editoriale di Hal

Davanti all'ipocrita platea di Los Angeles, dove dovevi ritirare un premio alla carriera tardivo e altrettanto ipocrita, raccontasti del tuo cuore malandato, ormai sostituito con quello di una giovane e sfortunata trentenne. Avrebbe potuto battere altri quarant'anni, nei quali avresti continuato a raccontare le tue storie, la tua america popolata da splendidi figli di puttana, perché avevi sempre voglia di cinema. In fondo ci credevi, lo si leggeva nelle tue parole. Invece... Allora proveremo noi a immaginarle quelle storie che sarebbero potute essere, useremo belle canzoni, sceglieremo gli attori, immagineremo i personaggi e una bozza di storia. Accenderemo la luce e poi diremo "si gira". Non sarà mai la stessa cosa, lo sappiamo. Forse ci si potrà in parte consolare riguardando ciò che hai lasciato, che per essere amato non ha mai avuto bisogno di un premio.
***
(Robert Altman fece il suo ingresso ad Hollywood nell'anno di grazia 1970 con la pellicola M.A.S.H., una commedia amara sull'idiozia della guerra e uno stile cinematografico alquanto particolare: largo utilizzo di attori e incoraggiamento all'improvvisazione. Altman è morto in un ospedale di Los Angeles la notte di lunedì: aveva ricevuto l'Oscar alla carriera quest'anno. Il suo più grande successo dopo M.A.S.H. resta Gosford Park, un thriller inglese fino al midollo e Golden Globe per la regia. Nominato per un Academy Award cinque volte (ma mai premiato), personalmente gli sono grato soprattutto per Nashville, dai più sottovalutato, dove il regista creò un affresco di anime - c'è la rock star, il cantante country, casalinghe frustrate - ognuna con la sua storia greve, raccontata così seccamente da non darti neanche il tempo di esser loro indifferente - mp).

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editoriale di MaledettaPrimavera

