editoriale di macaco

Si dice che quando si tocca il fondo non resta che risalire, il problema é che il fondo é “più fondo del fondo, degli occhi, della notte e del pianto" e raschiando raschiando il fango non finisce mai. Eppure ci sembra una cosa acettabile; le acque mai ci furono cristalline di aver oggi nostalgia della trasparenza. La torbiditá é un fenomeno dove parte della realtá ci viene negata, l'unica cosa da fare é chiudere gli occhi e cercare quella risposta che é dentro di noi, per quanto consapevoli che é quella sbagliata, e che errare é disumano solo quando si persevera nell'errore.

Senza nessuna veritá non ci resta che far pulizia di menzogne e falsitá, fare spazio per aggregare tutte le cose non dette e mai pensate. Mettersi nella testa dell'altro, individuare le ragioni che portano a credere al contrario di noi stessi. Rinnegare per un breve spazio di tempo certi nostri “valori”, individuarne l´inversione e desinvertire.

La nostra fisicitá, il nostro vivere e sentire quotidiano sembrano appartenere a un mondo troppo distante da tutto quello che non viviamo direttamente. La mappa che ci forniscono attraverso i mezzi d'informazione non ci mostra il vero territorio ma una proiezione del medesimo che ci inganna dicendoci che quella é la vera realtá.

E chi se non il giornalismo e il mondo dello spettacolo la disegna senza mai fermarsi, creando e modificando ció che giá tracciato da altri?

Ammettere di essere manipolati é difficile, ferisce il nostro ego. Appare una vigliaccheria reprimere i dubbi, ed ingannarsi adagiandosi nel conforto di punti di vista ordinari.

Credere di assemblare una buona mappa coi ritagli di giornale é una rassicurante illusione, dopo decenni di mi(s)tificazione dei regimi democratici e delle sue libertá pagate a prezzo di contratto sociale. Con la convinzione di essere liberi nel pensiero e nell´azione non potrebbe mai sfiorarci l'idea di essere anche noi inconsciamente vittima della scuola di Goebbels e Bernays.

Eccosí potremmo anche credere che il Cremlino stia sostenendo una rete di putiniani nostrani che pericolosamente mettono in discussione la veritá. Veritá hollywoodiana fatta di buoni e cattivi, dove ovviamente noi siamo i buoni, proferita fino all'estremizzazione dello scontro duale “o com me o contro di me”, nella cornice di una inaccettabile ma inesorabile decadenza civilizzatoria. L'occidente buono, portatore di democrazia sempre in crociata contro i malvagi illiberali, usando sempre gli stessi subdoli metodi di “open society” delle migliori democrazie neoliberali, dove il privato regna sopra il pubblico e al tempo stesso, paradossalmente, la scelta individuale diventa succube all'imposizione collettiva.

Credo che i tempi siano degni di uno sguardo profondo e di un presa di coscienza, menzogne e propaganda come quella espressa nel Corriere della Sera in questo editoriale, e giornalismo da strapazzo come l´intervista di Massimo Giletti a Maria Zakharova ci devono smuovere verso altri lidi di informazione.

Disinformarsi, questo é il nuovo cammino, la disinformazione deve essere interpretata e usata come negazione di certe veritá ufficiali, l'alter ego della mistificazione, contrappeso per bilanciare questo mondo unipolare. L´informazione indipendente con questa guerra ha dimostrato un livello di correttezza di analisi dei fatti ammettendo un certo sbilanciamento verso un sentimento filorusso come compensazione di una narrativa tutta costruita in favore della Nato. Costruita si; i veri fabbricanti di fake news sono quelli che accusano gli altri di diffonderle, al comparare oggi le notizie e le analisi di gente indipendente si percepisce che é un mondo estremamente piú ricco di qualche testata giornalistica o televisione, in questo senso nutro pochi dubbi.

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Dato il ventennale di questo storico evento, mi permetto di usufruire di questo spazio gentilmente concessomi per sondare l´utenza in relazione agli avvenimenti dell´11 di settembre del 2001, attraverso questo semplice questionario:

1- Ti ricordi cosa stavi facendo quando hai saputo della notizia? Se si, diccelo.

a) Stavo lavorando o studiando

b) Ero al bar

c) Son cazzi miei

d) Altro.....

