editoriale di zzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

Guardiamoci negli occhi, a me 'sta faccenda di DeBaser piace parecchio.
Ci scrivo la tesi, tiro dentro il mio professore di Musicologia e finiamo a Radio3.
Re Magi che portano l'opera di evangelizzazione spontanea e non autoritaria di DeBaser come prezioso incenso sdoganato per la comunicazione di massa.
Ma niente di preparato, niente fogli né domande concordate. Prima della diretta stringo i guantoni e mi abbraccio forte al cartone di succo d'ananas (portato da casa, nel caso mi si felpasse la lingua) mentre i due paciosi esperti al mio fianco discorrono di Schönberg di cui mi ricordo di non sapere una mazza.
Si va. Stretching all'angolo del ring, con G che mi sprona via sms «sii calmo come il bradipo maturo ma deciso come 100 elefanti, e che il Ruminante Accovacciato sia con te».
Sbianco, appena il conduttore legge le mie quattro righe di recensione su Charles Mingus: mezza risata da jazzista nero e gancio destro al volto. Scarto di lato ma una cosa bella forse la dico: l'idea è che si può e si deve criticare la musica lontano dai canoni tradizionali.
Suono della campanella, salvataggio sul limite.

Sinistro. Gira schiva saltella. Destro sinistro. Quando mi chiedono l'obiettivo della mia ricerca musicologica con una scarica di "tra virgolette" e "assolutamente sì" piazzati ogni due frasi mando a segno una gragnuola di colpi precisi e riparto a bomba con la storia di DeBaser, come se raccontassi una bella favola... e ci credo.
Guardiamoci negli occhi, a noi piace pensare che la musica sia un libero «fare» e un libero «dire».
Assolutamente sì. Tiè.

Stiamo vincendo ed il conduttore lo sa: è un discreto peso massimo, ma dietro quegli occhi vedo la saggezza istituzionalizzata del giornalista spiazzato da centinaia di stronzi disinvolti e creativi che se ne sbattono dello studio rigoroso e della competenza (chisseneincula!) in favore della fantasia, del gusto personale, dell'indipendenza.
Destro corto, gancio sinistro.
14.000 recensioni tra narcisismo e partecipazione democratica.

Ti conviene chiamare i rinforzi, perché siamo bellissimi.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Un tempo la conoscenza musicale avveniva per gradi. Con tanto sudore e tanta fatica. Era difficile, a volte impossibile, reperire certe cose: si chiedeva in giro, ad amici e negozianti, ci si sbatteva, si cercava freneticamente nelle riviste specializzate. Sudore, tempo, costanza e fatica. Dedizione.
Ora la pappina è già pronta. Basta una connessione internet, anche scarsa, ed è tutto lì che aspetta di essere consultato: biografie, discografie, monografie. Bastano un paio d'ore libere (ma anche meno) per farsi una cultura sul kraut, esplorare il post rock dalla A alla Z, fare amicizia con le neoavanguardie. La pappina è già pronta e pre-riscaldata, di facile fruizione. Ed il sudore? La fatica? La dedizione? Via... nell'armadio, sotto naftalina, insieme a quella giacca che è fuori moda da almeno quindici anni.
Ci mancheranno, ma forse ce ne faremo una ragione.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Nel paese dove sono nato nei giorni delle elezioni escono tutte queste facce brutte, alla televisione le veline mostrano il culo per farsi sentire dagli indecisi e io non capisco piu' chi avrei voluto votare. Resuscitano i morti e si sparpagliano un po' dappertutto, i mentecatti votano a destra, gli imprenditori a sinistra e io non capisco piu' chi mi tocca odiare. Ieri sera stavo scorreggiando davanti alla televisione, c’era uno che mi ricordava Berlusconi: diceva Gus Van Sant che cio' che si dice non avrà mai senso se non c’e' qualcuno che sta guardando. “Coglione!” urla Berlusconi – guardavo il culo grosso di Luciana ma l’ho sentito lo stesso. “Asshole”, traduce la giornalista e il suo culo e' adeguato alla serata. “Coglione, coglione” mi dice Luciana che impara sempre presto, neanche lo sa cosa vuol dire ma c’e' andata vicino. Passiamo alle notizie internazionali.
Diciotto anni fa Wei Jingsheng macchiò di rosso una foto di Mao Tze Tung e per punirlo lo condannarono a vivere: 18 anni di percosse l’hanno completamente rincoglionito, ora che e' resuscitato neanche il fratello riconosce piu' e non e' piu' un uomo. E adesso per par condicio un paio di tette.