E così per quasi due anni, secondo la Procura di Palermo, Maddalena Carollo di Villabate è stata la donna più occupata d’Italia. Lo chiamano “Il Processo delle talpe”, perchè hanno dovuto spedirne un bel po’ prima di bilanciare il conto: ancora non era partito nulla che la signora già era stata informata di tutto – talpe contro talpe. Un altro miracolo di Santa Rosalia perchè per l’anagrafe italiana la donna non è mai esistita, quella scheda in realtà la usava Totò Cuffaro (e per arrivarci sono servite due milioni di intercettazioni): acquisti dal Sisde e dal Sismi, vendite d’appalto, affari tra mafiosi e uomini di partito, lungo 2500 telefonate e riunioni nelle Case della Libertà (ce la chiudevano a chiave), tanto il boss del negozio di telefoni era Francesco Campanella, Presidente del Consiglio Comunale: la libertà restava in paese. Chiacchiere sulla Sanità, sugli amici degli amici, sui milioni, sui voti, tutti che parlano e nessuno paga e in mezzo sempre lui: il Governatore dalla faccia di zappatore e coppola da picciotto. La stessa che esibisce orgoglioso alla televisione, mentre ride (ma che cazzo ci avrà mai da ridere?) quando gli si chiede se sia normale che un indagato per mafia si atteggi a paladino dell’antimafia; che un manager della Regione prenda qualcosa come 400mila euro l’anno: quanto trenta volte mio padre; che un politico frequenti personaggi come Angelo Siino, un assassino, che nelle aule si difende così: “Se mi permette, signor presidente, Cuffaro cugghiunìa” – appunto: ci prende per il culo.
Cuffaro ride, e con lui ridono le milioni di bestie che l’hanno votato a ritmo di coppola e risate, cassata e Santa Rosalia. E rido pure io: m’era venuto in mente di accendere la televisione italiana, l’ultima volta m’aveva lasciato con un amaro senso di dubbio poco dopo una sfilata di culi, o era di tette non avevo capito bene. Erano i giorni in cui ci avrei giurato si fosse toccato il fondo col Ministro Lunardi, quello che diceva “con la mafia bisogna convivere”. S’era scordato, il Lunardi, che per convivere si abbisogna di uno Stato laico: a questo Cuffaro ci era arrivato, e con la politica e la mafia c’è andato a nozze.
Qualcuno tolga il tappo da quest’isola di merda e faccia andare a picco quest’incubo tutto siciliani brava gente: hanno preso così coscienza della loro miseria che hanno cominciato a chiamarsi bravi da soli.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Ariete. Venere e Marte in Scorpione intonano la colonna sonora dei ricordi: grandi possibilità per chi non riesce ad affogare il dolore nell’alcool: è passato tanto tempo dai giorni di Bob Dylan e di Hendrix, all’Isola di Wight quest’anno l’unica cosa libera rimasta sono gli spacciatori.
Toro. Stelle dubbiose, l’indice di morte per guerra nucleare le raggiunge. Soffrirai qualche problema con la tecnologia e il British Medical Journal: quaranta dottori su cento ricercano le diagnosi su Google. “Ho paura di darle una brutta notizia ragazzo: la sua malattia è incurabile, il server è crollato”.
Gemelli. La Luna stimola gli incontri e il sesso libero: nel “The Guardian” offrono soldi per “aiutare a donare sperma” (in nome della conservazione della specie): dovrai fargli pensare a qualcosa di piacevole sotto l’effetto serra e l’investimento un po’ ti preoccuperà.
Cancro. Il Sole scalda l’armonia delle sfide: di insulti, mazzate, scorreggie. E così per tutta la settimana, in una interminabile sfilata di puttane e figli di puttana, scimmie e scimmioni, bastardi e spacciatori, scoppiati e frustati, geishe e pezzenti. Tutti tuoi maestri.
Leone. Mercurio retrogrado soffia venti di guerra dalle tue parti, l’armonia coi vicini sfuma. Ad ogni modo stanno sostituendo i punk-a-bestia con un esercito di spacciatori di crack e la sostanza non cambia: nel tipico spirito del genere vivrai intensamente e morirai giovane.
Vergine. Succederanno un sacco di cose questa settimana: verso lunedì comincerai a sentirti in pace con la gente e nemmeno ci crederai, giovedì vedrai cose che gli altri umani non vedono, venerdì sarai il padrone del mondo, e quando sorge domenica ti sentirai così drogato che comincerai a cacciarli tutti a calci nel culo.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Una buona notizia per gli amanti di musica sperimentale: il 20 novembre esce l’ultimo disco degli U2, “The U2 collection”: gli stessi 18 capolavori del primo “U2 collection”, che pubblicarono dopo una collezione sufficiente di stronzate così in anticipo sui tempi da chiamarsi probabilmente “U2 Collection”.
Una buona notizia per gli amanti di beneficenza sperimentale: gli U2 (che avevano cambiato la faccia del rock comprandogli il culo) hanno pubblicato un disco con gli avant-electro-post-più bestia che punk dei Green Day, “The Saints are coming” – arrivano i Santi - e il capolavoro di incasso che ne verrà fuori andrà ovviamente come ricavato ai poveri (come rifarsi la faccia mettendolo in culo).
Una buona notizia per gli amanti di arte sperimentale: ha compiuto quarant’anni l’”Opera n.4” di Yoko Ono, la povera (poverissima) compagna di John Lennon e verrà presto riproposta come beneficenza ai poveri. Il viaggio visionario e incompreso della "n.4" consiste di una serie di filmati che riprendono un paio di centinaia di culi: ogni culo ha a disposizione 15 secondi per sforzarsi di dire una cosa intelligente prima di essere licenziato. Su www.pymca.com la serie completa di culi è in vendita a partire da 50 sterline (a seconda dello sforzo), oppure potete sempre fare un salto all'Archivio di Cultura Giovanile e fregarvene uno, se come il sottoscritto siete convinti che l'arte non abbia prezzo.

