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Ci sono i Pixies come headliner al Reading Festival, e preceduti nientemeno che da Queens of the stone age, The Killers, The Coral, Elbow e Kasabian: succedera' tutto il 26 di Agosto. Gli altri headliners sono Foo Fighters ed Iron Maiden, questi ultimi preferiti persino ad Iggy Pop. In Inghilterra decidere chi suona per ultimo in un festival ha quasi del sacro, ci guadagni il rispetto per tutto l'anno: ne sanno qualcosa i boss di Glastonbury, che stanno perdendo la testa per trovare qualcuno che sostituisca Kylie Minogue la quale ha dato - e ci mancherebbe - forfeit. Hanno fatto un sondaggio ma il risultato ha dato U2, e gli U2 costano troppo; hanno bussato a casa dei Rolling Stones ma il campanello non suonava, quello di Prince suonava ma nessuno ha risposto. Contattati persino gli Stone Roses, che tra l'altro si riformeranno a distanza di anni proprio per i miliardi offerti da un'altro festival.
Avevano chiesto pure a Stevie Wonder, e non e' uno scherzo. Costava poco, non c'azzeccava nulla, ma era ancora vivo.

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C'era voluto tempo, poi finalmente m'arriva questa bestia storta, semiviva, e io la chiamo Ayeye perchè mi faceva ridere, e pure il cane rideva e forse per come lo chiamavo o chissà perchè, ad ogni modo rideva, poi ha fatto la solita fine da cane - non potendosi rifugiare nella droga s'è distrutto con gli ultimi drammi rimasti, le donne e la libertà. Avrebbe riso, Ayeye, anche leggendo che Axel Rose è stato denunciato dall'ex moglie perchè alcune foto dei suoi cani morti le sono state rubate così che il cantante potesse trasferire le loro anime in sedute spiritiche. L'ho letto sull'Evening Standard.
La rubrica più cool dell'Evening Standard si chiama "Sei tu questo?" e ogni mattina schiacciano una foto all'uscita di Victoria Station e ne cerchiano una faccia tra milioni e se ti riconosci vinci - faccie spaventose, faccie non-faccie rovinate dall'eterna sopravvivenza, bestie storte, semivive, cani senza faccia e senza anima, incapaci di riconoscersi allo specchio e allora nessuno vince mai alla rubrica "Sei tu questo", cani diretti sempre allo stesso posto, distrutti dalla mancanza di drammi e io mi siedo e li guardo, anche perchè non ho un posto dove andare.

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Viene a trovarmi Tomek, per raccontarmi sempre la stessa storia: alle 4 di mattina c'era Brett Anderson che cantava e urlava una cosa tipo Ho Trovato La Migliore Droga Di Londra - e questo fa ridere Tomek tutte le volte. Oltre agli Suede, a lui piacciono i Libertines e al concerto c'è andato ma nessuno ha cantato (avevano trovato la peggiore droga di Londra) e la gente era così incazzata che ha cominciato a sfasciare un pò, e quando hanno finito si sfasciavano a vicenda - e Tomek non riesce a spiegarsi perchè. Giorni dopo Doherty (che guadagna abbastanza da comprarsi me e un pò di Tomek) finisce dentro perchè sorpreso a rubare per pochi soldi.
Tomek è mezzo somalo e mezzo polacco - e neanche questo riesce a spiegarsi - e ogni volta che mettiamo i Libertines non capisce mai niente di quello che dicono, e neanche perchè sta quì capisce, e neanche perchè al concerto c'era un inglese che lo prendeva a calci nel culo.
Non fa ridere, ma ridiamo lo stesso.