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editoriale di MaledettaPrimavera

La storia del mondo, e specialmente quella dei nostri giorni, insegna che le donne saranno dimenticate se esse stesse dimenticheranno: avere due chiappe è come vivere con un eterno nemico inflazionato dai ricordi. Se c’è una cosa che ho capito, è che le donne possono simulare un orgasmo ma gli uomini possono simulare una relazione.
Mi piacerebbe se potessimo condividere il ciclo mestruale al quale siamo costretti a soffrire mensilmente. Magari è questa la ragione per la quale gli uomini sono le uniche bestie a dichiarare una guerra – poichè avranno bisogno di sanguinare con regolarità.
Molti ragazzi pensano che più grosse sono le tette, meno intelligente è la donna. Non sono d’accordo: suppongo sia probabile l’inverso. Più grandi sono le tette meno intelligente diventa l’uomo.
Ci sono molte cose più facili nella vita che trovare un uomo decente: alcune donne passano metà della loro esistenza ad aspettare l’uomo che le sposi, e l’altra metà a capire perchè. La sola possibilità che ha una donna di cambiare un uomo è quando questo è un neonato.
Inoltre non mi capacito dell’esistenza di ginecologi maschi: mi danno la stessa impressione di un meccanico che non abbia mai avuto una macchina. Una antica teoria recita: “Sposa un uomo vecchio, poichè sarà più maturo”. La mia teoria è: “Gli uomini non maturano. Sposa uno giovane”.
Le donne hanno sempre l’ultima parola in ogni litigio. Qualsiasi cosa un uomo dica dopo non è altro che l’inizio di un nuovo litigio.

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editoriale di Hybris

Napolitano, titola l'Ansa, sentirà gruppi e leader di partito. Perchè non fargli sentire gruppi drone?
I vantaggi sono molteplici e ben visibili: il drone, per quanto lento, è pur sempre più veloce della politica italiana. Basta sorrisi, battute e bazzecole: i Sunn O))) non ridono mai. Basta con gli schiamazzi in Parlamento: il drone è tutto strumentale.
Al Senato e alla Camera, Steve Von Till e Aaron Turner; con una maggioranza virtuale e reale pari al 100 % dei membri delle camere, perchè ormai essere fan, ascoltatori e supporters di sludge, post-metal, post-hardcore e post-culo, non è solo questione di cervello, è anche questione di atteggio (ambito ben coltivato dalla politica italiana), e questo è un bene, per l'Italia...
Sarà un governo progressivo, sperimentale e avanguardistico: così avanguardistico che progetterà le riforme anche per il governo successivo al loro. E, se ci sarà il tempo (si sa, questi divi musicali hanno tempo da perdere) le faranno loro stessi. Il primo governo al mondo che riformerà le sue riforme: questo ci promettono i Sunn O))).
Su tutto, l'aura paterna e protettrice di Chuck Norris, colui che, in Origine, creò il Feedback, da cui tutto ebbe origine. Amen.

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editoriale di Dune Buggy

Sono piccole fiamme che ogni tanto si spengono, ogni tanto si riaccendono. Sono leggeri sussulti per il cuore, un po' di luce che viene a mancare. Una fiamma si spegne un po' di anni fa, quando vieni a sapere da voci di corridoio che la band del tuo cuore non farà più tremare il voltaggio. Vieni a saperlo da voci umane perchè ai tempi te lo sognavi internet, al massimo potevi darci un occhiata di straforo a casa dell'amico o nella gelida aula computer del liceo. Niente myspace e blog, non si poteva fingere che le star fossero tue amiche, niente messaggi privati al gruppo tanto adorato. L'artista era idolatrato e basta: era in alto sul palco, imponente, più alto degli amplificatori incolonnati uno sopra l'altro. L'artista era sul palco, e un attimo dopo decide che non ci salirà più. Poi arriva internet, i forum, gli mp3, le ultime frontiere del taping e del bootlegging, ti scarichi i brani di un concerto che la nuova band sta tenendo altrove nel globo, e in preda al demone della brama tecnologica a quella vecchia fiamma nemmeno ci pensi più. Poi arrivano i blog e l'artista bussa alla tua porta: sembra quasi al di qua del palco, qua sotto, con te, con quelli come te, con la massa multiforme e multicolore, ma quella fiamma continua a rimanere spenta. Infine scoppia l'era del myspace, in tempo reale il cantante ti avverte che il vecchio sogno è rinato, e mentre corri per rispondere a questo citofono virtuale non ti accorgi che la fiamma stenta a riaccendersi nell'aria elettronica che divide il tuo pc da quello del tuo idolo. E noti appena che si è spenta una fiammella ben più piccola, ma delicata, che usava avvolgere il tuo cuore con la luce del caminetto e farlo tremare con la neve più candida e pungente. Allora un greve presentimento comincia a pervadere la tua mente: per quanto la tecnologia si evolva, è arduo che riesca a dar vita a nuove fiammelle o che almeno eviti che si spengano quelle più preziose.
Addio Sodastream, bentornati Pumpkins.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Jared Leto sta attraversando il miglior tempo della sua vita. “E’ semplicemente fantastico!”, sputa al microfono il Vj di Much Music Tv: hanno appena trasmesso un video di 11 minuti di una band americana, "30 seconds to Mars". Il Vj ed io non andiamo molto d’accordo, forse perchè il termine Vj mi trasmette una sorta d’orticaria post-moderna, o forse perchè sono tre minuti che ripete “E’ semplicemente fantastico!” al ritmo di 50 dollari per ogni parere, mentre io ci avevo visto (a voler esagerare) una sorta di omaggio a certo cinema cinese, alcune esplosioni e sul finire gente piuttosto crudele. Il gruppo suonava qualcosa che si potrebbe definire emocore, ma non saprei come definire qualcosa emocore: ad ogni modo per fare una cosa emocore ha rifiutato un ruolo per Clint Eastwood.
I musicisti (in teoria) devono suonare, gli attori recitare; quando le due cose si incontrano viene (in pratica) qualcosa di francamente spaventoso: così per il country acquoso di Kevin Bacon, il jazz freak dell’Orchestra di Woody Allen, la carriera soul di Eddy Murphy, senza voler sfociare nel patetico. Per chi necessiti di approfondimento, Jared è uno dei due attori – l’altro Ralph Fiennes – che mi capita di seguire con una strana sorta di ansia, una cosa molto vicina agli ultimi residui di entusiasmo giovanile: aspetto solo che sbaglino per liberarmi pure di questo.
Se come il sottoscritto volete portarvi avanti con il lavoro e prenotarvi gli eroi del prossimo futuro, vi consiglio i The Twang: cinque pagliacci di Birmingham che suonano come gli Stone Roses che stuprano Eminem: non avendo più idee su come affrontare il pubblico hanno deciso di farlo con una spada da samurai sul palco, quindi decidiamo di spegnere la televisione.
“Ho guardato “Requiem for a dream” di nuovo e subito mi sono ricordato i primi mesi in questa città, quando tutto mi spaventava, e allora andavo a ballare al “Soho bar”, e continuavo a sentirmi disperatamente solo, come non lo ero mai stato. Ricordo che una volta non sono riuscito ad entrare al cesso perchè c’era questo ragazzo che s’era convinto di essere un'arancia, ed era pietrificato dall’idea di essere sbucciato vivo”.
“Quello ero io!”
“Ah! Comunque quelli sì che erano grandi giorni, mica questi!”