2- Quali sono stati secondo te i principali fattori che hanno motivato l´attentato?

a) I mussulmami peggiori (talebeni, al quaeda, etc.) odiano gli yankee

b) Usare il terrorismo per esportare la democrazia

c) L´hanno deciso LORO

d) Altro...

3- Chi ha eseguito e pianificato gli attentati?

a) La CIA

b) Mohamed Atta

c) Bin Laden

d) Altri...

4- Quali sono seconto te le principali conseguenze di tale atto?

a) Sono nati i complottisti

b) La islamofobia

c) Non puoi portarti il tagliaunghie in aereo

d) Altro...

5- Da dove trai principalmente le notizie che formano la tua opinione?

a) Televisione e/o quotidiani

b) Giornalisti indipendenti e controinformazione

c) Facebook e instagram

d) Altro...

6- Tu credi:

a) Nella versione ufficiale

b) Che sia stato un grande teatro

c) Sei dubbioso ma te ne sbatti altamente..

d) Altro...

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Mio nonno si sposó con la camicia nera.

Non era fascista.

Tutti i parenti democraticamente cristiani.

Le suore ci proteggevano dai mangiabambini con lo scudicrociato.

Le maestre comuniste ed il prof. di italiano col gilet rosso.

Disegna una falce e un martello sul quaderno scolastico, mio zio mi disse in tono beffardo.

Da ragazzino, mentre strappavo Sorgo Halepense tra le file di granoturco, pensai che il socialismo fosse una buona cosa.

Mia nonna guardando la tv disse che Craxi era un bell´uomo.

I miei voti andarono tutti a rifondazione, rifugiandomi nella certezza che mai avrebbero vinto.

Le ideologie sono belle fino a quando si applicano, o fino a quando non si applicano.

Le ultime illusioni si spensero fra il brindisi di Dario Fó e quel “ma fate qualcosa di sinistra!” di Nanni Moretti.

Dire di essere di sinistra é rimasto cool, nonostante tutto.

Fascisti veri non li ho mai conosciuti, forse si vergognano, giustamente.

E mentre giochiamo al rosso contro il nero, lassú mescolano sangue e carbone guidati dall´ideologia del Dio mercato.

Ideologia, ne voglio una per vivere?

No grazie, mi bastano i princípi immanenti alla mia co-scienza la cui applicazione dipende solo dalla mia determinazione. Le ideologie dovrebbero essere un effetto naturale conseguente di una coscienza collettiva e non la causa che le forma.

Invertire le premesse é un esercizio da considerare sempre.

CAZUZA

Ideologia

Meu partido
É um coração partido
E as ilusões estão todas perdidas
Os meus sonhos foram todos vendidos
Tão barato que eu nem acredito
Eu nem acredito
Que aquele garoto que ia mudar o mundo
(Mudar o mundo)
Frequenta agora as festas do "Grand Monde"

Meus heróis morreram de overdose
Meus inimigos estão no poder
Ideologia
Eu quero uma pra viver
Ideologia
Eu quero uma pra viver

O meu prazer
Agora é risco de vida
Meu sex and drugs não tem nenhum rock 'n' roll
Eu vou pagar a conta do analista
Pra nunca mais ter que saber quem eu sou
Pois aquele garoto que ia mudar o mundo
(Mudar o mundo)
Agora assiste a tudo em cima do muro

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editoriale di macaco

Una questione risolta e irrisolta mi accompagna in questi ultimi tempi (spero non tempi ultimi), in certi momenti aleatori nell´arco della giornata con una predilezione del dormiveglia.

É apparsa cosí, non ricordo come, e tutt`ora fluttua fra le onde del mio campo mentale.

Oddio... é una cosa che puó sembrar semplice e banale, non sto di certo parlando dell´equazione di Schrödinger, o dell´universo olografico, eppure la sua (o mia) semplicitá da spazio a certe elucubrazioni che andró brevemente ad esporre.

La domanda é: Zerovirgolanoveperiodico é uguale a uno?

La risposta a una domanda binaria é inutile senza la sua giustificazione.

