Prendete tante intelligenze opposte, diverse, contrarie e piazzatele in una stanza con il compito di trovare un’idea sulla quale siano tutti d’accordo. Difficile. Aggiungete a queste intelligenze opposte, diverse e contrarie uno spiccato gusto per la dissacrazione quando ancora la dissacrazione non era molto in voga, per l'umorismo mordace e, come se non bastasse, si dà il caso che codesti portentosi talenti corrispondano ai nomi di Pino Zac, Vincenzo Sparagna, Jacopo Fo, Tanino Liberatore, Stefano Tamburini, Vauro Senesi, Cinzia Leone... Ciò che fino a poco fa sembrava difficile, diventa impossibile. Ma non troppo. Perché è con questi presupposti che i Nostri, nel 1978, danno il via a "Il Male", rivista satirica (ma non troppo, eh!), fra i più geniali epigoni del francese "Canard enchậiné".
Da qui in poi questi enfants terribles della burla si industrieranno in lazzi, scherzi e provocazioni rivolte a chiunque, tanto geniali perché frutto di menti eclettiche, capaci di smontare qualsiasi conformismo, qualunque anticonformismo, di prendersela anche con il conformismo dell’anticonformismo, di mettere in discussione persino l’alfabeto e, con una lungimiranza unica, la figura di Papa Wojtyla mettendoli contro un antipapa su misura: "Vojtilo, per gli amici papa Giovanni Paolo III" che, affacciandosi dal balcone della redazione, tiene un discorso in difesa del "Male", che in quegli anni era vittima di querele e denunce proprio a causa delle sue infuocate vignette.
Il busto di Giulio Andreotti posizionato a Villa Borghese con la complicità di Roberto Benigni, le vignette su Moro con la faccia da testicolone smunto, lo stesso Moro che nella famosa foto con lo stemma delle Brigate Rosse che campeggia sullo sfondo dice:"Scusate, abitualmente vesto Marzotto", il numero con l’omaggio "dieci grammi di droga gratis" (in realtà si trattava di una bustina contenente pepe nero!). Craxi, Berlinguer, Paolo VI, chiunque abbia fatto parte dell’intellighenzia mondiale fra il 1978 ne il 1982 è passato sotto il giogo de "Il Male", ovvero il più fulgido esempio di ciò che Mikhail Bachtin scrisse sul carnascialesco e sul mondo alla rovescia. Grandi esperti di comunicazione, consapevoli che l’informazione può essere manipolata e che è la manipolazione dell’informazione a generare l’opinione pubblica. Così, si trasformano in tanti cloni del Gian Maria Volontè di "Sbatti il mostro in prima pagina" e orwellianamente pubblicano i loro "falsi" delle testate giornalistiche.
Clamoroso lo scherzo cui si prestò Ugo Tognazzi: la rivista, con un falso numero de "La Stampa" annunciava l’arresto del popolare attore italiano con l’accusa di essere il capo delle Brigate Rosse; con un falso numero di "Repubblica" si annunciava la morte di Aldo Moro molto tempo prima che questa avvenisse, in un articolo intitolato "Lo Stato si è estinto". E ancora, il falso "Corriere Dello Sport" dove si annuncia l'annullamento dei Mondiali del ’78 a causa di un episodio di doping (falso che scatenò le ire del monolitico Giorgio Tosatti); o il falso de "L'Unità" in cui Enrico Berlinguer annuncia la rottura dei rapporti con la Democrazia Cristiana e la fine del compromesso storico o il fungo atomico che, ancora una volta fra le pagine della "Repubblica" di un arcistufo Eugenio Scalfari, annuncia lo scoppio del terzo conflitto mondiale.
Nulla li fermerà: arriveranno anche in Russia, a bordo di uno dei primi modelli della mitica "Panda" realizzati dalla Fiat, annunciando una sorta di raid Roma-Mosca. Nulla li fermerà, almeno fino al 1982, quando esce l’ultimo numero della rivista, anche questo all’insegna del "ragazzi siamo dieci deficienti che messi insieme diventano un genio, però ognuno da solo non è niente".
di più
- Bèl (00)
- Brü (00)
-
(00)
-
(00)