Dreamless Night - Soma #space Copertina orribile. Mi fanno venire in mente gruppi anni 90 che si lanciavano in Jam toccando Space rock , Dub, Reggae ,Psychedelia, acidi assoli di chitarra. Sono durati un paio di stagioni e spariti mi vengono in mente Magic Mushroom Band, Soma Ozric Tentaclels ( che durarono). Divine Soma Experience e non ricordo più
 
Dif Juz - Heset
#ilove4ad [Percorso sonoro nei cataloghi che hanno incendiato la mia fantasia]
Una dote che non è mai mancata ai Dif Juz è l'audacia. Instancabili sperimentatori, hanno condotto la
new wave lungo territori onirici fino a lambire le terre del jazz, solcate e rimescolate per lunghi tratti
addirittura dal reggae e il dub. Posso intuire, con certezza quasi assoluta, che la scena afro-acid-jazz
che esplode a Londra negli anni '90 sia fortemente debitrice nei confronti dei Dif Juz.
Per lunghi tratti eterei come i Cocteau Twins, la band dei fratelli Curtis non è mai sfociata nel dream pop,
rimanendo inquadrata in un sottobosco underground di eccelsa qualità.
 
Do The Police Embrace?
Efrim Manuel & Kevin Doria
"Sing, Sinck, Sing" LP #2019
 
slowthai - UGLY (Visualiser) Commistione di generi magnetica di uno dei rapper più poliedrici e interessanti del panorama italiano. Forse un po' troppo ibrido per le hiphopheadz, ma decisamente accattivante per tutti i fan della scena post-punk. A breve magari ci scappa la recensione.
 
Ally Venable with Buddy Guy - Texas Louisiana

pagu pagu de sanu blues a mengianu!
 
ricordo un vecchio articolo su Ciao 2001 ( che ne sanno i 2000?) " Ha filtrato l'europa e con Faust'o sono in due" si era nel 1983 ma la massa preferirì "stare sulla playa , bersi la coca cola circondata da gravi incubi" (le tre canzoni citate trovatevele da soli) Gino D'Eliso - Cattivi Pensieri "Estate acquatica a Milano
Angoscia e anguria van per mano" potremmo sostituire Milano con un altra città ma rappresenta quel che sentivo... PS Gino ha un record quattro album quattro case discografiche diverse.
 
THE PRIMATES - I Ain't Like You

Che RiFFuzz!!

Un solo album. E poi i primati tornano nella giungla da dove erano venuti.

Nati a Youngstown (quale nome migliore per una band di stupidi teenagers che si divertono a rispondere alle poche interviste con dei versi da scimpanzé?, NdLYS), i Primates arrivano a Los Angeles sull’onda emotiva che convoglia flotte di capelloni verso il Cavern Club cercando il loro attimo di popolarità. Erik Bluhm, Brett Miller, Ted Edlefsen, Brian Corrigan quell’attimo ce l’hanno nel 1986.

Un attimo e basta.

E a che sarebbe servito averne un secondo?

Quel solo attimo basta.

Perché quell’attimo produce uno dei dischi garage più piacevoli di tutti gli anni ’80, nonostante all’epoca venga tacciato di essere solo un disco di serie B. Prodotto da Brett Gurewitz nel periodo della sua sbornia per il sixties-sound (produrrà pure il secondo dei Morlocks, l’esordio degli Untold Fables, Magic Still Exists dei Leopards e Drop of the Creature degli Steppes prima di finire anche per un breve periodo tra le fila degli Yard Trauma, NdLYS) e da Greg Shaw, We Are The Primates puzza di garage punk becero e primitivo.

È la pruriginosa vulva di una donna neolitica che si schiude, primordiale e affamata, odore ancestrale e selvaggio di femmina in calore attorno alla quale ballano questi quattro Monkees dell’età della pietra, imbottiti d’alcol e coperti da pellicce di mammuth.

Chi ama i suoni ricercati stia alla larga, oggi più di allora che qui è tutta una selva di maracas, accordi essenziali, cembalo e gemiti da macaco in calore. Tre cover che sembrano essere state scritte apposta per loro (Outside dei Downliners Sect, Born Loser di Murphy & The Mob, I Got Nightmares dei Q65) tanto sono conformi alla cifra stilistica primitiva adottata dal gruppo, una curiosa versione di I Go Ape di un insospettabile Neil Sedaka e otto numeri originali che sono una devastante rappresentazione del beat basico avvolto in cartapecora fuzz e saliva Pretty Things periodo Get the Picture?.

Poi, più nulla: dei primati, eccetto Eric Bluhm che diventerà uno dei più pregiati dj americani, custode della nebbia purpurea del garage, dell’acid rock e del folk rock degli anni Sessanta, non resterà traccia alcuna e anche della ristampa del loro disco, in vinile marchiato Soundflat nessuno oserà parlare, non sapendo cosa dire.

Uh! Uh! We are The Priiiiiimates!!!!

Il Rev
 
Il Grande Lebowski , il tappeto filosofico che dà un tono all'universo
Anton Dermota, Ilona Steingruber in Die Tote Stadt, Marietta lied

È stata una bella storia pulita, mi ha fatto ridere. Almeno in certe parti.

È così che la dannata commedia umana va avanti...

Spero che vi siate divertiti e che ci rivedremo ancora lungo il cammino.
 
"Nessuno è perfetto" - A qualcuno piace caldo (scena finale)

"A qualcuno piace caldo"
di Billy Wilder (1959)

#35mm
 
John Zorn - Bith Aneth

John Zorn (10 di 10)
"Bith Aneth"

#jazzlegends
 
Leonard Cohen & Judy Collins live 1976

tre canzoni con la freschezza della novità. ancora non straconosciute. un giovane L.C nervosissimo con la gola asciutta.