editoriale di JimMorrison

Ricordo quando hai accappottato la foto della mia prima comunione sulla desk facendomi ascoltare Mezzanine dei Massive Attack;
Ricordo con gioia i giorni in cui hai riprodotto la voce di quei due gran pirla di Giacomo Bulgarelli e Massimo Caputi mentre si giocava a Fifa98 con il trick delle teste giganti;
Ricordo quando ti ho fregato dal mio vecchio posto di lavoro;
Ricordo quando mia sorella ha cercato di capire come regolarti, ma se non toglieva il CD degli 883 col cazzo che ti metteva alla prova;
Ricordo quando mia madre ha cercato di rapirti;
Ricordo quando mio fratello ti ha seviziato con la dance;
Non eri proprio un granché di impianto, anzi a tratti facevi veramente schifo, però eri bello e sfizioso.
Una prece.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

"Cosa siamo? Siamo predatori. E' tutta questione di competizione, di aggressività. Questione di azioni e del loro valore sul mercato. Quanto vali oggi? Se tu lavori in una corporazione, pensi davvero che ad un azionista gliene freghi qualcosa di come li arricchirai? Pensi davvero che gli interessi che tu sia un bravo ragazzo? Alla gente frega solo del denaro, ed è per questo che esistiamo". (Mark Berry - Soldiers Of Fortune)
Se mi sveglio una mattina con una vaga sensazione di spararti un proiettile in mazzo agli occhi, magari pure con un valido motivo, per le leggi di queste barzellette di Governi che ci ritroviamo la mia azione costerà probabilmente la sedia elettrica. Se io ti espongo ad agenti chimici in dosi massicce, quotidiane, che tutti sanno finiranno prima o poi con l'ammazzarti, qual'è la differenza? - che per farti fuori avranno bisogno di tempo. Stiamo vivendo nel mezzo di un'epidemia di tumori ai massimi livelli nella quale un uomo su due maturerà un cancro nella sua vita. Persino io non sto tanto bene: ogni mattina mi sveglio e comincio a grattarmi in un punto diverso, e tutte le volte non riesco a credere che sia arrivato vivo alla fine del giorno. Siamo allevati così bene alla circostanza di morire per la causa del progresso che ho creduto di avere un tumore alle palle perchè erano sette giorni che non avevo un'erezione.
La campagna di terrore portata avanti contro Al Gore e il suo "An Inconvenient Truth" è più in generale la campagna affinchè il surriscaldamento del pianeta venga visto come un fenonemo di intrattenimento, alla stregua di un qualsiasi reality show. Subito dopo l'uscita nelle sale la corporazione mafiosa Medialink, che si occupa delle pubbliche relazioni nel mondo dei media, si affrettò per produrne un film di segno opposto, titolandolo "Riscaldamento del pianeta: solo aria fritta?", e scendendo in guerra con una campagna d'odio senza precedenti. Una lobby potentissima che guardacaso annovera tra i suoi clienti tutti buoni amici, quelle stesse corporazioni (Exxon, Texano, Coca-Cola) che negli ultimi anni sono state multate qualcosa come 8000 milioni di dollari per disastri ambientali e riduzione alla schiavitù. Ma nessuno ne sa nulla, a meno che di questi miliardi non ci esca un centesimo pure per lui.
Per rendere bene l'idea, se io vado a comprare una maglietta della Nike, che nel più felice dei casi mi costa 60 euro, la donna che l'ha materialmente fabbricata è stata pagata 0,03 euro. Un fottuto pallone dell'Adidas, che ci viene offerto a 50 euro, viene pagato 0,02 euro all'ora. Una giacca "Made in El Salvador" mi costa 190 dollari e l'operai pagato 8 centesimi. Un giorno nella Repubblica Dominicana furono trovate montagne di documenti abbandonati per errore dalla Nike. Erano resoconti di buste paga, e non parlavano di salari giornalieri, di ore, di minuti. Parlavano di pagare gli operai ogni centesimo di secondo: vengono dati al lavoratore 6,68 minuti per fare una maglietta. Gli operai dominicani sono gente fortunata rispetto ad altre realtà simili: ad 8 centesimi all'ora riescono a guadagnare tre dollari in un mese. Questi sono documenti Nike, roba ufficiale: cosa succederà se un giorno ci sveglieremo grattandoci le palle, per scoprire che le nostre relazioni un tempo umane sono ora diventati meri rapporti commerciali? Capiremo allora che siamo tutti schiavi, nè più nè meno che fabbricanti di maglie, o avremo ancora bisogno di grattarci, per capire che a furia di prenderlo nel culo ci è venuto un tumore? Ad ogni modo nessuno saprà mai la verità poichè sempre troppo costosa per metterla in vendita.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