Io rispondo si, con una certa sicurezza, o vorremmo veramente considerare rilevante una parte infinitesimale dell´infinito? Questo lo si puó affermare senza avvalersi della libertá che la matematica spesso si prende nell´approssimare.

Osservando la formula si nota come da un lato ci sia la ripetizione di un numero all´infinito, e dall´altro il simbolo piú semplice, una linea verticale, l´unitá. Vorrebbe forse dire che infinito e unitá coincidono? Avremmo cosí bisogno di rivedere la nostra idea di unitá, mentre la nostra idea di infinito resterá l´unica che puó essere, un´idea invissuta. Chissá invece cosa si potrebbe sentire percependo il tutto dentro l´uno.

Un modo di dimostrare la formula é secondo la geometria; il cilindro é un cono col vertice all´infinito.

Per concludere un accenno al numero 9 che appare con caparbitá ipnotica.

Di solito a lui piace nascondersi negli angoli piú reconditi. Per scovarlo peró, basta dividere l´angolo del cerchio sempre a metá e sommare gli algoritmi dei gradi cosí ottenuti. Il risultato sará sempre nove. Esso si mostrerá solo ai 90 gradi, senza malizia. Molte altre son le curiositá su questo numero, con le quale potrete divertivi scoprendole. Per ora chiudo qua e vi lascio alla vostra gioia.

Quindi se volete anche voi irrorrare i vostri neuroni com una dose di sana pazzia, sostituite le pecorelle con questa formuletta.

Buona notte!

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Un recente fatto di cronaca italiana ha chiamato la mia attenzione tanto da spingermi a riportare la vicenda in questo editoriale. Ci che é successo si inquadra, a mio avviso, in una discussione recentemente affrontata in singolar tenzone da due nostri cari DeAmici. Un tema complesso e ampiamente studiato, che peró ha bisogno di nuove riflessioni visto che le strutture di comunicazioni sono assai diverse dal passato e in continua mutazione.

I fatti.

La settimana scorsa, il prof. Emanuele Castrucci é stato massacrato su tutti i fronti a causa di alcuni suoi tweet, definiti come filonazisti e antisemiti. Il prof. Castrucci é un docente di fama internazionale con moltissimi lavori pubblicati, in particolare sulla figura di Carl Schmitt. Nonostante ció il rettore há deciso di sospenderlo dalle attivitá universitaria, appellandosi alla legge Fiano che prevede il reato di negazionismo di genocidi e crimini di guerra

I tweet

https://www.huffingtonpost.it/entry/non-solo-il-tweet-su-hitler-ecco-tutti-i-tweet-antisemiti-del-professore-emanuele-castrucci_it_5de62943e4b0d50f32a83fdc

Il contenuto dei tweet potrebbe anche dare origine ad una discussione interessante e piuttosto accesa, degna di portarci a qualcosa di cui forse non sospettavamo. In particolare il tweet incriminato che recita: Ti hanno detto che sono stato un mostro per non farti sapere che ho lottato contro i veri mostri che oggi ti governano. Con la foto di Hiler in basso. Giudicate voi, io ho giudicato e non menzioneró il mio pensiero, non essendo questo il punto cruciale della questione.

Paolo Becchi

Il prof. Paolo becchi ha scritto un´articolo sulla vicenda. Egli conosce il prof. Castrucci e ne prende le difese... anzi no, prende le difese esclusivamente delle sue opere, condannando i messaggi contenuti sui tweet. Sostanzialmente sostiene che non si puó gettare discredito sull´opera di uno studioso di reputazione che ha un centinaio di pubblicazioni serie sulle spalle, solo per dei tweet.

https://paolobecchi.wordpress.com/2019/12/04/non-si-distrugge-la-reputazione-di-un-prof-per-dei-tweet-sbagliati/

Recentemente il prof. Becchi si é visto cancellare una conferenza alla quale era stato invitato senza un ben specificato motivo, evidentemente per causa del suo articolo, unico movente possibile. Il che fa riflettere su tutta una serie di questione relazionate all´etica, al giudizio, alla condizione di distacco sul giudizio morale di un opera e del suo esecutore. Ma forse il punto centrale non é neppure questo, forse dovremmo riflettere sui meccanismi che i nuovi mezzi di comunicazioni usano per creare il pensiero unico dominante, dove le ideologie sono utilizzate, ossia non é piú l´ideologia che si genera da un consenso e porta all´azione, ma diventa essa stessa lo strumento di controllo del pensiero unico.

