editoriale di MaledettaPrimavera

Voglio fare il giornalista moderno ma si lamentano che ho perduto la giovinezza troppo in fretta, così in fretta da suggerirmi il dubbio se non sia meglio fermarmi e invecchiare senza ulteriori tormenti.
Vestono punk ma suonano pop: i "Tower of London" per farmi piacere hanno mischiato un po' tutti i generi, così a fine concerto gli faccio i complimenti: m’erano sembrati Johnny Rotten che violenta Britney Spears. I "The View" sono stati in giro per 16 anni ma come gli è possibile raggiungere i maestri? Hanno aperto per Pete Doherty ma al termine non avevano nemmeno l'età per una birra. Gran bel gruppo pure i "The morning after girl": hanno così rivoluzionato il dark depresso che il loro non è dark, piuttosto l'idea che un becchino ha del dark. Con le donne poi è una tragedia: dico "vengo da te" e quando rispondono “si” mi sale l'ansia da prestazione – che cazzo devo mettere? The Kooks o The Fratellis? Per me suonano tutti uguali così mi affido all’istinto: i secondi a sentire la stampa pare siano ascoltati da milioni quando non se li sente nessuno, manco loro stessi; i primi hanno venduto mezzo milione di copie e allora mi hanno convinto. L'altra settimana volevo scrivere sui "The Close Ups”: “Superfizzy Bubblepop!” li definisce Rolling Stone e non ci sarei mai arrivato; loro nemmeno nella rubrica delle lettere mi farebbero scrivere e allora non lo se gli sarebbe piaciuta la mia definizione.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Il 06/06/06 è la giornata mondiale dell’evoluzione metal: dobbiamo avanzare fratelli metallari, basta morti appesi e sangue rappreso – io per esempio pensavo che i generi si fossero esauriti ed invece i Muse hanno inventato il gay-disco-funk-metal, canti con loro una cosa tipo “baby quando balli tu divento una bestia” ed è già un passo avanti. Voglio dire: ne avrò sentiti già a migliaia di dolori nel culo disco-funk, ma mai così metal. Alla festa di presentazione del disco non sembra abbiano deluso: cocktail color fragola-sangue, tope dark, giornalisti al passo coi tempi e persino auricolari all’ultima moda, così non resti indietro e prendi note pure al cesso. Strane bestie le giornate sataniche, mi metto in disparte a meditare sull’ineluttabilità dell’anima e mi sbronzo come una bestia: i ragazzi mi domandano che musica ascolto e mi baciano di continuo - avranno creduto ch’io sia metal ma siccome non lo sono non posso fare nulla per loro. Alle feste evolute mi annoio come una bestia cosi’ tanto che mi assale un desiderio inarrestabile di raccontare la mia vita per allietarli, così si evolvono e si fanno finalmente due risate.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Infuriava la rivoluzione punk trenta estati fa: alla televisione davano “Love the neighbour”, un nero scendeva da una nave e diceva “Io essere bravo ragazzo!” e dopo la pubblicità passavano i dati della disoccupazione. Erano gli anni del Glue Panic, i Ramones cantavano “Adesso voglio sniffare un po’ di colla!” e siccome il Governo simpatizzava usi più elevati censurarono la canzone. Con 20 giorni e 20mila chilometri di distanza nascevamo io e Dy: quando ci siamo incrociati non avevo mai avuto un miglior amico nero, gli dicevo “Tu essere bravo ragazzo, Dy!” e allora lui mi insegnava l’inglese - trenta anni fa niente era permesso in Cambogia e allora Dy non sapeva che inventarsi, così pensò a una soluzione per venirmi incontro. “Strana stagione – m’è sembrato si siano dati appuntamento tutti i pazzi” dicevo a Rakeu mentre mi raccontava ancora delle bombe. Ridevamo tanto, anche se ero sbronzo capivo lo stesso ma lei si offendeva, mi diceva che non avevo capito niente e allora se non saltavo su una bomba l’avrei rivista la notte dopo. Nella metro eravamo tre per vagone: ci fissavamo così a lungo che una volta sopravvissuti sapevamo tutto di noi stessi e delle nostre famiglie. Era estate e non riuscivo ad amare nessuno, così mi diedero 30 sterline per passare tra i tavoli e farmi toccare il culo: bel quartiere Soho se sei povero e abbracci la fede, uomini bellissimi e in carriera che distribuiscono sussidi di povertà come Dei misericordiosi.
“Adesso sniffiamo un pò di colla Dy!” gli dico mentre si lamenta che dovrei trovarmi un lavoro norrnale. Lo vedo che resta a guardare quest’essere storto cercando di capire se mi senta solo, mentre torno a casa ad aspettare Rakeu come se l’ultima estate non fosse mai finita, ma Rakeu non viene più.