Le montagne Cheyenne si estendono lungo la linea orientale del Colorado: se sali fino alla cima puoi ammirare un bel panorama su Colorado Spring. Tutte le notti, un ragazzo con una divisa fabbricata in Cina guida fino alla solitaria Cheyenne Mountain Road; attraversa l'inquietante segnale "Deadly Force Authorized", sopravvivendo al controllo di 25 guardie e 230 uomini dell'esercito, tagliando infine per la sorvegliatissima centrale di North Portal, circondata da filo spinato e corrente elettrica. Nel cuore del Rifugio Antiatomico del Comando Spaziale, il ragazzo consegna la specialità della casa: dodici "happy meal" del valore di 20 dollari; prende una mancia più costosa dei suoi 5 verdoni all'ora e se ne torna in pianura. E dovesse venire la fine del mondo o risorgere i bolscevichi, dovesse la terra essere polverizzata, un archeologo che si ritroverà tra mille anni a scavare sotto i cumuli di detriti nucleari, troverà i reperti di una società antica fondata sulle parole di un certo Ray Kroc, eminenza grigia di McDonald, uno che disse: "Abbiamo scoperto che non possiamo fidarci degli anticonformisti, e li trasformeremo". Oppure: "L'organizzazione non può fidarsi dell'individuo ma l'individuo DEVE fidarsi dell'organizzazione". D'altronde parliamo del dominatore americano, un tiranno parecchio anomalo, capace di credere che Ronald McDonald sia una delle favole più famose della storia, e per rendere l'idea l'hanno fatto sconfiggere al fotofinish da Babbo Natale (Ricerca della fondazione scolastica americana, 2002). Qualsiasi aspetto della loro vita è oramai "corporativizzato", da quando nascono nei loro privati Philadelphia Hospitals, fino a quando ci salutano nelle mani delle Service Corporation International, una organizzazione mafiosa che ti prende e chiude in una bara al ritmo di duemila morti all'ora, esattamente come un qualsiasi fast-food. Fuori dalle città non lavora più nessuno e sono tutti impegnati a rubare o a spendere al Burger King: in America ci sono più uomini in prigione che contadini. Ma da dove viene allora tutto questo cibo? Chi lo controlla? E come? Mistero della fede.
Richard Linklater probabilmente sapeve a cosa andava incontro quando ha adattato allo schermo il bellissimo libro "Fast Food Nation", e sfidato la corporazione delle budella in scatola; ma mai avrebbe creduto che la cosa più esilarante, più che le lobby stesse, sarebbe stata nei loro nomi: si sollevò indignata gente come "Associazione del vaccaro", "Istituto della Carne", addirittura "Associazione dello Snack", che si riunirono per fondare il sito "Best food nation".
Nelle catene la vita di un pollo vale 2 dollari e una coscia 35 centesimi, ma c'è l'offerta speciale del tre per due, così il pollo evidentemente chiede in giro se gliene prestano una. Per abbattere la fame nel mondo e la disoccupazione hanno inventato il mestiere dell'assassino di polli: dentro casermoni nascosti in campagna, centinaia di schiavi sono sottopagati per accoltellarne 12 al minuto a testa, e sono allevati così male che ogni tanto si accoltellano tra di loro (l'hanno trovata una trama così avvincente che ne dovevano fare un film con Avril Lavigne: è tutto vero, ma la parte del pollo è andata sempre agli americani). Nei paesi sviluppati stanno facendo sì che gli animali siano visti come oggetti di consumo: nessuno si indigna mai se ad uccidere è un rumeno o un marocchino.
Dodici anni vegetariani e mi hanno ringraziato due vacche, sette maiali, dodici agnelli, 524 galline e poco meno di 3500 uova (qualcuna ammetto di averla mangiata). A casa mia vivo con cinque carnivori e uno di loro è appassionato di statistica sulla natura umana e mi propone sempre conversazioni americane, tipo: Ogni istante un milione di uomini è sbronzo fino quasi alla morte, ma vomitano solo due volte l'anno. Oppure: Io scoperò 4239 volte nella mia vita, ma le donne vomiteranno di più. A volte capita che mi accusino: "Hey, durante la mia vita mi scorreggiano in faccia 845 litri di gas causati da 67 chili di fagioli". Ma io sono tuo amico, Fabien; nessuno scorreggia in questa casa.
Comincia ad assalirmi una strana sensazione di terrore, la stessa di quando per un attimo smisi di sentirmi solo, e immagino che da un momento all'altro Fabien salti aiutandosi con le due coscie nel piatto e cominci ad accoltellarmi, "Non riesco a fidarmi dell'organizzazione! Non riesco a fidarmi!", e l'unico pensiero che mi rimane è che se muoio avrò sofferto meno delle 9 miliardi di parole che mi gli toccavano per statistica. Ma poi Fabien finisce il suo turno ed io riprendo con l'erba.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

Quando si era giovani e la primavera fioriva tutt'intorno, per una strana congiuntura del destino al mio paese eravamo tutti pieni di speranza ma disoccupati, così per dispetto andammo a votare il Partito Socialista Rivoluzionario.
Ci riunivamo attraverso seghe interminabili, a metà delle quali un combattente per la liberazione della Kamcatcha si alzava e lamentava che avevamo scavato trincea troppo a destra, s'era già rotto il cazzo di essere solidale nel soggiorno, così scendevamo in strada per trovare eccitazione. Il paese dove sono nato si evolveva di continuo e sui muri ci lasciavano le indicazioni per il futuro. "È a destra!" - urlava Pino Rauti - e mi avrebbe preso volentieri a manganellate, anche perché alla sua destra c'era il poster dei Disoccupati Organizzati, una lobby magari pure disoccupata ma potentissima (si erano già prenotati i posti nel comune per il 2010: erano occupate pure le scale e in corridoio non ci volevano stare), allora mi iscrissi ad un sindacato antimafia. (Ad ogni modo se entri in città e vai a destra ci trovi la discarica della monnezza.)
Quando mi diplomai nel quartiere fecero fuori una famiglia intera: sopravvisse solo una fanciulla, ma dopo che ebbe incontrato il truce destino come in tutte le belle favole decisi di salvare una vita: non appena ebbe modo di aprire l'unico occhio rimasto me ne ero già andato da un pezzo. Chiamai i camorristi e comunicai loro la notizia che diventavo anarchico. (Ad ogni modo all'Università ci facevano studiare le soluzioni politiche ai conflitti e allora ci spesi tutta la vita.)
L'anarchia non mi portò ricchezza e decisi di dedicarmi alla felicità degli altri: divenni comunista. Adesso mi domando se sia ancora vivo e sembro invecchiato di cent'anni dai giorni rivoluzionari, "Madre!" - le dico - "Ho cercato me stesso eppure non ho trovato niente". Nemmeno sconfitto sono riuscito a diventare, nè vincitore nè sconfitto, e ora che ho smesso di combattere (persino la Kamcatcha può andare a farsi fottere) come loro mi hanno insegnato, mi sono convinto di aver sofferto il fallimento poichè ho vissuto socialista ma poco democratico. Mi sono convinto che erano necessari politici dalla faccia spaventosa, e obbligato ad essere moderno per non sentirmi solo, come la bestia del sottosuolo di Dostoevskij, con la maligna consolazione che solo l'idiota ha ragione, mentre il disperato ha sempre un buon motivo per cambiare se stesso. Mi sono seduto coi compagni sulle poltrone di pelle morta, in mezzo a bellissime storie sul futuro, a metà delle quali uno stronzo si alzava e diceva che ci stavamo masturbando troppo a sinistra, s'era già rotto il cazzo di essere democratico nell'ufficio, così per scappare mi rifugiavo di nascosto nel pensatoio del rivoluzionario, che quello dei disabili era sempre occupato; quando poi il pensiero finiva, una sola, angosciosa domanda mi restava: era il socialismo una merda o questo cesso troppo democratico?
Madre! Non voglio più combattere per nessun motivo; voglio diventare quello che dicono, anche se non mi convincono; confluisco al centro, abbraccio i cattolici, parlo moderato, anche se non so di che parlano; sarò quello che vogliono: democratico, tecnologico, purchè non sia più solo; ma ti prego madre, promettimi una cosa: quando morirò, e la gente correrà a vedermi, seppelliscimi almeno con una mutanda rossa.

