"Questa è musica da ascoltare, non da ballare, armonicamente e ritmicamente complessa, realizzata per essere il più originale possibile."

 "Mont si sente assolutamente in dovere di spiegarci quanta soddisfazione dia scrivere pezzi in 7/4 ('It's such a very good sign to play in seven time!')."

L'album di debutto degli Egg del 1970 propone un progressive rock complesso e originale che combina elementi classici e jazz. La voce di Mont Campbell e l'organo di Dave Stewart sono protagonisti, mentre la suite "Symphony No.2" mostra grande sperimentazione. Il disco rappresenta un'importante pietra miliare della scena Canterbury, non facile all'ascolto ma ricco di dettagli e qualità. Scopri l'innovativo debutto degli Egg e immergiti nei suoni del progressive rock sperimentale.

 Il disco omonimo uscito da questa prova è unanimemente riconosciuto come uno dei picchi della psichedelìa inglese.

 Steve in futuro affermerà che questo lavoro venne realizzato 'giusto per ridere', ma abbiamo generato un tale gioiello di space rock tardo psichedelico.

La recensione ripercorre la genesi dell'album 'Arzachel' (1969), frutto di una sessione improvvisata da quattro giovani musicisti inglesi legati al Canterbury Sound. Nonostante le difficoltà contrattuali, il gruppo reinventò la propria identità e produsse un capolavoro di psichedelia e space rock, lodato per la ricchezza strumentale e l'atmosfera lisergica evocata. Le tracce si distinguono per la varietà e il senso di improvvisazione, con momenti che raggiungono livelli 'interstellari'. Ascolta ora Arzachel e immergiti nel miglior space rock psichedelico anni '60!

 Già dall’apertura dell’album si capisce subito quanto la contaminazione melodica con sfumature fusion destinata ad influenzare pesantemente le composizioni.

 Dave è il protagonista indiscusso di questa uscita discografica, un passo intermedio verso il raggiungimento di un suono che troverà compimento poco più tardi.

La recensione approfondisce "The Civil Surface", terzo e ultimo album degli Egg, pubblicato dopo lo scioglimento della band. L'opera mostra un forte influsso del Canterbury sound e del jazz fusion, con complessi arrangiamenti strumentali. Dave Stewart emerge come protagonista della scena musicale dell'album. Il disco è visto come un ponte verso futuri progetti prog. Ascolta ora 'The Civil Surface' e vivi la magia del prog fusion anni '70!

 "L'elemento davvero interessante da notare è come la sintonia tra gli strumenti e la varietà del suono si incrementino man mano che le tracce si susseguono."

 "Uno dei punti più alti del disco è senza ombra di dubbio la stupenda 'Extract', introdotta da un meraviglioso assolo di piano ed eseguita con una grazia ed una maestrìa davvero rara."

La recensione analizza l'album "Arriving Twice" dei Gilgamesh, pubblicato nel 2000, che racconta l'evoluzione della band dal 1973 al 1975. L'album si distingue per l'ordine cronologico delle tracce che mette in luce una progressiva crescita tecnica e stilistica, il crescente affiatamento tra i membri e la ricchezza degli arrangiamenti. Vengono evidenziati brani chiave come "With Lady and Friend" e "Extract" per la loro particolarità strumentale e la qualità dell'esecuzione. Un'opera di grande interesse per gli appassionati di progressive jazz e Canterbury scene. Scopri l'evoluzione prog jazz dei Gilgamesh con 'Arriving Twice'!

 La tecnica straordinaria dei musicisti non mortifica il feeling nè la comprensibilità e armonia dei pezzi.

 Un autentico connubio tra energia e raffinatezza nelle composizioni, un gioiello musicale da una terra lontana.

Leap Second Neutral dei Machine and the Synergetic Nuts è un album straordinario che rinnova il jazz-prog con energia e originalità. Il gruppo giapponese, guidato da musicisti di straordinaria tecnica, mescola influenze canterburiane con un sound fresco e coinvolgente. Con l’aggiunta di musicisti ospiti, il disco guadagna varietà e profondità, offrendo brani complessi ma armoniosi. Un autentico capolavoro che unisce tecnica, feeling e innovazione. Ascolta Leap Second Neutral e scopri il jazz-prog giapponese più innovativo!

 Sembra davvero straordinario come questa band, nella sua pur fugace esistenza, sia riuscita a confezionare un capolavoro dietro l'altro senza mai commettere un passo falso.

