Voto:
Si Iside, sapevo che non avresti capito... OleEinar invece queste cose le capisce al volo.:-) Jake, non faccio questioni di stelle, ma per me questo è il miglior jazz in assoluto. Oh, qui ci stanno i classici: Porter, Gershwin, Berlin... Certo, Django è insuperabile ma Birèli non scherza... Poi vabbè ovviamente degustibus... Ciao a tutti e tre.
Voto:
@gastone.lomazzi: hai detto bene... Sapessi quanto mi stanno sulle palle i "consueti pèrmici"...:-) @muito: A proposito di Buster: ti ringrazio (con colpevole ritardo) per la segnalazione dei DVD... Mi è stata utilissima. Ciao.:-)
Voto:
Un grazie sentito a tutti i commentatori (anche a quelli in crisi d'identità) e un abbraccio fraterno e rassicurante a Lux che si terrorizza per così poco... @Bartleboom: che ti credi, la caccia all'errore non è finita.:-) Ne ho appena trovato un esemplare bello grosso ma lo lascio lì dov'è a futura memoria...:-) @Bonny e Contemplazione: In linea di massima sono d'accordo con voi, neanche a me piacciono le reinterpretazioni della musica di Bach in chiave jazz (mi vengono in mente quelle dello Jaques Loussier trio) per non parlare di quelle in chiave rock. Ma, che vi devo dire, questi sono bravi e rispettosi e di fronte alla bravura e al rispetto io godo. E mi piacciono pure le loro reinterpretazioni di Mozart, Telemann, Rossini ecc... Provate a clickare sul link del quarto paragrafo. Se l'assolo di Christiane Legrand non vi smuove qualcosa dentro, siete degli aridi senza speranza.:-) A proposito di collaborazioni, ho appena scoperto che Ward Swingle quando faceva ancora parte dei Double Six ha fatto un disco con Dizzy Gillespie. Mi fa una certa gola... Comunque, se qualcuno vuole dare un'origliata al disco recensito mi scriva con fiducia. Sarò lieto di comunicare in privato (non mi va di dare noie agli editors) dove trovarlo. Ciao a tutti.
Voto:
Probabilmente me l'hai passato ma non lo ricordo... Salutami Fausto... E ricorda che è ancora da chiarire la faccenda della tabaccheria...
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Ah, volevo aggiungere una cosina: hai ragione da vendere (senza probabilmente) sullo scontro individuo-società, anzi direi che ogni film di Buster parla in fondo di questo. E la sua espressione è uno strumento efficacissimo per esprimere l'insensatezza di certe "usanze" (la guerra in "The General", la faida tra famiglie rivali in "our hospitality..."). Il fatto è che poi di questa cosa senza senso Buster diviene "incontrastato protagonista" e alla fine della battaglia di Fort Sumter viene arruolato col grado di tenente. E quanto ne è orgoglioso poi... Certo, tu mi dirai che è orgoglioso perchè può mostrarsi a Marion Mack con la sua bella divisa addosso, ma intanto è l'eroe della giornata, è in divisa ed è orgoglioso.:-) Ecco, è per questo che il messaggio antimilitarista mi risulta un po' ridimensionato. Ciao.
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Mmmm, si, probabilmente hai ragione su quella scena... Io l'avevo interpretata come parodia di scena melodrammatica (Buster che saluta la ragazza con ampi gesti delle mani e uscendo di casa sempre sbracciandosi, incespica e cade...), cosa che Buster faceva spesso... Di Harold Lloyd ti consiglio "Safety Last" o "preferisco l'ascensore". E' considerato il suo miglior film, ma guarda che è tutt'altro paio di maniche rispetto a quelli di Buster... Se ti accontenti di uno schermo piccolo, su youtube puoi vederlo tutto o dargli solo un'occhiata veloce: Ciao.
