editoriale di MaledettaPrimavera

Sarà perchè sto invecchiando nel peggiore dei modi che fatico sempre più a stare dietro: il sottoscritto non ha mai scaricato una sola canzone, nè avrebbe la minima idea di come fare. Eppure è un anno storico per la pop music: abbiamo sempre questo esercito di gnocche dai nomi di prodotti per disfunzioni sessuali (Leona, JoJo, Fergie, Ciara), gnocchi bianchi dal nome di mocassini per truzzi (Timberlake), gnocchi neri dal nome di guerra chimico-battereologica (Akon); la solita, impietosa invasione di catenoni e crocefissi rap con la J (Jim Jones, Young Jeezy, Jay Z); mummie imbalsamate (Take That) e putrefatte (P.Diddy); ma un occhio attento noterà come – ad esempio – i Koopa siano diventati il primo gruppo senza contratto ad entrare nella Top100 inglese di tutti i tempi.
La verità è che le classifiche di questa settimana sono le prime ad includere anche i downloads, cioè i parenti dei Koopa, più gli amici e con ogni probabilità qualche amico degli amici; e questo anche se la canzone non esiste in formato fisico.
Quando decisi in gioventù di votarmi alla musica (e alle menzogne dei grandi mafiosi che la gestiscono), si era in piena invasione grunge: ogni operazione era tesa a spingere un singolo il più in alto possibile, nessun problema se lo stesso poi crollava di colpo: la prima settimana era tutto ciò necessario per la presentazione dell’album. Entrava in uso l’espressione “Buying team”: gente pagata per comprare dischi nel tentativo di spingere in alto le vendite immediate. Cambiare le charts ci dirà di più su noi stessi, e cioè che nessuno è destinato a cambiare. Significa che la musica di merda (cioè la quasi totalità) avrà vita ancora più lunga nelle classifiche dei più votati lavaggi del cervello; significa che dopo la scomparsa del vinile adesso faranno scomparire il piacere del formato fisico, aiutati da queste orde di giovani in connessione a tempo indeterminato, come un lavoro all’ufficio del catasto, un esercito di esseri autistici in perenne e totale download: impareranno a conoscere centinaia di titoli di musica ma non avranno una cazzo di idea su quale possa esserne il suo significato.

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editoriale di Hal

Non c'è niente di meglio di un bicchiere di vino rosso per lubrificare una conversazione, tranne forse due. Quella sera comunque non ricordo di averli contati. Ricordo invece che, dopo aver stappato una bottiglia di Terre Brune del 2001, c'è voluto davvero poco per veder scorrere accanto al vino fluenti parole su uno dei nostri argomenti preferiti: la musica. Banali argomentazioni condivise sulla povertà del panorama musicale odierno sono state le migliori premesse della discussione. Queste pian piano ci hanno portato a sfogliare con curiosità una prestigiosa rivista mensile alla ricerca di novità interessanti, in grado di smentirci. Lì, con sommo stupore, abbiamo scoperto l'esistenza di un disco appartenente al genere "Fast Folk". "Fast Folk? E cos'è?"

Lo spunto classificatorio del recensore e i vapori etilici ci hanno così portato a filosofeggiare a lungo sul fatto che affermare un "Fast Folk" presupponeva probabilmente l'esistenza di uno "Slow Folk". Però, questa logica ineccepibile e alcolica, fonte di narcistica soddisfazione, risultava nella sostanza inutile, poiché non ci aiutava a capire cosa effettivamente fosse l'uno (Fast) ed eventualmente l'altro (Slow). Di qui una domanda: le incomprensioni manifestatesi nascevano dalla nostra ignoranza, oppure dall'incapacità comunicativa del recensore o ancora da entrambe? Preso atto che la nostra ignoranza crassa in materia era da ritenersi certa, indiscussa, pacifica, rimaneva il dubbio sull'eventuale sussistenza della seconda ipotesi. Così dopo ben sette minuti di drammatica tensione nel cercare una risoluzione al dilemma, accompagnati da un'incerta rilettura a voce alta della recensione, alla fine prima ci siamo arresi, poi abbiamo assolto il recensore, quindi abbiamo dato tutta la colpa dei dubbi al vino, stappando per punizione una seconda bottiglia (tiè!). Poi mezzo ubriachi ci siamo ascoltati un bel disco folk, senza domandarci se fosse "Fast" o "Slow" e 'fanculo alle classificazioni.

