editoriale di DottorGonzo

Qua non c'è un cazzo da fare. Meglio: le poche cose che ci sono da fare rispecchiano quello che abbandonando la città volevo lasciarmi alle spalle. Un paio di lungimiranti imprenditori dell’intrattenimento giovanile hanno scosso le annoiate coscienze di noi bifolchi montanari proiettando qua e la riflessi della mirabolante cultura dell’happy hour. Aperitivi con stuzzichino, dj e vocalist pronti ad animare l’inizio serata con sorprendenti guizzi artistici. Un paio di drink e via verso la vicina discoteca dove lo stesso ambiguo donatore di voce accompagnato da un diverso selezionatore di danzerecce banalità provvederà a fare scatenare prodighi adolescenti, ventenni annichiliti dalle fatiche del lavoro settimanale e inguaribili trentenni nostalgici delle prodezze giovanili intenti a distruggere la propria ormai inadatta fisicità attraverso scelte di look degne della Uomini e Donne Generation ma con quel tocco di fino che solo chi ha attraversato per intero gli anni ottanta ha saputo conservare intatto nel nuovo millennio. In tutto questo fra pochi giorni un gruppo di disadattati brutti, sporchi e cattivi avrà terminato di ammazzarsi di fatiche e darà inizio al suanrock, una quattro giorni all’insegna della musica dal vivo, completamente gratuita e unica vetrina decorosa per quei depravati che come aperitivo al massimo si scolano una birra da mezzo litro, lo stuzzichino lo usano per pulirsi i denti dopo mangiato e nell’armadio non hanno nemmeno una di quelle spassosissime camice tutte colorate e con il collettone inamidato. E intanto è già ripartita la musica…

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editoriale di emofiliaco

Ci son troppi intellettuali a sto mondo, io rimango orgogliosamente stupido... PostRock... PostModerno... PostSperimentale... PostPsichedelico... PostGenerazionale... PostDidattico... PostEstremo... PostMetal e PostNuMetal... PostTripHop... PostProg ma mai PostEmoProg... PostNoir... PostDub... PostAvanguardia... Insomma l'importante è "Postare"... ...e io rimango Stupido e... ...PreIndustriale... PreCantautoriale... PreEmoCore... Prequello e Prequesto, ma non voglio "Pretare"... Un Giorno sono stabilmente sperimentale e l'altro progressivamente conservatore. Uso il Fishing con parsimonia ma dipende anche dal periodo che sto passando. Scoprire, Vivere e Archiviare e scegliere se ricordare o dimenticare,tutto qui è il segreto. Difficilmente potrò essere piu' felice. Almeno finchè me ne resterò nel mio mare... ...Tranquillo.

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editoriale di DottorGonzo

Io sono quasi morto un paio di volte. Mica cazzate.

Cancro hanno detto. A me lo hanno comunicato un po' in ritardo, ma si sa certe cose uno se le sente. Da un giorno all'altro mi sono ritrovato sballottato in ospedale dalla chirurgia alla terapia. Il fatto che io sia qui a scarabocchiare i miei pensieri dovrebbe rassicurarvi sul mio stato di salute attuale ed evitare un'onda di compassionevole rammarico. Resta il fatto che ci sono passato vicino.

Ad oncologia eravamo tutti uguali. I capelli se ne vanno, farmaci e dolore fanno il resto. Il che facilita pure il compito ai dottori di turno ai quali non interessa gran che del tuo aspetto o di come fosse la tua vita prima che il treno della sfiga cambiasse binario appositamente per farti salire in prima classe. Il problema però è che scampata la paura uno si trova un filo spaesato.
Sì, io adesso sono diverso. Diverso dalla massa di giovani che infestano il mondo e che una lobotomia frontale non renderebbe tanto diversi da quello che già sono. Diverso da chi, per distinguersi dalla massa di cui sopra, decida una bella mattina di ritagliarsi un personaggio alternativo al sé omologato e non pago di essere falso come la promessa di amore eterno di una vedova nera, sbandiera la sua inadeguatezza e la sua infelicità al mondo che non lo comprende.

Un bel giorno mi è precipitato un concorde sopra la testa e quando mi sono svegliato niente poteva più essere come prima. In tutto questo una profonda incazzatura, più o meno latente, nei confronti di un mondo che sta facendo di tutto per sotterrare sotto tonnellate di immondizia quel paio di cose davvero importanti, che al di là delle banalità e dei luoghi comuni sono sempre quelle.
E se l'amicizia è sparita piuttosto rapidamente nel giro di tre parole ("ho il cancro"), all'amore ho potuto aggrapparmi con tutte le forze e nessuna parola gettata su carta o su monitor potrà mai rendere giustizia a questa incredibile forza.

Mi limito, se me lo concedete, ad un semplice grazie.
A Sabrina, con tutto l'amore che posso.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Carissimo lettore, guarda Debaser soltanto dopo esserti ben lavato le mani, scorri le pagine con delicatezza, tieni lontano il dito dal monitor, per non sciupare le pagine. Chi non sa scrivere crede che non occorra alcuna fatica. E invece come è penosa l'arte dello scrivere: affatica gli occhi, spezza la schiena; tutte le membra fanno male!
Poche dita scrivono, ma è l'intero corpo che soffre.