Infine

Il potere giuridico che ancora esiste nello stato di diritto sembra essere stato messo in seconda posizione, l´infangamento é l´arma definitiva del discredito e messa al bando, indipendentemente delle sentenza giudiziarie. Paradossalmente con i politici non funziona perché essi stessi sono in primis gli artefici mediatici, nella loro rappresentazione della negazione del tutto e sempre.

Per gli altri non c´é appello.

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Qualche mese fa decisi di spendere qualche ora al giorno, per un paio di settimane, del prezioso tempo per informarmi sul immagnifico e leggendario mondo della terra piatta.

Perché tutto ció, direte voi? Volevo essere convertito, essendo un credulone e simpatizzante per varie teorie complottiste, qualche probabilitá di sucesso ci sarebbe pótuta anche stare.

Devo dire che le argomentazioni che i terraplanattisti portano sono spesso in relazioni alle mappe aeree e le curvature delle traiettorie di volo, argomento a me sconosciuto e degno di infiniti dibattiti, spesso anche interessanti.

Il resto purtroppo é aria fritta; come affermare che i satelliti non esistono, o lo stesso schema di “illuminazione del piatto” o altre amenitá di questo tipo sulle quali non mi soffermo volutamente.

Ci sono poi i riferimenti simbolici, come il simbolo dell´onu e molti altri che rappresentano la terra. Come se fosse cosa anormale riprodurre un oggetto tridimensionale in due dimensioni...bah, una teoria cosí banale e assurda a cui solo un analfabeta potrebbe credere. Questo fatto in particolare mi ha fatto riflettere sul cosa potesse portare queste persone verso questo nuovo credo. Non trovando evidentemente risposta (magari un sondaggio condotto dal nostro caro frequentatore di convegni tia, porterebbe nuova luce a questa martoriante questione), ho posto la condizioni che siano in un atto di pura fede.

Solo la forza collettiva di una religione puó indurre al credo di cose inveritiere, e la religione non la crea Dio, ma una struttura di uomini dotate dei mezzi necessari.

Chi sono allora questi uomini? Non lo so, ma alcuni indizi indicano la Flat Earth Society che, a opinione persino di alcuni terrapianari ha delle uscite poco credibili per non dire stravaganti.

Il terrapianalismo é un fenomeno curioso, e a quanto pare i media gli danno piú di che il dovuto spazio, considerato anche che appaiono ogni tanto anche sul nostro sito, che a titolo di #cazzomene fanno anche la loro figura.

Considerato che: é una teoria insostenibile anche pseudoscientificamente, sembra abrangere i piú sprovveduti e ignari complottisti dell´ultima ora, abbia una visibilitá mediatica ingiustificabile, deduco che segue gli schemi propri del depistaggio mediatico.

Lo schema si configura secondo una prassi che riguarda diversi fatti storici e d´attualitá. Le tecniche di comunicazione usano strumenti ben consolidati da decenni di esperienza al servizio del potere e ancora oggi dominano quasi incontrastate nel collettivo della civiltá occidentale. Negli ultimi anni peró hanno anche dimostrato il loro limite, il giornalismo investigativo sembra scomparso e questo importante compito é stato assunto da persone indipendenti, facilitate dalla quantitá e qualitá di informazioni che abbiamo a disposizione oggi, grazie all´internet.

Questa ricerca della menzogna, del non detto, delle possibili cause in un macrocontesto e dei possibili effetti di un determinato avvenimento, non fanno piú parte da molto tempo del mondo giornalistico mainstream, ma della ricerca definita complottista e di un agonizzante giornalismo serio. Il buon complottista non dovrebbe presentarsi con teorie che lo screditino, non dovrebbe spingersi troppo oltre se non nel suo intimo, ma limitarsi a trovare incongruenze e presentare documenti validi per dimostrare che le cose non si sono svolte come ci viene raccontato. Quando questo avviene, peró, mai che arrivi una risposta ufficiale. Perché? Perché i complottisti sono considerati da molti dei mentecatti, perché cosí sono stati rappresentati e non meritano attenzione, almeno cosí danno a intendere, ma in realtá lo sanno che i complottisti rappresentano una minaccia alla societá dello spettacolo, e cosí reagiscono vigliaccamente creando i debunkers, ossia gli smonatori delle teorie complottistiche. Gente poco preparata, maiali da bufala, profeti del pregiudizio, neoinquisitori, falsi complottisti infiltrati che vomitano assurditá. Ridicolizzare, tacciare dell´ignorante, evitare ogni confronto diretto, dare conforto alle menti pigre che si spaventano con prospettive diverse da quelle che vorrebbero.

