editoriale di MaledettaPrimavera

"Bound for glory" è l'autobriografia scritta in prima persona da Woody Guthrie. Un viaggio lunghissimo attraverso le praterie dell'Oklahoma, attraverso le tragedie, la grande depressione, le avversità di una esistenza sempre sull'orlo del collasso, cantando alla vita mentre si spera di raggiungere la prossima notte.
Una meravigliosa canzone d'amore e di dolore sull'America, ma dedicata alla sua parte malata, abbandonata a se stessa, alle sue autostrade e sognatori solitari, la cui unica speranza è un viaggio dalla fine di un luogo alla fine di un altro. Con in mano una chitarra e un pugno di canzoni.
"Il padre dei santi della ribellione americana" - si legge nella prefazione curata da Joe Klein. Da avere a tutti i costi, che tu sia padre, santo, ribelle, o anche solo americano.

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Il cantante dei Six by seven - Chris Olley - è una bestia di 2 metri per un quintale di peso, e la sua band è, in quel genere, seconda solo agli Stone Roses.
La donna del cantante dei Six by Seven (di cui vi direi il nome, ma non lo so) è una femmina di 2 metri di cosce per un chilo di tette (di cui vi direi i particolari, ma li tengo per me). La sua perfezione è, in quel genere, seconda solo all’apparizione della Madonna.
“Qualcosa non va in me” pensavo mentre terminava “Oceans”, e tutti applaudivano a Olley e io applaudivo alle cosce della donna di Olley. “American beer!” urla uno verso il palco. "American beer!" - urlano i due metri di cosce. “American beer!” grido anch'io. E parte "Clouds".
Me ne frega il cazzo di "Clouds". "Adoro quella canzone!" – le urlo arrapato. Lei mi guarda schifata e mi resetta a tempo di record dalla memoria.
“American beer” non la faranno per niente - alzo il culo e ne vado a ordinare un paio al bancone.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Vicoli sporchi percorsi su macchine usate, pistole da caricare e cuori da svuotare, l'impotenza - quell'eterno, dolente, inafferrabile senso di impotenza. La ricerca di un mondo perfetto per se stessi, la ricerca amara della morte e quella morbosa e sofferta dell'amore (verso una fanciulla - Allison, e verso la musica - Meat is murder degli Smiths). Un libro struggente, sfuggente, morente.
Joe Pernice è il cantante dei Pernice Brothers. Quando non suona in capolavori come "Yours, mine and ours", scrive poesie bellissime. O racconti figli disperati del nostro tempo malato, come "Meat is murder". Un volume da avere a tutti i costi.
Chiunque abbia mai posseduto un cuore - anche per pochi istanti - non potrà fare a meno di commuoversi riflettendo la propria anima attraverso lo specchio di queste pagine sporche eppure piene di speranza.

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I Pet Shop Boys non li sopporto proprio, ma la radio continua a passarli.
Mi ricordano di Pavel - un tipo spaventosamente gay. Una volta l’ho ospitato per 15 giorni di fila - c’era uno che lo cercava o roba simile – e la sera era come giocare a nascondino: io mi nascondevo e lui mi cercava, mentre lo stereo lamentava i Pet Shop Boys. Questo tipo aveva vissuto in ogni dove: Israele, Egitto, Los Angeles, New York, Toronto – insomma tutto ciò che c’è da fare per evitare di farsi il salumiere di fiducia. E nonostare seguitasse ad ascoltare i Pet Shop Boys, che diceva facevano molto real-gay, io gli volevo bene, a Pavel (una volta l’ho beccato a sentirsi i Pink Floyd e quella volta se ne uscì che facevano trendy-gay).
Una sera ero di cattivo umore e lui mi fa: “Sai che diceva Walt Withman?”
“Non me ne frega un cazzo di Withman”.
“Lui diceva: se trovi due strade, e prendi la più tortuosa, allora significa che sei diverso”.
“Non significa un cazzo invece”.
“Significa che io sono dalla parte sbagliata del mondo. Ma è fottutamente divertente”.

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Mai prendere seriamente ciò che nasce da una base frivola.
La vera persona seria, è quella che riesce a giocare seriamente.
Ciò non comporta che il gioco sia una cosa seria.
Ma ciò non vuol dire che il gioco non sia seriamente importante.
Si potrebbe continuare all'infinito con questo gioco, se lo si prende seriamente.
Ma prendere seriamente un gioco, non ne comporterebbe la fine?