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editoriale di JimMorrison

La calda stagione estiva è oramai alle porte e con essa ci attendono, alle colonne d'ercole fra il 20 ed il 21 giugno, i tormentoni tipici della stagione.
Mai nome fu più azzeccato. Tormentoni.
Cavallette, afa insopportabile, Costanzo ancora in TV, ventilatori arrugginiti e rumorosi, coccobello, apatia e pure poca voglia di fottere.
Ma quel che più mi preoccupa, ancor più che l'astinenza da un sano scopone scientifico, è il Festivalbar.
Puntuale come un orgasmo involontario proprio quando non puoi fare la figura del fesso.
Massima espressione del mercato musicale italiano, quello "che conta".
Chi ci sarà quest'anno? Il pluriblasonato Vasco? Il capelluto Cristicchi? Il succo di frutta Pago? Capello a tappo di spumante Dolcenera? Domande retoriche.
Io prego e spero non ci sia Di Cataldo.
Vederlo piangere another time mi farebbe troppo male.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Nello scenario incontaminato delle enormi distese zelandesi Pauline sorride: aveva temuto che il Paradiso esistesse ma ora che sa, c’è qualcosa in cui credere. Nel peggiore dei mondi possibili “Christchurch” non è un’opzione ma una città: troppo giovani per la pena di morte esattamente cinquant’anni fa la condanna per l’omicidio di una delle madri, calamita inevitabile della frustazione non della diversità ma della sua negazione impietosa. Conosciuta negli annali come la vicenda delle “lesbiche assassine” fu immortalata dal cinema quarant'anni dopo e per la mano di Peter Jackson a parere del sottoscritto uno dei capolavori massimi dell’arte applicata al grande schermo. Uscite di prigione oramai morte fu assoluta condizione del loro rilascio che vivessero senza mai più rivedersi.
Qualcuno dica alla Chiesa che la guerra è finita: l’ultimo giapponese s’è convinto ed è tornato dal fronte inculato dalla vita.

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editoriale di JimMorrison

Risulta molto difficile credere, quando sei serio e vestito di tutto punto al lavoro o a cena con la tua ragazza di sempre, che esista la remota possibilità di avere per la testa un grillo perenne, dalle bovine fattezze, che ti tormenta e ti distrae.
Ti riscopri alcune sere col desiderio impellente di voler rincasare, accendere quel maledetto modem e scorrere la colonnina dei Preferiti.
Ma sai bene che non serve perder tempo col mouse, hai imparato a scriverlo in una frazione di secondo. Si, proprio una frazione di secondo.
E' lo stesso tempo che impieghi per accorgerti di nuove recensioni o nuovi messaggi nel pensatoio.
E' lo stesso tempo che impieghi per cliccare DeRecensioni >> ultimi commenti.
E' poco più del tempo che ti serve per scorgere un commento di Enea, Caz o Qzerty.
E' poco meno del tempo che ti serve per scorgere chi c'e' in chat.
Poi ti rilassi. Soddisfatto leggi le recensioni dei tuoi users preferiti e voti commentando senza costrizione alcuna, un po' alla dog's cock, spesso. Tanto nessuno ancora sa chi sei.
Con un leggero click passi poi a leggere la tredicesima recensione di Dark Side dei soliti Pink Floyd. Sai bene che qui ci sarà da divertirsi.
Il passo finale che compi è quello di entrare in chat. Li ci si riunisce sempre alle due del pomeriggio o in tarda serata, sei stanco ma felice. Fra un "bella pe'pretazzo", un pacifico scambio di insulti con trell e una battuta di troppo con Gee il tempo scorre.
Scorre veloce ed i mesi passano, i commenti aumentano, gli amici restano ma Josi è sempre lo stesso. Statico. Non ha ancora capito nulla di donne.
Bella Melanie Thierry, tze'.

