Di fronte al rischio di perdersi nel gioco dei richiami, i Kinski rispondono discostandosi dai punti di riferimento e definendo un suono tutto loro.

 Con la loro tavolozza i Kinski dipingono un bel quadro di suggestioni sonore intense, oziose e volatili.

La recensione esplora Airs Above Your Station dei Kinski, gruppo di Seattle. Il disco, quasi interamente strumentale, si muove tra space rock, post rock e noise, rimandando a vari maestri del genere pur mantenendo una propria anima. La band viene elogiata per l'originalità e la capacità di creare paesaggi sonori intensi e suggestivi. Scopri il viaggio sonoro dei Kinski e lasciati avvolgere dalle loro atmosfere!

 La gente che parlava, beveva e fumava ora di colpo è rapita dalla voce di un angelo.

 Un buon antipasto in attesa di un’altra succulenta portata dei Portishead.

La recensione racconta l'esperienza al concerto di Beth Gibbons & Rustin Man a Milano. L'autore descrive l'atmosfera raccolta, l'impatto ipnotico della voce di Gibbons e i brani più intensi eseguiti dal vivo. Nonostante la breve durata, l'esibizione viene celebrata come un momento di grande intensità artistica e anticipa con entusiasmo una possibile nuova esibizione dei Portishead. Scopri come Beth Gibbons ha incantato Milano: leggi la recensione completa!

 Risultato, il cd scorre anonimo come un greatest hits qualsiasi.

 Sono una potenza, espressione di energia allo stato puro. Pronta ad esplodere quando meno te lo aspetti.

La recensione esprime delusione verso il live 'And All That Could Have Been' dei Nine Inch Nails, giudicato piatto e privo dell'energia tipica della band. L'autore apprezza solo l'edizione limitata doppia, lamentando un approccio troppo commerciale e poco originale. Il confronto con precedenti performance live e bootleg esalta la mancanza di vera improvvisazione nel disco. Scopri la verità dietro questo live: energia vera o pura facciata?

 Non dagli Apparat Organ Quartet, che ne hanno rispolverati ben quattro.

 L’originalità (paradossalmente) retro potrebbe essere la chiave giusta per un meritato approdo sul continente.

La recensione esplora il primo album degli islandesi Apparat Organ Quartet, caratterizzato dall’uso creativo di organi vintage e vecchia strumentazione elettronica. Il sound richiama la musica elettronica tedesca anni ’70 e presenta influenze da artisti come Kraftwerk, Mùm e Stereolab. L’originalità retro dell’opera viene lodata come punto di forza. L’album è attualmente reperibile solo online ma si spera in una diffusione più ampia. Ascolta l’album e lasciati trasportare dall’inconfondibile mix di vintage e modernità degli Apparat Organ Quartet!

 Ascoltare i GYBE! è come salire sulla transiberiana a Mosca e appiccicarsi al finestrino lungo i 7000 km che portano a Vladivostok.

 Melodie lente e decadenti cedono il passo a climax deflagranti e ricadono in un silenzio che diventa strumento musicale a tutti gli effetti.

La recensione di Yanqui U.X.O. elogia la profondità emotiva e la composizione visionaria dell’album dei Godspeed You! Black Emperor. L'autore esalta la natura totalizzante delle suite e la commistione di psichedelia, sinfonia e silenzio, sottolineando il forte impatto politico e l’alternanza tra quiete e tempesta sonora. Un ascolto impegnativo ma profondamente affascinante. Scopri un capolavoro unico del post-rock: lasciati trasportare dalle emozioni di Yanqui U.X.O.!

 È come prendere uno scatolone e buttarci dentro di tutto un po'.

 Alchemico e indeciso.

La recensione analizza il secondo album dei Terranova, sottolineando il passaggio da sonorità trip-hop a una più marcata eterogeneità tipica della club culture. Il disco spazia tra rap, punk elettronico, big beat e techno, diventando così un meltin’ pot affascinante ma anche potenzialmente dispersivo. L’assenza di un filo conduttore può lasciare perplessi i fan più tradizionali. Un lavoro definito "alchemico e indeciso". Scopri la varietà sonora dei Terranova: ascolta Hitchhiking Non-Stop e lasciati sorprendere.

 Vi stupiranno con l’equilibrio e con l’insieme. Con la sintesi perfetta di sogno e magia.

 Personalmente penso che siano “avanti” rispetto al comune concetto di elettronica.

La recensione esalta l’album Finally We Are No One dei Múm, descrivendo il loro stile come una fusione di elettronica minimalista e atmosfere evocative. Vengono messe in luce le influenze della scena islandese e la capacità del gruppo di creare emozioni suggestive, con tracce che oscillano tra dolce malinconia e sperimentazione psichedelica. Lasciati trasportare dalle emozioni di questo capolavoro islandese.

 Colpisce la facilità con cui sanno coniugare generi diametralmente opposti come jazz ed elettronica.

 Il basso completa una sezione ritmica che letteralmente esplode nella giungla di suoni del bis finale.

La recensione racconta l’esperienza di assistere al live dei The Cinematic Orchestra all’Alcatraz di Milano, sottolineando la fusione riuscita tra jazz ed elettronica. L’autore, pur non essendo un grande appassionato di jazz, rimane colpito da groove, improvvisazioni e dalla qualità delle performance, in particolare della sezione ritmica e della voce soul di Niara Scarlett. Scopri cosa rende unico il live dei The Cinematic Orchestra: leggi la recensione completa!

 L’impatto per le mie orecchie è devastante, una valanga sonora condita di chitarre distorte e urla elettroniche.

 Belle soprattutto le installazione visive che hanno retto la scena ed hanno supplito alla mancanza di una voce 'vera' sul palco.

La recensione racconta il concerto dei Death In Vegas ai Magazzini Generali di Milano. Il gruppo stupisce con un live denso di energia, chitarre distorte ed effetti visivi coinvolgenti. Nonostante la qualità della performance e le suggestive installazioni visive, la scaletta breve e l’assenza di alcuni vecchi brani lasciano il pubblico parzialmente insoddisfatto. Scopri il viaggio sonoro dei Death In Vegas e condividi la tua esperienza live!

 Il suono che ne esce è sinfonico ed elettrico, dolce e glaciale allo stesso tempo.

 Sono 15 minuti in crescendo che letteralmente paralizzano, lasciano senza fiato. Ghiaccio e fuoco: in una parola, Islanda.

La recensione racconta il concerto dei Sigur Rós al Rolling Stone di Milano nel 2002. L’autore enfatizza la metamorfosi rispetto a precedenti esibizioni italiane, l’atmosfera sospesa creata dal gruppo e il climax travolgente del finale. La performance è definita ipnotica, tra glacialità nordica e calorosa intensità emotiva. Scopri come i Sigur Rós hanno incantato il pubblico milanese: leggi la recensione completa!

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