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editoriale di JohnOfPatmos

Sono qui in piedi alla finestra che guardo la strada e le macchine incazzate nel traffico. Un'ambulanza si fa strada rabbiosa sgommando, sembra Mosé che squarcia il Mar Rosso. Penso a me che me ne sto lì con il camice bianco e penso a chi ci sta sopra, a quell'ambulanza. A che cosa si aspetta da noi. Ho una voglia assurda di fumarmi una sigaretta e di consumare in fretta questi istanti. Di mandare in fumo la mia ansia come fosse di tabacco pure lei. Perché “quando moriamo noi non è come quando muoiono gli altri”, come diceva Vivian Lamarque. Ma forse mi sono solo fumato il cervello, stamattina, chissà. “Sometimes my burden it's more that I can bear…”. C'è Bob Dylan che strascica piano “Not Dark Yet” dalle vecchie casse del computer nello studio. E' ancora tutto tranquillo, sono solo, per ora. Mi si è pure scassato l'orologio di Windows, chissà mai perché. E' mattina ma secondo lui sarebbero già le sette di sera. “It's not dark yet, but it's getting there...” Intanto il sole sembra una grossa palla gialla alla deriva su un mare di nebbia, e la porta dello studio si è già aperta alle mie spalle.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Gli uomini possono essere sentimentali come chiunque altro essere vivente ma le strade non sono mai state mosse dalle emozioni, la televisione se le compra tutte, sebbene alcune ancora sopravvivano: quella del bianco sulla trentina che squarta con le unghie e il nero ventenne che defeca nella metro. Il nero (suppongo analfabeta) è finito in prima pagina sul London Paper (così quando tocca a noi non ci scordiamo che viene meglio se possiamo leggere) ma si vede solo il cappello della Nike. “Conosci quest'uomo?” – ci sono teste dappertutto, la Nike se le compra tutte, però chi vuoi che conosca uno che caca ancora in un cesso di vagone. Sono otto mesi che cercano il bianco: scende in strada con le sue unghie lunghissime, in attesa che qualcuno incontri l’ineluttabilità del destino per liberarsi del peso della vita. “Conosci queste unghie?” – ci sono mani dappertutto, la Polizia le ammanetta tutte, però chi vuoi che conosca uno che si libera senza neanche potersi pulire il culo.
Se sopravvivo alla giornata me ne vado al parco a trovare i piccioni, dissertiamo di musica cubana. “Un altro giorno di romanzo non ha prezzo anche se fosse per cent’anni” – questo lo diceva Compay Segundo, e chissà che penserebbe ora: il vecchio in questi giorni ne avrebbe fatti 99 – guardo il piccione ma mi dice che non gliene fotte niente.
“Ma chi ti conosce”, gli dico - ci sono bestie dappertutto, la televisione se le compra tutte con contratto a tempo indeterminato, allora chi vuoi che conosca uno che si libera ancora giorno per giorno.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Quelli che se non ci fosse Scaruffi non saprei come fare . Quelli che se non ci fosse Scaruffi saprei come fare. Quelli che "Scaruffi chi?"
Quelli che "la musica classica mi rilassa" e poi picchiano la moglie
Quelli che "vai col liscio" da trent'anni e sono felici lo stesso, beati loro
Quelli che "i giornali musicali fanno schifo", ma guardano solo le fotografie
Quelli che fanno il download 24 ore su 24 accumulando minuti di musica equivalenti a tre intere generazioni, tanto è gratis
Quelli che sognando la california si ritrovano ogni anno a Riccione dicendo che in fondo è la stessa cosa
Quelli che raccontano i balli nelle balere cubane, quando hanno passato tutto il viaggio in un bordello
Quelli che sopravvalutano, quelli che sottovalutano, quelli che se ne fregano altrimenti avrebbero fatto Economia e Commercio
Quelli che non parlano di musica, ma vorrebbero ballare di architettura
Quelli che la musica contemporanea è solo rumore, ma poi riescono a ballare al suono dei loro peti
Quelli che da Forza Italia a Apicella il passo è breve
Quelli che un concerto senza canna è come un astemio all'Oktoberfest
Quelli che El pueblo unido è una bella canzone d'amore
Quelli che "ma che figata la canzone di quella pubblicità"
Quelli che "conosco solo la nostra canzone, ma adesso non ricordo il titolo"
Quelli che il rock è morto, il jazz non si capisce e la classica è da parrucconi, ma hanno solo i dischi di babbo della De Agostini ancora incellofanati
Quelli che fanno i bluesman a Gallarate e se ne fregano
Quelli che la musica la ascolto solo in macchina perché mi distrae
Quelli che i negri hanno il blues nel sangue, i francesi i chansonnier, gli inglesi le pop-band, gli italiani il mandolino e i tedeschi i treni in orario
Quelli che non ascoltano Wagner perché hanno paura di essere coinvolti
Quelli che le suonerie ...