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editoriale di MaledettaPrimavera

In “Batman Begins” faceva l'attore: aspettai un paio d'ore ed evidentemente uscì mentre guardavo i Popcorn. Non persi niente: Tim Booth è diventato spaventoso e anche se i James non valevano molto mi prendo parte della gloria: mi piace ricordarmi giovane e i miei eroi belli. Quando ti convincono che la musica è una classifica e il quarto posto spetta a Carl Barat non c’è più nulla da prendere seriamente. John Lennon credeva di essere Dio e i due Gallagher credevano di essere John Lennon: quest’ultimo è diciottesimo e se esiste un Dio allora al massimo l’avevano scambiato per San Giuseppe. “Credo nello scrivere col proprio sangue”, diceva Jaz Coleman per giustificare il novantunesimo posto e spero davvero non sia questo il segreto del mio fallimento, dato che il sangue l'ho buttato volentieri. L’altro giorno hanno arrestato Pete Doherty a Whitechapel mentre fumava in mezzo ai Palestinesi; rischi di incontrarli dallo spacciatore i numeri uno: ci passeggio io a Whitechapel, mi sballo mentre leggo tra le notizie del Medio Oriente.
Ho sempre invidiato gli eroi: le dicevo “Jolie hai realizzato qualche sogno oggi?” e quando mi disse “si” è volata in Argentina con un eroe del tango. Per le discoteche di Clapham alla sera danziamo prima dell’accoppiamento e sono così saturo che non mi restano più idee.

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editoriale di Eneathedevil

Qualche sera fa tornavo da una sangria terapeutica, e come sempre accade quando torno da una sangria terapeutica mi vengono in mente strane cose. Una bimbetta scaltra nel bel mezzo del festino mi dice senza mezzi termini "Sei un idiota!", e lì per lì mi metto a ridere, ma con la mente serena del post-sangria capisco molte altre cose inutili, come ad esempio il fatto che è proprio vero che le lingue cambiano i tempi e il viceversa; se 2500 anni fa mi avessero dato dell'idiota mi sarei sentito lusingato: non capita tutti i giorni di sentirsi dare del "cittadino privato", roba di spessore. Così mi metto in testa che uno di questi giorni devo farmi insultare per benino, e invece di farmi dare dell'idiota devo puntare a ben altro, non tanto a quell'"imbecille" che equivarrebbe nella sostanza a "indebolito", ma a quell'"ipocrita" che poche volte ho avuto la fortuna di ricevere: per la miseria, farsi dare dell'"attore di teatro" non è certo spiacevole. E già, ormai non c'è più il beneficio storico in ciò che si dice: la semantica è figlia del proprio tempo.
Ma uno di questi giorni, dico sul serio, state attenti a farvi dare dei "fascinosi": gli uomini non sprovveduti potrebbero sentirsi molto lusingati, le donne, cosa più che probabile, no.

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editoriale di Eneathedevil

Pare che da qualche parte del globo esista un bel papiro su cui qualcuno si è preso la briga di scrivere i giorni e i mesi di scadenza della maggior parte degli oggetti e delle manifestazioni esistenti: c'è un giorno a partire dal quale vivi più nel cesso di casa che in quello pubblico, un giorno a partire dal quale non hanno più senso le collezioni di figurine dei calciatori Panini, un giorno a partire dal quale, non si sa né perché né per come, i panettoni non si possono mangiare più. A quattro mesi dalla ronda natalizia uvette e canditi vanno a fottersi tutti quanti: il 30 aprile è il giorno della scadenza. In fondo chi se ne frega: i panettoni li acquisti a dicembre, li vomiti a gennaio, li dimentichi a febbraio, cosicché il problema del "da consumarsi preferibilmente entro" non si pone né ora né mai; a marzo arrivano i volatili pasquali e siamo tutti felici e contenti.