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A BREVE IL DECONCORSO "VINCI UNA DESHIRT" STOP CI SARÀ UN QUIZ AL QUALE VOI DOVRETE RISPONDERE STOP

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A parere di chi scrive, Christopher Walken che gioca alla roulette russa nelle paludi di Charlie rappresenta l'apice assoluto raggiunto da una macchina da presa dinanzi a un uomo (per questa scena Walken ci vinse l'Oscar). Nel frattempo ho sentito dire che sia tornato dal Vietnam, che siano passati una mezza dozzina di lustri e che al Saturday night live ci va ogni volta che vuole. In "Deer hunter" Walken divideva gli amori e la guerra con Robert De Niro: fu De Palma a presentarlo a Cimino e Scorsese, e sebbene fossero cresciuti nello stesso quartiere non si sopportavano molto - l'unica cosa che li teneva uniti era il rispetto - e di lì a poco Scorsese l'avrebbe trasformato in Johnny Boy, un ritratto d'analisi psicologica geniale, un moderno Raskolnikov violento e autodistruttivo, impegnato a cambiare il mondo accumulando debiti. Un film bellissimo, "Mean Streets", e a distanza di 32 anni proprio in questi giorni ne viene pubblicata l'edizione speciale in dvd, con bel commento di Scorsese e cazzatine varie.
Vale la pena (ri)scoprirlo, se non altro per saltare il Saturday night live.

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Al caffè dove lavoro viene un tipo che si chiama Rob. Da giovane c'aveva un sogno - uno solo: avere a che fare con la musica (il resto la vita se li è tenuti per caparra). Poi i sogni ce li portiamo dietro e bla bla bla, ma il tipo se li è bruciati con una laurea in musicologia e 15 anni di suonate davanti a derelitti e mentecatti - però era pieno di progetti. Il Ministro Letizia Moratti pare conoscerla bene la storia di Rob, perchè con un disegno di legge appena pubblicato sta cancellando l'insegnamento della musica nei programmi delle scuole (comusica.it/licei.htm).
Rob ha la faccia simpatica, ma non lo è per niente (il resto la vita se l'è tenuto per l'affitto) e quando si portava dietro i sogni e bla bla bla scriveva una tesi in storia della musica nel medioevo.
Quella della politica, invece, la faceva la Moratti.

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Vi capita mai di associare la musica a dei particolari incontri? Probabilmente sì. Facile.
Associare i battiti del basso ai passi di una persona, il timbro degli archi al colore dei capelli, le movenze del pianoforte ai suoi sguardi. O ancora... "the moment I put my head on your chests and heard the beating of your heart which was actually in the same rhythm as the Mercury Rev song we were listening to in that moment".
Non fidatevi.
La musica ha il suo tempo, dovete subirlo, se ne fotte delle indecisioni, non ci sono storie, alla fine vi frega. La musica è arte e vi comanda. Le persone no.
..."and like mr. Cave says, ".
A me Nick Cave non è mai piaciuto.

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Nell'attuale edificio della Quantegy piantato in Alabama nel 1945 si facevano nastri per l'esercito americano di stanza a Berlino in operazioni di intercettazione, e pare che Eisenhower ebbe di che congratularsi quando una delle traccie ne rivelò Hitler stesso in sottofondo. Sessanta anni e migliaia di guerre dopo, la Quantegy ne combatte ora una interna: evitare di essere l'ultimo produttore di supporti analogici pronto alla chiusura.
La mia cassettina copiata di "Bug" dei Dinosaur Jr. - di qualità ormai terrificante - è un pezzo di giovinezza che ricordo con affetto, proprio nei giorni in cui la Sweet Nothing ne pubblica la ristampa in cd con tanto di bonus-track e cover dei Cure. E per chi come me è un inguaribile nostalgico, consiglio la visita al più grande museo di cassette del mondo (studio2.freeserve.co.uk) gestito da un anonimo benefattore.
E se avete un pezzo di giovinezza piuttosto raro, ve lo comprano pure.

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E' in atto un certo macabro recupero del passato. Dopo gli INXS in reality show per trovare un cantante, ecco la volta del "Janis project - alla ricerca della nuova donna liberata", e ci sono tutte queste donne liberate che mostrano le tette, spesso il culo e (a volte) suonano (male) ricordando la Joplin, una disgraziata scesa dal mondo perchè le faceva abbastanza schifo.
Macabra è anche l'elezione a disco dell'anno - l'autorevole Mojo - di "Smile" del corpo imbalsato di Wilson (un album che gli fece pena già 38 anni fa, figurarsi ora). Al "Late late show" c'è Steve Jones che si scopre fiero il lardo mentre dice cose tipo "cacca culo merda" - e suonava nei Sex Pistols.
Spengo questo mondo soffocante per un istante, accendo lo stereo e il suo padrone è Cass McCombs: superando all'ultimo istante il blues sanguigno degli Archie Bronson Outfit, anche quest'anno il mio disco è - a dispetto degli autorevoli - un disco inquieto e solitario.
Ed è forse una colpa se lo siamo?