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editoriale di RegularJoan

Ho sempre pensato che gli Smiths siano stati il più grande gruppo anni ottanta, almeno da un certo punto di vista. Perchè gli Smiths sono quel gruppo che ti ricorda sempre qualche tuo amico che giocava a fare lo scrittore raccontandoti epifanie punk che avevano consistenza solo nello spazio tra la sua biro e il foglio di carta. Tutti abbiamo avuto un amico così. Gli Smiths erano speciali nella loro perfetta ovvietà, o li ami o li odi: gli Smiths sono come quei film che trasmettono in terza serata e che ti accontenti anche di rivedere alla diecimilesima replica per il solo gusto di indovinare tutte le scene prima che le trasmettano, e raccontarle al poverocristo seduto accanto a te sul divano, e fanculo se adesso Morrissey sembra un cavolo di usciere di Buckingam Palace totalmente impomatato tipo un modello di Dolce & Galbani, Smiths vi amerò per sempre, ti dici. E intanto nel cervello ti passano i pentagrammi di “Big Mouth Strikes Again”, poi di “Girl Afraid”, poi di “The Queen Is Dead”, poi di “Just Like Honey”, ma aspetta-ti dici- quella è una canzone dei Jesus And Mary Chain. And everything goes on, come la presenza scialba delle nuvole stamattina, completamente cancellate dalle mie lenti da sole.

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editoriale di MaledettaPrimavera

"Qualsiasi cosa cerchiate la troverete su Debaser. E’ oramai una istituzione, un cult, uno di quegli episodi del Web che vanno raccontati, e almeno noi lo facciamo.
Debaser, seppur già solo parlandone se ne individuano i problemi (i casi umani? Ma noi li amiamo!, Ndr), è riuscito a fare però una cosa bellissima: far discutere liberamente la gente di musica. Le parole passano e scorrono da un utente all’altro, come in un grande tavolo rotondo. Non c’è il critico, il punto di vista “al di sopra delle parti”, ma solo le parole appassionate dei visitatori, che spesso regalano anche bellissime pagine di lingua italiana applicata alla musica. Gli studi di comunicazione sul Web, mostravano come la gente si fidi molto di più delle parole appassionate di un lettore che quelle, magari anch’esse appassionate, di un giornalista. La fantasticheria di debaser sta nelle vere e proprie zuffe online che avvengono ad ogni elaborato pubblicato, e soprattutto nel fatto che tutti sono messi nella stessa arena, e un fan di Gigi D’Alessio può davvero incontrare il nome di Frank Zappa, e magari incuriosirsi su chi sia. E’ un mondo fatto di passaparola. E’ un mondo in cui elementi della stessa società hanno però percorsi conoscitivi diversi, e chi è più maturo dona davvero qualcosa a chi è rimasto culturalmente indietro.
La risposta che sicuramente mi sarei sentito dire dalla redazione nel caso in cui avessi potuto mostrare loro qualche “bruttura”, sarebbe stata: noi non vogliamo essere un sito di critica, ma uno spaccato di società che discute di musica. E nella società c’è di tutto, e, per rigor di democrazia e di tolleranza, ci sono anche i violenti e gli aggressori. Lamentarsi? Beh, prendetevela col sistema, con la società, con la politica, con la storia.
Debaser rimane infatti un vero fenomeno del Web, e se volete anche voi partecipare a questa magica “arena della parola in musica”, buona fortuna!"
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Debaser ha un opinione di Livecity? Debaser è contento se parlano bene di lui? Lo segnala da qualche parte?
Insomma, Debaser lo farebbe un pompinello a Livecity?
Si.
www.livecity.it

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editoriale di MaledettaPrimavera