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editoriale di MaledettaPrimavera

Sono dunque trascorsi tre anni dalla pubblicazione clandestina del "Grey Album" (fusione parecchio ardita delle musiche del "White Album" con le liriche del "Black Album" di Jay-Z) e nelle alte sfere EMI il terreno sotto i piedi continua a tremare. Non che Danger Mouse sia ragazzo così talentuoso (la sua idea è risultata originale solo sulla carta) ma si calcola che le copie oramai in circolazione tramite il Web siano centinaia di migliaia, a scavalcare le spinose mura costruite sul copyright e sull'arroganza delle majors (alla EMI il catalogo Beatles è considerato una gallina dalle uova d'oro e dunque sacro), che predicano bene e raccolgono pure meglio.
Il terzo anniversario del "Grey Album" sancisce, in un'epoca di confusione, isteria d'intenti e repressione, l'inizio di una nuova era di cui però non se ne possono intravedere gli sviluppi. Ci stiamo avviando verso la scomparsa dei diritti d'autore così come li conosciamo? Ed è vero - come sentenzia "Entertainment weekly" - che internet è un gigante oramai pronto a divorare un sistema fatto di regole impazzite? Avrà ancora senso - nel futuro più immediato - parlare di supporto fisico per la musica? Io continuo a non capirci nulla e in questa guerra tra il bene ed il male non ho ancora inteso dove sia da distinguere quest'ultimo.
Intanto (che alla EMI piaccia oppure no) il Grey Album continua a viaggiare nei processori di tutto il mondo, e anche se a me era sembrato un qualcosa francamente inutile, non possiamo non ricordare di come (purtroppo) le più grandi rivoluzioni siano raramente nate da ottime menti, e in nessuna delle due cose ci credo ormai più.

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editoriale di MaledettaPrimavera