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editoriale di puntiniCAZpuntini

Di siti di recensioni ce ne sono mille sparsi per il web
Di siti con forum ce ne sono 90 miliardi sparsi nel web
Questi siti sono tutti moderati
Di siti con recensioni piene di niente ho visto solo questo
Di siti con forum al formaggio che vanno Off Topic di norma idem
Questo sito non è moderato
Quindi, il nocciUolo centrale è, dal mio punto di vista: vogliamo seguire la corrente come insipide carpe o vogliamo continuare a fare i salmoni, che sono nettamente più gustosi?
Io mi trovo bene a fare il salmone, e poi il rosa mi dona parecchio, si intona con il mio fondotinta.
Non vedo stanchezza su de-b, vedo solo carpe a cui da fastidio sbattersi con i salmoni in contromano, ma: la carpa si incazza, il salmone se ne sbatte le uova, perché sa di andare contromano, ma gli piace così, proprio perché si incazza la carpa.

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editoriale di donjunio

Il nostro è un popolo di santi, poeti e navigatori. E di produttori di armi. In questa speciale e opulenta classifica, siamo al settimo posto su scala mondiale. Pistole, fucili e mitra: tutto recante il marchio Made in Italy, esportato in ogni angolo del globo e in grado di rivitalizzare il nostro zoppicante PIL, per la bava alla bocca dei vertici confindustriali sulla nostra capacità di "fare sistema". Il volume di affari generato da questa sontuosa Italia che produce genera giri finanziari da capogiro: siamo intorno al miliardo e cento milioni di euro. Non dobbiamo neppure preoccuparci della tanto vituperata concorrenza asiatica, anzi. Siamo così bravi a forgiare questi simpatici gingilli che Cina e India sono in prima fila tra i nostri clienti. E se su Pechino pende ancora l'embargo UE sulla vendita di armi a causa del mancato rispetto di alcuni fondamentali diritti dell'uomo, non è un problema. Caduti nel vuoto gli appelli a porre fine a questo embargo da parte dell'ex Presidente Ciampi (quello che faceva imparare l'inno di Mameli a memoria) e dello stesso Prodi, il modo per aggirare questi inutili balzelli si trova sempre. Che fine poi facciano queste armi, chissà. Migliaia di pistole di una famosa marca, omonima del salame, sono finite in Iraq e altre alimentano tante delle innumerevoli guerre "dimenticate", senza ovviamente menzionare i canali della criminalità organizzata.
E il mito degli "Italiani pizza e mandolino", passato indenne persino tra i gas in Etiopia e altre ragazzate assortite? Tranquilli, per quello c'è sempre la battaglia sulla moratoria per la pena di morte in sede ONU, appoggiata dal nostro governo, che ci rimette in vetrina come i paladini della democrazia e dei diritti umani. Che poi tra i paesi in cui vige ancora la pena capitale ci sia ancora la Cina, in fondo, che importa?

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editoriale di MaledettaPrimavera

Per una spiegabile ragione, di sicuro dovuta al mio abbraccio alla tecnologia, ricevo periodicamente valanghe di spam di sinistra. Per un'oscura ragione, suppongo dovuta all'influsso di Marte sulla Vergine di questa settimana, il recente outing di Giampaolo Pansa ("Non sono più di sinistra") ha provocato in me come prima reazione uno spietato movimento verso il cestino. Solo successivamente, per una complessa ragione che affonda le radici nella repressione sovietica in Budapest nella seconda metà degli anni '50, ho ricordato come Pansa mi abbia sempre odiato, sebbene entrambi in lotta contro lo spam avversario. Un tempo il suo "I bugiardi" partecipò alle mie prime visioni apocalittiche (non avevo ancora conosciuto gli stupefacenti), come non più mi capita quando si concede il miracolo di non farmi subire una menzogna ora che sono rassegnato agli stupefacenti. Ho ricevuto email di spam e cestinato il riformismo, il revisionismo, il migliorismo, il contorsionismo, e sono rimasto un morto di fame (mentre Pansa scriveva "Il malloppo"), fino a farmi odiare per aver versato il "Sangue dei vinti" (quello fascista ad opera partigiana), sebbene coi fascisti io le abbia sempre prese, che di queste cose me ne accorgo. E persino ora che mi ha chiamato estremista esaltato, nemico dell'Aquila, utopista armato, prigioniero del silenzio e disfattista portatore di tubercolosi del ceppo ultraresistente, io continuo a mettere tutte le mie email nel cestino, tranne l'intervista in cui prega per la discesa dal cielo di Luca Cordero di Montezemolo, come il nuovo Messia in viaggio di lavoro per conto del Signore, perchè "per tutto l'anno mi sono chiesto come la più grande squadra non facesse giocare Bojinov, un fuoriclasse". E chi cazzo è questo Bojinov? Avrà sicuramente droga migliore. "La corazzata Cordero di Montezemolo è un fuoriclasse pazzesco!", quello che Pansa chiama Montez e fa ridere tutti, e che ci avranno mai da ridere: il più divertente è Pansa e il più serio sono io.