Mi hanno tenuto allegro con così tanti film sulla guerra che oramai non c’era più niente da ridere, allora in “Valley of The Wolf” hanno giocato la carta della disperazione: ci sono ancora tutti questi morti ammazzati, villaggi distrutti e religioni inventate, ma l’idea della guerra fa una sterzata che potrà segnare il destino dell’umanità: i cattivi li fanno nientemeno che gli amerikani (l’attore Billy Zane è diventato così famoso in patria che la madre s’è dovuta dare alla macchia). In tempi in cui pare che non vinca più nessuno, il mistero sta diventando non tanto il saper perdere quanto il non partecipare.
Intanto cominciano a delinearsi i nuovi politicanti del futuro, le facce a cui dovrò vendere il mio culo fragile e a buon mercato, e ci giurerei che non mi fosse sembrato di scorgere almeno un cazzo che fosse onesto. Harold Ford detto il fico, che mi guarda con un’espressione così illuminata che pare da un momento all’altro si metta a baciarmi in bocca; Michael Arcuri detto il bello, che invece mi guarda come se si volesse sfogare con me perchè continuiamo ad invecchiare; Brad Ellsworth detto lo sceriffo, che quando mi prende per il culo si mette in posa alla John Wayne.
Tutti appena usciti da un visagista, e tutti amerikani, per convincerci che per farsi fottere c’è almeno rimasta la fantasia.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Giorgio Chinaglia, attaccante di sangue ariano e cuore laziale, "Long John" per amici fascisti, "Fat John" per nemici realisti, "colpevole di usare il cervello" (manganellato?). Sentivo al quartiere Monti la conversazione di due signori: "Aò ma per te Giorgione ci ha l'aggiotaggio? Ma che vordì aggiotaggio?". "Che te devo dì, secondo me è tutto un magna magna". Colpevoli di amare la Lazio (e stuprare l'italiano). All'Eur Magliana sale uno degli ultrà arrestati e siccome sono allergico comincio a grattarmi i coglioni ed è l'unica emozione che ci circonda. "Aò io so uno tranquillo!". "Che te devo dì, fratè, secondo me è tutto un magna magna". Aveva fatto un casino tremendo e interrotto mentre pensavo a Choi Jin, che qualche tempo fa era una poetessa. La bomba di Kim Jong Il serve soprattutto a ricordarci di uno sterminio più grande di quello della lingua italiana e di Pol Pot, colui che creò i campi della morte nella Cambogia degli anni '70. Choi Jin è crollata, si è messa a fumare oppio, si è venduta a un marito violento per sopravvivere e dice qualche cosa dopo la pubblicità di Versace, che dona il 10% dei profitti alla ricerca sul cancro: con prezzi che raggiungono il 300% dei costi ha ragione a preoccuparsi di non tirare le cuoia troppo presto.
"Io non sono un imbroglione" (Nixon); "Mai fatto sesso con quella donna" (Clinton); "Sappiamo dove sono le armi" (Bush). Con queste tre frasi (censurate) si doveva aprire il trailer di "The Hoax", il film da vedere alla Festa del Cinema e delle Banche di Roma, ma anche della Politica, delle Facce espressive come il culo e i sorrisi piacevoli come un peto, e ci avrei giurato che mi fosse sembrato tutto un magna magna.
Più invecchio in questo mondo di merda e più mi sembra impossibile morire dignitosamente: hanno ragione a dire che la vita è come un film – il difficile sta tutto nel finale, l'inizio è sempre più facile.

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editoriale di 1919

Domani è il mio primo giorno di orgia. Sì, tutto deve essere perfetto: ho preparato le brandine, i soppalchi e un po' di crack di quello buono, quello omeopatico; è il mio primo giorno di orgia e nulla va lasciato al caso. Sui letti piazza a mezzo: Mimmo, Tanya e amica, parquet per Gina e Peppo Staino, sul twister mi accomodo io con un paio di vicine. Non inviterò né Mattia né Licia: si beino dell'esclusivismo della loro coppia chiusa. Noi domani, alla faccia loro, rifacciamo il '68, e passando dal '69 ci facciamo tutti i numeri del lotto come natura crea: domani distribuisco alla comitiva degli opuscoletti sul Tao che mi ha regalato la mia pranoterapeuta con la fissa per Sex and The City; sarà poi vera 'sta storia della ritenzione del seme? Domani hai voglia a ritenerlo. Domani è il mio primo giorno di orgia: facciamo a turno, gli uomini con gli uomini, le donne con le donne; proviamo tutte le combinazioni possibili a coppie e terzetti. Che forza il mio primo giorno di orgia: ci siamo scelti una cascinetta vista vomito completamente insonorizzata; non ci sentono nemmeno se proviamo la torre di Ugolino.

Domani è il mio primo giorno di orgia, se ci penso mi improvviso un Malone d'altri tempi e spacco i cocomeri in due. Perchè l'uomo a conti fatti è la peggiore delle bestie.

Io domani divento un uomo.