1. Inventa una scena che non c'entra nulla con quello che suoni. I Klaxons, cosí come definiti da "Guide", suonano un "miscuglio spontaneo di rave music e (udite udite, ndr) rentagob session di uccelli gementi". In alternativa per i piú esigenti si puó sempre suonare una frittata (rigorosamente spontanea) di beetlebum talking to a brickwall, con spruzzi di pornornitorinchi istericamente pop. Alla fine é divertente.
2. Non far caso a chi critica le tue scelte commerciali. Dichiarazione del chitarrista (tale James, Jamie, forse Jack): "Mi dicono: hai firmato per l'etichetta delle Girls Aloud! Si, é vero, ma le hanno aiutate a raggiungere il successo, e le Girls Aloud sono un fottuto gruppo pop da paura!". In alternativa, si puó aggiungere una leccata spontanea e soprattutto spaventosamente esilarante.
3. Capitalizza l'essere abbastanza bello rimuovendo dai video i tuoi piccoli difetti, e fingendo che tutto il mondo sia una sola, enorme, inesauribile CHIAVATA. "It's sexy, innit? It's what people WANT. A sexy-pop video!". In alternativa si puó cambiare posizione, ma lo si prende sempre da dietro.
4. Lascia che i tuoi fan facciamo il lavoro sporco. Organizzali bene; forum, chats, riviste, un organigramma piramidale con una base larga e un apice stretto: il tuo portafogli.
5. Pretendi di essere acculturato. Fai finta di leggere libri. Ovviamente sempre gli stessi, nessuno li legge ma tutti li tengono pronti sulla lingua: Burroughs, Brautigan, in alternativa Ballard (piú raro).
6. Sii un cazzone, ma sii cazzone in modo educato. Leggiamo insieme il "The Guardian": "Nei Klaxons c'é sempre questa eterna proiezione della droga come motore di ispirazione, droga pesante, da rave, per aumentare l'appeal, ma il trio conserva una incredibile abilitá nel restare sensibile verso gli impulsi esterni". Ma cosa cazzo significa? In alternativa c’é sempre la possibilita che sia la proiezione di un sistema di parole crociate.
7. Conosci il tuo nemico. Nel momento in cui i lettori del piú grande magazine votano singolo DI TUTTI I TEMPI quella ciofeca spaventosa e sinceramente inascoltabile di "Chasing Cars" degli Snow Patrol, vuol dire che una rifondazione delle regole della musica alternativa, indie o quello che vogliono, si rende necessaria. In alternativa possiamo sempre cambiare interessi: Tolstoj, David Lynch, il socialismo rivoluzionario.
8. Impara a confrontarti con gli Oasis. Dichiarazione di James (Jack, forse Jojo): "Mi farebbe piacere che Noel (Gallagher, ndr) ci apprezzasse!" (guadagno di voti a sinistra). Continua: "Ma l'altro giorno ha dichiarato che ascoltarci é per lui una tortuna disumana" (perdita immediata di voti al centro). Interviene il compare, Simon, Sailor, o forse Seymour, insomma il cantante, o forse il bassista. Dice: "Mi fa godere il solo pensare che i Gallagher non mi apprezzino! Fuck them!" (acquisto immediato del bacino dei voti di destra).
9. Sii abbastanza giovane da farmi sembrare vecchio. 18 anni, 19, al massimo 20. Hanno fatto in modo che se hai 23 anni sei giá morto, tagliato fuori, puoi avere queste buone idee ma nessuno piú ha il dovere di stare a sentirti. E mi guardano storto come se volessero sforgarsi con me perché continuo ad invecchiare.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Miglior Film. Ho deciso finalmente di vedere “The Departed”, se non altro convinto dalla prevedibile consegna delle statuette. Sono sempre dell’idea che Scorsese sia un buon regista con un talento particolare nel saper scegliere gli attori: quelli di “The Departed” formano un cast stellare, buono appunto per la nomination come Best Picture, ma sono lontani gli anni del cinema puro e ingenuo, De Niro che diceva “I got no choice!” con l'accento di mio padre, e bastava questo per mettermi a piangere. Due ore di dialoghi serrati e Scorsese si salva solo grazie al colpo di scena finale: vincerà comunque (molto più bello “Babel”, dell’ottimo Alejandro Inarritu, quello per intenderci di “21 grams” e “Amores Perros”, che nell’ultima fatica fa tutto da solo e pure molto bene: perderà comunque).
Miglior attore/attrice. Praticamente un trionfo del trash questa edizione, se si toglie l’unica nomination decente: il surreale e tirannico Forest Whitaker di “The Last King Of Scotland”, per il quale la critica ha finalmente fatto il suo dovere, e cioè incensare senza scadere nel patetico. Non vincerà comunque, in quella che si prospetta una battaglia da togliere il respiro: Eddy Murphy contro Will Smith. Se è vero che il cinema delinea i movimenti sociali, mi pare di capire che quest’anno gli irlandesi resteranno morti di fame, gli africani si stermineranno e i neri ci faranno ridere per forza: c’è da scoprire che fine abbiano fatto i mafiosi.
Miglior regista. Vincerà Paul Greengrass, uno che ha provato a convincermi a spendere dieci sterline per il terzo film consecutivo sul disastro dell’11 settembre, e di decidere se credergli (l’aereo United 93 si schiantò su Shanksville per mano terrorista) o restare fedele alle mie impressioni (l’aereo si schiantò su Shanksville per mano aliena). C’è da scoprire solo che fine abbia fatto l’aereo, ma aspetto che facciano ancora un’altra decina di film, e poi mi faccio influenzare dalle sottigliezze.
Migliore sceneggiatura. Il titolo è “Borat”, e lui Sacha Baron Cohen; la storia quella di un Kazaco, e il senso quello di capire il sogno Americano sapendo come uniche parole d’inglese “I like you, do you like me?”. Non lo so chi vincerà, ma di sicuro non il mio film dell’anno, di cui però mi hanno dato la soddisfazione della nomina, sebbene sia l’unico film senza alcuna ombra di sceneggiatura.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Per una strana coincidenza mi sono ritrovato a parlare con Joel Tammik, una delle nuove e seguite leve della realtà Ambient contemporanea, e delle fortunate esperienze del sottoscritto, insieme a quella con Senait Mehari, musicista eritrea abbandonata all’età di sei anni ed arruolata nell’esercito ribelle. “Se voglio vedere la guerra” – ci diceva mentre mi sbronzavo come una bestia – “non ho bisogno di sparare”. Una bella persona Senait, con gli occhi che mi raccontavano la nostalgia del deserto. Fortunata esperienza anche la scimmia scappata dallo Zoo di Londra due settimane prima, e che chissà perché m’era parsa di vedere tra le strade di Brixton: le sarà venuta nostalgia della giungla. Estone, spirituale, profondamente coinvolto nella sua esperienza, ecco Joel Tammik: restare romantici senza lamentarsi in eterno della disillusione. “Richiamare l’estate, ma vivendo uno scuro e freddo giorno d’inverno. E’ un po’ questo il segreto. Non riuscirei mai ad immaginare la mia vita in un posto dove non possa trovare il mare o un fiume accanto. Molto probabilmente mi prosciugherei”. Nessuno più si affaccia sopra un fiume, Joel, hanno perso il gusto di affacciarsi sopra un fiume. L’altro giorno dico a uno: ma perché non ti vai a fare una passeggiata? Chessò, vai ad affacciarti sopra un fiume. “Dove sono nato le cose sono più influenzate dai sentimenti locali, per niente connesse con gli avvenimenti e le vicissitudini del mondo. La zona non è molto grande, ma la gente fa cerchio intorno e sostiene la musica di qualità”. L’ultima volta che sono tornato a casa e la gente si stringeva fu al Concerto del Primo Maggio, un giovane missino mi passava un volantino, "A fianco dei morti di Nassiriya". No, gli dissi, non sono d'accordo amico ariano: trovo ingiusto stare a fianco di quelli vivi e altrettanto ingiusto troverei alla mia giovane età stare di fianco ai morti. “Adoro viaggiare in motocicletta. Quale cosa può un uomo trovare più interessante di guidare attraverso piccoli villaggi in strani paesi. Sono così passato per numerosi luoghi europei, la parte occidentale dell’Italia (è la prima volta che sento dividere in verticale, ndr) mi aspetta per scoprirla, ma c’è sempre tempo per ogni cosa”. Mia sorella s'è trasferita lì da dieci anni e sul muro durante la guerra in Afghanistan qualcuno ha scritto "Napoletano razza da sterminare", a ricordarmi che m'ero scordato da dove vengo. Ogni volta mio padre pare invecchiato di cent'anni, ma siamo troppo deboli per dire che già ci manchiamo, così parliamo di stronzate. Gli dissi: Babbo, ho conosciuto una ragazza - Kimi - mezza indiana: era una giornata di sole e m'era sembrata così gentile che ho sentito il dovere di dividere la notte. A mio padre quasi venne un colpo: quarant'anni di fabbrica l'avevano convinto che la fine del mondo fosse in qualche posto nella parte occidentale dell’Italia. E adesso che dormo con una nuova anima delicata, già domani mi sentirò così solo che non saprò da dove cominciare, così comincerò con l'odiare lei.
(Intervista completa all'interno DeRecensioni.LeAltre©)