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editoriale di MaledettaPrimavera

"Nessuno vive mai per sempre", cantava Chris Cornell in "Wave goodbye" ma il problema non è sopravvivere a lungo ma invecchiare male. Nessuno vive per sempre e chissà Jeff, che in questi giorni avrebbe avuto 41 anni, come sarebbe invecchiato. Avrebbe salvato il mondo e il portafogli accompagnando Elizabeth Fraser al Live8, cantato per i soldi e poi contati. Avrebbe suonato di supporto ai Coldplay o (magari un po' schifato) nemmeno mai suonato. Qualunque cosa ti venga in mente per ricordare Jeff, scrivila quì: www.jeffbuckley.com. Tim ha festeggiato tatuandosi il braccio, Katrina ha aiutato il destino e chiamato suo figlio Buckley Jr., Will ha comprato una torta con la ragazza, hanno espresso un desiderio e niente di che ma almeno beati loro. "Nessuno vive mai per sempre" si lamentava Chris in un disco che ho tanto amato, e quanto ho amato pure lui ma il problema è che alla fine ce l'ho fatta: mi sono scordato di lui e della sua canzone e siamo tutti un po' invecchiati male.
Jeff Buckley è stato l'ultimo dei romantici: figlio di un musicista di enorme talento morto per overdose; emerso dal sottobosco dopo una performance strepitosa ad un concerto-tributo al padre; un pugno di canzoni di bellezza lacerante; una morte inspiegabile, nel fiore della giovinezza e della speranza, quando il tempo impietoso segnava l'inizio del mito. E' questo genere di persone che rendono il mio cuore, se non sicuramente felice, almeno vivo. Persone come lui, che mi accompagna nei ricordi, e come lei, che fa parte dei ricordi, sebbene questi ultimi, tristi o felici che siano, fanno sempre soffrire.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Il giorno che sono nato usciva "Anarchy in the Uk": festeggiarono con tre note perchè due erano poche ma quattro erano sinceramente troppe. Nove mesi prima mio padre festeggiava mentre usciva "Awaken" degli Yes, durò 20 minuti perchè ad un certo punto mia madre si era addormentata. E trent'anni dopo trovavo lavoro presso un casinò di mafiosi: mi mettevo una cravatta e aspettavo quanto una canzone dei Mars Volta, veniva qualcuno a chiamarmi ladro e io gli davo il certificato di garanzia. Nei 15 minuti d'aria mi godevo una panoramica del fiume e tre note dei Mars Volta, mentre aspettavo che qualcuno mi accoppasse. Adesso ho cambiato casa per la sesta volta nel giro di un Lato A dei Mars Volta: questa gente un paio di rivoluzioni addietro fu lanciata dalla finestra con un calcio nel culo e ora sono rientrati dalla porta e si masturbano sul divano (nella nuova casa a malapena abbiamo le sedie: alla sera mi godo una panoramica di un fiume di pisciate mentre aspetto che qualcuno mi accoltelli, e se proprio deve succedere speriamo che duri quanto tre note punk). La rivoluzione è Johnny Rotten che spaventa vecchi poppettari ai tavoli di Soho, i Ramones al "100 Club" che cambiano la storia con canzoni ultraprimitive su Nazisti, Vietnam, CIA e colla da sniffare: su quest'ultima Mark Perry ci faceva una rivista. Uno dei fondamentali concerti fu al "Roundhouse" e allora c'è da crederci che sia stata una storia straordinaria: "Fuck off, you nazi bastards!" esordì uno del pubblico e siccome l'impianto non funzionava quelli ci andarono per davvero. Adesso i The Ordinary Boys sono sempre sold-out e il cantante è appena uscito da uno delle centinaia di Grande Fratello, nella sfida col collega dei Goldie Lookin Chain ha perso un'altra settimana nell'incubo di Orwell: credono interessi alla gente, chiedo alla barista ma mi dice che non l'ha letto - questa è scappata dal Libano per servirmi da bere e per questo mi odia. Un ragazzo modello ad ogni modo: è avanti, suona una cosa produttiva ed è paziente verso il successo: aspetta che il Sunday Times lo scopra sniffare per far uscire il nuovo album. Si definiscono punk, citano i Clash e viaggiano per il mondo: sostituiscono la colla afgana con la coca colombiana.
Finisco di leggere "Too Fast To Live" di Alan Parker, un bel libro su Sid Vicious che mi sento di consigliare a chiunque tipo disco Brutal/Death, e anche a tutti i "nuovi rivoluzionari": un esercito di mercanti al suono cool e trendy della new-economy, in mancanza del dubbio politico a tifare per "Democrazia Cristiana-PSI" a destra - De Gasperi e Nenni nella stessa poltrona con 7000 voti. Si scaricano tutte queste idee plastiche e queste suonerie vistose, Sweetie Chick, Berlusconi, Axel F, un manipolo di cervelli commerciali i cui ideali sembrano realizzati apposta per finire su un cellulare. La rivoluzione è la foto dell'ultimo concerto dei Sex Pistols, le cicatrici sul petto e i vistosi buchi nelle vene. L'estremismo non è un'insanità del mondo moderno ma l'unica possibilità di distinguersi in un mondo di pazzi moderati.

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editoriale di JimMorrison

Ricordo quando hai accappottato la foto della mia prima comunione sulla desk facendomi ascoltare Mezzanine dei Massive Attack;
Ricordo con gioia i giorni in cui hai riprodotto la voce di quei due gran pirla di Giacomo Bulgarelli e Massimo Caputi mentre si giocava a Fifa98 con il trick delle teste giganti;
Ricordo quando ti ho fregato dal mio vecchio posto di lavoro;
Ricordo quando mia sorella ha cercato di capire come regolarti, ma se non toglieva il CD degli 883 col cazzo che ti metteva alla prova;
Ricordo quando mia madre ha cercato di rapirti;
Ricordo quando mio fratello ti ha seviziato con la dance;
Non eri proprio un granché di impianto, anzi a tratti facevi veramente schifo, però eri bello e sfizioso.
Una prece.