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editoriale di floyd

Da oggi chi ha sul cazzo la propria vita se la cambia al computer, magari durante la pausa pranzo. E’ sufficiente un pugno di dollari e una tendenza innata al fancazzismo; gira voce di questo Jon Jacobs che avrebbe (e chiamalo fesso) messo su online una community virtuale dove per pochi spicci puoi crearti un alter ego (virtuale) e iniziare a giocare. Giochi a vivere. Ad esempio, puoi fare l’affarista; loro si prendono i dollari veri, tu quelli del gioco. Geniale. Come mandare gaiamente affanculo i soldi. A Londra un bimbo di tre anni, per la gioia di mamma e papà, acquista di pugno suo un’auto rosa su Ebay, costo 14.000 euri. Vai a capire come ha fatto; a tre anni già sa usare il computer. Almeno è precoce. Non se la passano meglio in Spagna. Risulta, da un autorevole sondaggio, che i giovanotti iberici dedicano nel weekend dodici ore e passi all’ ‘’ozio sedentario’’, vale a dire web, pc, tivù.. Cazzo, che in Spagna ci sia pure là un DeBaser? Mai dire mai. Da noi italiani butta meglio. Gigi Buffon, orgoglio nazionale, passeggia allegramente con la Seredova per gli agriturismi, riporta l’ANSA, autorevole fonte di autorevoli notizie; Ratzy fa incazzare gli islamici, perché lui rispetta la loro religione, e lo dimostra, ma loro non lo fanno; un celeberrimo critico d’arte esce pazzo in tivù durante una trasmissione nel disperato tentativo di acquistare un po’ di risonanza mediatica. Noi, insomma, restiamo sempre noi. Un popolo di grandi sognatori. E che culo. Maybe tomorrow’ll be a better day.