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editoriale di G

Ciao,
ho letto le tue recensioni e devo dire di essere rimasto molto colpito dalla tua capacità di spaziare tra epoche e generi e dal modo con cui riesci a coniugare un approccio ed uno stile inconsueti ad una grande documentazione di fondo.

Mi presento: sono l'editor in chief (ma va a cagare) del sito www.debaser.it e mi farebbe molto piacere che scrivessi qualcosa per noi: se ti va dai un occhio al sito e fammi sapere che ne pensi: la mia mail privata è: editors@debaser.it

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editoriale di MaledettaPrimavera

Sarà perchè sto invecchiando nel peggiore dei modi che fatico sempre più a stare dietro: il sottoscritto non ha mai scaricato una sola canzone, nè avrebbe la minima idea di come fare. Eppure è un anno storico per la pop music: abbiamo sempre questo esercito di gnocche dai nomi di prodotti per disfunzioni sessuali (Leona, JoJo, Fergie, Ciara), gnocchi bianchi dal nome di mocassini per truzzi (Timberlake), gnocchi neri dal nome di guerra chimico-battereologica (Akon); la solita, impietosa invasione di catenoni e crocefissi rap con la J (Jim Jones, Young Jeezy, Jay Z); mummie imbalsamate (Take That) e putrefatte (P.Diddy); ma un occhio attento noterà come – ad esempio – i Koopa siano diventati il primo gruppo senza contratto ad entrare nella Top100 inglese di tutti i tempi.
La verità è che le classifiche di questa settimana sono le prime ad includere anche i downloads, cioè i parenti dei Koopa, più gli amici e con ogni probabilità qualche amico degli amici; e questo anche se la canzone non esiste in formato fisico.
Quando decisi in gioventù di votarmi alla musica (e alle menzogne dei grandi mafiosi che la gestiscono), si era in piena invasione grunge: ogni operazione era tesa a spingere un singolo il più in alto possibile, nessun problema se lo stesso poi crollava di colpo: la prima settimana era tutto ciò necessario per la presentazione dell’album. Entrava in uso l’espressione “Buying team”: gente pagata per comprare dischi nel tentativo di spingere in alto le vendite immediate. Cambiare le charts ci dirà di più su noi stessi, e cioè che nessuno è destinato a cambiare. Significa che la musica di merda (cioè la quasi totalità) avrà vita ancora più lunga nelle classifiche dei più votati lavaggi del cervello; significa che dopo la scomparsa del vinile adesso faranno scomparire il piacere del formato fisico, aiutati da queste orde di giovani in connessione a tempo indeterminato, come un lavoro all’ufficio del catasto, un esercito di esseri autistici in perenne e totale download: impareranno a conoscere centinaia di titoli di musica ma non avranno una cazzo di idea su quale possa esserne il suo significato.