 di più
editoriale di JimMorrison

La scoperta:
Assai spesso il nostro ediTroialista titolare (vai-vai-go-go) è l'ultimo a sapere le cose, ancora più spesso poi non le viene a sapere proprio. In questa triste occasione, invece, il puzzone è stato il primo. E che cazzo, mi chiedo, proprio 'sta volta!
"E' anche vero che ha tantissimo tempo da perdere, disoccupato e porello qual è." [ndr]
Il fatto:
Debaser si è spento all'improvviso, senza fare testamento, divorato dal suo stesso successo. Oramai tutti riuscivano a riconoscerlo per strada, ai giardini zoologici, nei panni di Platinette in TV, in Sardegna, dallo psicologo come anche in pizzeria o dal pescivendolo mentre acquistava le tanto amate cozze. E' morto di fama.
L'antefatto:
Le cozze non erano poi così buone. Bisogna sapere che quando il depuratore non funziona come dovrebbe le cozze fanno cagare e che DeBaser effettivamente ci ha dato di brutto nei giorni precedenti la morte. Nei lunghi giorni trascorsi sul water ha riflettuto a lungo e ha invidiato tanto la pelata di Britney.
Minchia: se muoio giovane come Kurt Cobain o Debaser mi mettono sulle magliette...
Le prove del suo successo:
Una ricerca sui siti informativi (questo almeno è quanto ha capito il nostro ediTroialista titolare - io manco ho guardato) ha posizionato debaser al 155esimo posto dei più visitati sul web. Fiko! Fino a ieri era solo 169mo. Quando ha saputo di aver scavalcato anche Kataweb musica con i suoi ridicoli 94200 rating points non ha retto al pensiero di inchiappettare anche Rolling Stones al 25mo posto. E si è spento.
Al primo posto c'è il sito elsevier.com, visitato periodicamente da 30 milioni di scienziati e medici di tutto il mondo: di questi 30 milioni, alcuni finiscono a visitare anche i nostri meravigliosi casi umani, sempre per scopi scientifici, rendendo debaser il primo sito italiano di notizie al mondo.
http://www.top100magazines.com/www.debaser.it.html

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

"Se hai la sventura di essere un regista politicamente impegnato e ti viene in mente di sfidare le multinazionali, il potere corporativo, l'alleanza indomita degli interessi finanziari, il gigantesco e corrotto complesso militare-industriale americano, o persino un sistema religioso vecchio di duemila anni e i suoi rappresentanti pieni d'oro sulla terra, il primo investimento che ti sarà necessario è un'armatura di metallo". (John Patterson, "The Guide")
Ci ho pensato trent'anni e sono arrivato alla conclusione che nulla al mondo è più aberrante della destra religiosa - quasi nazista - americana (ma come mi vengono, queste idee?). Pochi sanno, ad esempio, che uomini come il Reverendo Donald Wildmon, orgoglio degli stagnanti cromosomi del popolo di Tupelo, Mississipi, ma più in generale dei retrogradi Stati del Sud, dell'ingerenza ne ha fatta ragione di vita e di morte (ma come gli vengono, queste idee?). Wildmon e la sua spaventosa Associazione delle famiglie americane, che all'uscita del "The Last Temptation of Christ" di Scorsese riunirono diecimila persone per invadere la MCA/Universal, al grido di "Cristo salvatore e redentore". Niente in confronto ai seguaci della "Crociata di Cristo" (ma come gli vengono, questi nomi?), che addirittura si offrirono di comprare tutte le copie per farne un rogo.
La Chiesa cattolica divenne invece isterica all'uscita di "The Da Vinci Code", che seppure parecchio inguardabile osava porre dubbi sull'attività nefasta dell'Opus Dei, corporazione (questa sì nazista) del Vaticano. Mentre il film veniva aspramente condannato dall'Arcivescovo Amato, segretario della "Congregazione per le dottrine e la fede" (generalmente conosciuta come "The Inquisition"), e la Conferenza episcopale americana gridava allo scandalo e all'aberrazione, l'Opus Dei decise stranamente di tacere (ma come gli vengono, questi atteggiamenti di vergogna?).
Ad ogni modo, l'Organizzazione internazionale per la difesa degli albini ebbe parecchio da lamentarsi per come veniva trattata la figura dell'albino, che nel film aveva la parte dell'assassino, suggerendo di fatto come nel film mancasse del tutto il canuto e pericolosissimo maggiordomo.
Di queste storie ne è piena la storia del cinema (e dell'umanità), e farne un riassunto praticamente impossibile; e ne sono pieni i nostri coglioni, e praticamente impossibile non tanto come riescano a martellarli da duemila anni senza stancarsi, quanto piuttosto come ancora non mi siano esplosi.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