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editoriale di RegularJoan

I battitori di baseball sono semidei, sono adorati che riconoscono noi, gli adoratori. I battitori di baseball sono tutta un’altra storia, gente dell’altra galassia. Se il mondo fosse un’ emittente televisiva, i battitori di baseball sarebbero gli anchorman della rete ammiraglia messi lì apposta per fare la loro bella figura in un palinsesto pieno zeppo di episodi pilota. A noi rimarrebbero i televisori, forse, ed io sarei costretta a scegliere i programmi dal “Tutto tv”, perchè se la mia vita fosse un televisore, beh, allora so già che non avrei grana abbastanza da permettermi uno straccio di pay tv. Finirei a guardare film porno a casa di qualcuno. Le vite degli esseri umani ordinari e quelle dei grandi campioni di baseball cominciano a somigliarsi quando questi si mettono in testa di segnare la fatidica battuta quattrocento: E’ la meccanica naturale. Smettono di essere semidei per macinare record su record, valida su valida, battuta dopo battuta, sfidare le diagonali del cielo, sbarazzarsi dei meridiani e pure dei paralleli, indovinare traiettorie, giocare a shangai con l’attrito nell’aria, diventare il pendolo con cui misurare l’accelerazione di gravità, fare di se stessi la leva meccanica che li trascinerà lungo le coordinate di spazio e tempo ed essere la velocità per arrivare lì. Lì. La battuta quattrocento. Ora,io sono un essere-umano-ordinario, Tony Gwynn era un asso del baseball. Entrambi, in un modo o nell’altro, chi prima, chi dopo, abbiamo avuto i nostri strikes, le nostre battute, lanci a vuoto, epoche di sogno, noccioline sgusciate sugli spalti di qualche megastadio in compagnia di illustri cretini. Nessuno dei due è arrivato alla “sua” battuta quattrocento. Con l’unica differenza che io non ne so un cazzo di baseball.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Con alcune madri non mi dispiacerebbe una chiacchierata. La madre di Jane del Big Brother, lesbica ex mignotta con un braccio solo, ha sempre un paio di storie interessanti. Mia madre, eterosessuale ex contadina che sognava un figlio finanziere, avrebbe un paio di barzellette interessanti. Jacqueline Doherty, madre di Pete con marito analfabeta, non sa niente di sesso, droga e rock, ma ha scritto un libro sul figlio – che ha passato la vita tra sesso, droga e rock – in modo che non rimanesse più nulla da dire, così quando finiscono le copie ne fanno scrivere uno al padre.
La madre di Joe Meek, asessuata casalinga con l’alito impestato di vino e di Vangelo, aveva un figlio interessante: nel cesso al numero 7 di Madras Place nel 1963 il ragazzo si stava godendo la vita dopo aver scritto “Telstar” e venduto due milioni di copie, quando s’è aperta la porta del Paradiso, e 2000 anni di storia sono entrati senza chiedere permesso. Condannato per omosessualità, ritornò allo stesso cesso e non potendo usare l’uccello si sparò al cervello.
Adesso che neanche ricordo più dove sono sceso alla sera giochiamo al Monopoli scozzese e continuo a sognare la Stazione del Nord – ogni cosa è cambiata e tutto è rimasto uguale: hanno sostituito “Vai in prigione” con “Vai a Dundee”, e la cosa divertente non è tanto che tutto questo sia vero, o che io ne stia scrivendo, quanto che credano faccia ridere.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Due manifesti ci tengono allegri in città: il remake di "The Wicker Man" e l’avviso di POSSIBILE BOMBARDAMENTO. Se devo prendere la metro, ad esempio, la stazione è territorio del POSSIBILE BOMBARDAMENTO mentre i vagoni mettono al corrente sullo stupro del capolavoro di Robin Hardy. Ogni mattina faccio una fatica tremenda per evitare di credere alla fragilità del mio culo: “Se noti qualcosa di sospettoso” - mi dicono – “riportalo immediatamente”, e io vorrei dirgli una cosa tipo “è tardi, amico” ma poi arriva Nicholas Cage – proveniente da Cyprus Park e diretto a East India – e quando cambio scendo alla fermata del POSSIBILE BOMBARDAMENTO di Holland Park. Lì c’è Fabien - uno che è nato in Marocco, s’è laureato a Parigi ed è finito a fumare erba in mezzo ai marocchini – e gli racconto che ieri sono andato a protestare contro la caccia allo scoiattolo di Hyde Park (ma finiscono sempre a impallinare i piccioni), una tradizione che si conserva da venti generazioni aristocratiche, e qualcuna in meno di scoiattoli. “Ho smesso di fumare Fabien” - gli dico, ma Fabien s’è già acceso un narghilè che parte dall’espressione innocua di Cage e arriva fino al POSSIBILE BOMBARDAMENTO di Hollywood. Fabien è appassionato di studi sui misteri della natura umana e mi racconta sempre sondaggi intelligenti, tipo: Una persona su quattro scrive gli Sms seduta sul cesso. Quando sto con Fabien mi sento bene, comincio a immaginare gli aristocratici seduti sopra il cesso, e i piccioni che rincorrono gli umani gridando “possibile bombardamento”, e immagino un mondo meno intelligente di questo - ma poi Fabien finisce il suo turno, e io mi scordo di nuovo che avevo smesso di fumare.

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editoriale di RegularJoan

Vorrei leggere una notizia del tipo: ”I Raconteurs spediti verso la decima galassia” o “Pete Doherty direttore del tg3”. E smetterla di chiedermi se costui sia uno spacciatore, un cantante o un cazzaro comune del “rockenrolle per finta”. Invece, con un insolito “prendi due paghi uno” ti schiaffano i Babyshambles all’Idroscalo e le consuete menate sul “tenersi aggiornati”. Su cosa poi? Su: “Michele è tornato […] con gli ospiti seduti come coreuti di una tragedia tutta italiana”.
Fruitori di immagini dell’uomo stigmatizzato sul genere: “Sono apparso alla madonna” o “Nostra Signora dei truzzi”. Ecco hanno rimesso il San(toro)tino al suo posto nel Presepe Rai, adesso mancano solo gli altri due re magi del giornalismo. Sarà un gran Natale e i buoni vinceranno sempre, guidati dalla stella cometa. E intanto continuano a fregarci con queste farse napoletane da Restaurazione postNapoleonica. Il nostro è un Paese in manutenzione, dobbiamo accontentarci delle briciole. I giornalisti veramente scomodi restano alla gogna, convinti che non esista nè l’informazione nè la controinformazione, con la scritta “censored” marchiata in fronte. Everything falls apart, torno a dar da mangiare al mio criceto pusher.

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editoriale di JimMorrison

Sesso
Hendrix sapeva fare sesso e lo faceva spesso. Lo faceva con chiunque, anche con la chitarra, la tazza, la lavatrice, il barattolo della Nutella. Con la Nutella però non gli garbava perché era nera e lui si voleva ripulire.