Ma il lavoro degli smontatori non si ferma qua, esiste anche un´altra tecnica, quella del falso, é semplice e elegante; si crea un documento falso che sostenga le tesi dei complottisti, in un secondo momento se ne verifica la falsitá e si diffonde tale risultato in modo da screditare l´intero insieme di fatti documentati o delle teorie da esso risultanti.

Ecco, ho il sospetto che i terrapiadinisti siano il risultato di un processo simile, sono stati creati ad hoc, inclusi nel calderone del complottismo per screditarne il pensiero di fronte all´opinione pubblica. Loro si credono sul giusto, perché persone importanti li nominano a titolo di scherno, trovando in tale attitudine una conferma a sostegno delle loro teorie, quando invece la finalitá é di colpire indirettamente chi lavora e ricerca seriamente le veritá nascoste nella storia dell´uomo.

E cosí passo da un sentimento quasi di tenerezza per questi individui, a uno di rabbia e rivolta, per immaginare come sono usati, senza rendersene conto, dalla perversitá del sistema

P.S. Riconosco peraltro che non ho compiuto uno studio cosí approfondito da poter sostenere pienamente quanto affermato, ho usato anche la deduzione e il buon senso, doti che spesso releghiamo in secondo piano all´approcio puramente razionale, d´altronde non riesco a trovare alcuna spiegazione alternativa al delirio terravinilista.

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Solta a pipa menino...

Eccoli i bambini, che delicati lo rincorrono in lieti idilli primaverili, inebriati dalle fragranze della vita che tenera si rincorre nei prati...

Ninguem!

Nessuno li rincorre piú; strade strette, marciapiedi con fili tesi a connettere l´impossibile.

Trovare la breccia sub-urbana verso l´azzurro é il cammino verso un piccolo sogno di libertá.

Uma palha de coqueiro, fio de nylon e uma sacola de plastico.

Il necessario per fare un aquilone.

Sei povero, nato in un posto orrendo, circondato da persone volgari e il tuo futuro piú prossimo é un revolver.

A inocência está perdida.

Il filo é ormai pregno di cerol: polvere di vetro con colla.

Gli imbratta il nylon ormai tagliente, come ghigliottina pronta a decapitare altri perversi aquiloni.

Soddisfatto é il ghignare di occchi trionfanti che scrutano la vittima volteggiare, cadendo, verso il grigio polveroso del cemento.

E quando il destino traccia il piú macabro disegno eccolo fuori controllo.

L´aquilone plana svolazzando sull´ asfalto e scende ad accarezzare il collo d´un ignaro motociclista.

Piccolo sogno di libertá in una pozza di sangue.

“ ...Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s'inalza.

S'inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.

S'inalza; e i piedi trepidi e l'anelo
petto del bimbo e l'avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.

Più su, più su: già come un punto brilla
lassù lassù... Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto... - Chi strilla?... ”

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editoriale di macaco

Vi siete mai chiesti per quale motivo nella fase successiva ad un avvenimento che é massicciamente diffuso dai media, si concatenano spesso altri avvenimenti della stessa natura?

Incidenti di aereoplani, calamitá naturali, disastri ambientali. Ricordo che nelle settimane successive all´incidente della TAM all´aereoporto di São Paulo, ne seguirono altri di minor gravitá, e sono certo di molti altri esempi dei quali purtroppo non serbo memoria.