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editoriale di MaledettaPrimavera

"Cosa siamo? Siamo predatori. E' tutta questione di competizione, di aggressività. Questione di azioni e del loro valore sul mercato. Quanto vali oggi? Se tu lavori in una corporazione, pensi davvero che ad un azionista gliene freghi qualcosa di come li arricchirai? Pensi davvero che gli interessi che tu sia un bravo ragazzo? Alla gente frega solo del denaro, ed è per questo che esistiamo". (Mark Berry - Soldiers Of Fortune)
Se mi sveglio una mattina con una vaga sensazione di spararti un proiettile in mazzo agli occhi, magari pure con un valido motivo, per le leggi di queste barzellette di Governi che ci ritroviamo la mia azione costerà probabilmente la sedia elettrica. Se io ti espongo ad agenti chimici in dosi massicce, quotidiane, che tutti sanno finiranno prima o poi con l'ammazzarti, qual'è la differenza? - che per farti fuori avranno bisogno di tempo. Stiamo vivendo nel mezzo di un'epidemia di tumori ai massimi livelli nella quale un uomo su due maturerà un cancro nella sua vita. Persino io non sto tanto bene: ogni mattina mi sveglio e comincio a grattarmi in un punto diverso, e tutte le volte non riesco a credere che sia arrivato vivo alla fine del giorno. Siamo allevati così bene alla circostanza di morire per la causa del progresso che ho creduto di avere un tumore alle palle perchè erano sette giorni che non avevo un'erezione.
La campagna di terrore portata avanti contro Al Gore e il suo "An Inconvenient Truth" è più in generale la campagna affinchè il surriscaldamento del pianeta venga visto come un fenonemo di intrattenimento, alla stregua di un qualsiasi reality show. Subito dopo l'uscita nelle sale la corporazione mafiosa Medialink, che si occupa delle pubbliche relazioni nel mondo dei media, si affrettò per produrne un film di segno opposto, titolandolo "Riscaldamento del pianeta: solo aria fritta?", e scendendo in guerra con una campagna d'odio senza precedenti. Una lobby potentissima che guardacaso annovera tra i suoi clienti tutti buoni amici, quelle stesse corporazioni (Exxon, Texano, Coca-Cola) che negli ultimi anni sono state multate qualcosa come 8000 milioni di dollari per disastri ambientali e riduzione alla schiavitù. Ma nessuno ne sa nulla, a meno che di questi miliardi non ci esca un centesimo pure per lui.
Per rendere bene l'idea, se io vado a comprare una maglietta della Nike, che nel più felice dei casi mi costa 60 euro, la donna che l'ha materialmente fabbricata è stata pagata 0,03 euro. Un fottuto pallone dell'Adidas, che ci viene offerto a 50 euro, viene pagato 0,02 euro all'ora. Una giacca "Made in El Salvador" mi costa 190 dollari e l'operai pagato 8 centesimi. Un giorno nella Repubblica Dominicana furono trovate montagne di documenti abbandonati per errore dalla Nike. Erano resoconti di buste paga, e non parlavano di salari giornalieri, di ore, di minuti. Parlavano di pagare gli operai ogni centesimo di secondo: vengono dati al lavoratore 6,68 minuti per fare una maglietta. Gli operai dominicani sono gente fortunata rispetto ad altre realtà simili: ad 8 centesimi all'ora riescono a guadagnare tre dollari in un mese. Questi sono documenti Nike, roba ufficiale: cosa succederà se un giorno ci sveglieremo grattandoci le palle, per scoprire che le nostre relazioni un tempo umane sono ora diventati meri rapporti commerciali? Capiremo allora che siamo tutti schiavi, nè più nè meno che fabbricanti di maglie, o avremo ancora bisogno di grattarci, per capire che a furia di prenderlo nel culo ci è venuto un tumore? Ad ogni modo nessuno saprà mai la verità poichè sempre troppo costosa per metterla in vendita.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Le montagne Cheyenne si estendono lungo la linea orientale del Colorado: se sali fino alla cima puoi ammirare un bel panorama su Colorado Spring. Tutte le notti, un ragazzo con una divisa fabbricata in Cina guida fino alla solitaria Cheyenne Mountain Road; attraversa l'inquietante segnale "Deadly Force Authorized", sopravvivendo al controllo di 25 guardie e 230 uomini dell'esercito, tagliando infine per la sorvegliatissima centrale di North Portal, circondata da filo spinato e corrente elettrica. Nel cuore del Rifugio Antiatomico del Comando Spaziale, il ragazzo consegna la specialità della casa: dodici "happy meal" del valore di 20 dollari; prende una mancia più costosa dei suoi 5 verdoni all'ora e se ne torna in pianura. E dovesse venire la fine del mondo o risorgere i bolscevichi, dovesse la terra essere polverizzata, un archeologo che si ritroverà tra mille anni a scavare sotto i cumuli di detriti nucleari, troverà i reperti di una società antica fondata sulle parole di un certo Ray Kroc, eminenza grigia di McDonald, uno che disse: "Abbiamo scoperto che non possiamo fidarci degli anticonformisti, e li trasformeremo". Oppure: "L'organizzazione non può fidarsi dell'individuo ma l'individuo DEVE fidarsi dell'organizzazione". D'altronde parliamo del dominatore americano, un tiranno parecchio anomalo, capace di credere che Ronald McDonald sia una delle favole più famose della storia, e per rendere l'idea l'hanno fatto sconfiggere al fotofinish da Babbo Natale (Ricerca della fondazione scolastica americana, 2002). Qualsiasi aspetto della loro vita è oramai "corporativizzato", da quando nascono nei loro privati Philadelphia Hospitals, fino a quando ci salutano nelle mani delle Service Corporation International, una organizzazione mafiosa che ti prende e chiude in una bara al ritmo di duemila morti all'ora, esattamente come un qualsiasi fast-food. Fuori dalle città non lavora più nessuno e sono tutti impegnati a rubare o a spendere al Burger King: in America ci sono più uomini in prigione che contadini. Ma da dove viene allora tutto questo cibo? Chi lo controlla? E come? Mistero della fede.