Ora il problema è che il mio vecchio amico Leonardo, uno simpatico davvero, mi diceva sempre che certi vestiti non si sgretolano mai anche se li indossi a lustri di distanza: a fregarti è l'indifferenza, semmai. Così, a più di cento giorni dal veglione mi metto in testa di cercare in ogni dove un residuo di panettone: sulle bancherelle, nei supermercati, negli ingrossi; non c'è nulla da fare, nessuna traccia. Aprile si è portato via dolci natalizi e psicosi da botulismo. Ok, va bene così, quest'anno rimango a bocca asciutta come un deficiente, mi sta bene. Ma ho un asso nella manica: io il prossimo anno non mi faccio fregare. No, no, io il prossimo dicembre prendo una fetta di 'sto caspita di panettone e me la metto da parte sino al 30 aprile, e a quel punto saranno cazzi: la mangerò alla faccia dei contabili e dei notai. Perché secondo me Leonardo aveva ragione: le cose buone col tempo non possono deteriorarsi. Si rinnovano, si trasformano, rivivono tuttalpiù. Ma non si deteriorano.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Trenta primavere per la rivoluzione punk e partono i festeggiamenti: una foto su “Q” riprende un giovane Rotten spaventare vecchi poppettari ai tavoli di Soho, al “100 Club” i Ramones cambiano la storia con canzoni ultraprimitive su Nazisti, Vietnam, CIA e colla da sniffare: su quest’ultima Mark Perry ci faceva una rivista. Uno dei fondamentali concerti fu al “Roundhouse” e allora c’è da crederci che sia stata una storia straordinaria: “Fuck off, you nazi bastards!” esordì uno del pubblico e siccome l’impianto non funzionava quelli ci andarono per davvero. Trenta anni dopo l’NME ha definitivamente sancito la mia inutilità: si lamentano che resto indietro, che sono povero, bestia senza mercato ai concerti mi metto in disparte a rimorchiare la barista - quest’altra è venuta da Cracovia a servirvi da bere e allora mi odia. All’Astoria i The Ordinary Boys sono sold-out e il cantante è uscito da uno dei miliardi di Grande Fratello, nella sfida col collega dei Goldie Lookin Chain ha perso un’altra settimana nell’incubo di Orwell: credono interessi alla gente, chiedo alla barista ma mi dice che non l’ha letto. Un ragazzo modello ad ogni modo: è avanti, suona una cosa produttiva ed è paziente verso il successo: aspetta che il Sunday Times lo scopra sniffare per far uscire il nuovo album. I giovani di oggi non hanno più rispetto, ti senti inutile prima di invecchiare: si definiscono punk, citano i Clash e viaggiano per il mondo - sostituiscono la colla afgana con la coca boliviana.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Rivista trendy The Stool Pigeon: devono essere rimasti piuttosto colpiti da quello che ho mandato perchè hanno chiesto per la rubrica “Freaks!” - ogni 3 mesi celebrano un caso pietoso alla pagina 41. Dopo “The Elephant man” questa stagione festeggia Johnny Eckhardt, uno che per evitare alla madre almeno le prime sofferenze è uscito “Half man”, e per preparami l’articolo ho cominciato a vedere freaks dappertutto. “Se voglio vedere freaks, mi basta guardare fuori alla mia finestra” usava dire Eckhardt mentre spaventava nei circhi di Baltimora e parto da quì per capire che si può scartare. A casa mia è venuta a stare una tipa di Colonia ossessionata dai Kaiser Chiefs e non la sopporto: mi guarda storto e mi oscura la finestra, mette i Kaiser Chiefs e per evitarmi le prime sofferenze con 100 chili mi copre il suono. “Sei brutta da spavento” – solo questo vorrei dirle per ferirla: quando era giovane voleva fare la giornalista e siccome non voleva ferirmi è finita ad insultarmi in tedesco.
Non sono sicuro di sopravvivere alla primavera, le rubriche trimestrali mi mettono ansia, dato che nessuno mi paga mai dovrei almeno chiedere la pagina 37: ogni sei mesi si aprono discussioni trendy sugli animali in estinzione.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Non si capisce più niente se la Lega Lombarda mi vuole secesso, Lega Allenza Lombarda mi vuole al governo e Allenza Nazionale mi vuole manganellato: la politica italiana è tutta questione di sopravvivenza. Se sei Socialista stai coi Radicali ma un Nuovo Socialista si unisce ai Democristiani: vota il tuo pregiudicato preferito. Fanno venire voglia di iscriverti al Partito Marxista Leninista, non vinci mai niente ma almeno sei legale. Il Partito Pensionati è di sinistra, i Pensionati Uniti stanno a destra; Partito Consumatori coi bolscevichi, No Euro coi fascisti; per Bobo Craxi comunque vada sarà un successo. L’altro giorno un inglese mi ha confuso l’Udc con l’Udeur e gli ho dovuto spiegare tutto: Casini avrebbe chiesto tre poltrone mentre Mastella da solo ne occupa sei. Il mio preferito rimane Calderoli perchè con lui il dibattito è sempre stimolante: un giorno ho imbrogliato perchè ho votato gli interessi alleati Menscevichi, un altro perchè ho favorito gli interessi alleati lombardi, un altro perchè ho votato contro e vivevo più a nord di tutti quanti.
Ieri sera sono sopravvissuto a un altro giorno e immaginavo tutte queste poltrone, questi interessi, tutti questi pregiudicati – è tornato pure De Michelis - e allora ho avuto una visione: ho vinto grazie ai Pensionati Uniti; hanno messo insieme 28000 vecchi, tutti gli altri credevano di stare ancora nel ventennio.