Partendo dal presupposto che esiste una causalitá che lega questi fatti, fino a poco tempo fa lasciavo soddisfatto il mio dubbio relegando questa causalitá al modo operanti dei sistemi di informazione, che sensibilizzati su di un argomento o un contesto in voga, danno una maggior copertura e enfasi a tutti i fatti che hanno una natura simile, portando all´opinione pubblica relati che in altri momenti non susciterebbero molto interesse.

Questa teoria l´ho elaborata come un tampone, non mi pareva molto soddisfacente, infatti questa settimana sono venuto a conoscenza di una teoria molto piú interessante e che si armonizza bene nel campo delle mie ricerche personali.

Si basa sulle teorie quantiche del cervello-mente e della coscienza unitiva. Che piú semplicemente, in questo specifico contesto, chiameró legge di attrazione.

La legge di attrazione definisce che tutte le forme di pensiero, e gli stati emozionali generano delle onde elettromagnetiche, che rilasciate, ritornano a noi con la stessa frequenza con le quale sono state emanate, ma con ampiezza differente. Se si eroga amore, si riceve molto piú amore, se si emana miseria, si riceve miseria. Una persona con debiti, se non smette di pensare ai debiti, ne riceverá altri ancora. L´universo poi non concepisce le negazioni, per questo si dice che é altamente improduttivo fare le campagne contro qualcosa. Non si dovrebbe, ad esempio, mai manifestare contro la guerra, ma solo a favore della pace.

Da questa teoria si deduce che quando l´attenzione pubblica é focalizzata su un preciso argomento, tante sono le emanazioni in quella frequenza che la coscienza (individuale e unitiva) collassa la funzione d´onda, ossia rende concrete quelle che sono solo possibilitá latenti nel mondo trascendentale, manifestandole nella realtá percepibile, come avvenimenti originati dalla stessa nostra emanazione nella coscienza unitiva.

Se ci nascondiamo nella quiete del determinismo materialista, non riusciremo mai ad accettare una cosa del genere. Fortunatamente il materialismo é bello che sepolto, per ció é necessario cambiare i nostri parametri che sono ormai superati. Una nuova comprensione delle manifestazioni sembra essere l´unico cammino di salvezza da un mondo nel quale non ci riconosciamo piú.

La comprensione in chiave unitiva (o monistica in contrapposizione al dualismo) dei principi che regolano la meccanica quantistica, sono la chiave per la comprensione di tutti i misteri dell´uomo raccolti in millenni di esoterismo, mitologie, misticismo, compresi tutti i fenomeni paranormali.

La sfida é grande ma dobbiamo raccoglierla, altrimenti rimarremmo indietro.

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É risaputo, a 27 anni molte grandi rockstar schiattano. Io che al massimo riesco a fare le prime dodici note di Smoke on the Water su una corda sola, invece scelsi la vita, che si tradusse nella volontá di compiere qualche attivitá fisica. Cosí fra libri, lavoro ed altre utilitá ed inutilitá quotidiane, mi sarei ritagliato il tempo per prendermi cura del mio corpo. Il problema era come.

Il mio esiguo storico sportivo si limita a due settimane di pallacanestro ed un allenamento di kickbox, senza contare le partitacce all´oratorio, nelle quali, sia per pigrizia, sia per non avere nulla alle spalle di cui dovermi preoccupare, sceglievo sempre il ruolo del portiere.

La palestra é per me un luogo ignoto di culto della bellezza e tale resterá. Correre coi piedi e andare in bicicletta mi intedia mortalmente. Gli sport di squadra o competitivi sono roba da perdenti.

Ma prima che scartassi ancora opzioni, seppi da un amica, che a Pordenone un tale dava lezioni di capoeira. Non avevo la piú pallida idea di cosa fosse la capoeira e ne cosa fosse il Brasile, peró Gabriella era bella. L´incentivo non mi mancava.

E cosí, molto gradativamente, entrai com grande passione a far parte del mondo di questa grande arte. La capoeira é anche uno stile di vita, é stata la lotta che permise a tanti schiavi di fuggire e rifugiarsi nei quilombos, ed ancora oggi é, adattandosi, una lotta di liberazione. La capoeira chiama a sé principalmente i disadattati. La capoeira é per tutti, ma pochi sono per lei. La capoeira non é folklore, é una cosa viva che evolve. La capoeira é gioco, danza, lotta, musica, canto, magia.

