editoriale di MauroCincotta66

Ehiii Gic!!! Dove vai così di fretta pedalando in bicicletta?!?! E fermati con noi a bere un pirletto … se non ricordo male Campari, giusto?

Si, giusto ma grazie no gnari (devo pur usare le locuzioni locali per senso di appartenenza, dopo 25 anni!), non posso, scusate ma stamattina mi sono svegliato con le note di “How” di John Lennon nelle orecchie e devo, dico DEVO, andare a casa e dare soddisfazione alle trombe di Eustachio con tutto “Imagine”, dall’inizio alla fine. Poi, magari, tiro fuori la Rolls dallo scaffale e ascolto anche “Let It Be”!

Ma dai … ma perché non ascolti la musica andando in bici e così puoi fermarti con noi?

Perché? Perché ho detto che devo ascoltare, non sentire! Ascoltare, chiudere gli occhi e coinvolgere partecipativamente il pensiero stimolato dalle onde sonore. Non fare nient’altro, solo dedicare tutti i miei sensi al piacere dell’ascolto.

E poi c’è la liturgia dell’ascolto in vinile, con i gesti che si ripetono, sempre gli stessi: accendo il giradischi e l’amplificatore; estraggo il vinile dalla sua custodia invecchiata dal tempo e lo appoggio delicatamente sul piatto; prendo la spazzola antistatica e, mentre il disco gira, tolgo la polvere dall’interno verso i bordi; stacco il braccio dal suo supporto; lascio dolcemente cadere la puntina sul bordo del disco e, finalmente, dopo tanto operare l’agognata gratificazione: il suono. Una marea infinita di frequenze che solo il vinile riesce a rendere.

Mi siedo nello stesso punto del divano, sapientemente posizionato rispetto alle casse, e so già che non mi alzerò fino alla fine del lato A. Quando la puntina smette di suonare musica e restituisce il vuoto della superficie non incisa, esco dallo stato d’estasi e mi alzo per girare il disco e iniziare l’ascolto del lato B. Senza interruzioni, senza skip, senza shuffle, senza remote control. Senza limiti all’immaginazione.

Ho già accumulato circa 250 vinili cercando di scegliere con cura cosa acquistare. Prima i grandi classici, poi quelli che mi hanno accompagnato in momenti indimenticabili della mia vita, fortuna che i due insiemi sono decisamente intersecati! Agli estremi della valutazione secondo questo parametro, ci sono i vinili/swiffer e i vinili/porco. I primi, dopo un paio di ascolti se ne staranno sullo scaffale per tanto tanto tempo a catturare polvere. I secondi si fanno ascoltare dall’inizio alla fine, senza soluzione di continuità. Non si butta niente e ringrazi per i solchi vuoti tra una traccia e l’altra che ti fanno riprendere per un attimo il contatto con la realtà. In questo caso, ogni tanto devi resistere alla tentazione, perché l’ascolto usura il vinile. (E “Imagine” è decisamente un Gran Suino Padano, con due quarti posteriori – la title track e la citata How – buoni per il Culatello di Zibello!).

Non compero mai compilation (solo rare eccezioni) o versioni successive, rifacimenti, extra vari o canzoni escluse. Mi interessa il disco originale, (anche se ristampa, ma rigorosamente riprodotta prima dell’era digitale), e mi interessa capire come è nato e perché l’artista è arrivato in quel momento a fare quell’album. Oggi è possibile conoscere l’intera produzione di un artista attraverso l’utilizzo di piattaforme di streaming musicale e magari approfondendo con la visione di interviste e live su YouTube. Ma tutto ciò non ti servirà a capire. Tutto troppo facile. Le cose bisogna conquistarsele con pazienza e dedizione. Un po’ come quando si andava in biblioteca per trovare materiale e scrivere la mitica ricerca assegnataci dal prof.