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editoriale di Hal

Non c'è niente di meglio di un bicchiere di vino rosso per lubrificare una conversazione, tranne forse due. Quella sera comunque non ricordo di averli contati. Ricordo invece che, dopo aver stappato una bottiglia di Terre Brune del 2001, c'è voluto davvero poco per veder scorrere accanto al vino fluenti parole su uno dei nostri argomenti preferiti: la musica. Banali argomentazioni condivise sulla povertà del panorama musicale odierno sono state le migliori premesse della discussione. Queste pian piano ci hanno portato a sfogliare con curiosità una prestigiosa rivista mensile alla ricerca di novità interessanti, in grado di smentirci. Lì, con sommo stupore, abbiamo scoperto l'esistenza di un disco appartenente al genere "Fast Folk". "Fast Folk? E cos'è?"

Lo spunto classificatorio del recensore e i vapori etilici ci hanno così portato a filosofeggiare a lungo sul fatto che affermare un "Fast Folk" presupponeva probabilmente l'esistenza di uno "Slow Folk". Però, questa logica ineccepibile e alcolica, fonte di narcistica soddisfazione, risultava nella sostanza inutile, poiché non ci aiutava a capire cosa effettivamente fosse l'uno (Fast) ed eventualmente l'altro (Slow). Di qui una domanda: le incomprensioni manifestatesi nascevano dalla nostra ignoranza, oppure dall'incapacità comunicativa del recensore o ancora da entrambe? Preso atto che la nostra ignoranza crassa in materia era da ritenersi certa, indiscussa, pacifica, rimaneva il dubbio sull'eventuale sussistenza della seconda ipotesi. Così dopo ben sette minuti di drammatica tensione nel cercare una risoluzione al dilemma, accompagnati da un'incerta rilettura a voce alta della recensione, alla fine prima ci siamo arresi, poi abbiamo assolto il recensore, quindi abbiamo dato tutta la colpa dei dubbi al vino, stappando per punizione una seconda bottiglia (tiè!). Poi mezzo ubriachi ci siamo ascoltati un bel disco folk, senza domandarci se fosse "Fast" o "Slow" e 'fanculo alle classificazioni.

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editoriale di Galakordi Urtis Krat

Ci sono almeno quindici versioni diverse e le correzioni non hanno mai fine. C'è sempre qualcosa da cambiare. Il regista si accorge continuamente che quel dato particolare appare stonato e che deve interrompere le sue attività, proiettarsi al tavolo da lavoro e modificare l'aspetto di quel pezzo di film. Accade in media ogni notte quando i suoi compagni di casa sono già andati a dormire. Succede in continuazione che si accorga che qualcosa non va e debba essere cambiato, e si adopera in modo da riuscire a sedersi al tavolo da lavoro e modificare un colore o un contrasto in un infinitesimo di millimetro nel minor tempo possibile, poichè più il tempo passa e più altri errori vengono a galla, e le imperfezioni si sommano a un punto tale da costringerlo ad autofilmarsi con una videocamera amatoriale durante il processo creativo, in modo da non perdere nemmeno un attimo della sua doppia scansione del reale. La sua carriera è agli inizi, e tuttavia già si accorge di come più i particolari da modificare salgono a galla e più gli stessi si facciano irrilevanti nonostante continuino a costituire dei punti imprescindibili su cui nessun discorso può tenere in senso contrario. Da un punto di vista oggettivo la logica dell'artista in sé è già andata a puttane, poichè nessuno che guardi il film con un minimo di partecipazione noterà alcun errore, mentre lui, e soltanto lui continua a vedere nella continuità soltanto la scansione degli errori e delle imperfezioni che credeva di aver sanato. Ogni intervento di modifica si somma agli altri, fino al punto in cui i fotogrammi non sono più riconoscibili come indici di un originale, né come originali, poichè gli strati di correzione si sono sommati talmente tanto l'uno sull'altro che il film non passa più nel proiettore, e che cosa rappresentino quelle ombre deformi che si muovono sul fondale di quelle immagini scurissime lo sa soltanto lui.