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C'erano gli (International) Noise Cospiracy intervistati alla radio, e c'erano anche Marx, il comunismo e Babbo Natale. Il bello è che qualsiasi essere umano poteva chiamare e fare la propria leccata di culo (persino io, ma avevo finito il credito). Verso la fine, chiama questa tipa. "Hey, ho letto una vostra bella intervista" (in Italia il capolavoro pare sia uscito su Rolling Stone, ndr); ad ogni modo il cantante si scopre il culo per la leccata.
"C'erano queste 3 righe su come fare la rivoluzione, e queste 3 pagine su come vestire bene Armani (o Versace, non ricordo bene, ndr), e come siete belli vestiti Armani (o Versace, ndr). Volevo chiedervi: ma se uno non c'ha un soldo, alla rivoluzione ci può andare coi panni vecchi?".
Ora, io non so cosa abbia pensato il tipo in quei secondi di silenzio, ma di sicuro s'e' tirato su le mutande.

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Parlare di musica è come ballare d'architettura.

Appunto per questo, noi scriviamo in silenzio.

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Il Coronet me lo ricordavo perchè Mark Sandman ci aveva fatto una rarissima suonata coi dEUS, poco prima di traslocare in un mondo migliore di questo. Altri tempi: ora al Coronet ci fanno le sfide: di rime, rutti, scorreggie – tutto fa brodo. Neri, cinesi, bianchi repressi, special guests saltano a turno sul palco nel trionfo della globalizzazione del thrash.
“Inginocchiati e baciami la crosta ma con tenerezza” – costruisce di rima il primo con arguzia.
“Fanculo, torna al cesso a stringerti le palle gommose” - chiude la battaglia l’altro, e probabilmente scorreggia.
E così per tutta la serata, in una interminabile sfilata di puttane e figli di puttana, scimmie e scimmioni, bastardi e spacciatori, scoppiati e frustati, geishe e pezzenti.
Tutti miei maestri.

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Di Craig B. mi è sempre piaciuto quel sorriso sardonico e – si può dire? – un pò idiota. L’avevo scoperto perchè pubblicava per la Chemical Underground, anche se – massì, si può dire - non c’azzeccava un cazzo: i suoi Aerogramme suonano una sorta di industrial/prog-rock/death-metal/post-rock/emocore/e-menate-varie – insomma roba perfetta per sentirsi in pace nel mondo fico-alternativo. Tra qualche sera Craig B. ha in programma una suonata quì nei paraggi, ma non credo di andarci.
Una volta lo becco alla fine di un concerto (capita): lo riconosco e lo saluto.
“Da dove vieni?” – mi chiede. “Mah. E’ passato così tanto tempo, non ne sono più sicuro”. “Beh, non è il modo giusto per farsi una moglie. Ti manca la moglie?”
“Certo che no. E a te, ti manca la moglie?”
Di nuovo il suo sorriso idiota. “Come il pompino manca all’uccello, man”.
Mentivamo entrambi.

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editoriale di MaledettaPrimavera

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Lasciate ogni Shakira o voi che entrate

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editoriale di sfascia carrozze

DeBaser non è un utente on line, ma un disco dove i messageboard si scambiano contenitori sulle independenze. Se ti musica il piacere non può non musicarti. Oh, tutto scritto della lettrici & dai lettori.

Ma se leggono, come fanno a scrivere? Entra e scoprilo, no?

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editoriale di MaledettaPrimavera

Sono dunque occorsi 3 anni all'FBI per procedere lo scorso gennaio all'arresto di Irving Lorenzo, per i nemici Irv Gotti e per gli amici Lorenzo - sempre che ne abbia conservato qualcuno. Figlio di puttana tuttofare, Lorenzino, signore incontrastato di Baisley Park, 5 isolati nel cuore di New York battuti a tappeto da neri armati fino ai denti di automatiche e crack, padrino della Murder Inc. - sussidiaria nientemeno che della Universal - secondo il rapporto dell'FBI un labirinto di stanze infestato da miliardari e mafiosi (e chissà cos'è peggio) capaci di costruire carriere quali quelle di Jay-Z, Ashanti e Ja Rule, finanziate dalla droga ed a braccetto una collezione di inchieste per omicidio.
Negli anni di maggior splendore Frank Sinatra sapeva di dover molto alla Mafia - le sue donne, i suoi soldi, il rispetto. Ma conservava lo stile, e molte cose si perdonano se si conserva lo stile. Il mondo dell'hip-hop è ormai malato alle fondamenta, fagocitato dal suo interno dalla componente gangsta, dalla voracità del Dio Denaro e dall'idiozia di milioni di fan in adorazione ed emulazione di uno stile che non ha conservato più niente di stiloso.

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