La prima volta che ho scritto avevo 24 anni e prima di quel giorno non ci avevo neanche pensato. Scrissi: "Scusami se non sembro un poeta, ma suppongo mi sia innamorato di te". Non le piaceva la poesia, così dopo qualche tempo mi mandò a fanculo e finalmente potei ricominciare ad odiarla. Per dimenticare questo trauma smisi di scrivere per due anni: poi ripresi e non ci avrei mai creduto di arrivare a illudermi letterato.
Mi ha chiamato un editore. "Signor scrittore!" - mi ha detto - "Il suo pornornitorinco è la cosa più eccitante che mi sia capitata di leggere dopo Bukowski. Per lei mi si è contorto il cuore". L'editore aveva letto la storia del pornornitorinco e gli si era contorta la lingua tra le mie chiappe. "Ho il piacere di proporle un contratto di pubblicazione, signor scrittore. Il pornornitorinco: 96 pagine, euro 10. L'autore s'impegna a versare all'editore, come partecipazione alle spese, euro duemila ogni cinquanta pagine".
"Non saprei minimamente dove prenderli duemila euro. Forse non li ho mai avuti, duemila euro".
"Sono quattromila..."
"Ha detto 96 pagine."
"Nell'edizione finale ci saranno da aggiungere note biografiche."
"Io non ce l'ho una biografia."
"Insomma... accenni della sua vita."
"Mi avete appena chiesto quattromila euro per pubblicarla, la mia vita."
"In via eccezionale l'editore affronterà un'ulteriore parte delle spese; è un'occasione unica per la sua opera, noi ci crediamo nel pornornitorinco. 3500 euro."
"Mi creda: non saprei dove prenderli. Un giorno mi perdonerò per questo."
"...2990."
"Sta dicendo che la mia vita vale meno di 3000 euro."
L'editore mi chiamerà altre nove volte, trasformando la storia di questa mia vita nel più costoso dei miei incubi. Alla fine non si convince e finalmente possiamo ricominciare ad odiarci.
Mi scrive un altro editore. Non mi si chiede la partecipazione alle spese ma quella ai loro ricavi: dovevo assicurarmi la vendita di 300 copie, per un totale di 2350 euro. A questi ho detto che prima volevo finire il libro e poi gli facevo sapere, sempre che non finisca prima la mia vita, che tanto è la stessa cosa.
Ho spedito la mia vita a 50 editori. Di questi, 40 non l'hanno ritenuta nemmeno valida da vendermela; uno mi ha scritto: "Le nostre edizioni sono alla ricerca soprattutto di romanzi scritti da autori under 30, che siano capaci di raccontare la realtà contemporanea con stile originale e proprietà di linguaggio", e a quanto pare mi hanno scartato solo perchè non sembro reale; il resto mi ha risposto come quelli di cui sopra, vendendomi con il 50% del ricavato in beneficenza ai poveri (cioè a me).
Decido finalmente di informarmi, e vengo a sapere che ogni anno sono pubblicati qualcosa come ottantamila libri (260 ogni giorno), di cui il 95% esordisce a pagamento senza nessuna distribuzione: la sua vita era così interessante che addirittura ci teneva per obbligarmi a vederlo morire. Il 63% nasce poeta: è così convinto che la sua vita faccia più schifo della mia che scrive cose come: "Questo dolore che mi trafigge/ La cosa più eccitante che mi sia capitata", spende tremila euro e l'avevano solo inculato.
Sono riuscito a scrivere per qualche dozzina di altri pornornitorinchi di questa loro fottuta realtà contemporanea, divisi tra due nazioni. E sebbene io sia assolutamente gratis affinchè mi conservi rivoluzionario, ho sempre pensato a quanto debba esser frustrante essere pagato per scrivere di queste cose. Una volta uno mi ha scritto: "Sei troppo demente, hai una vita miserabile, quando ti vedo ti spacco la faccia, spacco tutto", e probabilmente era successo che mi avevano pubblicato. Un certo Datam mi ha chiesto se avessi scritto un libro e probabilmente era successo che aveva sperato in una parodia di me stesso. Se lo vedete ditegli che ho rinunciato.

 di più
editoriale di zzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

Guardiamoci negli occhi, a me 'sta faccenda di DeBaser piace parecchio.
Ci scrivo la tesi, tiro dentro il mio professore di Musicologia e finiamo a Radio3.
Re Magi che portano l'opera di evangelizzazione spontanea e non autoritaria di DeBaser come prezioso incenso sdoganato per la comunicazione di massa.
Ma niente di preparato, niente fogli né domande concordate. Prima della diretta stringo i guantoni e mi abbraccio forte al cartone di succo d'ananas (portato da casa, nel caso mi si felpasse la lingua) mentre i due paciosi esperti al mio fianco discorrono di Schönberg di cui mi ricordo di non sapere una mazza.
Si va. Stretching all'angolo del ring, con G che mi sprona via sms «sii calmo come il bradipo maturo ma deciso come 100 elefanti, e che il Ruminante Accovacciato sia con te».
Sbianco, appena il conduttore legge le mie quattro righe di recensione su Charles Mingus: mezza risata da jazzista nero e gancio destro al volto. Scarto di lato ma una cosa bella forse la dico: l'idea è che si può e si deve criticare la musica lontano dai canoni tradizionali.
Suono della campanella, salvataggio sul limite.

Sinistro. Gira schiva saltella. Destro sinistro. Quando mi chiedono l'obiettivo della mia ricerca musicologica con una scarica di "tra virgolette" e "assolutamente sì" piazzati ogni due frasi mando a segno una gragnuola di colpi precisi e riparto a bomba con la storia di DeBaser, come se raccontassi una bella favola... e ci credo.
Guardiamoci negli occhi, a noi piace pensare che la musica sia un libero «fare» e un libero «dire».
Assolutamente sì. Tiè.

Stiamo vincendo ed il conduttore lo sa: è un discreto peso massimo, ma dietro quegli occhi vedo la saggezza istituzionalizzata del giornalista spiazzato da centinaia di stronzi disinvolti e creativi che se ne sbattono dello studio rigoroso e della competenza (chisseneincula!) in favore della fantasia, del gusto personale, dell'indipendenza.
Destro corto, gancio sinistro.
14.000 recensioni tra narcisismo e partecipazione democratica.