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Ciao Muitosaudosismo. Figurati, mi ha fatto molto piacere leggere i tuoi appuntini. Conosco i passaggi dell'autobiografia che citi e non ho mai dubitato che Buster avesse le sue idee sulla guerra, basate oltretutto sulla sua esperienza personale... Solo che, ecco, non mi pare che con "the general" abbia voluto lanciare un messaggio pacifista o antimilitarista, tutto qui... al massimo l'antimilitarismo lo si può leggere tra le righe... Riguardo le pretese intellettuali: a me piace ricordare il suo incontro con Beckett. Lo racconta Alan Schneider, il regista di "Film", in un bel libro pubblicato da Einaudi che contiene la sceneggiatura e alcuni drammi beckettiani. Ebbene Buster, a sentire Schneider, della sceneggiatura di Beckett capì poco per non dire nulla: pensava fra l'altro che se ne potesse ricavare un film della durata di cinque minuti al massimo, tant'è che si offrì lui stesso di aggiungere qualche scena... Poi però sul set fu estremamente disponibile, instancabile, intuiva che quei due avevano un'idea da realizzare ma non sapeva bene quale e, a lavoro ultimato, se ne andò contento ma ancora, come dire, inconsapevole... Ecco, secondo me ciò vale anche per "The cameraman", nel senso: Buster amava giocare col cinema, lo usava con la sua intelligenza quadrata, matematica, e con due scopi precisi: il coinvolgimento del pubblico e le risate... Tutto il resto, compresa la riflessione rilevata da Moravia, era una conseguenza, magari pure imprevista... Insomma per usare le tue parole, l'"intellettualsmo" era per Buster una buccia di banana sulla quale scivolava mentre inventava le sue gags.:-). Questa almeno è la mia interpretazione... Sul pudore vero o presunto: non so, ho visto alcuni documentari con interviste varie e backstages (in particolare: "Buster Keaton rides again" girato sul set del carinissimo film "The Railroader" e "Buster Keaton: A hard act to follw" di Kevin Brownlow); Buster mi è sembrato una persona molto semplice. La stessa impressione che ho avuto leggendo l'autobiografia e la vedendo i suoi film. E ciò a me lo rende ancora più caro... Infine, il tuo invito a scrivere ancora su Keaton mi lusinga.:-) Ho già recensito "Film" di Beckett e "The cook" di Rosco Fatty Arbuckle, ma in futuro chissà... Però se "Navigator" vorrai recensirlo tu, ti leggerò con piacere... Ciao.
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Ciao Muitosaudosismo. Figurati, mi ha fatto molto piacere leggere i tuoi appuntini. Conosco i passaggi dell'autobiografia che citi e non ho mai dubitato che Buster avesse le sue idee sulla guerra, basate oltretutto sulla sua esperienza personale... Solo che, ecco, non mi pare che con "the general" abbia voluto lanciare un messaggio pacifista o antimilitarista, tutto qui... al massimo l'antimilitarismo lo si può leggere tra le righe... Riguardo le pretese intellettuali: a me piace ricordare il suo incontro con Beckett. Lo racconta Alan Schneider, il regista di "Film", in un bel libro pubblicato da Einaudi che contiene la sceneggiatura e alcuni drammi beckettiani. Ebbene Buster, a sentire Schneider, della sceneggiatura di Beckett capì poco per non dire nulla: pensava fra l'altro che se ne potesse ricavare un film della durata di cinque minuti al massimo, tant'è che si offrì lui stesso di aggiungere qualche scena... Poi però sul set fu estremamente disponibile, instancabile, intuiva che quei due avevano un'idea da realizzare ma non sapeva bene quale e, a lavoro ultimato, se ne andò contento ma ancora, come dire, inconsapevole... Ecco, secondo me ciò vale anche per "The cameraman", nel senso: Buster amava giocare col cinema, lo usava con la sua intelligenza quadrata, matematica, e con due scopi precisi: il coinvolgimento del pubblico e le risate... Tutto il resto, compresa la riflessione rilevata da Moravia, era una conseguenza, magari pure imprevista... Insomma per usare le tue parole, l'"intellettualsmo" era per Buster una buccia di banana sulla quale scivolava mentre inventava le sue gags.:-). Questa almeno è la mia interpretazione... Sul pudore vero o presunto: non so, ho visto alcuni documentari con interviste varie e backstages (in particolare: "Buster Keaton rides again" girato sul set del carinissimo film "The Railroader" e "Buster Keaton: A hard act to follw" di Kevin Brownlow); Buster mi è sembrato una persona molto semplice. La stessa impressione che ho avuto leggendo l'autobiografia e la vedendo i suoi film. E ciò a me lo rende ancora più caro... Infine, il tuo invito a scrivere ancora su Keaton mi lusinga.:-) Ho già recensito "Film" di Beckett e "The cook" di Rosco Fatty Arbuckle, ma in futuro chissà... Però se "Navigator" vorrai recensirlo tu, ti leggerò con piacere... Ciao.
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Beh, sapute', pure "la sceneggiatura posticcia e sempre in affanno" è un bel concetto...
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Beh, allora dovresti sentire "Dream letter live in London"... In quel disco, alcuni brani di "Goodbye and Hello" suonano come quelli di "Happy Sad" e "Blue Afternoon"... Disco moooolto bello, ma preferisco il folk-jazz di Tim...
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