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editoriale di Galakordi Urtis Krat

Ci sono almeno quindici versioni diverse e le correzioni non hanno mai fine. C'è sempre qualcosa da cambiare. Il regista si accorge continuamente che quel dato particolare appare stonato e che deve interrompere le sue attività, proiettarsi al tavolo da lavoro e modificare l'aspetto di quel pezzo di film. Accade in media ogni notte quando i suoi compagni di casa sono già andati a dormire. Succede in continuazione che si accorga che qualcosa non va e debba essere cambiato, e si adopera in modo da riuscire a sedersi al tavolo da lavoro e modificare un colore o un contrasto in un infinitesimo di millimetro nel minor tempo possibile, poichè più il tempo passa e più altri errori vengono a galla, e le imperfezioni si sommano a un punto tale da costringerlo ad autofilmarsi con una videocamera amatoriale durante il processo creativo, in modo da non perdere nemmeno un attimo della sua doppia scansione del reale. La sua carriera è agli inizi, e tuttavia già si accorge di come più i particolari da modificare salgono a galla e più gli stessi si facciano irrilevanti nonostante continuino a costituire dei punti imprescindibili su cui nessun discorso può tenere in senso contrario. Da un punto di vista oggettivo la logica dell'artista in sé è già andata a puttane, poichè nessuno che guardi il film con un minimo di partecipazione noterà alcun errore, mentre lui, e soltanto lui continua a vedere nella continuità soltanto la scansione degli errori e delle imperfezioni che credeva di aver sanato. Ogni intervento di modifica si somma agli altri, fino al punto in cui i fotogrammi non sono più riconoscibili come indici di un originale, né come originali, poichè gli strati di correzione si sono sommati talmente tanto l'uno sull'altro che il film non passa più nel proiettore, e che cosa rappresentino quelle ombre deformi che si muovono sul fondale di quelle immagini scurissime lo sa soltanto lui.

