editoriale di MaledettaPrimavera

All'epoca dei fatti la cosa fece molto scalpore. Due "adoratori del diavolo" (cito la stampa del tempo) membri di una band metal chiamata "Beasts of Satan" accopparono 2 giovani ragazzi in quel di Roma, non prima però di averli preparati per bene dandoli alle fiamme. L'anno prima pare che il simpaticone del cantante abbia accoppato pure la propria ragazza e portato al suicidio un altro membro della deliziosa e imprescindibile band.
Nessuna crociata, per carità: ho avuto notizia di personaggi ben più macabri nella mia vita, e non mi pare nessuno chiese mai loro a proposito della musica, e magari ascoltavano Bach. D'altronde il problema esiste, e lo stesso padre-padrone del più grande sito metal italiano (che all'epoca dei fatti fece fuoco e fiamme contro la stampa diffamante e prevenuta - ancora si andava avanti ad indizi) oggi che la verità è saltata fuori fa scena muta, nello stesso sito puoi trovare conversazioni animate persino su Alberto Castagna e su come ordinare le canotte da basket, ma di rituali satanici, morti e verità, nulla. Quella la lasciamo ai posteri, e che ci pensino loro pure alla sentenza. A noi per ora ci lascino i dubbi.

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"DON'T PANIC" - ci dice l'istruttore-robot del gruppo degli schiavi italiani. L'hanno istruito bene, l'istruttore: prima lo hanno formattato e poi gli hanno riempito per bene la memoria RAM. Praticamente dobbiamo chiamare a casa dei gggiovani di oggi e fare delle domande tipo "ma Lei che rapporto ha con la sua stampante: a) amata b) amico c) oggetto" (eh, pure oggetto), oppure tipo "ma Lei in una copertina di cd vede prima le cosce o le tette?" (eh, hanno mancato il culo).
A me sta pure bene, IO NON PANICO MAI. Patricia, invece - quella del gruppo degli schiavi spagnoli - stamattina HA PANICATO, e domani non viene più. L'avevo sentita sputare 4000 bestemmie in spagnolo al gggiovane di oggi, e nel culo gli aveva detto di infiliarsi pure la stampante del cazzo e i cd con copertine da rattuso.
E' una brava ragazza, Patricia. Quando l'ho conosciuta mi disse che voleva fare la giornalista free-lance per "Ok", la rivista che oggi pubblica "Jessica: guardate che megapoppe s'è fatta", e in prima pagina c'è Jessica tutta contenta mentre mostra a milioni le sue megapoppe giganti nuove di zecca.
Però io le voglio bene, a Patricia, e se Lei questo vuole, a me sta pure bene.

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Neil McCormick è un bravo ragazzo. Non era granchè portato per i libri, però di sogni ne aveva tanti, era un ragazzo sveglio - un pò pezzente, ma sveglio. “Hey, ti confido un segreto” – disse una volta al suo compagno di banco. “Io sarò una rock-star”. L’altro di sua risposta rise, chiuse il libro e – pare – rimurginò sulla cosa. Passarono gli anni, i libri di scuola presero polvere, il compagno di banco fece i miliardi e Neil rimase pezzente. Si fece la cresta, si fece tutte le droghe, si fece le peggiori donne, e più il compagno di banco si arricchiva e più la cresta di Neil tentava di raggiungere il cielo. Una vita deviata, la conferma vivente della pazzia del mondo, della fragilità dei destini. Poteva essere lui, quello in televisione: bello, ricco, capelli a posto, vestiti di lusso, casa sul mare. Ora, davanti alla tv, erano distanti solo 10 centimetri - come ai vecchi tempi - eppure uno era dentro, l’altro era fuori – e dunque troppa la distanza. E la cresta si sfogava graffiando il cielo.
“Il mio problema, vedi – gli scrisse un giorno, dalle pagine di questo libro - è averti conosciuto. Voglio dire: hai fatto tutto ciò io volevo fare, e – per la miseria – non mi è rimasto più un cazzo da fare”.
L’altro – in nome della vecchia amicizia – gli rispose.
“Io sono il tuo Doppelganger (che non ho la minima idea cosa voglia dire, ndr). Se vuoi la tua vita indietro, ho paura che dovrai uccidermi, amico”. Poi, con molta probabilità, salì su qualche palco e attaccò “With or without you” per la 400esima volta, e magari neanche lui ci credeva più, in quella canzone, però la cantava lo stesso. Hey, era pur sempre Bono Vox, lui – per la miseria.