Ti conviene chiamare i rinforzi, perché siamo bellissimi.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

Un tempo la conoscenza musicale avveniva per gradi. Con tanto sudore e tanta fatica. Era difficile, a volte impossibile, reperire certe cose: si chiedeva in giro, ad amici e negozianti, ci si sbatteva, si cercava freneticamente nelle riviste specializzate. Sudore, tempo, costanza e fatica. Dedizione.
Ora la pappina è già pronta. Basta una connessione internet, anche scarsa, ed è tutto lì che aspetta di essere consultato: biografie, discografie, monografie. Bastano un paio d'ore libere (ma anche meno) per farsi una cultura sul kraut, esplorare il post rock dalla A alla Z, fare amicizia con le neoavanguardie. La pappina è già pronta e pre-riscaldata, di facile fruizione. Ed il sudore? La fatica? La dedizione? Via... nell'armadio, sotto naftalina, insieme a quella giacca che è fuori moda da almeno quindici anni.
Ci mancheranno, ma forse ce ne faremo una ragione.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

Nel paese dove sono nato nei giorni delle elezioni escono tutte queste facce brutte, alla televisione le veline mostrano il culo per farsi sentire dagli indecisi e io non capisco piu' chi avrei voluto votare. Resuscitano i morti e si sparpagliano un po' dappertutto, i mentecatti votano a destra, gli imprenditori a sinistra e io non capisco piu' chi mi tocca odiare. Ieri sera stavo scorreggiando davanti alla televisione, c’era uno che mi ricordava Berlusconi: diceva Gus Van Sant che cio' che si dice non avrà mai senso se non c’e' qualcuno che sta guardando. “Coglione!” urla Berlusconi – guardavo il culo grosso di Luciana ma l’ho sentito lo stesso. “Asshole”, traduce la giornalista e il suo culo e' adeguato alla serata. “Coglione, coglione” mi dice Luciana che impara sempre presto, neanche lo sa cosa vuol dire ma c’e' andata vicino. Passiamo alle notizie internazionali.
Diciotto anni fa Wei Jingsheng macchiò di rosso una foto di Mao Tze Tung e per punirlo lo condannarono a vivere: 18 anni di percosse l’hanno completamente rincoglionito, ora che e' resuscitato neanche il fratello riconosce piu' e non e' piu' un uomo. E adesso per par condicio un paio di tette.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

La storia del mondo, e specialmente quella dei nostri giorni, insegna che le donne saranno dimenticate se esse stesse dimenticheranno: avere due chiappe è come vivere con un eterno nemico inflazionato dai ricordi. Se c’è una cosa che ho capito, è che le donne possono simulare un orgasmo ma gli uomini possono simulare una relazione.
Mi piacerebbe se potessimo condividere il ciclo mestruale al quale siamo costretti a soffrire mensilmente. Magari è questa la ragione per la quale gli uomini sono le uniche bestie a dichiarare una guerra – poichè avranno bisogno di sanguinare con regolarità.
Molti ragazzi pensano che più grosse sono le tette, meno intelligente è la donna. Non sono d’accordo: suppongo sia probabile l’inverso. Più grandi sono le tette meno intelligente diventa l’uomo.
Ci sono molte cose più facili nella vita che trovare un uomo decente: alcune donne passano metà della loro esistenza ad aspettare l’uomo che le sposi, e l’altra metà a capire perchè. La sola possibilità che ha una donna di cambiare un uomo è quando questo è un neonato.
Inoltre non mi capacito dell’esistenza di ginecologi maschi: mi danno la stessa impressione di un meccanico che non abbia mai avuto una macchina. Una antica teoria recita: “Sposa un uomo vecchio, poichè sarà più maturo”. La mia teoria è: “Gli uomini non maturano. Sposa uno giovane”.
Le donne hanno sempre l’ultima parola in ogni litigio. Qualsiasi cosa un uomo dica dopo non è altro che l’inizio di un nuovo litigio.

 di più
editoriale di Hybris

Napolitano, titola l'Ansa, sentirà gruppi e leader di partito. Perchè non fargli sentire gruppi drone?
I vantaggi sono molteplici e ben visibili: il drone, per quanto lento, è pur sempre più veloce della politica italiana. Basta sorrisi, battute e bazzecole: i Sunn O))) non ridono mai. Basta con gli schiamazzi in Parlamento: il drone è tutto strumentale.
Al Senato e alla Camera, Steve Von Till e Aaron Turner; con una maggioranza virtuale e reale pari al 100 % dei membri delle camere, perchè ormai essere fan, ascoltatori e supporters di sludge, post-metal, post-hardcore e post-culo, non è solo questione di cervello, è anche questione di atteggio (ambito ben coltivato dalla politica italiana), e questo è un bene, per l'Italia...
Sarà un governo progressivo, sperimentale e avanguardistico: così avanguardistico che progetterà le riforme anche per il governo successivo al loro. E, se ci sarà il tempo (si sa, questi divi musicali hanno tempo da perdere) le faranno loro stessi. Il primo governo al mondo che riformerà le sue riforme: questo ci promettono i Sunn O))).
Su tutto, l'aura paterna e protettrice di Chuck Norris, colui che, in Origine, creò il Feedback, da cui tutto ebbe origine. Amen.