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editoriale di Grasshopper

Sempre profetico, il vecchio De Gregori. Nessuno può fermare la forza dell'imponderabile, nessuno può far quadrare le forme sferiche dell'ormai leggendario e collaudato Culo di Prodi. Così chi predispone accuratamente diaboliche leggi elettorali-trappola deve tenere conto anche dell'eventualità che un'imboscata preparata per danneggiare i "coglioni" si possa trasformare in un grosso premio ai medesimi. E chi conta su un presunto patriottismo nostalgico degli "Italiani d'Argentina" deve potere almeno immaginare che potrebbe essere proprio il loro voto a fare da esile ma decisiva barriera contro il tentativo di trasformare questo sgangherato paese in un'altra Argentina. Del resto questi nostri connazionali, che Ivano Fossati (sì, proprio quello della "Canzone popolare") ci disegna magistralmente, con i loro "stipendi strani, che non tengono mai...", nonostante la "distanza atlantica, e la memoria cattiva e vicina" perché avrebbero dovuto volerci tanto male da aiutarci a sprofondare nel baratro che loro conoscono così bene?

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editoriale di MaledettaPrimavera

Una recente ricerca ha studiato il fenomeno dei "nuovi rivoluzionari": un esercito di mercanti al suono cool e trendy della new-economy, in mancanza del dubbio politico a tifare per "Democrazia Cristiana-PSI" a destra – De Gasperi e Nenni nella stessa poltrona con 7000 voti. Si scaricano tutte queste idee plastiche e queste suonerie vistose, Sweetie Chick, Berlusconi, Axel F, un manipolo di cervelli commerciali i cui ideali sembrano realizzati apposta per finire su un cellulare. Quando sei giovane fai un pò di confusione con le utopie ma se sei ingenuo allora è per sempre: i rivoluzionari di oggi non hanno più rispetto, mi guardano storto perchè dico che vivono in un paese di merda, che non faccio i miei interessi, non ce l'ho la prima casa, non ci arrivo alla pensione, non la voglio una famiglia e non ci credo a San Gennaro, non scarico Sanremo e quando mi incazzo non mi sopporto, mi siedo al parco a contarli i piccioni e mi perdo la rivoluzione, avevo aspettato tutta la vita e quando finalmente era arrivata avevo sbagliato a votare.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Egregio Presidente, e' con un mio grande stupore che l’altra sera ho scoperto che ero un coglione professionista, iscritto all’albo sovietico con percentuale comunista del 99% (ho un lavoro di merda: 30 punti; faccia da cane appena sorpreso dal proprio vomito: 10 punti; quando ero bambino per votare contro i miei interessi ho tentato di mangiarmi da solo: 40 punti. Funziona bene sotto il suo Governo: quando ho raggiunto l’80% mi hanno dato la vaselina in omaggio).
Il mio primo cd era prezzo politico perche' il partito non mi passava grosse sovvenzioni: andavo ai concerti e cantavo “Corri, corri, guaglione!”, la polizia mi inseguiva e me ne tornavo zoppicando. Erano gli anni dei primi amori Presidente, leggevo Gramsci e sognavo un mondo migliore di questo, passavo tra i cassonetti e le dicevo “voglio che sia come nei film, compagna!” e nei vicoli di Napoli i disoccupati buttavano la monnezza dai balconi. Un giorno mi lesse i titoli di coda e l’attrice dopo mi regalò Silvestri cosi' diventavo intellettuale ma rimanevo fedele al partito: qualche migliaio di film dopo vi lascio immaginare la mia fedeltà. Conservo ancora il cd e i ricordi e come un coglione ci soffio sopra come a sperare in cenere ancora accesa. Adesso grazie a lei i cd li vendono nei grandi supermercati: quando entro all’Ipercoop la cosa piu' bolscevica che riesco a rubare sono i preservativi. E sebbene gli anni passino e le delusioni si perdano nel conto, resto un tipo romantico e continuo a sognare la vita come nei film: “Corri, corri, coglione!” mi urlo da solo, me ne tocco un paio pensando a lei e fingo un ultimo inseguimento.