Quando scrivo capoeira, é importantissimo precisare, mi riferisco esclusivamente allo stile Angola, il piú tradizionale e l´unico di cui abbia padronanza, a differenza dello stile Regional Baiano e quello contemporaneo. La capoeira é difficilmente comprensibile dai profani, per questo ed anche per mio diletto, procederó per similitudini e differenze in relazioni al mondo dello sport, della qual cultura siam tutti pregni:

LA COMPETIZIONE

Che gli sport siano roba da perdenti é dimostrabile matematicamente, dato:

Pa = numero di partecipanti di un torneo

1 = il vincitore

Pe = numero dei perdenti

Pe =Pa-1

Da cui si deduce che: il numero dei perdenti Pe differisce dal numero dei partecipanti Pa di solo una unitá.

Se ipotizzassimo adesso un campo di energie emozionali e sentimentali che comprendesse un evento sportivo ci troveremmo un quadro di desolazione, fatto dalla stragrande maggioranza dei perdenti frustrati e infelici. Se ampliamo il campo a tutti i tifosi, si moltiplicherebbe in estensione, diminuendo in intensitá.

Nella capoeira invece non esiste una competizione determistica, in quanto non esiste un risultato, un punteggio, la competizione esiste come componete creativa alla collaborazione. Un buon gioco di capóeira deve essere il risultato di un equilibrio fra le due vertenti. Se fosse solo competizione diventerebbe lotta, se solo collaborazione diventerebbe danza. Tutti giocano se ne hanno voglia, donne con uomini, bambini con vecchi, ciccioni con magri, ricchi con poveri, israeliani con palestinesi. Nella roda di capoeira si lasciano fuori le categorie e le differenze. Il ludico prevale, esso non é misurabile perché costituito da sentimento, istinto, emozione.

IL GIUOCO DEL CALCIO

La ginga é il passo base della capoeira, si definisce ginga anche l´atto di destreggiarsi col corpo in modo da ingannare l´avversario; fingo che vado in una direzione mentre prendo l´altra. I giuocatori brasilani sono infatti famosi per il gioco individuale e nel dribblaggio.

Come nel calcio anche nella capoeira angola non si dovrebbero usare le mani, niente sberle ne pugni ne prese varie. Le mani invece servono per sostenere il corpo, visto che la maggior parte dei movimenti sono rasenti il pavimento e gli attacchi sono proferiti esclusivamente coi piedi o con la testa. Quindi é fondalmentalmente una disciplina, come il calcio, fatta coi piedi. Ma mentre nel calcio se si sgambetta o falcia qualcuno é fallo, nella capoeira se riesci a far cadere il tuo compagno di gioco sará motivo di grande gioia per tutti ( meno per chi cade). Lo stesso dicasi per le testate, che nel calcio si dovrebbero dare soltanto al pallone, e nella capoeira sono un colpo di grande efficacia e pericolositá, che hanno come bersaglio l´addome o la faccia. Chiaramente i colpi proferiti sono simulati, ossia gli attacchi ci sono ma non affondano, sono mostrati o applicati con grande controllo in modo da non offendere l´altro giocatore. Il rispetto é uno dei valori piú importanti nella capoeira.

MMA

Infine, come non citare la lotta piú famosa dell´attualitá che ha soppiantato il pugilato, ormai relegato a cimelio olimpico. L´mma é una disciplina che valorizza al massimo l´efficacia

buttando via quel minimo di senso estetico che anche nella box sopravviveva.

Uno spettacolo che púo annoiare per minuti o risolversi in secondi, una sveltina di sangue e sudore, lo spettacolo della carne di uomini che si rotolano abbracciati in amplessi furibondi. Una bruttezza tale che rispecchia senza filtri l´aurea dei nostri tempi. La capoeira angola, invece rinuncia all´ efficacia in favore della bellezza, della leggerezza e dell´armonia. Ispirandosi alla natura che ne suggerisce i movimenti; leggeri come una farfalla, agili come il morso del serpente, misteriosi come il risucchio delle onde, passivi come le fronde degli alberi al vento, decisivi come le testate del muflone.

IN-SOMMA

Anche se non ci avete capito molto, converrete con me che il tutto é bellissimo.

