità dei personaggi e l'efficace alternanza tra tensione, comicità e violenza mai gratuita. Le interpretazioni di Julia Garner, Josh Brolin e Cary Christopher risultano memorabili. Cregger dimostra maturità e originalità, confezionando un'opera spaventosa e coinvolgente anche per chi non è fan del genere. Scopri perché Weapons è il film horror dell’anno – non perdertelo!

 32 anni che sembrano molti di meno, con la solita voce inconfondibile, il semi-growl angolare e rasposo di Ron Royce e le prodigiose trame chitarristiche di Vetterli.

 Questi vecchietti sanno ancora mangiarsi a colazione tante band di pivelli e non sanno sbagliare un colpo quando si tratta di portare il Thrash in nuove direzioni.

Dopo 32 anni di silenzio, i Coroner tornano con Dissonance Theory. L'album fonde le anime di Mental Vortex e Grin, offrendo un thrash metal tecnico, intenso e maturo. Tra omaggi rispettosi e nuove sperimentazioni, la band svizzera dimostra di saper ancora sorprendere e innovare la scena metal. Scopri se Dissonance Theory segna davvero il grande ritorno dei Coroner: ascoltalo ora!

 La profonda bellezza di quest'album, però, per me è fuori discussione.

 Trent'anni durante i quali i Foo Fighters sono diventati una delle rock band più famose e apprezzate dell'intero globo.

La recensione celebra il debutto dei Foo Fighters come pietra miliare del post-grunge, sottolineando l'eredità Nirvana e la genialità di Dave Grohl. Emerge l'innovazione sonora e la coerenza compositiva, con particolare enfasi sui brani X-Static ed Exhausted. Oltre a elogiare la crescita della band, si menzionano le trasformazioni successive e l'impatto sulla scena rock globale. Rivivi l'energia del debutto dei Foo Fighters: ascolta l'album oggi stesso!

 Raymond riesce a creare, un'atmosfera che di lieve e spensierato ha ben poco e risulta invece spesso cupa, incombente, quasi gotica.

 Nessun canto, nessuna percussione, solo un fiume di chitarra in piena che sfocia nel melmoso delta del Mississippi.

La recensione esalta il virtuosismo di Gwenifer Raymond alla chitarra e la capacità di evocare atmosfere cupe e intense con sonorità profondamente americane, pur provenendo dal Galles. Il disco si muove tra suggestioni gotiche e paesaggi sonori ancestrali, richiedendo attenzione e trasportando l’ascoltatore in scenari notturni e inquieti. Particolarmente apprezzato il finale, che offre una nota di rassicurante malinconia. Scopri le profondità della chitarra di Gwenifer Raymond e lasciati trasportare dal suo viaggio musicale unico.

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