 di più
editoriale di Dune Buggy

Sono piccole fiamme che ogni tanto si spengono, ogni tanto si riaccendono. Sono leggeri sussulti per il cuore, un po' di luce che viene a mancare. Una fiamma si spegne un po' di anni fa, quando vieni a sapere da voci di corridoio che la band del tuo cuore non farà più tremare il voltaggio. Vieni a saperlo da voci umane perchè ai tempi te lo sognavi internet, al massimo potevi darci un occhiata di straforo a casa dell'amico o nella gelida aula computer del liceo. Niente myspace e blog, non si poteva fingere che le star fossero tue amiche, niente messaggi privati al gruppo tanto adorato. L'artista era idolatrato e basta: era in alto sul palco, imponente, più alto degli amplificatori incolonnati uno sopra l'altro. L'artista era sul palco, e un attimo dopo decide che non ci salirà più. Poi arriva internet, i forum, gli mp3, le ultime frontiere del taping e del bootlegging, ti scarichi i brani di un concerto che la nuova band sta tenendo altrove nel globo, e in preda al demone della brama tecnologica a quella vecchia fiamma nemmeno ci pensi più. Poi arrivano i blog e l'artista bussa alla tua porta: sembra quasi al di qua del palco, qua sotto, con te, con quelli come te, con la massa multiforme e multicolore, ma quella fiamma continua a rimanere spenta. Infine scoppia l'era del myspace, in tempo reale il cantante ti avverte che il vecchio sogno è rinato, e mentre corri per rispondere a questo citofono virtuale non ti accorgi che la fiamma stenta a riaccendersi nell'aria elettronica che divide il tuo pc da quello del tuo idolo. E noti appena che si è spenta una fiammella ben più piccola, ma delicata, che usava avvolgere il tuo cuore con la luce del caminetto e farlo tremare con la neve più candida e pungente. Allora un greve presentimento comincia a pervadere la tua mente: per quanto la tecnologia si evolva, è arduo che riesca a dar vita a nuove fiammelle o che almeno eviti che si spengano quelle più preziose.
Addio Sodastream, bentornati Pumpkins.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

Jared Leto sta attraversando il miglior tempo della sua vita. “E’ semplicemente fantastico!”, sputa al microfono il Vj di Much Music Tv: hanno appena trasmesso un video di 11 minuti di una band americana, "30 seconds to Mars". Il Vj ed io non andiamo molto d’accordo, forse perchè il termine Vj mi trasmette una sorta d’orticaria post-moderna, o forse perchè sono tre minuti che ripete “E’ semplicemente fantastico!” al ritmo di 50 dollari per ogni parere, mentre io ci avevo visto (a voler esagerare) una sorta di omaggio a certo cinema cinese, alcune esplosioni e sul finire gente piuttosto crudele. Il gruppo suonava qualcosa che si potrebbe definire emocore, ma non saprei come definire qualcosa emocore: ad ogni modo per fare una cosa emocore ha rifiutato un ruolo per Clint Eastwood.
I musicisti (in teoria) devono suonare, gli attori recitare; quando le due cose si incontrano viene (in pratica) qualcosa di francamente spaventoso: così per il country acquoso di Kevin Bacon, il jazz freak dell’Orchestra di Woody Allen, la carriera soul di Eddy Murphy, senza voler sfociare nel patetico. Per chi necessiti di approfondimento, Jared è uno dei due attori – l’altro Ralph Fiennes – che mi capita di seguire con una strana sorta di ansia, una cosa molto vicina agli ultimi residui di entusiasmo giovanile: aspetto solo che sbaglino per liberarmi pure di questo.
Se come il sottoscritto volete portarvi avanti con il lavoro e prenotarvi gli eroi del prossimo futuro, vi consiglio i The Twang: cinque pagliacci di Birmingham che suonano come gli Stone Roses che stuprano Eminem: non avendo più idee su come affrontare il pubblico hanno deciso di farlo con una spada da samurai sul palco, quindi decidiamo di spegnere la televisione.
“Ho guardato “Requiem for a dream” di nuovo e subito mi sono ricordato i primi mesi in questa città, quando tutto mi spaventava, e allora andavo a ballare al “Soho bar”, e continuavo a sentirmi disperatamente solo, come non lo ero mai stato. Ricordo che una volta non sono riuscito ad entrare al cesso perchè c’era questo ragazzo che s’era convinto di essere un'arancia, ed era pietrificato dall’idea di essere sbucciato vivo”.
“Quello ero io!”
“Ah! Comunque quelli sì che erano grandi giorni, mica questi!”

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

Sono dunque trascorsi tre anni dalla pubblicazione clandestina del "Grey Album" (fusione parecchio ardita delle musiche del "White Album" con le liriche del "Black Album" di Jay-Z) e nelle alte sfere EMI il terreno sotto i piedi continua a tremare. Non che Danger Mouse sia ragazzo così talentuoso (la sua idea è risultata originale solo sulla carta) ma si calcola che le copie oramai in circolazione tramite il Web siano centinaia di migliaia, a scavalcare le spinose mura costruite sul copyright e sull'arroganza delle majors (alla EMI il catalogo Beatles è considerato una gallina dalle uova d'oro e dunque sacro), che predicano bene e raccolgono pure meglio.
Il terzo anniversario del "Grey Album" sancisce, in un'epoca di confusione, isteria d'intenti e repressione, l'inizio di una nuova era di cui però non se ne possono intravedere gli sviluppi. Ci stiamo avviando verso la scomparsa dei diritti d'autore così come li conosciamo? Ed è vero - come sentenzia "Entertainment weekly" - che internet è un gigante oramai pronto a divorare un sistema fatto di regole impazzite? Avrà ancora senso - nel futuro più immediato - parlare di supporto fisico per la musica? Io continuo a non capirci nulla e in questa guerra tra il bene ed il male non ho ancora inteso dove sia da distinguere quest'ultimo.
Intanto (che alla EMI piaccia oppure no) il Grey Album continua a viaggiare nei processori di tutto il mondo, e anche se a me era sembrato un qualcosa francamente inutile, non possiamo non ricordare di come (purtroppo) le più grandi rivoluzioni siano raramente nate da ottime menti, e in nessuna delle due cose ci credo ormai più.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