Il gioco dlla capoeira é una sorta di dialogo di corpi, composto da domande (attacco) e risposte (difesa o contrattacco). Sta nell´armonia e nell`intelligenzia di utilizzare gli elementi a disposizione, la capacitá di costruire un gioco che sia efficace, senza perdere la bellezza nell´eleganza dei movimenti.

La capoeira é l´unica attivitá fisica che si compie a ritmo di musica, un buon capoeirista deve saper suonare, cantare, giocare, conoscere i maestri piú vecchi e saper costruire un berimbau. É una disciplina che richiede molto impegno e compromesso essendo probabilmente quella con la formazione piú lunga in assoluto; per diventare maestri ci vogliono circa trent´anni di pratica.

So di per certo che tale scritto non sará esaustivo e di certo non a tutti interesserá approfondire, ad ogni modo sappiate che non esiste nulla di comparabile nel globo terraqueo a quella che a mio avviso é l´attivitá ludico sportiva piú completa e bella della storia dell´uomo sapiens.

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I.

I miei genitori nacquero durante la seconda grande guerra. Io vicino alla prima crisi petrolifera.

Che la mia famiglia paterna uscí dalla mezzadria, grazie ad un buon padrone, é uno dei pochi fatti storici che conosca. Nonostante le origini contadine, le condizioni originarie dello sviluppo economico della loro generazione hanno qualcosa di irripetibile. Dopo il fascismo e la guerra, la vera forza motrice fu uno spirito di rinascita, con la ricostruzione materiale e l´edificazione della "meravigliosa" democrazia.

La mia infanzia al contrario non dovette subire alcuna privazione; riscaldamento a termosifoni, pavimento specchievole in granito, ampio giardino con merli e lombrichi, boschetti e campi da esplorare ed i Lego per il natale.

Poi la bolla dell´infanzia scoppia e il soffio fetido del pattume umano fa battere forte il cuore e girare la testa.

L´adolescenza sembra non finire mai. La ribellione é una cosa distruttiva, quando si manifesta é una forza contraria e deve mettere tutto in discussione.

Il potere peró lo sa bene e inverte tutte le forze contrarie neutralizzandole o giocandosele a suo favore. Come una vela controvento. Come il lottatore di tao chi chuan. E anche se non lo ammettiamo ne siamo tutti un poco consapevoli.

Il fuoco principale della ribellione colletiva in atto col decadere degli anni ottanta é il capitalismo nelle sue multiple facce; il materialismo, il consumismo, l´apparenza, il lavoro, i soldi.

I soldi maledetti, sono sporchi e puzzano di sudore

Tempo é denaro.

Nessun ricco entra nel regno dei cieli

E cosí mentre la massa operaia spende in minigonne per la macchina, gli alternativi scelgono la camice di flanella del papá, guardano Trainspotting e Fight Club, ma sono operai pure loro e spendono in ganja.

Intanto alla televisione passa un film col boss e una valigia di soldi, cocaina e revolver e al telegiornale un servizio su di un politico flagrato coi soldi nelle mutande.

II.

Non é un impresa da tutti cancellare parametri senza costruirne altri. La vera forza della ribellione non sta nel suo oggetto, ma in quello che ci si vuol lasciare al suo posto.

Costruiamo dei valori senza rendercene conto con le informazioni che ci circondano, soprattutto durante l´infanzia.

Se facessimo una lista onesta dei nostri valori, otterremo l´immagine della nostra vita, e se fra questi valori non ci sono i soldi sicuramente non saremo ricchi.

E se fra questi valori ci fosse la libertá, quale sarebbe il suo prezzo?

La gestione dei soldi dovrebbe essere un ramo della pedagogia. Nessuno della mia generazione avrebbe problemi economici oggi.

Il mantra politico del paradosso repressione e consentimento riverbera anche nelle strutture dei desideri, imprigionando nella sua polaritá lo spirito dell´uomo contemporaneo.

La coscienza dei meccanismi in gioco é la base per costruire una nuova realtá e la realtá di ogni persona e definita da valori.

É una sfida senza tregua, una lotta con noi stessi e non con il sistema.

E forse una vita non basterá.

III.

Forse...

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