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"Bound for glory" è l'autobriografia scritta in prima persona da Woody Guthrie. Un viaggio lunghissimo attraverso le praterie dell'Oklahoma, attraverso le tragedie, la grande depressione, le avversità di una esistenza sempre sull'orlo del collasso, cantando alla vita mentre si spera di raggiungere la prossima notte.
Una meravigliosa canzone d'amore e di dolore sull'America, ma dedicata alla sua parte malata, abbandonata a se stessa, alle sue autostrade e sognatori solitari, la cui unica speranza è un viaggio dalla fine di un luogo alla fine di un altro. Con in mano una chitarra e un pugno di canzoni.
"Il padre dei santi della ribellione americana" - si legge nella prefazione curata da Joe Klein. Da avere a tutti i costi, che tu sia padre, santo, ribelle, o anche solo americano.

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Il cantante dei Six by seven - Chris Olley - è una bestia di 2 metri per un quintale di peso, e la sua band è, in quel genere, seconda solo agli Stone Roses.
La donna del cantante dei Six by Seven (di cui vi direi il nome, ma non lo so) è una femmina di 2 metri di cosce per un chilo di tette (di cui vi direi i particolari, ma li tengo per me). La sua perfezione è, in quel genere, seconda solo all’apparizione della Madonna.
“Qualcosa non va in me” pensavo mentre terminava “Oceans”, e tutti applaudivano a Olley e io applaudivo alle cosce della donna di Olley. “American beer!” urla uno verso il palco. "American beer!" - urlano i due metri di cosce. “American beer!” grido anch'io. E parte "Clouds".
Me ne frega il cazzo di "Clouds". "Adoro quella canzone!" – le urlo arrapato. Lei mi guarda schifata e mi resetta a tempo di record dalla memoria.
“American beer” non la faranno per niente - alzo il culo e ne vado a ordinare un paio al bancone.

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Vicoli sporchi percorsi su macchine usate, pistole da caricare e cuori da svuotare, l'impotenza - quell'eterno, dolente, inafferrabile senso di impotenza. La ricerca di un mondo perfetto per se stessi, la ricerca amara della morte e quella morbosa e sofferta dell'amore (verso una fanciulla - Allison, e verso la musica - Meat is murder degli Smiths). Un libro struggente, sfuggente, morente.
Joe Pernice è il cantante dei Pernice Brothers. Quando non suona in capolavori come "Yours, mine and ours", scrive poesie bellissime. O racconti figli disperati del nostro tempo malato, come "Meat is murder". Un volume da avere a tutti i costi.
Chiunque abbia mai posseduto un cuore - anche per pochi istanti - non potrà fare a meno di commuoversi riflettendo la propria anima attraverso lo specchio di queste pagine sporche eppure piene di speranza.

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I Pet Shop Boys non li sopporto proprio, ma la radio continua a passarli.
Mi ricordano di Pavel - un tipo spaventosamente gay. Una volta l’ho ospitato per 15 giorni di fila - c’era uno che lo cercava o roba simile – e la sera era come giocare a nascondino: io mi nascondevo e lui mi cercava, mentre lo stereo lamentava i Pet Shop Boys. Questo tipo aveva vissuto in ogni dove: Israele, Egitto, Los Angeles, New York, Toronto – insomma tutto ciò che c’è da fare per evitare di farsi il salumiere di fiducia. E nonostare seguitasse ad ascoltare i Pet Shop Boys, che diceva facevano molto real-gay, io gli volevo bene, a Pavel (una volta l’ho beccato a sentirsi i Pink Floyd e quella volta se ne uscì che facevano trendy-gay).
Una sera ero di cattivo umore e lui mi fa: “Sai che diceva Walt Withman?”
“Non me ne frega un cazzo di Withman”.
“Lui diceva: se trovi due strade, e prendi la più tortuosa, allora significa che sei diverso”.
“Non significa un cazzo invece”.
“Significa che io sono dalla parte sbagliata del mondo. Ma è fottutamente divertente”.

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Mai prendere seriamente ciò che nasce da una base frivola.
La vera persona seria, è quella che riesce a giocare seriamente.
Ciò non comporta che il gioco sia una cosa seria.
Ma ciò non vuol dire che il gioco non sia seriamente importante.
Si potrebbe continuare all'infinito con questo gioco, se lo si prende seriamente.
Ma prendere seriamente un gioco, non ne comporterebbe la fine?