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editoriale di Hal

Sarà per il costante ripetersi delle identiche forme del rituale, ma faccio davvero fatica a pensare senza irritazione al capodanno imminente: brindisi, sorrisi, feste, cenoni e naturalmente auguri ad libitum. E proprio gli auguri sono forse il problema maggiore, più che altro perché, dai primi di Dicembre in poi, fra fugaci incontri nella ressa dei negozi, sms, mail e quant'altro, non finiscono mai ed alla fine la loro ripetizione estenuante - attiva e passiva - sembra svuotarne il senso reale, se mai ne esiste uno. In più capita abitualmente di dimenticarsi di porgere i propri auguri a qualcuno o al limite di essere dimenticato. Se il secondo caso non è un problema, il primo può diventarlo, specialmente se sei geneticamente distratto e con tanti amici permalosi.
Se poi sei anche un web-tossicodipendente, dovrebbe essere naturale formalizzare gli auguri ai membri delle varie community, cui tutti i web-maniaci - categoria cui ti pregi di appartenere - capita di bazzicare più o meno intensamente. E qua i problemi aumentano ancora, più che altro perché, talvolta, non sai nemmeno a chi stai porgendo i tuoi auguri. La moltiplicazione dei troll e dei fake, che manco Gesù Cristo con i pani e i pesci, comporta, infatti, lo sviluppo formale di una moltitudine di relazioni, spesso fittizie, che di fatto risultano potenzialmente riconducibili a poche effettive unità.
Ecco dunque l'augurio all'irriducibile e duro del forum, ma anche alla timida, romantica e sognatrice utente, magari sospettando, se non sapendo, che alla fin fine sono la stessa persona, suddivisa dall'invincibile tentazione della sempre più diffusa schizofrenia virtuale. Che fare allora davanti a questa continua dissoluzione dell'io? Suddividere di conseguenza anche gli auguri? Oppure ottimizzare lo sforzo con un augurio al prezzo di due? Mah... pensandoci bene... forse l'unica è non pensarci troppo. In fondo anche nella vita reale l'ipocrisia delle maschere è all'ordine del giorno e non da oggi. Auguri quindi a tutti, anche doppi, tripli se non quadrupli, sperando che il nuovo anno riappacifichi anime suddivise in tanti misteriosi rivoli.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Presentato al mondo con uno sforzo mediatico ed economico senza precedenti (Selezione al Festival di Venezia, Festival di Toronto e Festival di Londra; titoli entusiasti su tutti i giornali; "Straordinario!” per il Times) “The U.S. vs. John Lennon” si introduce con una citazione di Yoko Ono: “Di tutti i documentari girati su John, questo è l’unico che avrebbe amato”. Si fa presto a capire il perchè: nel film dei fratelli Scheinfeld, John Lennon pare assomigliare più ad una sorta di Santo nell’ennesima leccata post-mortem (Ribelle=Bene, Governo=Male), piuttosto che ad un viziato e scontroso ragazzo con troppi soldi per salvare le mie chiappe, quando l’unica cosa che m’è sembrata di capire, arrivato stremato al termine di 90 minuti francamente insopportabili, è che nell’eterna lotta tra il bene ed il male non ho mai realmente sopportato nessuno dei due: di menzogne ve ne sono milioni ma la verità si vende al miglior offerente, se ve ne esitono più di una.
Eppure a sentire il Daily Telegraph, “Lennon ne emerge come la figura più forte dell’anno cinematografico”, ovviamente sorvolando alcune delle sue ipocrite acrobazie, come se fosse sufficiente esprimersi in forbite metafore per ergersi a paladino dei giusti.
Tra la verità dei finti rivoluzionari e la menzogna dei veri reazionari, avessi avuto i suoi miliardi mi sarei comprato il miglior offerente prima di tirare le cuoia: è proprio per questo che mi si vede tutti i giorni correre a perdifiato rincorso dall'ineluttabilità del destino; proprio per questo non è difficile trovarmi in un angolo in un attacco epilettico di toccata di palle: è perchè dopo aver assistito a 45 milioni di leccate di culo post-mortem, l'unica paura che m'è rimasta è di finirci dentro prima della rivoluzione.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Non capisco molto di religione, ma suppongo una delle certezze sia quella della sfiga dell’anima: se non sopravvivi a questo mondo di merda te ne regalano un altro, se sopravvivi invece te lo tieni. Ma non ci riderei, nell’Editoriale di Famiglia Cristiana ci stanno ancora scrivendo sopra.
Passando all'Editoriale della rivista musicale “Gramophone” (la più autorevole in ambito classico), Beethoven pur non sopravvivendo pare sia tornato: il genio dei nostri tempi è BonoVox, reincarnazione in soli duecento anni, ma non ci riderei: Gesù sono duemila anni che ci sta ancora pensando sopra. Una figura di stile, icona culturale, che desiderava un mondo migliore e la rivolta contro gli oppressori, s’è trasformata nel cantante degli U2: ospite regolare a Corte, liberale ma illuminato, punto di riferimento per l’aristocrazia.
Non capisco molto di religione, ma suppongo una delle certezze sia la promiscuità sessuale nel matrimonio: dopo cinque mesi vi siete così rotti il cazzo l’uno dell’altra che l’unico modo per attirare la sua attenzione è quello di farti trovare con un’altra donna.
In ogni caso se ti viene una malattia incurabile, una di quelle spaventose, in cui soffri come una bestia, l’unica possibilità è aspettare il compleanno della Regina e farti una passeggiata per Hyde Park, dove l’artiglieria della Corona fa un cambio di guardia e comincia a sparare all’impazzata colpi in nome di Dio e i Reali. Se non li cogli di sopresa e riescono comunque a mancarti, spostati nello Speakers’ Corner, cinque metri quadrati in un angolo del parco voluti dal Governo inglese nel 1872, per permettere il diritto di Assemblea e alla parola. Ancora oggi quando non hai niente da dire vai allo Speakers’ corner, dove ancora è legale la libertà di non dire nulla, e di sperare che qualcuno ti accoppi perchè non è d’accordo.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Su Rai1 venti minuti sul Papa e l’eutanasia, “La vita umana è sacra ed è vietato all’uomo interrompere questo percorso”. Su Rai2 un sondaggio caritatevole: la gente vuole sempre di più la pena di morte. Fa molto cristiano: al canone 2267 del Catechismo si insegna che “la Chiesa cattolica non esclude la pena di morte quando questa sia necessaria per difendere la società”. Tipo difenderci dalla Chiesa? Ma qualcuno che li rinchiuda in un manicomio?
Al Tg5 quindici minuti in apertura su Mario Scaramella, tuttofare leccatore, napoletano perfettamente integrato nell’arte di arrangiarsi: per una poltrona s’è beccato il Polonio 210, ce l’aveva qualche potente nel buco del culo.
Su Rai3 la storia di Lele Mora, Procuratore delle chiappe alla televisione, del mondo dorato, delle feste di classe; l’inventore dei reality show: l’Isola dei Famosi, il Famoso e la Pupa, il Grande Famoso, il Famoso e il Merdoso. “Droga? La detesto. Se qualcuna delle mie star tocca una canna la caccio via”. Ma chi? Lele Mora? Quello che s’è fatto il carcere per spaccio di coca? Adesso si parla di associazione a delinquere ed estorsione, ce lo doveva dire che era solo una questione di classe: la cocaina è classe A, lo spinello è dilettante.
Su Rete4 dopo il reality dell’Isola di Fede (10 bambini comunisti per votare contro i propri interessi si mangiano da soli), un’intervista a Luca Casarini. Ha chiesto il patrocinio legale gratuito, ma gli è stato negato: Casarini guadagna il triplo di me. Per inciso, lo vogliono condannare per una spesa a prezzo politico in un supermercato: lui ci ha messo la politica e i cassieri ci hanno fatto le spese.
Per fortuna che ci sono le forze di pubblica sicurezza a difenderci: gente onesta, che si batte per il nostro bene. Poliziotti Rambo, poliziotti Predator, carabinieri per la libertà, poliziotti poliziotti (i più pericolosi). “Noi non ci sentiamo rappresentati da questi fetenti e assassini al Governo!”, urlavano sul palco mentre me ne stavo per i cazzi miei a ripassarmi le domande esistenziali, stronzate tipo chi cazzo ero, da dove venivo, dove andavo, e soprattutto dove li mandavo.
Su Rai1 Rocco Buttiglione: “Noi del Centrodestra vogliamo che i giovani si innamorino e si sposino”. E farsi i cazzi propri ogni tanto?
Su Italia1 l’unica cosa decente della settimana, a SuperCiro: “Non siete voi che non capite: siamo noi che parliamo alla cazzo di cane”.