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editoriale di Hal

Sarà per il costante ripetersi delle identiche forme del rituale, ma faccio davvero fatica a pensare senza irritazione al capodanno imminente: brindisi, sorrisi, feste, cenoni e naturalmente auguri ad libitum. E proprio gli auguri sono forse il problema maggiore, più che altro perché, dai primi di Dicembre in poi, fra fugaci incontri nella ressa dei negozi, sms, mail e quant'altro, non finiscono mai ed alla fine la loro ripetizione estenuante - attiva e passiva - sembra svuotarne il senso reale, se mai ne esiste uno. In più capita abitualmente di dimenticarsi di porgere i propri auguri a qualcuno o al limite di essere dimenticato. Se il secondo caso non è un problema, il primo può diventarlo, specialmente se sei geneticamente distratto e con tanti amici permalosi.
Se poi sei anche un web-tossicodipendente, dovrebbe essere naturale formalizzare gli auguri ai membri delle varie community, cui tutti i web-maniaci - categoria cui ti pregi di appartenere - capita di bazzicare più o meno intensamente. E qua i problemi aumentano ancora, più che altro perché, talvolta, non sai nemmeno a chi stai porgendo i tuoi auguri. La moltiplicazione dei troll e dei fake, che manco Gesù Cristo con i pani e i pesci, comporta, infatti, lo sviluppo formale di una moltitudine di relazioni, spesso fittizie, che di fatto risultano potenzialmente riconducibili a poche effettive unità.
Ecco dunque l'augurio all'irriducibile e duro del forum, ma anche alla timida, romantica e sognatrice utente, magari sospettando, se non sapendo, che alla fin fine sono la stessa persona, suddivisa dall'invincibile tentazione della sempre più diffusa schizofrenia virtuale. Che fare allora davanti a questa continua dissoluzione dell'io? Suddividere di conseguenza anche gli auguri? Oppure ottimizzare lo sforzo con un augurio al prezzo di due? Mah... pensandoci bene... forse l'unica è non pensarci troppo. In fondo anche nella vita reale l'ipocrisia delle maschere è all'ordine del giorno e non da oggi. Auguri quindi a tutti, anche doppi, tripli se non quadrupli, sperando che il nuovo anno riappacifichi anime suddivise in tanti misteriosi rivoli.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Presentato al mondo con uno sforzo mediatico ed economico senza precedenti (Selezione al Festival di Venezia, Festival di Toronto e Festival di Londra; titoli entusiasti su tutti i giornali; "Straordinario!” per il Times) “The U.S. vs. John Lennon” si introduce con una citazione di Yoko Ono: “Di tutti i documentari girati su John, questo è l’unico che avrebbe amato”. Si fa presto a capire il perchè: nel film dei fratelli Scheinfeld, John Lennon pare assomigliare più ad una sorta di Santo nell’ennesima leccata post-mortem (Ribelle=Bene, Governo=Male), piuttosto che ad un viziato e scontroso ragazzo con troppi soldi per salvare le mie chiappe, quando l’unica cosa che m’è sembrata di capire, arrivato stremato al termine di 90 minuti francamente insopportabili, è che nell’eterna lotta tra il bene ed il male non ho mai realmente sopportato nessuno dei due: di menzogne ve ne sono milioni ma la verità si vende al miglior offerente, se ve ne esitono più di una.
Eppure a sentire il Daily Telegraph, “Lennon ne emerge come la figura più forte dell’anno cinematografico”, ovviamente sorvolando alcune delle sue ipocrite acrobazie, come se fosse sufficiente esprimersi in forbite metafore per ergersi a paladino dei giusti.
Tra la verità dei finti rivoluzionari e la menzogna dei veri reazionari, avessi avuto i suoi miliardi mi sarei comprato il miglior offerente prima di tirare le cuoia: è proprio per questo che mi si vede tutti i giorni correre a perdifiato rincorso dall'ineluttabilità del destino; proprio per questo non è difficile trovarmi in un angolo in un attacco epilettico di toccata di palle: è perchè dopo aver assistito a 45 milioni di leccate di culo post-mortem, l'unica paura che m'è rimasta è di finirci dentro prima della rivoluzione.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Non capisco molto di religione, ma suppongo una delle certezze sia quella della sfiga dell’anima: se non sopravvivi a questo mondo di merda te ne regalano un altro, se sopravvivi invece te lo tieni. Ma non ci riderei, nell’Editoriale di Famiglia Cristiana ci stanno ancora scrivendo sopra.
Passando all'Editoriale della rivista musicale “Gramophone” (la più autorevole in ambito classico), Beethoven pur non sopravvivendo pare sia tornato: il genio dei nostri tempi è BonoVox, reincarnazione in soli duecento anni, ma non ci riderei: Gesù sono duemila anni che ci sta ancora pensando sopra. Una figura di stile, icona culturale, che desiderava un mondo migliore e la rivolta contro gli oppressori, s’è trasformata nel cantante degli U2: ospite regolare a Corte, liberale ma illuminato, punto di riferimento per l’aristocrazia.
Non capisco molto di religione, ma suppongo una delle certezze sia la promiscuità sessuale nel matrimonio: dopo cinque mesi vi siete così rotti il cazzo l’uno dell’altra che l’unico modo per attirare la sua attenzione è quello di farti trovare con un’altra donna.
In ogni caso se ti viene una malattia incurabile, una di quelle spaventose, in cui soffri come una bestia, l’unica possibilità è aspettare il compleanno della Regina e farti una passeggiata per Hyde Park, dove l’artiglieria della Corona fa un cambio di guardia e comincia a sparare all’impazzata colpi in nome di Dio e i Reali. Se non li cogli di sopresa e riescono comunque a mancarti, spostati nello Speakers’ Corner, cinque metri quadrati in un angolo del parco voluti dal Governo inglese nel 1872, per permettere il diritto di Assemblea e alla parola. Ancora oggi quando non hai niente da dire vai allo Speakers’ corner, dove ancora è legale la libertà di non dire nulla, e di sperare che qualcuno ti accoppi perchè non è d’accordo.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Su Rai1 venti minuti sul Papa e l’eutanasia, “La vita umana è sacra ed è vietato all’uomo interrompere questo percorso”. Su Rai2 un sondaggio caritatevole: la gente vuole sempre di più la pena di morte. Fa molto cristiano: al canone 2267 del Catechismo si insegna che “la Chiesa cattolica non esclude la pena di morte quando questa sia necessaria per difendere la società”. Tipo difenderci dalla Chiesa? Ma qualcuno che li rinchiuda in un manicomio?
Al Tg5 quindici minuti in apertura su Mario Scaramella, tuttofare leccatore, napoletano perfettamente integrato nell’arte di arrangiarsi: per una poltrona s’è beccato il Polonio 210, ce l’aveva qualche potente nel buco del culo.
Su Rai3 la storia di Lele Mora, Procuratore delle chiappe alla televisione, del mondo dorato, delle feste di classe; l’inventore dei reality show: l’Isola dei Famosi, il Famoso e la Pupa, il Grande Famoso, il Famoso e il Merdoso. “Droga? La detesto. Se qualcuna delle mie star tocca una canna la caccio via”. Ma chi? Lele Mora? Quello che s’è fatto il carcere per spaccio di coca? Adesso si parla di associazione a delinquere ed estorsione, ce lo doveva dire che era solo una questione di classe: la cocaina è classe A, lo spinello è dilettante.
Su Rete4 dopo il reality dell’Isola di Fede (10 bambini comunisti per votare contro i propri interessi si mangiano da soli), un’intervista a Luca Casarini. Ha chiesto il patrocinio legale gratuito, ma gli è stato negato: Casarini guadagna il triplo di me. Per inciso, lo vogliono condannare per una spesa a prezzo politico in un supermercato: lui ci ha messo la politica e i cassieri ci hanno fatto le spese.
Per fortuna che ci sono le forze di pubblica sicurezza a difenderci: gente onesta, che si batte per il nostro bene. Poliziotti Rambo, poliziotti Predator, carabinieri per la libertà, poliziotti poliziotti (i più pericolosi). “Noi non ci sentiamo rappresentati da questi fetenti e assassini al Governo!”, urlavano sul palco mentre me ne stavo per i cazzi miei a ripassarmi le domande esistenziali, stronzate tipo chi cazzo ero, da dove venivo, dove andavo, e soprattutto dove li mandavo.
Su Rai1 Rocco Buttiglione: “Noi del Centrodestra vogliamo che i giovani si innamorino e si sposino”. E farsi i cazzi propri ogni tanto?
Su Italia1 l’unica cosa decente della settimana, a SuperCiro: “Non siete voi che non capite: siamo noi che parliamo alla cazzo di cane”.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Bilancia. Quando sei depresso Urano ti lascia immaginare di essere un ragazzo perfettamente integrato; precipiti con disinvoltura dai quartieri alternativi a quelli commerciali. Alla sera con tutte queste brutte compagnie preferisci proseguire la caduta insieme ai tuoi eroi: metti su il nuovo disco di Jarvis Cocker e vi incontrate sul fondo.
Capricorno. Strane serate quelle del represso: ti metti in disparte a guardare queste donne seminude - stasera sono venute dalla Spagna per odiarti e sei così arrapato che ti sniffi i sonniferi dei tori. Individui le peggiori: "Voglio dormire con fallite come te" le dirai, e loro vedranno quello che si può fare. Sul versante politico grandi speranze per chi sognava un mondo migliore; ti iscrivi a qualche sindacato antimafia: non vinci mai niente ma almeno muori presto.
Sagittario. Le forme rotonde di Giove incitano venti di passione dalle tue parti: passerai la settimana a guardare tutti i culi che passano mentre pensi a cosa daresti per ritornare giovane, ma ti scordi che quando eri giovane te li sognavi lo stesso culi del genere.
Acquario. A causa di Saturno ci vorrà un secondo per perdere la cosa che davvero ti rende te stesso, e tutta la costellazione per notarlo. La vita è breve e solo due le cose di cui preoccuparsi: fare del proprio tempo qualcosa di piacevole e sensato, e fare delle altre vite qualcosa di piacevole ma non sensato: lascia a loro di trovare il senso del perchè ti stiano a sentire.
Scorpione. L'amore regala momenti speciali ai nativi. Una vecchia fiamma ritornerà magistralmente architettata da Jarvis Cocker e da Marte che lo fronteggia. Voleranno paroloni in coppia, e siccome non vi siete mai ascoltati vi trovate benissimo: non capirete mai niente di quello che vi dite, però mentre le racconti a gesti che sono finiti i soldi lei penserà che sei molto divertente. Non ci vuole molto: non hai mai visto nessun altro ridere in questo posto.
Pesci. Sul versante del tuo futuro puoi sfruttare l'influsso di Venere in onda nel segno dello Scorpione se vuoi sopravvivere un'altra settimana. Le cose non potranno che migliorare, ma vieni a sapere che oramai sono anni che sono lì ad aspettare che tu peggiori.

