telespallabob

DeRango : 11,31 • DeEtà™ : 6311 giorni

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Ci sono, ci sono. Anche di questo disco. Benvenuto su Debaser.
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Mi sembra d'essere una mosca bianca, leggendo recensioni e commenti. Mi ritengo uno che non ha mai amato i ragionamenti esterofili e i pipponi sul fatto che siamo inferiori musicalmente (e necessariamente derivativi). Questo mi porta a guardare sempre con attenzione le cose che provengono da vicino, senza però rinunciare a tante cose interessanti che possono venire fuori dall'Italia. I Julie's Haircut li ritengo un buon gruppo però non mi prendono appieno. Quest'ultimo non l'ho ascoltato ancora
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"Ribadisco che non stimare saviano non significa certo appoggiare la mafia...", esiste una parola per quello che stai descrivendo: omertà. Sono convinto che voi non siate degli omertosi però denigrando uno che denuncia lo stato delle cose vi ponete in una posizione di svantaggio morale. E' innegabile questo. @Axel, la voglia di fuggire è figlia di un disagio, di una delusione definitiva verso uno stato di cose che resta immutabile da un sacco di anni. E' la rassegnazione che sopravanza la rabbia e divora la speranza. Non per questo non si ama il proprio paese. A me viene la bile perché in una situazione del genere (l'onda mediatica su Gomorra) invece di prendersela con tanti opportunisti che stanno dietro ci si scaglia verso Saviano che in tutta questa situazione è in prima linea: quando scrive il libro, quando dichiara candidamente di averlo scritto, quando si assume le responsabilità delle parole, quando persevera nonostante tutto nell'opera di denuncia. Questo avete fatto. Se vi foste invece lamentati del fatto che per far saltare queste cose all'occhio dell'opinione pubblica (e spesso si parla del Segreto di Pulcinella) è dovuto arrivare un ragazzo di 28 anni al quale è stato negato di vivere, che il "giornalismo" in Italia e una boutade e tutto quello che ne consegue mi avreste trovato dalla stessa parte della barricata. Tuttavia non ci sto a stare zitto quando leggo che Saviano è un'opportunista e ci ha ricavato da tutto questo. Dovremmo prendercela con la generale negatività delle cose ed invece quando arriva un'eccezione positiva si cercano tutta una serie di scuse per metterla in cattiva luce. La stessa cosa che si fece con Leonardo Vitale. Pensaci un attimo su questo.
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Ringrazio chi è intervenuto. @Acqualife, secondo me sono più sofisticati rispetto ai Galliano. E' uno stile musicale decisamente più ricco. Non saprei dire cosa intende Ghemison
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Mi fate venire il travaso di bile, mi riferisco ad Axel ed Eletto. Partiamo ad elencare i loro argomenti dal mio ultimo commento. "Nessuno ha obbligato saviano a parlare dei fatti di camorra", invece ha un obbligo: il dovere giornalistico. Ripeto, avrebbe potuto fare come il 99,9 periodico dei "giornalisti" italiani, rimpinzandoci di parole vuote e invece ci ha raccontato notizie di una gravità sconvolgente. E' un obbligo che è figlio della professione che si è scelto, è un obbligo morale. "Non vuoi vivere sotto scorta? Bene, pubblica il libro e ritirati in un atollo delle Fiji..." Sapete come si chiama questo? Lanciare il sasso e tirare via la mano. Lo avrebbe potuto fare tranquillamente, negando spudoratamente e invece sì è preso la responsabilità delle sue parole portandole avanti e raccontandole in prima persona in giro per il mondo. "Vuoi mettere il tuo nome? Non lamentarti ovunque che sei costretto a vivere sotto scorta, e tieniti le accuse di chi ti dice che sul tuo essere "dead man walking" hai costruito il successo del tuo libro, della tua carriera e ci hai guadagnato in soldoni.", il successo di Gomorra non è figlio del fatto che gli hanno dato la scorta. E' figlio del fatto che la gente il libro se l'è passato e quindi si è diffuso il suo contenuto. Non a caso le intercettazioni fatte ai Casalesi dimostrano che la loro preoccupazione del successo editoriale del libro, motivo per cui volevano uccidere Saviano (usando lo stesso sistema di Capaci). Da quelle minacce è arrivata la scorta. "Nel senso che Saviano avrebbe potuto benissimo pubblicare il libro e poi sparire dalla circolazione che va anche bene, ma dopo che ti lamenti della tua condizione, la alimenti in negativo partecipando a convegni, seminari, trasmissioni?". Ti sembra normale una cosa del genere? Uno scrive la realtà, deve vivere sotto scorta per questo ed accettare passivamente? Non scherziamo. "A me la gente che insulta il proprio paese mi dà ribrezzo quanto un mafioso...se non ami la tua nazione non sei pronto a combattere per migliorarla.". Guarda che ammettere i problemi che si sono non vuol dire insultare il proprio paese. L'insulto, semmai, è l'opposto: vedere i problemi e dire "qui tutto va bene, passerà. Chi parla rientra nella categoria dei catastrofisti universali". Ammettere i problemi e cercare di migliorarli è la più grande dimostrazione d'affetto. E non è qualcosa di retorico o di nazionalistico, come vorrebbero certe persone che ci vogliono imporre l'idea della grande patria, dello spirito nazionale, eccetera eccetera. "Capisco che è un pensiero estremo e riduttivo, ma la vedo cosi...", dovrei usare un'altra parola per il tuo pensiero ma non è giusto dirla. Resta il mio sconcerto dietro tutto questo e una riflessione, legata ad un uomo, Leonardo Vitale. Egli raccontò tutta l'organizzazione di Cosa Nostra, in una maniera estremamente dettagliata, anticipando di 10 anni le leggendarie rivelazioni di Buscetta a Falcone. L'opinione pubblica e i compaesani di Vitali non ragionarono sulle rivelazioni fatte, sulle parole, ma sul personaggio e dissero che cercava notorietà. Il resto del ragionamento lo lascio a voi