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Che gli Idlewild abbiano deciso di ammorbidirsi così vistosamente rimane un mistero da perderci la testa. Nelle 12 tracce di "Warning/Promises" non c'è un solo segnale che non rimandi al pop - nel senso nobile del termine, ma pop - a maggior ragione se si era abituati alla decadente ferocia di "Low light".
Nel libretto del promo che ho rimediato la EMI mi minaccia come io vorrei che suonassero ancora gli Idlewild – in modo lurido e grezzo. Scrivono che i movimenti del cd sono seguiti e che prima o poi arrivano a me – probabilmente sfondando la porta e prendendomi a bastonate. Mi fanno capire che se non sono d’accordo posso pure andare a fanculo. E' l’agonia del gigante morente, strozzato dalle regole di mercato da esso stesso create.
In “Warning/Promises” c’è una canzone, “Too long awake”, che è una gemma di rara bellezza e, da sola, vale l’acquisto del promo.
E se alla EMI non sono d’accordo, che sappiano che per andare a fanculo la conosco la strada.

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Michael Hutchence aveva 37 anni, era bello e famoso, faceva all'amore con le modelle. Che poi quel giorno abbia deciso di avvitarsi un cappio al collo in una camera d'albergo, rimane uno dei misteri del rock & roll.
"INXS Rock Star" è il nuovo capolavoro mediatico della tv. Una fila interminabile di casi umani vengono passati in rassegna da due membri sopravvissuti - Farris e Pengilly, uno coi baffetti da mafioso l'altro con camicia hawaiana e lenti da sole mentre fuori grandina - tutti cercando disperatamente il profilo migliore, la posa più dura, le parole più dannate. C'è persino il figlio di Marc Bolan che - ci rincuora grazie al cielo - oltre a voler cantare negli INXS ha già avviato una carriera solista.
"E potresti essere tu!" mi ripete di continuo quello coi baffetti da mafioso - mentre finisce di provare un giapponese coi capelli viola. "Tu! Tu!" sembra andare in corto circuito, e indica me - sempre me.
Un altro possibile caso umano.

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Una sola cosa non ho mai sopportato di John Peel: i suoi capelli da giovane. Per il resto il ragazzo è stato capace di indovinare un gruppo su 50, e non è mica poco. Così, il giorno che John s'è accorto di averne abbastanza con questo mondo pazzo e disperato, alla tv stranamente c'era qualcosa da vedere, oltre a tutta questa ggente che piange e che inciucia - mentre nasce, si accoppia e aspetta di morire.
Succede che al funerale inquadrano Mark E.Smith dei Fall - uno che non piange mai - e questi rimurgina qualcosa in diretta televisiva e poi manda milioni di anime piangenti e morenti a prenderselo nel culo. Gran cosa.
A distanza di tempo mi rifaccio prestare la tv, e c'è ancora tutta questa ggente piangente e morente, e c'è Bon Jovi, e Justin Timberlake, e il corpo mummificato di Rod Stewart - tutti felici e plaudenti mentre un abbronzato BonoVox si gusta l'entrata nella Rock&Roll Hall of Fame.
E c'era anche John Peel, e c'aveva i capelli da giovane, giusto così per dispetto, e rimurginava sui Fall, sui Joy Division, su milioni di corpi mummificati e morenti - e s'era già accorto da tempo di averne abbastanza.