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editoriale di Hal

Davanti all'ipocrita platea di Los Angeles, dove dovevi ritirare un premio alla carriera tardivo e altrettanto ipocrita, raccontasti del tuo cuore malandato, ormai sostituito con quello di una giovane e sfortunata trentenne. Avrebbe potuto battere altri quarant'anni, nei quali avresti continuato a raccontare le tue storie, la tua america popolata da splendidi figli di puttana, perché avevi sempre voglia di cinema. In fondo ci credevi, lo si leggeva nelle tue parole. Invece... Allora proveremo noi a immaginarle quelle storie che sarebbero potute essere, useremo belle canzoni, sceglieremo gli attori, immagineremo i personaggi e una bozza di storia. Accenderemo la luce e poi diremo "si gira". Non sarà mai la stessa cosa, lo sappiamo. Forse ci si potrà in parte consolare riguardando ciò che hai lasciato, che per essere amato non ha mai avuto bisogno di un premio.
***
(Robert Altman fece il suo ingresso ad Hollywood nell'anno di grazia 1970 con la pellicola M.A.S.H., una commedia amara sull'idiozia della guerra e uno stile cinematografico alquanto particolare: largo utilizzo di attori e incoraggiamento all'improvvisazione. Altman è morto in un ospedale di Los Angeles la notte di lunedì: aveva ricevuto l'Oscar alla carriera quest'anno. Il suo più grande successo dopo M.A.S.H. resta Gosford Park, un thriller inglese fino al midollo e Golden Globe per la regia. Nominato per un Academy Award cinque volte (ma mai premiato), personalmente gli sono grato soprattutto per Nashville, dai più sottovalutato, dove il regista creò un affresco di anime - c'è la rock star, il cantante country, casalinghe frustrate - ognuna con la sua storia greve, raccontata così seccamente da non darti neanche il tempo di esser loro indifferente - mp).