Droga
A Jimi piaceva fumare sigarette, non di più, e raramente beveva. Poi conobbe un mio amico ed il resto è storia.

Rock and Roll
C'entra relativamente con Hendrix ma permette il gioco di parole Cock and Roll. A Jimi piaceva il cock. Pure.

Finito.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Pensavo a quando gironzolava per le deserte edicole deglianniottanta la mitica e impeccabile nel suo stile “rivista maivista” o, molto più verosimilmente, Frigidaire con il suo borgomastro d'eccezione, Andrea Pazienza. Divento immediatamente una romantica nostalgica. Una bella roba davvero in mezzo a tanti corpuscoli cartacei fac-simil alternativi piùcchemaiadestra o piùcchemaiasinistra. E adesso quella madonna di situazione non è cambiata affatto, vista l'eutanasia editoriale (l'erotismo per camionisti, le rivistucole da vasca da bagno, i giornali che ti danno il mutandone di lana omaggio e tutte quelle allegre puttanate; insomma, più che alla frutta, direi che siamo all'ammazzacaffè, anzi al conto peraltro pagato alla romana) mista a servilismo che c'è in giro, perciò mi viene da dire: “Più Frigidaire pì tutti!”. C'erano le vignette lattiginose e catodiche della Suor Dentona e Ranxerox, i versi rocamboleschi di “Alamm'echite'mmurt!”, c'erano i sogni alcolici di Zanardi, e c'era lo scazzo a sprazzi della Bologna post settantasette, il ritagliarsi i propri spazi per sognare un Kreuzberg punk e teutonico, dituttounpò. Alla fine Pazienza se n'era andato lisergico in un posto chiamato “Leggenda” sulla sua motocicletta con in testa pensieri di Bruce Lee e desideri di maivismo, ispirandosi a un John Lydon troppo autoreferenziale che lascia i Pistols e trasloca nei PIL il trentadue dicembre. Ma tutto questo è storia di chissàquando, un estremismo in polaroid che mai ho vissuto, ma solo immaginato, come un adolescente nei suoi sogni umidi ed efebici, perché quando Frigidaire “modello Paz” abbassò le saracinesche io avevo ancora la bocca sporca di latte e bisquits. O ero anch'io maivista.

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editoriale di RegularJoan

In una domenica che sfiorava l’assurdo “a-la David Lynch”, staziono sulla seconda rete nazionalpopolare, detta “Sonno cerebrale”. Il programma che m’è toccato autoinfliggermi era sulla diatriba puramente post anni cinquanta tra i videojukebox “Scopitone”, dei cugini d'oltralpe, e l’italiano “Cinebox”. Insomma, pare che Cinebox sia stato l’unico orgoglio italiota prima di Mani Pulite: ma voi lo sapevate che una delle hit più cantate sotto la doccia si chiamava "Baciami la vena varicosa"(me cojoni!) di Clem Sacco? O che Ornella Vanoni era la risposta italiano/scorfana a quella strafiga di Brigitte Bardò che andava eternamente in onda sullo Scopitone? Scoperte sfolgoranti: paragonata a queste, la notizia che su Marte potrebbe trovarsi la progenie segreta di Robert Wyatt e Jo Squillo, è da sussidiario delle elementari.
Sudo freddo mentre sul mio Telefunken appare un irravanabile Gianni Morandi che in "Fatti mandare dalla mamma" si dimena con movenze degne di un Elvis Presley affetto da stiramento della vertebra L4-L5, tra un video taroccato e l’altro del Molleggiato e un impomatato Paul Anka che canta nella cucina di Suor Germana. Noi italiani abbiamo inventato il videoclip, che è bellissimostupendofavoloso, il videoclip è qualcosa di fumettistico e definitivo e i francesi ce l’han copiato. E chi se ne frega se allora negli USA circolavano quei porcelli degli Stooges, quei magnifici zozzoni casinari degli MC5, che ce ne frega se allora Rocky Erickson s'era fatto tremila viaggi senza biglietto con i 13th floor elevators?
Intanto stasera Vicenzo “il Mollicone” Mollica su tiggìuno era partito con l’ennesimo servizio marchetta su Raf. Siamo molto molto in forma.

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