1. Inventa una scena che non c'entra nulla con quello che suoni. I Klaxons, cosí come definiti da "Guide", suonano un "miscuglio spontaneo di rave music e (udite udite, ndr) rentagob session di uccelli gementi". In alternativa per i piú esigenti si puó sempre suonare una frittata (rigorosamente spontanea) di beetlebum talking to a brickwall, con spruzzi di pornornitorinchi istericamente pop. Alla fine é divertente.
2. Non far caso a chi critica le tue scelte commerciali. Dichiarazione del chitarrista (tale James, Jamie, forse Jack): "Mi dicono: hai firmato per l'etichetta delle Girls Aloud! Si, é vero, ma le hanno aiutate a raggiungere il successo, e le Girls Aloud sono un fottuto gruppo pop da paura!". In alternativa, si puó aggiungere una leccata spontanea e soprattutto spaventosamente esilarante.
3. Capitalizza l'essere abbastanza bello rimuovendo dai video i tuoi piccoli difetti, e fingendo che tutto il mondo sia una sola, enorme, inesauribile CHIAVATA. "It's sexy, innit? It's what people WANT. A sexy-pop video!". In alternativa si puó cambiare posizione, ma lo si prende sempre da dietro.
4. Lascia che i tuoi fan facciamo il lavoro sporco. Organizzali bene; forum, chats, riviste, un organigramma piramidale con una base larga e un apice stretto: il tuo portafogli.
5. Pretendi di essere acculturato. Fai finta di leggere libri. Ovviamente sempre gli stessi, nessuno li legge ma tutti li tengono pronti sulla lingua: Burroughs, Brautigan, in alternativa Ballard (piú raro).
6. Sii un cazzone, ma sii cazzone in modo educato. Leggiamo insieme il "The Guardian": "Nei Klaxons c'é sempre questa eterna proiezione della droga come motore di ispirazione, droga pesante, da rave, per aumentare l'appeal, ma il trio conserva una incredibile abilitá nel restare sensibile verso gli impulsi esterni". Ma cosa cazzo significa? In alternativa c’é sempre la possibilita che sia la proiezione di un sistema di parole crociate.
7. Conosci il tuo nemico. Nel momento in cui i lettori del piú grande magazine votano singolo DI TUTTI I TEMPI quella ciofeca spaventosa e sinceramente inascoltabile di "Chasing Cars" degli Snow Patrol, vuol dire che una rifondazione delle regole della musica alternativa, indie o quello che vogliono, si rende necessaria. In alternativa possiamo sempre cambiare interessi: Tolstoj, David Lynch, il socialismo rivoluzionario.
8. Impara a confrontarti con gli Oasis. Dichiarazione di James (Jack, forse Jojo): "Mi farebbe piacere che Noel (Gallagher, ndr) ci apprezzasse!" (guadagno di voti a sinistra). Continua: "Ma l'altro giorno ha dichiarato che ascoltarci é per lui una tortuna disumana" (perdita immediata di voti al centro). Interviene il compare, Simon, Sailor, o forse Seymour, insomma il cantante, o forse il bassista. Dice: "Mi fa godere il solo pensare che i Gallagher non mi apprezzino! Fuck them!" (acquisto immediato del bacino dei voti di destra).
9. Sii abbastanza giovane da farmi sembrare vecchio. 18 anni, 19, al massimo 20. Hanno fatto in modo che se hai 23 anni sei giá morto, tagliato fuori, puoi avere queste buone idee ma nessuno piú ha il dovere di stare a sentirti. E mi guardano storto come se volessero sforgarsi con me perché continuo ad invecchiare.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

Miglior Film. Ho deciso finalmente di vedere “The Departed”, se non altro convinto dalla prevedibile consegna delle statuette. Sono sempre dell’idea che Scorsese sia un buon regista con un talento particolare nel saper scegliere gli attori: quelli di “The Departed” formano un cast stellare, buono appunto per la nomination come Best Picture, ma sono lontani gli anni del cinema puro e ingenuo, De Niro che diceva “I got no choice!” con l'accento di mio padre, e bastava questo per mettermi a piangere. Due ore di dialoghi serrati e Scorsese si salva solo grazie al colpo di scena finale: vincerà comunque (molto più bello “Babel”, dell’ottimo Alejandro Inarritu, quello per intenderci di “21 grams” e “Amores Perros”, che nell’ultima fatica fa tutto da solo e pure molto bene: perderà comunque).
Miglior attore/attrice. Praticamente un trionfo del trash questa edizione, se si toglie l’unica nomination decente: il surreale e tirannico Forest Whitaker di “The Last King Of Scotland”, per il quale la critica ha finalmente fatto il suo dovere, e cioè incensare senza scadere nel patetico. Non vincerà comunque, in quella che si prospetta una battaglia da togliere il respiro: Eddy Murphy contro Will Smith. Se è vero che il cinema delinea i movimenti sociali, mi pare di capire che quest’anno gli irlandesi resteranno morti di fame, gli africani si stermineranno e i neri ci faranno ridere per forza: c’è da scoprire che fine abbiano fatto i mafiosi.
Miglior regista. Vincerà Paul Greengrass, uno che ha provato a convincermi a spendere dieci sterline per il terzo film consecutivo sul disastro dell’11 settembre, e di decidere se credergli (l’aereo United 93 si schiantò su Shanksville per mano terrorista) o restare fedele alle mie impressioni (l’aereo si schiantò su Shanksville per mano aliena). C’è da scoprire solo che fine abbia fatto l’aereo, ma aspetto che facciano ancora un’altra decina di film, e poi mi faccio influenzare dalle sottigliezze.
Migliore sceneggiatura. Il titolo è “Borat”, e lui Sacha Baron Cohen; la storia quella di un Kazaco, e il senso quello di capire il sogno Americano sapendo come uniche parole d’inglese “I like you, do you like me?”. Non lo so chi vincerà, ma di sicuro non il mio film dell’anno, di cui però mi hanno dato la soddisfazione della nomina, sebbene sia l’unico film senza alcuna ombra di sceneggiatura.