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editoriale di odradek

E molte di più, un mondo di più, nel mondo parallelo della rete.

E c'era anche DeBaser.

Che se volevi dire la tua su un disco, qualcun altro la leggeva pure. Diceva la sua. E sentivi anche dei pezzettini. E una cosa tira l'altra... E scoprivi che a volte quelli che ci scrivono sono più attendibili dei giornalisti quelli veri. Che certe paginette, magari brevissime e strampalate, ti facevano venir voglia di conoscere dischi imprevedibilmente bellissimi. O anche solo curiosi. Che mica è poco.

Un posto che c'è, non sai nemmeno perché. E qualcuno ogni giorno ne ha cura, lo aggiorna, modifica qualche dettaglio, lo rende più accogliente e funzionale. Un posto che è fatto anche, in piccolissima parte, di te. Sei la cellula di un organismo.

Ma sempre, sempre, sempre c'è stato (e sempre ci sarà) qualcuno a cui della musica non importa un bel niente. E degli altri anche meno. Che ha bisogno di apparire, anche senza esserci.

E prima provi a chiedergli di rispettare il luogo in cui si trova. E gli altri. E la musica.

Poi hai voglia di mandarlo a fare in culo, di liberarti di lui. Di rispondergli per le rime.

E tutto peggiora. Anche tu.

Poi capisci che il mare è grande, e che c'è spazio per tutti. Che forse, in fondo, svuotandole qui, dove il danno è minimo, riverserà meno schifezze su altri, in carne ed ossa, che campano vicino a lui tutti i giorni. Che tanto l'home page si modifica continuamente e, insieme a pagine belle e brutte, la ruota si porta via, in qualche altro punto dell'ormai straripante magazzino, anche le peggio scorie sparse tra i commenti.

Una cosa sola resta fermamente al suo posto e non teme l'oblio.

Una cosa che io amo in particolar modo.

Resta il bovino, accovacciato lassù.

A vegliare, imperturbabile, sul flusso incessante di parole che scorre sotto di lui.

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editoriale di odradek

Una strana coincidenza ha portato in home page un vecchio disco di Ali farka Toure e Ry Cooder due giorni dopo la scomparsa del musicista africano. Il testo è giunto agli editors il giorno prima che Ali Farka morisse. Conosco la musica di Toure da circa vent'anni e da tempo desideravo lasciare una pagina su DeBaser, per segnalarla all’ascolto dei DePassanti.Ho sentito un gelo che non posso descrivere. Voglio pensare che si tratti di una delle piccole magie, per noi incomprensibili, ma assolutamente naturali per la sua cultura.
"Dei primi 10 figli avuti dai suoi genitori Ali è stato l'unico a sopravvivere. "Per questo mi hanno chiamato Farka (asino). Perché gli spiriti si lasciano ingannare dal nome e invece di prendere il bambino si preoccupano dell'animale". "Quando in occidente si cominciò a dire che la musica di Ali Farka Toure aveva saputo creare un ponte con il blues americano, lui la prese come un'offesa per l'Africa intera. Mi dice che in Mali il blues non è altro che la marca di un sapone con cui si lava la biancheria. "Quello che voi chiamate blues per me è sonhai, tanghana, tradizioni musicali del mio paese". E di questa musica ci tiene a rivendicare le origini: "Se John Lee Hooker è i rami e le foglie, io sono le radici e il tronco. Il blues è la musica che l'America ha fatto propria senza riconoscere il suo debito verso l'Africa". "In Mali Ali Farka Toure è considerato un'icona vivente. A Nyafunké tutto il villaggio gli ruota intorno, e quando qualcuno ha bisogno di risolvere un problema si presenta alla sua porta di giudice di pace. Un carisma di cui pochi possono godere e che potrebbe facilmente incoraggiare ambizioni di potere.Ma quando gli chiedo se prevede di entrare in politica risponde che fa arte con la musica, non con la menzogna. Per lui la politica del suo paese è tutto ciò che c'è di più lontano dalla gente che lavora e lotta per sopravvivere. Per questo Ali è impegnato da anni "a fianco" e non solo "per" la gente che vive a Nyafunké. Raccoglie farmaci per l'ospedale locale, fa pressione perché il fondale del Niger venga dragato e ripulito, e promuove forme di turismo sostenibile. Ma soprattutto cerca di contrastare l'esodo rurale. "Per la mia gente coltivare è indispensabile. Ancora oggi c'è chi non ha di che mangiare. E quando si soffre la fame non si possono nutrire ambizioni. Si può solo pensare a come riempire lo stomaco".