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C'erano gli (International) Noise Cospiracy intervistati alla radio, e c'erano anche Marx, il comunismo e Babbo Natale. Il bello è che qualsiasi essere umano poteva chiamare e fare la propria leccata di culo (persino io, ma avevo finito il credito). Verso la fine, chiama questa tipa. "Hey, ho letto una vostra bella intervista" (in Italia il capolavoro pare sia uscito su Rolling Stone, ndr); ad ogni modo il cantante si scopre il culo per la leccata.
"C'erano queste 3 righe su come fare la rivoluzione, e queste 3 pagine su come vestire bene Armani (o Versace, non ricordo bene, ndr), e come siete belli vestiti Armani (o Versace, ndr). Volevo chiedervi: ma se uno non c'ha un soldo, alla rivoluzione ci può andare coi panni vecchi?".
Ora, io non so cosa abbia pensato il tipo in quei secondi di silenzio, ma di sicuro s'e' tirato su le mutande.

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Parlare di musica è come ballare d'architettura.

Appunto per questo, noi scriviamo in silenzio.

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Il Coronet me lo ricordavo perchè Mark Sandman ci aveva fatto una rarissima suonata coi dEUS, poco prima di traslocare in un mondo migliore di questo. Altri tempi: ora al Coronet ci fanno le sfide: di rime, rutti, scorreggie – tutto fa brodo. Neri, cinesi, bianchi repressi, special guests saltano a turno sul palco nel trionfo della globalizzazione del thrash.
“Inginocchiati e baciami la crosta ma con tenerezza” – costruisce di rima il primo con arguzia.
“Fanculo, torna al cesso a stringerti le palle gommose” - chiude la battaglia l’altro, e probabilmente scorreggia.
E così per tutta la serata, in una interminabile sfilata di puttane e figli di puttana, scimmie e scimmioni, bastardi e spacciatori, scoppiati e frustati, geishe e pezzenti.
Tutti miei maestri.

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Di Craig B. mi è sempre piaciuto quel sorriso sardonico e – si può dire? – un pò idiota. L’avevo scoperto perchè pubblicava per la Chemical Underground, anche se – massì, si può dire - non c’azzeccava un cazzo: i suoi Aerogramme suonano una sorta di industrial/prog-rock/death-metal/post-rock/emocore/e-menate-varie – insomma roba perfetta per sentirsi in pace nel mondo fico-alternativo. Tra qualche sera Craig B. ha in programma una suonata quì nei paraggi, ma non credo di andarci.
Una volta lo becco alla fine di un concerto (capita): lo riconosco e lo saluto.
“Da dove vieni?” – mi chiede. “Mah. E’ passato così tanto tempo, non ne sono più sicuro”. “Beh, non è il modo giusto per farsi una moglie. Ti manca la moglie?”
“Certo che no. E a te, ti manca la moglie?”
Di nuovo il suo sorriso idiota. “Come il pompino manca all’uccello, man”.
Mentivamo entrambi.

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Nota Bene: Questo sito crea dipendenza. Nuoce Gravemente al portafoglio. Può provocare sonnolenza sul lavoro. Per eventuali problemi di natura sociopatologica, rivolgetevi un po' a chi vi pare, noi vi abbiamo avvisato.
Lasciate ogni Shakira o voi che entrate

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editoriale di sfascia carrozze

DeBaser non è un utente on line, ma un disco dove i messageboard si scambiano contenitori sulle independenze. Se ti musica il piacere non può non musicarti. Oh, tutto scritto della lettrici & dai lettori.

Ma se leggono, come fanno a scrivere? Entra e scoprilo, no?

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Sono dunque occorsi 3 anni all'FBI per procedere lo scorso gennaio all'arresto di Irving Lorenzo, per i nemici Irv Gotti e per gli amici Lorenzo - sempre che ne abbia conservato qualcuno. Figlio di puttana tuttofare, Lorenzino, signore incontrastato di Baisley Park, 5 isolati nel cuore di New York battuti a tappeto da neri armati fino ai denti di automatiche e crack, padrino della Murder Inc. - sussidiaria nientemeno che della Universal - secondo il rapporto dell'FBI un labirinto di stanze infestato da miliardari e mafiosi (e chissà cos'è peggio) capaci di costruire carriere quali quelle di Jay-Z, Ashanti e Ja Rule, finanziate dalla droga ed a braccetto una collezione di inchieste per omicidio.
Negli anni di maggior splendore Frank Sinatra sapeva di dover molto alla Mafia - le sue donne, i suoi soldi, il rispetto. Ma conservava lo stile, e molte cose si perdonano se si conserva lo stile. Il mondo dell'hip-hop è ormai malato alle fondamenta, fagocitato dal suo interno dalla componente gangsta, dalla voracità del Dio Denaro e dall'idiozia di milioni di fan in adorazione ed emulazione di uno stile che non ha conservato più niente di stiloso.

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