Richard Linklater probabilmente sapeve a cosa andava incontro quando ha adattato allo schermo il bellissimo libro "Fast Food Nation", e sfidato la corporazione delle budella in scatola; ma mai avrebbe creduto che la cosa più esilarante, più che le lobby stesse, sarebbe stata nei loro nomi: si sollevò indignata gente come "Associazione del vaccaro", "Istituto della Carne", addirittura "Associazione dello Snack", che si riunirono per fondare il sito "Best food nation".
Nelle catene la vita di un pollo vale 2 dollari e una coscia 35 centesimi, ma c'è l'offerta speciale del tre per due, così il pollo evidentemente chiede in giro se gliene prestano una. Per abbattere la fame nel mondo e la disoccupazione hanno inventato il mestiere dell'assassino di polli: dentro casermoni nascosti in campagna, centinaia di schiavi sono sottopagati per accoltellarne 12 al minuto a testa, e sono allevati così male che ogni tanto si accoltellano tra di loro (l'hanno trovata una trama così avvincente che ne dovevano fare un film con Avril Lavigne: è tutto vero, ma la parte del pollo è andata sempre agli americani). Nei paesi sviluppati stanno facendo sì che gli animali siano visti come oggetti di consumo: nessuno si indigna mai se ad uccidere è un rumeno o un marocchino.
Dodici anni vegetariani e mi hanno ringraziato due vacche, sette maiali, dodici agnelli, 524 galline e poco meno di 3500 uova (qualcuna ammetto di averla mangiata). A casa mia vivo con cinque carnivori e uno di loro è appassionato di statistica sulla natura umana e mi propone sempre conversazioni americane, tipo: Ogni istante un milione di uomini è sbronzo fino quasi alla morte, ma vomitano solo due volte l'anno. Oppure: Io scoperò 4239 volte nella mia vita, ma le donne vomiteranno di più. A volte capita che mi accusino: "Hey, durante la mia vita mi scorreggiano in faccia 845 litri di gas causati da 67 chili di fagioli". Ma io sono tuo amico, Fabien; nessuno scorreggia in questa casa.
Comincia ad assalirmi una strana sensazione di terrore, la stessa di quando per un attimo smisi di sentirmi solo, e immagino che da un momento all'altro Fabien salti aiutandosi con le due coscie nel piatto e cominci ad accoltellarmi, "Non riesco a fidarmi dell'organizzazione! Non riesco a fidarmi!", e l'unico pensiero che mi rimane è che se muoio avrò sofferto meno delle 9 miliardi di parole che mi gli toccavano per statistica. Ma poi Fabien finisce il suo turno ed io riprendo con l'erba.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Quando si era giovani e la primavera fioriva tutt'intorno, per una strana congiuntura del destino al mio paese eravamo tutti pieni di speranza ma disoccupati, così per dispetto andammo a votare il Partito Socialista Rivoluzionario.
Ci riunivamo attraverso seghe interminabili, a metà delle quali un combattente per la liberazione della Kamcatcha si alzava e lamentava che avevamo scavato trincea troppo a destra, s'era già rotto il cazzo di essere solidale nel soggiorno, così scendevamo in strada per trovare eccitazione. Il paese dove sono nato si evolveva di continuo e sui muri ci lasciavano le indicazioni per il futuro. "È a destra!" - urlava Pino Rauti - e mi avrebbe preso volentieri a manganellate, anche perché alla sua destra c'era il poster dei Disoccupati Organizzati, una lobby magari pure disoccupata ma potentissima (si erano già prenotati i posti nel comune per il 2010: erano occupate pure le scale e in corridoio non ci volevano stare), allora mi iscrissi ad un sindacato antimafia. (Ad ogni modo se entri in città e vai a destra ci trovi la discarica della monnezza.)
Quando mi diplomai nel quartiere fecero fuori una famiglia intera: sopravvisse solo una fanciulla, ma dopo che ebbe incontrato il truce destino come in tutte le belle favole decisi di salvare una vita: non appena ebbe modo di aprire l'unico occhio rimasto me ne ero già andato da un pezzo. Chiamai i camorristi e comunicai loro la notizia che diventavo anarchico. (Ad ogni modo all'Università ci facevano studiare le soluzioni politiche ai conflitti e allora ci spesi tutta la vita.)
L'anarchia non mi portò ricchezza e decisi di dedicarmi alla felicità degli altri: divenni comunista. Adesso mi domando se sia ancora vivo e sembro invecchiato di cent'anni dai giorni rivoluzionari, "Madre!" - le dico - "Ho cercato me stesso eppure non ho trovato niente". Nemmeno sconfitto sono riuscito a diventare, nè vincitore nè sconfitto, e ora che ho smesso di combattere (persino la Kamcatcha può andare a farsi fottere) come loro mi hanno insegnato, mi sono convinto di aver sofferto il fallimento poichè ho vissuto socialista ma poco democratico. Mi sono convinto che erano necessari politici dalla faccia spaventosa, e obbligato ad essere moderno per non sentirmi solo, come la bestia del sottosuolo di Dostoevskij, con la maligna consolazione che solo l'idiota ha ragione, mentre il disperato ha sempre un buon motivo per cambiare se stesso. Mi sono seduto coi compagni sulle poltrone di pelle morta, in mezzo a bellissime storie sul futuro, a metà delle quali uno stronzo si alzava e diceva che ci stavamo masturbando troppo a sinistra, s'era già rotto il cazzo di essere democratico nell'ufficio, così per scappare mi rifugiavo di nascosto nel pensatoio del rivoluzionario, che quello dei disabili era sempre occupato; quando poi il pensiero finiva, una sola, angosciosa domanda mi restava: era il socialismo una merda o questo cesso troppo democratico?
Madre! Non voglio più combattere per nessun motivo; voglio diventare quello che dicono, anche se non mi convincono; confluisco al centro, abbraccio i cattolici, parlo moderato, anche se non so di che parlano; sarò quello che vogliono: democratico, tecnologico, purchè non sia più solo; ma ti prego madre, promettimi una cosa: quando morirò, e la gente correrà a vedermi, seppelliscimi almeno con una mutanda rossa.