 "Zabaglione", traccia praticamente indescrivibile, riesce a mantenersi vivace ed interessante senza scadere in passaggi eccessivamente cerebrali ed intricati.

Missing Pieces dei National Health è un album postumo che sorprende per la qualità dei brani inediti e live, dimostrando l'eccellenza di una formazione d'élite della scena progressive jazz rock. Le composizioni, curate soprattutto da Mont Campbell e Dave Stewart, si distinguono per complessità e vivacità senza cadere nell'eccesso cerebrale. Nonostante la natura non studio delle tracce, l'album mantiene un fascino autentico e rappresenta un must per appassionati del genere e della Canterbury scene. Ascolta Missing Pieces e riscopri un gioiello nascosto del progressive jazz rock.

 Le composizioni di Alan vengono eseguite con quell'amore e quella passione che solo i suoi vecchi compagni avrebbero potuto trasmettere efficacemente.

 Toad of Toad Hall, un gioiello di incredibile bellezza, ci conduce alla fine di questo ennesimo capolavoro prodotto dalle parti di Canterbury.

D.S. al Coda è un commovente tributo dei National Health ad Alan Gowen, figura di rilievo nel progressive rock e Canterbury sound. L'album, arricchito da numerosi ospiti, combina passione e tecnica in composizioni variegate e coinvolgenti. Il lavoro mantiene l'aura magica della band, con arrangiamenti intelligenti e bilanciati. Dalla tromba al sassofono, dalle tastiere alle chitarre, ogni strumento contribuisce a rendere omaggio a un artista prematuramente scomparso. Scopri l'emozionante tributo di National Health ad Alan Gowen ascoltando D.S. al Coda.

 Alan Gowen suona con la stessa energia, grazia ed eleganza che lo hanno sempre contraddistinto, anche nel momento più buio della sua vita.

 La vita comunque continua, nonostante il tempo di Alan stia ormai per scadere.

La recensione racconta il percorso artistico di Alan Gowen e il concepimento dell’album "Before a Word Is Said", ultima opera registrata poco prima della sua prematura scomparsa. L'album, frutto della collaborazione con Phil Miller, Richard Sinclair e Trevor Tomkins, si distingue per un equilibrio musicale raffinato e un'intensa espressione di passione e amicizia. La musica riflette la forza creativa di Gowen anche nei momenti più difficili, lasciando un'eredità indelebile nel panorama jazz-progressive. Ascolta l'ultimo capolavoro di Alan Gowen e immergiti nella magia del jazz-progressive.

 La chitarra di Phil procede costantemente abbracciata dalle tastiere, tanto che i due strumenti appaiono come amanti.

 Le tastiere, nella loro eleganza e leggerezza, non arrivano mai ad apparire invadenti o eccessive.

Another Fine Tune You’ve Got Me Into conferma la qualità già mostrata dal debutto dei Gilgamesh, con un sound jazz fusion ricco di atmosfere calde e raffinate. La line-up instabile precedentemente ha dato vita a collaborazioni di rilievo, contribuendo alla complessità musicale del disco. Le composizioni di Alan Gowen si intrecciano con le chitarre di Phil Lee e il basso di Hugh Hopper, creando melodie morbide e incisive. L’album presenta sia brani elaborati sia tracce brevi e nostalgiche, mantenendo un’eleganza sonora sostenuta da tastiere ben calibrate. La copertina, ispirata a un’opera di William Blake, aggiunge un ulteriore livello di profondità artistica. Ascolta ora Another Fine Tune You’ve Got Me Into e immergiti nella raffinata fusione jazz dei Gilgamesh.

 Elegante, raffinato, vario ma con una certa omogeneità, strutturalmente complesso ed originale senza arrivare ad essere, per questo, pesante o pretenzioso.

 La suite in miniatura "One End More" ci mostra subito di cosa sono capaci i musicisti impegnati in quest’opera, proponendoci uno stile marcatamente fusion.

La recensione celebra il primo album di Gilgamesh come un lavoro raffinato e complesso, capace di coniugare originalità e accessibilità. Alan Gowen e la sua band offrono brani fusion tecnicamente elevati ma mai pesanti. Le tracce più lunghe come "One End More" e "We Are All" evidenziano la perizia degli strumentisti, mentre gli intermezzi acustici aggiungono delicatezza. Non è un disco facile ma è ricco di atmosfere calde e coinvolgenti per gli appassionati del genere. Ascolta Gilgamesh e lasciati trasportare dalla loro fusion raffinata e coinvolgente.

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