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

Per una strana coincidenza mi sono ritrovato a parlare con Joel Tammik, una delle nuove e seguite leve della realtà Ambient contemporanea, e delle fortunate esperienze del sottoscritto, insieme a quella con Senait Mehari, musicista eritrea abbandonata all’età di sei anni ed arruolata nell’esercito ribelle. “Se voglio vedere la guerra” – ci diceva mentre mi sbronzavo come una bestia – “non ho bisogno di sparare”. Una bella persona Senait, con gli occhi che mi raccontavano la nostalgia del deserto. Fortunata esperienza anche la scimmia scappata dallo Zoo di Londra due settimane prima, e che chissà perché m’era parsa di vedere tra le strade di Brixton: le sarà venuta nostalgia della giungla. Estone, spirituale, profondamente coinvolto nella sua esperienza, ecco Joel Tammik: restare romantici senza lamentarsi in eterno della disillusione. “Richiamare l’estate, ma vivendo uno scuro e freddo giorno d’inverno. E’ un po’ questo il segreto. Non riuscirei mai ad immaginare la mia vita in un posto dove non possa trovare il mare o un fiume accanto. Molto probabilmente mi prosciugherei”. Nessuno più si affaccia sopra un fiume, Joel, hanno perso il gusto di affacciarsi sopra un fiume. L’altro giorno dico a uno: ma perché non ti vai a fare una passeggiata? Chessò, vai ad affacciarti sopra un fiume. “Dove sono nato le cose sono più influenzate dai sentimenti locali, per niente connesse con gli avvenimenti e le vicissitudini del mondo. La zona non è molto grande, ma la gente fa cerchio intorno e sostiene la musica di qualità”. L’ultima volta che sono tornato a casa e la gente si stringeva fu al Concerto del Primo Maggio, un giovane missino mi passava un volantino, "A fianco dei morti di Nassiriya". No, gli dissi, non sono d'accordo amico ariano: trovo ingiusto stare a fianco di quelli vivi e altrettanto ingiusto troverei alla mia giovane età stare di fianco ai morti. “Adoro viaggiare in motocicletta. Quale cosa può un uomo trovare più interessante di guidare attraverso piccoli villaggi in strani paesi. Sono così passato per numerosi luoghi europei, la parte occidentale dell’Italia (è la prima volta che sento dividere in verticale, ndr) mi aspetta per scoprirla, ma c’è sempre tempo per ogni cosa”. Mia sorella s'è trasferita lì da dieci anni e sul muro durante la guerra in Afghanistan qualcuno ha scritto "Napoletano razza da sterminare", a ricordarmi che m'ero scordato da dove vengo. Ogni volta mio padre pare invecchiato di cent'anni, ma siamo troppo deboli per dire che già ci manchiamo, così parliamo di stronzate. Gli dissi: Babbo, ho conosciuto una ragazza - Kimi - mezza indiana: era una giornata di sole e m'era sembrata così gentile che ho sentito il dovere di dividere la notte. A mio padre quasi venne un colpo: quarant'anni di fabbrica l'avevano convinto che la fine del mondo fosse in qualche posto nella parte occidentale dell’Italia. E adesso che dormo con una nuova anima delicata, già domani mi sentirò così solo che non saprò da dove cominciare, così comincerò con l'odiare lei.
(Intervista completa all'interno DeRecensioni.LeAltre©)

 di più
editoriale di G

Ciao,
ho letto le tue recensioni e devo dire di essere rimasto molto colpito dalla tua capacità di spaziare tra epoche e generi e dal modo con cui riesci a coniugare un approccio ed uno stile inconsueti ad una grande documentazione di fondo.

Mi presento: sono l'editor in chief (ma va a cagare) del sito www.debaser.it e mi farebbe molto piacere che scrivessi qualcosa per noi: se ti va dai un occhio al sito e fammi sapere che ne pensi: la mia mail privata è: editors@debaser.it

 di più
editoriale di MaledettaPrimavera

Sarà perchè sto invecchiando nel peggiore dei modi che fatico sempre più a stare dietro: il sottoscritto non ha mai scaricato una sola canzone, nè avrebbe la minima idea di come fare. Eppure è un anno storico per la pop music: abbiamo sempre questo esercito di gnocche dai nomi di prodotti per disfunzioni sessuali (Leona, JoJo, Fergie, Ciara), gnocchi bianchi dal nome di mocassini per truzzi (Timberlake), gnocchi neri dal nome di guerra chimico-battereologica (Akon); la solita, impietosa invasione di catenoni e crocefissi rap con la J (Jim Jones, Young Jeezy, Jay Z); mummie imbalsamate (Take That) e putrefatte (P.Diddy); ma un occhio attento noterà come – ad esempio – i Koopa siano diventati il primo gruppo senza contratto ad entrare nella Top100 inglese di tutti i tempi.
La verità è che le classifiche di questa settimana sono le prime ad includere anche i downloads, cioè i parenti dei Koopa, più gli amici e con ogni probabilità qualche amico degli amici; e questo anche se la canzone non esiste in formato fisico.
Quando decisi in gioventù di votarmi alla musica (e alle menzogne dei grandi mafiosi che la gestiscono), si era in piena invasione grunge: ogni operazione era tesa a spingere un singolo il più in alto possibile, nessun problema se lo stesso poi crollava di colpo: la prima settimana era tutto ciò necessario per la presentazione dell’album. Entrava in uso l’espressione “Buying team”: gente pagata per comprare dischi nel tentativo di spingere in alto le vendite immediate. Cambiare le charts ci dirà di più su noi stessi, e cioè che nessuno è destinato a cambiare. Significa che la musica di merda (cioè la quasi totalità) avrà vita ancora più lunga nelle classifiche dei più votati lavaggi del cervello; significa che dopo la scomparsa del vinile adesso faranno scomparire il piacere del formato fisico, aiutati da queste orde di giovani in connessione a tempo indeterminato, come un lavoro all’ufficio del catasto, un esercito di esseri autistici in perenne e totale download: impareranno a conoscere centinaia di titoli di musica ma non avranno una cazzo di idea su quale possa esserne il suo significato.

 di più