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All'epoca dei fatti la cosa fece molto scalpore. Due "adoratori del diavolo" (cito la stampa del tempo) membri di una band metal chiamata "Beasts of Satan" accopparono 2 giovani ragazzi in quel di Roma, non prima però di averli preparati per bene dandoli alle fiamme. L'anno prima pare che il simpaticone del cantante abbia accoppato pure la propria ragazza e portato al suicidio un altro membro della deliziosa e imprescindibile band.
Nessuna crociata, per carità: ho avuto notizia di personaggi ben più macabri nella mia vita, e non mi pare nessuno chiese mai loro a proposito della musica, e magari ascoltavano Bach. D'altronde il problema esiste, e lo stesso padre-padrone del più grande sito metal italiano (che all'epoca dei fatti fece fuoco e fiamme contro la stampa diffamante e prevenuta - ancora si andava avanti ad indizi) oggi che la verità è saltata fuori fa scena muta, nello stesso sito puoi trovare conversazioni animate persino su Alberto Castagna e su come ordinare le canotte da basket, ma di rituali satanici, morti e verità, nulla. Quella la lasciamo ai posteri, e che ci pensino loro pure alla sentenza. A noi per ora ci lascino i dubbi.

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"DON'T PANIC" - ci dice l'istruttore-robot del gruppo degli schiavi italiani. L'hanno istruito bene, l'istruttore: prima lo hanno formattato e poi gli hanno riempito per bene la memoria RAM. Praticamente dobbiamo chiamare a casa dei gggiovani di oggi e fare delle domande tipo "ma Lei che rapporto ha con la sua stampante: a) amata b) amico c) oggetto" (eh, pure oggetto), oppure tipo "ma Lei in una copertina di cd vede prima le cosce o le tette?" (eh, hanno mancato il culo).
A me sta pure bene, IO NON PANICO MAI. Patricia, invece - quella del gruppo degli schiavi spagnoli - stamattina HA PANICATO, e domani non viene più. L'avevo sentita sputare 4000 bestemmie in spagnolo al gggiovane di oggi, e nel culo gli aveva detto di infiliarsi pure la stampante del cazzo e i cd con copertine da rattuso.
E' una brava ragazza, Patricia. Quando l'ho conosciuta mi disse che voleva fare la giornalista free-lance per "Ok", la rivista che oggi pubblica "Jessica: guardate che megapoppe s'è fatta", e in prima pagina c'è Jessica tutta contenta mentre mostra a milioni le sue megapoppe giganti nuove di zecca.
Però io le voglio bene, a Patricia, e se Lei questo vuole, a me sta pure bene.

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Neil McCormick è un bravo ragazzo. Non era granchè portato per i libri, però di sogni ne aveva tanti, era un ragazzo sveglio - un pò pezzente, ma sveglio. “Hey, ti confido un segreto” – disse una volta al suo compagno di banco. “Io sarò una rock-star”. L’altro di sua risposta rise, chiuse il libro e – pare – rimurginò sulla cosa. Passarono gli anni, i libri di scuola presero polvere, il compagno di banco fece i miliardi e Neil rimase pezzente. Si fece la cresta, si fece tutte le droghe, si fece le peggiori donne, e più il compagno di banco si arricchiva e più la cresta di Neil tentava di raggiungere il cielo. Una vita deviata, la conferma vivente della pazzia del mondo, della fragilità dei destini. Poteva essere lui, quello in televisione: bello, ricco, capelli a posto, vestiti di lusso, casa sul mare. Ora, davanti alla tv, erano distanti solo 10 centimetri - come ai vecchi tempi - eppure uno era dentro, l’altro era fuori – e dunque troppa la distanza. E la cresta si sfogava graffiando il cielo.
“Il mio problema, vedi – gli scrisse un giorno, dalle pagine di questo libro - è averti conosciuto. Voglio dire: hai fatto tutto ciò io volevo fare, e – per la miseria – non mi è rimasto più un cazzo da fare”.
L’altro – in nome della vecchia amicizia – gli rispose.
“Io sono il tuo Doppelganger (che non ho la minima idea cosa voglia dire, ndr). Se vuoi la tua vita indietro, ho paura che dovrai uccidermi, amico”. Poi, con molta probabilità, salì su qualche palco e attaccò “With or without you” per la 400esima volta, e magari neanche lui ci credeva più, in quella canzone, però la cantava lo stesso. Hey, era pur sempre Bono Vox, lui – per la miseria.