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editoriale di MaledettaPrimavera

E così per quasi due anni, secondo la Procura di Palermo, Maddalena Carollo di Villabate è stata la donna più occupata d’Italia. Lo chiamano “Il Processo delle talpe”, perchè hanno dovuto spedirne un bel po’ prima di bilanciare il conto: ancora non era partito nulla che la signora già era stata informata di tutto – talpe contro talpe. Un altro miracolo di Santa Rosalia perchè per l’anagrafe italiana la donna non è mai esistita, quella scheda in realtà la usava Totò Cuffaro (e per arrivarci sono servite due milioni di intercettazioni): acquisti dal Sisde e dal Sismi, vendite d’appalto, affari tra mafiosi e uomini di partito, lungo 2500 telefonate e riunioni nelle Case della Libertà (ce la chiudevano a chiave), tanto il boss del negozio di telefoni era Francesco Campanella, Presidente del Consiglio Comunale: la libertà restava in paese. Chiacchiere sulla Sanità, sugli amici degli amici, sui milioni, sui voti, tutti che parlano e nessuno paga e in mezzo sempre lui: il Governatore dalla faccia di zappatore e coppola da picciotto. La stessa che esibisce orgoglioso alla televisione, mentre ride (ma che cazzo ci avrà mai da ridere?) quando gli si chiede se sia normale che un indagato per mafia si atteggi a paladino dell’antimafia; che un manager della Regione prenda qualcosa come 400mila euro l’anno: quanto trenta volte mio padre; che un politico frequenti personaggi come Angelo Siino, un assassino, che nelle aule si difende così: “Se mi permette, signor presidente, Cuffaro cugghiunìa” – appunto: ci prende per il culo.
Cuffaro ride, e con lui ridono le milioni di bestie che l’hanno votato a ritmo di coppola e risate, cassata e Santa Rosalia. E rido pure io: m’era venuto in mente di accendere la televisione italiana, l’ultima volta m’aveva lasciato con un amaro senso di dubbio poco dopo una sfilata di culi, o era di tette non avevo capito bene. Erano i giorni in cui ci avrei giurato si fosse toccato il fondo col Ministro Lunardi, quello che diceva “con la mafia bisogna convivere”. S’era scordato, il Lunardi, che per convivere si abbisogna di uno Stato laico: a questo Cuffaro ci era arrivato, e con la politica e la mafia c’è andato a nozze.
Qualcuno tolga il tappo da quest’isola di merda e faccia andare a picco quest’incubo tutto siciliani brava gente: hanno preso così coscienza della loro miseria che hanno cominciato a chiamarsi bravi da soli.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Ariete. Venere e Marte in Scorpione intonano la colonna sonora dei ricordi: grandi possibilità per chi non riesce ad affogare il dolore nell’alcool: è passato tanto tempo dai giorni di Bob Dylan e di Hendrix, all’Isola di Wight quest’anno l’unica cosa libera rimasta sono gli spacciatori.
Toro. Stelle dubbiose, l’indice di morte per guerra nucleare le raggiunge. Soffrirai qualche problema con la tecnologia e il British Medical Journal: quaranta dottori su cento ricercano le diagnosi su Google. “Ho paura di darle una brutta notizia ragazzo: la sua malattia è incurabile, il server è crollato”.
Gemelli. La Luna stimola gli incontri e il sesso libero: nel “The Guardian” offrono soldi per “aiutare a donare sperma” (in nome della conservazione della specie): dovrai fargli pensare a qualcosa di piacevole sotto l’effetto serra e l’investimento un po’ ti preoccuperà.
Cancro. Il Sole scalda l’armonia delle sfide: di insulti, mazzate, scorreggie. E così per tutta la settimana, in una interminabile sfilata di puttane e figli di puttana, scimmie e scimmioni, bastardi e spacciatori, scoppiati e frustati, geishe e pezzenti. Tutti tuoi maestri.
Leone. Mercurio retrogrado soffia venti di guerra dalle tue parti, l’armonia coi vicini sfuma. Ad ogni modo stanno sostituendo i punk-a-bestia con un esercito di spacciatori di crack e la sostanza non cambia: nel tipico spirito del genere vivrai intensamente e morirai giovane.
Vergine. Succederanno un sacco di cose questa settimana: verso lunedì comincerai a sentirti in pace con la gente e nemmeno ci crederai, giovedì vedrai cose che gli altri umani non vedono, venerdì sarai il padrone del mondo, e quando sorge domenica ti sentirai così drogato che comincerai a cacciarli tutti a calci nel culo.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Una buona notizia per gli amanti di musica sperimentale: il 20 novembre esce l’ultimo disco degli U2, “The U2 collection”: gli stessi 18 capolavori del primo “U2 collection”, che pubblicarono dopo una collezione sufficiente di stronzate così in anticipo sui tempi da chiamarsi probabilmente “U2 Collection”.
Una buona notizia per gli amanti di beneficenza sperimentale: gli U2 (che avevano cambiato la faccia del rock comprandogli il culo) hanno pubblicato un disco con gli avant-electro-post-più bestia che punk dei Green Day, “The Saints are coming” – arrivano i Santi - e il capolavoro di incasso che ne verrà fuori andrà ovviamente come ricavato ai poveri (come rifarsi la faccia mettendolo in culo).
Una buona notizia per gli amanti di arte sperimentale: ha compiuto quarant’anni l’”Opera n.4” di Yoko Ono, la povera (poverissima) compagna di John Lennon e verrà presto riproposta come beneficenza ai poveri. Il viaggio visionario e incompreso della "n.4" consiste di una serie di filmati che riprendono un paio di centinaia di culi: ogni culo ha a disposizione 15 secondi per sforzarsi di dire una cosa intelligente prima di essere licenziato. Su www.pymca.com la serie completa di culi è in vendita a partire da 50 sterline (a seconda dello sforzo), oppure potete sempre fare un salto all'Archivio di Cultura Giovanile e fregarvene uno, se come il sottoscritto siete convinti che l'arte non abbia prezzo.