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editoriale di JimMorrison

La scoperta:
Assai spesso il nostro ediTroialista titolare (vai-vai-go-go) è l'ultimo a sapere le cose, ancora più spesso poi non le viene a sapere proprio. In questa triste occasione, invece, il puzzone è stato il primo. E che cazzo, mi chiedo, proprio 'sta volta!
"E' anche vero che ha tantissimo tempo da perdere, disoccupato e porello qual è." [ndr]
Il fatto:
Debaser si è spento all'improvviso, senza fare testamento, divorato dal suo stesso successo. Oramai tutti riuscivano a riconoscerlo per strada, ai giardini zoologici, nei panni di Platinette in TV, in Sardegna, dallo psicologo come anche in pizzeria o dal pescivendolo mentre acquistava le tanto amate cozze. E' morto di fama.
L'antefatto:
Le cozze non erano poi così buone. Bisogna sapere che quando il depuratore non funziona come dovrebbe le cozze fanno cagare e che DeBaser effettivamente ci ha dato di brutto nei giorni precedenti la morte. Nei lunghi giorni trascorsi sul water ha riflettuto a lungo e ha invidiato tanto la pelata di Britney.
Minchia: se muoio giovane come Kurt Cobain o Debaser mi mettono sulle magliette...
Le prove del suo successo:
Una ricerca sui siti informativi (questo almeno è quanto ha capito il nostro ediTroialista titolare - io manco ho guardato) ha posizionato debaser al 155esimo posto dei più visitati sul web. Fiko! Fino a ieri era solo 169mo. Quando ha saputo di aver scavalcato anche Kataweb musica con i suoi ridicoli 94200 rating points non ha retto al pensiero di inchiappettare anche Rolling Stones al 25mo posto. E si è spento.
Al primo posto c'è il sito elsevier.com, visitato periodicamente da 30 milioni di scienziati e medici di tutto il mondo: di questi 30 milioni, alcuni finiscono a visitare anche i nostri meravigliosi casi umani, sempre per scopi scientifici, rendendo debaser il primo sito italiano di notizie al mondo.
http://www.top100magazines.com/www.debaser.it.html

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editoriale di MaledettaPrimavera

"Se hai la sventura di essere un regista politicamente impegnato e ti viene in mente di sfidare le multinazionali, il potere corporativo, l'alleanza indomita degli interessi finanziari, il gigantesco e corrotto complesso militare-industriale americano, o persino un sistema religioso vecchio di duemila anni e i suoi rappresentanti pieni d'oro sulla terra, il primo investimento che ti sarà necessario è un'armatura di metallo". (John Patterson, "The Guide")
Ci ho pensato trent'anni e sono arrivato alla conclusione che nulla al mondo è più aberrante della destra religiosa - quasi nazista - americana (ma come mi vengono, queste idee?). Pochi sanno, ad esempio, che uomini come il Reverendo Donald Wildmon, orgoglio degli stagnanti cromosomi del popolo di Tupelo, Mississipi, ma più in generale dei retrogradi Stati del Sud, dell'ingerenza ne ha fatta ragione di vita e di morte (ma come gli vengono, queste idee?). Wildmon e la sua spaventosa Associazione delle famiglie americane, che all'uscita del "The Last Temptation of Christ" di Scorsese riunirono diecimila persone per invadere la MCA/Universal, al grido di "Cristo salvatore e redentore". Niente in confronto ai seguaci della "Crociata di Cristo" (ma come gli vengono, questi nomi?), che addirittura si offrirono di comprare tutte le copie per farne un rogo.
La Chiesa cattolica divenne invece isterica all'uscita di "The Da Vinci Code", che seppure parecchio inguardabile osava porre dubbi sull'attività nefasta dell'Opus Dei, corporazione (questa sì nazista) del Vaticano. Mentre il film veniva aspramente condannato dall'Arcivescovo Amato, segretario della "Congregazione per le dottrine e la fede" (generalmente conosciuta come "The Inquisition"), e la Conferenza episcopale americana gridava allo scandalo e all'aberrazione, l'Opus Dei decise stranamente di tacere (ma come gli vengono, questi atteggiamenti di vergogna?).
Ad ogni modo, l'Organizzazione internazionale per la difesa degli albini ebbe parecchio da lamentarsi per come veniva trattata la figura dell'albino, che nel film aveva la parte dell'assassino, suggerendo di fatto come nel film mancasse del tutto il canuto e pericolosissimo maggiordomo.
Di queste storie ne è piena la storia del cinema (e dell'umanità), e farne un riassunto praticamente impossibile; e ne sono pieni i nostri coglioni, e praticamente impossibile non tanto come riescano a martellarli da duemila anni senza stancarsi, quanto piuttosto come ancora non mi siano esplosi.