L'intervista completa, del 2001, si può leggere a: http://www.volontariperlosviluppo.it/2001_2/01_2_15.htm

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editoriale di MaledettaPrimavera

Sarà per i miei gusti da vecchio patetico che conservo una certa curiosità verso ogni espressione che possa inserirmi in un target giovanile, così mi interesso all’hip-hop che – diciamoci la verità – è una cosa davvero trendy. Un album rap non è completo se non ha il ringraziamento al creatore in qualche angolo del libretto (d’altronde tre lettere fanno rima facile e se c’hai la terza media non vai in difficoltà): quando 50 Cents fà mostra di un crocifisso grande quanto la mia virtù e ne canta le lodi tra gli spacciatori di eroina di sicuro non mi ispira compassione cristiana ma la nuova moda ora è l’hip hop ebraico, nomi come 50 Shekel, 2 Live Jews, Hasidic MC: nei video si riprendono in lunghe limo, barbetta e cappello d’ordinanza e nella mia disperata ricerca del segreto del successo non so più a che Santo votarmi. Ken Livingstone ed io avevamo qualcosa in comune fino a un decennio fa: facevamo finta di essere atei. L'hanno sospeso il sindaco, ha dato del criminale di guerra tedesco ad un giornalista ebreo: scrive per l’Evening Standard, uno dei più conservatori giornali inglesi ma siccome la religione fa parecchio trendy mi fermo sempre prima che il mio umore mi ringrazi con una bestemmia.

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editoriale di MaledettaPrimavera

All'epoca dell'uscita di "Deep throat" io non ero (purtroppo) ancora nato, mio padre lo era ma probabilmente neanche se ne accorse e mia madre invece si - che passarono 3 anni da un figlio all'altro. Al popolo benpensante la pellicola non andò molto giù ma la critica al contrario fu unanime: capolavoro. Nei successivi anni Deep Throat divenne nella storia del cinema il film che incassò più di tutti, costando meno di tutti. Eroi ne furono Linda Lovelace e Hanry Reems e non ce la sentiamo nemmeno di dire beato lui, che il successo dell'action-movie ne segnò la sua fine: l'amministrazione Nixon tentò di processarlo in tutti i modi, fu arrestato una mezza dozzina di volte dall'FBI, accusato di mafia, privato del passaporto e dunque di ogni possibilità di salvezza e perseguitato fino a renderlo alcolizzato e mezzo pazzo. Oggi - padre invecchiato e sorridente - Reems si gode il tempo con l'espressione di chi ha vissuto pure troppo; invitandoci a casa presenta "Inside Deep Throat", un documentario socio-politico che prende spunto da un film come milioni per rappresentarci le uniche, enormi e tragi-comiche contraddizioni umane.
Pure meglio dell'originale.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Truman Capote parlava incessantemente: si racconta che un giorno un ospite resistette per ore prima di rischiare il collasso. “Che scortese che sono” – se ne accorse Truman. “Non ho fatto nient’altro che parlarti di me, adesso tocca a te. Cosa pensi di me?”.
Dal 1984, anno in cui allietò il fegato con un ultimo brindisi, Truman Capote raggiunge lo scopo più difficile: parlare di sè anche una volta morto. Il racconto i suoi ultimi anni di vita: la stesura di “In Cold Blood”, il primo romanzo giornalistico della storia, basato sulla vicenda di due derelitti che passarono il pomeriggio tagliando gole. La loro condanna a morte sarebbe stata un efficace finale ma quando arrivò all’ultimo capitolo Capote stava ancora pregando per accorciare l’attesa: con un capitolo vuoto e il bicchiere pieno Truman attese sette anni che due uomini non gli sopravvivessero – un tempo che lo rese alcolizzato e quasi pazzo.
Philip Seymour Hoffman è un attore straordinario e “Capote” un film bellissimo, perchè quando Dio ti dona il talento lo accompagna con una frusta così che tu possa flagellarti.

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