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editoriale di JohnOfPatmos

Sono qui in piedi alla finestra che guardo la strada e le macchine incazzate nel traffico. Un'ambulanza si fa strada rabbiosa sgommando, sembra Mosé che squarcia il Mar Rosso. Penso a me che me ne sto lì con il camice bianco e penso a chi ci sta sopra, a quell'ambulanza. A che cosa si aspetta da noi. Ho una voglia assurda di fumarmi una sigaretta e di consumare in fretta questi istanti. Di mandare in fumo la mia ansia come fosse di tabacco pure lei. Perché “quando moriamo noi non è come quando muoiono gli altri”, come diceva Vivian Lamarque. Ma forse mi sono solo fumato il cervello, stamattina, chissà. “Sometimes my burden it's more that I can bear…”. C'è Bob Dylan che strascica piano “Not Dark Yet” dalle vecchie casse del computer nello studio. E' ancora tutto tranquillo, sono solo, per ora. Mi si è pure scassato l'orologio di Windows, chissà mai perché. E' mattina ma secondo lui sarebbero già le sette di sera. “It's not dark yet, but it's getting there...” Intanto il sole sembra una grossa palla gialla alla deriva su un mare di nebbia, e la porta dello studio si è già aperta alle mie spalle.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Gli uomini possono essere sentimentali come chiunque altro essere vivente ma le strade non sono mai state mosse dalle emozioni, la televisione se le compra tutte, sebbene alcune ancora sopravvivano: quella del bianco sulla trentina che squarta con le unghie e il nero ventenne che defeca nella metro. Il nero (suppongo analfabeta) è finito in prima pagina sul London Paper (così quando tocca a noi non ci scordiamo che viene meglio se possiamo leggere) ma si vede solo il cappello della Nike. “Conosci quest'uomo?” – ci sono teste dappertutto, la Nike se le compra tutte, però chi vuoi che conosca uno che caca ancora in un cesso di vagone. Sono otto mesi che cercano il bianco: scende in strada con le sue unghie lunghissime, in attesa che qualcuno incontri l’ineluttabilità del destino per liberarsi del peso della vita. “Conosci queste unghie?” – ci sono mani dappertutto, la Polizia le ammanetta tutte, però chi vuoi che conosca uno che si libera senza neanche potersi pulire il culo.
Se sopravvivo alla giornata me ne vado al parco a trovare i piccioni, dissertiamo di musica cubana. “Un altro giorno di romanzo non ha prezzo anche se fosse per cent’anni” – questo lo diceva Compay Segundo, e chissà che penserebbe ora: il vecchio in questi giorni ne avrebbe fatti 99 – guardo il piccione ma mi dice che non gliene fotte niente.
“Ma chi ti conosce”, gli dico - ci sono bestie dappertutto, la televisione se le compra tutte con contratto a tempo indeterminato, allora chi vuoi che conosca uno che si libera ancora giorno per giorno.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Quelli che se non ci fosse Scaruffi non saprei come fare . Quelli che se non ci fosse Scaruffi saprei come fare. Quelli che "Scaruffi chi?"
Quelli che "la musica classica mi rilassa" e poi picchiano la moglie
Quelli che "vai col liscio" da trent'anni e sono felici lo stesso, beati loro
Quelli che "i giornali musicali fanno schifo", ma guardano solo le fotografie
Quelli che fanno il download 24 ore su 24 accumulando minuti di musica equivalenti a tre intere generazioni, tanto è gratis
Quelli che sognando la california si ritrovano ogni anno a Riccione dicendo che in fondo è la stessa cosa
Quelli che raccontano i balli nelle balere cubane, quando hanno passato tutto il viaggio in un bordello
Quelli che sopravvalutano, quelli che sottovalutano, quelli che se ne fregano altrimenti avrebbero fatto Economia e Commercio
Quelli che non parlano di musica, ma vorrebbero ballare di architettura
Quelli che la musica contemporanea è solo rumore, ma poi riescono a ballare al suono dei loro peti
Quelli che da Forza Italia a Apicella il passo è breve
Quelli che un concerto senza canna è come un astemio all'Oktoberfest
Quelli che El pueblo unido è una bella canzone d'amore
Quelli che "ma che figata la canzone di quella pubblicità"
Quelli che "conosco solo la nostra canzone, ma adesso non ricordo il titolo"
Quelli che il rock è morto, il jazz non si capisce e la classica è da parrucconi, ma hanno solo i dischi di babbo della De Agostini ancora incellofanati
Quelli che fanno i bluesman a Gallarate e se ne fregano
Quelli che la musica la ascolto solo in macchina perché mi distrae
Quelli che i negri hanno il blues nel sangue, i francesi i chansonnier, gli inglesi le pop-band, gli italiani il mandolino e i tedeschi i treni in orario
Quelli che non ascoltano Wagner perché hanno paura di essere coinvolti
Quelli che le suonerie ...