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editoriale di MaledettaPrimavera

La prima volta che ho scritto avevo 24 anni e prima di quel giorno non ci avevo neanche pensato. Scrissi: "Scusami se non sembro un poeta, ma suppongo mi sia innamorato di te". Non le piaceva la poesia, così dopo qualche tempo mi mandò a fanculo e finalmente potei ricominciare ad odiarla. Per dimenticare questo trauma smisi di scrivere per due anni: poi ripresi e non ci avrei mai creduto di arrivare a illudermi letterato.
Mi ha chiamato un editore. "Signor scrittore!" - mi ha detto - "Il suo pornornitorinco è la cosa più eccitante che mi sia capitata di leggere dopo Bukowski. Per lei mi si è contorto il cuore". L'editore aveva letto la storia del pornornitorinco e gli si era contorta la lingua tra le mie chiappe. "Ho il piacere di proporle un contratto di pubblicazione, signor scrittore. Il pornornitorinco: 96 pagine, euro 10. L'autore s'impegna a versare all'editore, come partecipazione alle spese, euro duemila ogni cinquanta pagine".
"Non saprei minimamente dove prenderli duemila euro. Forse non li ho mai avuti, duemila euro".
"Sono quattromila..."
"Ha detto 96 pagine."
"Nell'edizione finale ci saranno da aggiungere note biografiche."
"Io non ce l'ho una biografia."
"Insomma... accenni della sua vita."
"Mi avete appena chiesto quattromila euro per pubblicarla, la mia vita."
"In via eccezionale l'editore affronterà un'ulteriore parte delle spese; è un'occasione unica per la sua opera, noi ci crediamo nel pornornitorinco. 3500 euro."
"Mi creda: non saprei dove prenderli. Un giorno mi perdonerò per questo."
"...2990."
"Sta dicendo che la mia vita vale meno di 3000 euro."
L'editore mi chiamerà altre nove volte, trasformando la storia di questa mia vita nel più costoso dei miei incubi. Alla fine non si convince e finalmente possiamo ricominciare ad odiarci.
Mi scrive un altro editore. Non mi si chiede la partecipazione alle spese ma quella ai loro ricavi: dovevo assicurarmi la vendita di 300 copie, per un totale di 2350 euro. A questi ho detto che prima volevo finire il libro e poi gli facevo sapere, sempre che non finisca prima la mia vita, che tanto è la stessa cosa.
Ho spedito la mia vita a 50 editori. Di questi, 40 non l'hanno ritenuta nemmeno valida da vendermela; uno mi ha scritto: "Le nostre edizioni sono alla ricerca soprattutto di romanzi scritti da autori under 30, che siano capaci di raccontare la realtà contemporanea con stile originale e proprietà di linguaggio", e a quanto pare mi hanno scartato solo perchè non sembro reale; il resto mi ha risposto come quelli di cui sopra, vendendomi con il 50% del ricavato in beneficenza ai poveri (cioè a me).
Decido finalmente di informarmi, e vengo a sapere che ogni anno sono pubblicati qualcosa come ottantamila libri (260 ogni giorno), di cui il 95% esordisce a pagamento senza nessuna distribuzione: la sua vita era così interessante che addirittura ci teneva per obbligarmi a vederlo morire. Il 63% nasce poeta: è così convinto che la sua vita faccia più schifo della mia che scrive cose come: "Questo dolore che mi trafigge/ La cosa più eccitante che mi sia capitata", spende tremila euro e l'avevano solo inculato.
Sono riuscito a scrivere per qualche dozzina di altri pornornitorinchi di questa loro fottuta realtà contemporanea, divisi tra due nazioni. E sebbene io sia assolutamente gratis affinchè mi conservi rivoluzionario, ho sempre pensato a quanto debba esser frustrante essere pagato per scrivere di queste cose. Una volta uno mi ha scritto: "Sei troppo demente, hai una vita miserabile, quando ti vedo ti spacco la faccia, spacco tutto", e probabilmente era successo che mi avevano pubblicato. Un certo Datam mi ha chiesto se avessi scritto un libro e probabilmente era successo che aveva sperato in una parodia di me stesso. Se lo vedete ditegli che ho rinunciato.

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editoriale di zzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

Guardiamoci negli occhi, a me 'sta faccenda di DeBaser piace parecchio.
Ci scrivo la tesi, tiro dentro il mio professore di Musicologia e finiamo a Radio3.
Re Magi che portano l'opera di evangelizzazione spontanea e non autoritaria di DeBaser come prezioso incenso sdoganato per la comunicazione di massa.
Ma niente di preparato, niente fogli né domande concordate. Prima della diretta stringo i guantoni e mi abbraccio forte al cartone di succo d'ananas (portato da casa, nel caso mi si felpasse la lingua) mentre i due paciosi esperti al mio fianco discorrono di Schönberg di cui mi ricordo di non sapere una mazza.
Si va. Stretching all'angolo del ring, con G che mi sprona via sms «sii calmo come il bradipo maturo ma deciso come 100 elefanti, e che il Ruminante Accovacciato sia con te».
Sbianco, appena il conduttore legge le mie quattro righe di recensione su Charles Mingus: mezza risata da jazzista nero e gancio destro al volto. Scarto di lato ma una cosa bella forse la dico: l'idea è che si può e si deve criticare la musica lontano dai canoni tradizionali.
Suono della campanella, salvataggio sul limite.