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editoriale di MaledettaPrimavera

Bilancia. Quando sei depresso Urano ti lascia immaginare di essere un ragazzo perfettamente integrato; precipiti con disinvoltura dai quartieri alternativi a quelli commerciali. Alla sera con tutte queste brutte compagnie preferisci proseguire la caduta insieme ai tuoi eroi: metti su il nuovo disco di Jarvis Cocker e vi incontrate sul fondo.
Capricorno. Strane serate quelle del represso: ti metti in disparte a guardare queste donne seminude - stasera sono venute dalla Spagna per odiarti e sei così arrapato che ti sniffi i sonniferi dei tori. Individui le peggiori: "Voglio dormire con fallite come te" le dirai, e loro vedranno quello che si può fare. Sul versante politico grandi speranze per chi sognava un mondo migliore; ti iscrivi a qualche sindacato antimafia: non vinci mai niente ma almeno muori presto.
Sagittario. Le forme rotonde di Giove incitano venti di passione dalle tue parti: passerai la settimana a guardare tutti i culi che passano mentre pensi a cosa daresti per ritornare giovane, ma ti scordi che quando eri giovane te li sognavi lo stesso culi del genere.
Acquario. A causa di Saturno ci vorrà un secondo per perdere la cosa che davvero ti rende te stesso, e tutta la costellazione per notarlo. La vita è breve e solo due le cose di cui preoccuparsi: fare del proprio tempo qualcosa di piacevole e sensato, e fare delle altre vite qualcosa di piacevole ma non sensato: lascia a loro di trovare il senso del perchè ti stiano a sentire.
Scorpione. L'amore regala momenti speciali ai nativi. Una vecchia fiamma ritornerà magistralmente architettata da Jarvis Cocker e da Marte che lo fronteggia. Voleranno paroloni in coppia, e siccome non vi siete mai ascoltati vi trovate benissimo: non capirete mai niente di quello che vi dite, però mentre le racconti a gesti che sono finiti i soldi lei penserà che sei molto divertente. Non ci vuole molto: non hai mai visto nessun altro ridere in questo posto.
Pesci. Sul versante del tuo futuro puoi sfruttare l'influsso di Venere in onda nel segno dello Scorpione se vuoi sopravvivere un'altra settimana. Le cose non potranno che migliorare, ma vieni a sapere che oramai sono anni che sono lì ad aspettare che tu peggiori.

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