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editoriale di RegularJoan

Ho sempre pensato che gli Smiths siano stati il più grande gruppo anni ottanta, almeno da un certo punto di vista. Perchè gli Smiths sono quel gruppo che ti ricorda sempre qualche tuo amico che giocava a fare lo scrittore raccontandoti epifanie punk che avevano consistenza solo nello spazio tra la sua biro e il foglio di carta. Tutti abbiamo avuto un amico così. Gli Smiths erano speciali nella loro perfetta ovvietà, o li ami o li odi: gli Smiths sono come quei film che trasmettono in terza serata e che ti accontenti anche di rivedere alla diecimilesima replica per il solo gusto di indovinare tutte le scene prima che le trasmettano, e raccontarle al poverocristo seduto accanto a te sul divano, e fanculo se adesso Morrissey sembra un cavolo di usciere di Buckingam Palace totalmente impomatato tipo un modello di Dolce & Galbani, Smiths vi amerò per sempre, ti dici. E intanto nel cervello ti passano i pentagrammi di “Big Mouth Strikes Again”, poi di “Girl Afraid”, poi di “The Queen Is Dead”, poi di “Just Like Honey”, ma aspetta-ti dici- quella è una canzone dei Jesus And Mary Chain. And everything goes on, come la presenza scialba delle nuvole stamattina, completamente cancellate dalle mie lenti da sole.

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editoriale di MaledettaPrimavera

"Qualsiasi cosa cerchiate la troverete su Debaser. E’ oramai una istituzione, un cult, uno di quegli episodi del Web che vanno raccontati, e almeno noi lo facciamo.
Debaser, seppur già solo parlandone se ne individuano i problemi (i casi umani? Ma noi li amiamo!, Ndr), è riuscito a fare però una cosa bellissima: far discutere liberamente la gente di musica. Le parole passano e scorrono da un utente all’altro, come in un grande tavolo rotondo. Non c’è il critico, il punto di vista “al di sopra delle parti”, ma solo le parole appassionate dei visitatori, che spesso regalano anche bellissime pagine di lingua italiana applicata alla musica. Gli studi di comunicazione sul Web, mostravano come la gente si fidi molto di più delle parole appassionate di un lettore che quelle, magari anch’esse appassionate, di un giornalista. La fantasticheria di debaser sta nelle vere e proprie zuffe online che avvengono ad ogni elaborato pubblicato, e soprattutto nel fatto che tutti sono messi nella stessa arena, e un fan di Gigi D’Alessio può davvero incontrare il nome di Frank Zappa, e magari incuriosirsi su chi sia. E’ un mondo fatto di passaparola. E’ un mondo in cui elementi della stessa società hanno però percorsi conoscitivi diversi, e chi è più maturo dona davvero qualcosa a chi è rimasto culturalmente indietro.
La risposta che sicuramente mi sarei sentito dire dalla redazione nel caso in cui avessi potuto mostrare loro qualche “bruttura”, sarebbe stata: noi non vogliamo essere un sito di critica, ma uno spaccato di società che discute di musica. E nella società c’è di tutto, e, per rigor di democrazia e di tolleranza, ci sono anche i violenti e gli aggressori. Lamentarsi? Beh, prendetevela col sistema, con la società, con la politica, con la storia.
Debaser rimane infatti un vero fenomeno del Web, e se volete anche voi partecipare a questa magica “arena della parola in musica”, buona fortuna!"
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Debaser ha un opinione di Livecity? Debaser è contento se parlano bene di lui? Lo segnala da qualche parte?
Insomma, Debaser lo farebbe un pompinello a Livecity?
Si.
www.livecity.it

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editoriale di MaledettaPrimavera