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@Grass, sull'ultima frase ti sbagli. Saviano è già morto, e quel tipo di morte è ben peggiore di quella che può venire da una pistola o da chili tritolo: è una morte morale, figlia del sensazionalismo, di una società che ha già emesso la sua sentenza sulla persona perché bisogna fare gossip ed essere tendenziosi. Non si crede alla buona fede o al senso del dovere, no. In Italia lo fanno tutti per sporchi comodi: il denaro, la celebrità, le apparizioni televisive. Veramente mi sono rotto, sono stanco di sentire certe cose. E' stato ucciso da un paese che è bravo a fare la morale davanti ad un televisore o dietro un quotidiano, leggendo gli articoli dove viene raccontata una realtà che non gli appartiene. Cosa vuoi che sia per loro? Per gente che non conosce, che non ha mai vissuto in prima persona o sentito racconti di chi ha dovuto confrontarsi con certa realtà? Tanto sono "liberi" e "tranquilli", ben lontani da Casal di Principe (e si potrebbero fare nomi di altre città, tranquillamente) e sorridono alla merda che piano piano li travolgerà (e forse li sta già travolgendo). E' la mia indignazione, il mio sdegno e sapere cosa mi fa arrabbiare più di ogni altra cosa? Che tutta questa rabbia che provo non serve a niente, non scuote coscienze, non migliora la situazione. Sono parole gettate al vento. E' la sconfitta peggiore, è la stessa sconfitta di Saviano. Sconfitto perché la gente legge i suoi libri e pensa: "Però, furbo questo Saviano. Scrive di queste cose che sanno tutti così diventa famoso e fa i miliardi". E invece dovrebbe pensare: "E' agghiacciante tutto questo. Che schifo. Per fortuna che qualcuno queste cose non le lascia sotto silenzio".
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"Perchè l'italia si toglie invece il cappello davanti a qualcuno che la lotta l'ha fatta davanti a un pc e sulla carta", perché siamo in Italia e certe cose si sanno ma non si dicono. E allora renderle pubbliche è un motivo di coraggio e di lode, vuol dire molto. Avrebbe potuto starsene tranquillamente in silenzio e vedere la realtà da vicino senza però mettersi in discussione; solleva il coperchio di un fustino tossico, cosciente che tutti sanno cos'è però finché non arriva la constatazione definitiva negano spudoratamente. Si chiama giornalismo quello che fa Saviano e per una cosa del genere, quella che tu denigri (ho citato quella frase apposta), molti sono morti. Ti cito un nome solo: Beppe Alfano, un giornalista a cui vanno i ringraziamenti di tutti noi. E si potrebbero fare altri nomi, di giornalisti meno noti di Saviano, che però continuano a raccontare lo schifo delle mafie vivendo sotto scorta (mi riferisco, per esempio, al cronista Lirio Abbate). Viene "mitizzato" (uso questa brutta parola per adattarmi al tuo linguaggio) perché il giornalismo, quello vero, è l'eccezione e non la regola. Se tutti i giornalisti farebbero il loro mestiere (cioé cercare le notizie e raccontare la realtà, invece stanno nell'anticamera di Montecitorio e riportano ai loro direttori sempre le stesse frasi dei vari Capezzone, Finocchiaro, eccetera eccetera) sarebbe uno che fa il suo dovere. E basta. Invece è un eroe e in questo paese di merda invece di riflettere sul fatto che chi compie il proprio mestiere è l'eccezione, quello strano, si compie l'esercizio del Solone, criticando questo perché "cavalca la propria immagine". Dove vogliamo andare con questo atteggiamento? Così facendo le mafie vivono un giorno in più, quando con la nostra rabbia potrebbero cominciare ogni giorno di più a perdere pezzi e ad essere sconfitte. Mi sa che un ragionamento del genere è troppo difficile, purtroppo non sono in grado di fare il moralista.
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Benvenuto su Debaser. Non conosco questo signore ma la disanima mi sembra buona, vedrò di reperir qualcosa
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Permettete ma ci vuole coraggio a pensare al "personaggio Saviano", neanche a parlare. E' proprio il pensiero che è agghiacciante. Ci rendiamo conto? Saviano racconta, con grande abilità giornalistica, un contesto che può sembrare così lontano ed invece è più vicino di quanto si pensi. Non m'interessa sinceramente perché la gente compra "Gomorra", mi fa piacere pensare che la gente lo legga e venga a conoscenza del suo contenuto, che possa riflettere e trarre delle conclusioni. Un merito del genere supera qualsiasi "sfruttamento mediatico" che avrebbe fatto Saviano di se stesso e della sua opera. Di certe persone non è giusto pontificare
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Sarò breve: l'altra sera sì è fatto servizio pubblico. E non è poco di questi tempi