Sinistro. Gira schiva saltella. Destro sinistro. Quando mi chiedono l'obiettivo della mia ricerca musicologica con una scarica di "tra virgolette" e "assolutamente sì" piazzati ogni due frasi mando a segno una gragnuola di colpi precisi e riparto a bomba con la storia di DeBaser, come se raccontassi una bella favola... e ci credo.
Guardiamoci negli occhi, a noi piace pensare che la musica sia un libero «fare» e un libero «dire».
Assolutamente sì. Tiè.

Stiamo vincendo ed il conduttore lo sa: è un discreto peso massimo, ma dietro quegli occhi vedo la saggezza istituzionalizzata del giornalista spiazzato da centinaia di stronzi disinvolti e creativi che se ne sbattono dello studio rigoroso e della competenza (chisseneincula!) in favore della fantasia, del gusto personale, dell'indipendenza.
Destro corto, gancio sinistro.
14.000 recensioni tra narcisismo e partecipazione democratica.

Ti conviene chiamare i rinforzi, perché siamo bellissimi.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Un tempo la conoscenza musicale avveniva per gradi. Con tanto sudore e tanta fatica. Era difficile, a volte impossibile, reperire certe cose: si chiedeva in giro, ad amici e negozianti, ci si sbatteva, si cercava freneticamente nelle riviste specializzate. Sudore, tempo, costanza e fatica. Dedizione.
Ora la pappina è già pronta. Basta una connessione internet, anche scarsa, ed è tutto lì che aspetta di essere consultato: biografie, discografie, monografie. Bastano un paio d'ore libere (ma anche meno) per farsi una cultura sul kraut, esplorare il post rock dalla A alla Z, fare amicizia con le neoavanguardie. La pappina è già pronta e pre-riscaldata, di facile fruizione. Ed il sudore? La fatica? La dedizione? Via... nell'armadio, sotto naftalina, insieme a quella giacca che è fuori moda da almeno quindici anni.
Ci mancheranno, ma forse ce ne faremo una ragione.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Nel paese dove sono nato nei giorni delle elezioni escono tutte queste facce brutte, alla televisione le veline mostrano il culo per farsi sentire dagli indecisi e io non capisco piu' chi avrei voluto votare. Resuscitano i morti e si sparpagliano un po' dappertutto, i mentecatti votano a destra, gli imprenditori a sinistra e io non capisco piu' chi mi tocca odiare. Ieri sera stavo scorreggiando davanti alla televisione, c’era uno che mi ricordava Berlusconi: diceva Gus Van Sant che cio' che si dice non avrà mai senso se non c’e' qualcuno che sta guardando. “Coglione!” urla Berlusconi – guardavo il culo grosso di Luciana ma l’ho sentito lo stesso. “Asshole”, traduce la giornalista e il suo culo e' adeguato alla serata. “Coglione, coglione” mi dice Luciana che impara sempre presto, neanche lo sa cosa vuol dire ma c’e' andata vicino. Passiamo alle notizie internazionali.
Diciotto anni fa Wei Jingsheng macchiò di rosso una foto di Mao Tze Tung e per punirlo lo condannarono a vivere: 18 anni di percosse l’hanno completamente rincoglionito, ora che e' resuscitato neanche il fratello riconosce piu' e non e' piu' un uomo. E adesso per par condicio un paio di tette.

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editoriale di MaledettaPrimavera

La storia del mondo, e specialmente quella dei nostri giorni, insegna che le donne saranno dimenticate se esse stesse dimenticheranno: avere due chiappe è come vivere con un eterno nemico inflazionato dai ricordi. Se c’è una cosa che ho capito, è che le donne possono simulare un orgasmo ma gli uomini possono simulare una relazione.
Mi piacerebbe se potessimo condividere il ciclo mestruale al quale siamo costretti a soffrire mensilmente. Magari è questa la ragione per la quale gli uomini sono le uniche bestie a dichiarare una guerra – poichè avranno bisogno di sanguinare con regolarità.
Molti ragazzi pensano che più grosse sono le tette, meno intelligente è la donna. Non sono d’accordo: suppongo sia probabile l’inverso. Più grandi sono le tette meno intelligente diventa l’uomo.
Ci sono molte cose più facili nella vita che trovare un uomo decente: alcune donne passano metà della loro esistenza ad aspettare l’uomo che le sposi, e l’altra metà a capire perchè. La sola possibilità che ha una donna di cambiare un uomo è quando questo è un neonato.
Inoltre non mi capacito dell’esistenza di ginecologi maschi: mi danno la stessa impressione di un meccanico che non abbia mai avuto una macchina. Una antica teoria recita: “Sposa un uomo vecchio, poichè sarà più maturo”. La mia teoria è: “Gli uomini non maturano. Sposa uno giovane”.
Le donne hanno sempre l’ultima parola in ogni litigio. Qualsiasi cosa un uomo dica dopo non è altro che l’inizio di un nuovo litigio.

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