Mi hanno tenuto allegro con così tanti film sulla guerra che oramai non c’era più niente da ridere, allora in “Valley of The Wolf” hanno giocato la carta della disperazione: ci sono ancora tutti questi morti ammazzati, villaggi distrutti e religioni inventate, ma l’idea della guerra fa una sterzata che potrà segnare il destino dell’umanità: i cattivi li fanno nientemeno che gli amerikani (l’attore Billy Zane è diventato così famoso in patria che la madre s’è dovuta dare alla macchia). In tempi in cui pare che non vinca più nessuno, il mistero sta diventando non tanto il saper perdere quanto il non partecipare.
Intanto cominciano a delinearsi i nuovi politicanti del futuro, le facce a cui dovrò vendere il mio culo fragile e a buon mercato, e ci giurerei che non mi fosse sembrato di scorgere almeno un cazzo che fosse onesto. Harold Ford detto il fico, che mi guarda con un’espressione così illuminata che pare da un momento all’altro si metta a baciarmi in bocca; Michael Arcuri detto il bello, che invece mi guarda come se si volesse sfogare con me perchè continuiamo ad invecchiare; Brad Ellsworth detto lo sceriffo, che quando mi prende per il culo si mette in posa alla John Wayne.
Tutti appena usciti da un visagista, e tutti amerikani, per convincerci che per farsi fottere c’è almeno rimasta la fantasia.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Giorgio Chinaglia, attaccante di sangue ariano e cuore laziale, "Long John" per amici fascisti, "Fat John" per nemici realisti, "colpevole di usare il cervello" (manganellato?). Sentivo al quartiere Monti la conversazione di due signori: "Aò ma per te Giorgione ci ha l'aggiotaggio? Ma che vordì aggiotaggio?". "Che te devo dì, secondo me è tutto un magna magna". Colpevoli di amare la Lazio (e stuprare l'italiano). All'Eur Magliana sale uno degli ultrà arrestati e siccome sono allergico comincio a grattarmi i coglioni ed è l'unica emozione che ci circonda. "Aò io so uno tranquillo!". "Che te devo dì, fratè, secondo me è tutto un magna magna". Aveva fatto un casino tremendo e interrotto mentre pensavo a Choi Jin, che qualche tempo fa era una poetessa. La bomba di Kim Jong Il serve soprattutto a ricordarci di uno sterminio più grande di quello della lingua italiana e di Pol Pot, colui che creò i campi della morte nella Cambogia degli anni '70. Choi Jin è crollata, si è messa a fumare oppio, si è venduta a un marito violento per sopravvivere e dice qualche cosa dopo la pubblicità di Versace, che dona il 10% dei profitti alla ricerca sul cancro: con prezzi che raggiungono il 300% dei costi ha ragione a preoccuparsi di non tirare le cuoia troppo presto.
"Io non sono un imbroglione" (Nixon); "Mai fatto sesso con quella donna" (Clinton); "Sappiamo dove sono le armi" (Bush). Con queste tre frasi (censurate) si doveva aprire il trailer di "The Hoax", il film da vedere alla Festa del Cinema e delle Banche di Roma, ma anche della Politica, delle Facce espressive come il culo e i sorrisi piacevoli come un peto, e ci avrei giurato che mi fosse sembrato tutto un magna magna.
Più invecchio in questo mondo di merda e più mi sembra impossibile morire dignitosamente: hanno ragione a dire che la vita è come un film – il difficile sta tutto nel finale, l'inizio è sempre più facile.

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editoriale di 1919

Domani è il mio primo giorno di orgia. Sì, tutto deve essere perfetto: ho preparato le brandine, i soppalchi e un po' di crack di quello buono, quello omeopatico; è il mio primo giorno di orgia e nulla va lasciato al caso. Sui letti piazza a mezzo: Mimmo, Tanya e amica, parquet per Gina e Peppo Staino, sul twister mi accomodo io con un paio di vicine. Non inviterò né Mattia né Licia: si beino dell'esclusivismo della loro coppia chiusa. Noi domani, alla faccia loro, rifacciamo il '68, e passando dal '69 ci facciamo tutti i numeri del lotto come natura crea: domani distribuisco alla comitiva degli opuscoletti sul Tao che mi ha regalato la mia pranoterapeuta con la fissa per Sex and The City; sarà poi vera 'sta storia della ritenzione del seme? Domani hai voglia a ritenerlo. Domani è il mio primo giorno di orgia: facciamo a turno, gli uomini con gli uomini, le donne con le donne; proviamo tutte le combinazioni possibili a coppie e terzetti. Che forza il mio primo giorno di orgia: ci siamo scelti una cascinetta vista vomito completamente insonorizzata; non ci sentono nemmeno se proviamo la torre di Ugolino.

Domani è il mio primo giorno di orgia, se ci penso mi improvviso un Malone d'altri tempi e spacco i cocomeri in due. Perchè l'uomo a conti fatti è la peggiore delle bestie.

Io domani divento un uomo.

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