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"Bound for glory" è l'autobriografia scritta in prima persona da Woody Guthrie. Un viaggio lunghissimo attraverso le praterie dell'Oklahoma, attraverso le tragedie, la grande depressione, le avversità di una esistenza sempre sull'orlo del collasso, cantando alla vita mentre si spera di raggiungere la prossima notte.
Una meravigliosa canzone d'amore e di dolore sull'America, ma dedicata alla sua parte malata, abbandonata a se stessa, alle sue autostrade e sognatori solitari, la cui unica speranza è un viaggio dalla fine di un luogo alla fine di un altro. Con in mano una chitarra e un pugno di canzoni.
"Il padre dei santi della ribellione americana" - si legge nella prefazione curata da Joe Klein. Da avere a tutti i costi, che tu sia padre, santo, ribelle, o anche solo americano.

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Il cantante dei Six by seven - Chris Olley - è una bestia di 2 metri per un quintale di peso, e la sua band è, in quel genere, seconda solo agli Stone Roses.
La donna del cantante dei Six by Seven (di cui vi direi il nome, ma non lo so) è una femmina di 2 metri di cosce per un chilo di tette (di cui vi direi i particolari, ma li tengo per me). La sua perfezione è, in quel genere, seconda solo all’apparizione della Madonna.
“Qualcosa non va in me” pensavo mentre terminava “Oceans”, e tutti applaudivano a Olley e io applaudivo alle cosce della donna di Olley. “American beer!” urla uno verso il palco. "American beer!" - urlano i due metri di cosce. “American beer!” grido anch'io. E parte "Clouds".
Me ne frega il cazzo di "Clouds". "Adoro quella canzone!" – le urlo arrapato. Lei mi guarda schifata e mi resetta a tempo di record dalla memoria.
“American beer” non la faranno per niente - alzo il culo e ne vado a ordinare un paio al bancone.

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Vicoli sporchi percorsi su macchine usate, pistole da caricare e cuori da svuotare, l'impotenza - quell'eterno, dolente, inafferrabile senso di impotenza. La ricerca di un mondo perfetto per se stessi, la ricerca amara della morte e quella morbosa e sofferta dell'amore (verso una fanciulla - Allison, e verso la musica - Meat is murder degli Smiths). Un libro struggente, sfuggente, morente.
Joe Pernice è il cantante dei Pernice Brothers. Quando non suona in capolavori come "Yours, mine and ours", scrive poesie bellissime. O racconti figli disperati del nostro tempo malato, come "Meat is murder". Un volume da avere a tutti i costi.
Chiunque abbia mai posseduto un cuore - anche per pochi istanti - non potrà fare a meno di commuoversi riflettendo la propria anima attraverso lo specchio di queste pagine sporche eppure piene di speranza.

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I Pet Shop Boys non li sopporto proprio, ma la radio continua a passarli.
Mi ricordano di Pavel - un tipo spaventosamente gay. Una volta l’ho ospitato per 15 giorni di fila - c’era uno che lo cercava o roba simile – e la sera era come giocare a nascondino: io mi nascondevo e lui mi cercava, mentre lo stereo lamentava i Pet Shop Boys. Questo tipo aveva vissuto in ogni dove: Israele, Egitto, Los Angeles, New York, Toronto – insomma tutto ciò che c’è da fare per evitare di farsi il salumiere di fiducia. E nonostare seguitasse ad ascoltare i Pet Shop Boys, che diceva facevano molto real-gay, io gli volevo bene, a Pavel (una volta l’ho beccato a sentirsi i Pink Floyd e quella volta se ne uscì che facevano trendy-gay).
Una sera ero di cattivo umore e lui mi fa: “Sai che diceva Walt Withman?”
“Non me ne frega un cazzo di Withman”.
“Lui diceva: se trovi due strade, e prendi la più tortuosa, allora significa che sei diverso”.
“Non significa un cazzo invece”.
“Significa che io sono dalla parte sbagliata del mondo. Ma è fottutamente divertente”.

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Mai prendere seriamente ciò che nasce da una base frivola.
La vera persona seria, è quella che riesce a giocare seriamente.
Ciò non comporta che il gioco sia una cosa seria.
Ma ciò non vuol dire che il gioco non sia seriamente importante.
Si potrebbe continuare all'infinito con questo gioco, se lo si prende seriamente.
Ma prendere seriamente un gioco, non ne comporterebbe la fine?

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