E poi, Il piacere di possedere oggetti è un qualcosa che accompagna l’essere umano da sempre, basti pensare ai corredi funerari risalenti già all’età del rame. È in questo solco che nasce il desiderio di avere un elemento concreto che attui la passione verso un artista. La passione: la spinta propulsiva senza la quale questa pratica sarebbe una meccanica raccolta di oggetti. “Nell’oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l’accordo, l’armonia che stabiliamo tra esso e noi, l’anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi.” (Cit. da “Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello)

Collezionare vinili è un’arte che si impara sul campo. Scoprire che le stampe migliori sono quelle giapponesi, sapere che I Pink Floyd etichetta Capital sono decisamente meglio di quelli EMI, che un vinile rimasterizzato è come una bambola gonfiabile, che il concetto di “Near Mint” di un greco non è uguale a quello di un tedesco! Vuol dire passione, pazienza e attenzione, con la consapevolezza che è tutto soggettivo.

Se, come me, ami la buona, vecchia musica (fino a metà anni 80), sei fortunato perché i dischi in vinile ti daranno il meglio dato che gli album erano nati per i vinili. E poi un disco in vinile non è soltanto un oggetto che consente di ascoltare musica trattata solo in modo analogico (e non è paglia …), è anche un oggetto visivo da consultare e mettere in bella mostra, come un’estensione culturale della nostra identità. Lo scaffale dei dischi parla di noi e non solo del nostro gusto musicale.

Qualcuno dirà: una boomerata. Certo che lo è. Per noi cresciuti a sbavare dietro le vetrine dei negozi di dischi, tutto ciò è un modo (stupendo) di tornare bambini e non c’è niente di meglio, per ricordarsi di amare la vita, che coltivare e proteggere l’immaturo che custodiamo gelosamente nel nostro profondo.

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editoriale di Stanlio

Saran anni che non assaporo questa ricatta, non se l'abbiano a male vegani & vegetariani qui presenti, ma al solo pensiero (giuro) mi viene l'acquolina in bocca come si dice, l'ultima volta me la preparò mia madre (una trevigiana doc, r.i.p.) col tocco finale di una bella ed abbondante spolverata di parmiggiano, da svenire e sì che un tempo era considerato un piatto della cucina povera, perchè mi vien da parlarne è presto detto, pare che la frontiera del cibo del futuro stia subendo notevoli spostamenti dell'asticella che faceva da barriera o confine, dopo i nidi di rondine, i cibi liofilizzati propinati agli astronauti nello spazio per economizzare il carico nella navicella e non farli degradare nel tempo, si è passati alle larve, coleotteri, lepidotteri, scorpioni ecc. ora stanno lavorando e già producendo tonnellate di carne sintetica per arrivare a questa ultima notizia appena letta: Arriva il riso di manzo: “Chicchi coltivati con cellule di muscolo e grasso animale”. È davvero la nuova frontiera del cibo sostenibile?

La quale ha provocato questo scarno scritto solo per dire che se siamo ciò che mangiamo come dicevano gli antichi beh la vedo mica bella per i posteri sul come saranno in base a cosa metteranno in tavola domani e gnente, tanto pe' di'...

PS me xè vegnia voja de farme proprio un bel risotin e de ricete in merito ghe ne sarà 'na strage, una par ogni region e paese italian...

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editoriale di Confaloni

Alcuni giorni fa sono state pubblicate notizie riguardanti le condizioni di salute di Alain Delon. I familiari hanno espresso preoccupazione dal momento che l'attore (all'età di 88 anni) sta seguendo un ciclo di cure intese a contrastare un linfoma a lenta evoluzione. L'attore sembra non passarsela bene, avendo confessato di essere stanco di vivere, come a voler fare intendere che un suicidio assistito sarebbe il minore dei mali giunti a questo punto.

Leggere simili notizie fa sempre impressione, specie se si tratta di personaggi un tempo alla ribalta in quanto attori o attrici. Il successo meritato, accompagnato dalla salute, possono indurre a credere che le ingiurie del tempo che scorre non valgano per sé stessi, ma solo per altri. Ma ovviamente la natura non guarda in faccia a nessuno e il decadimento senile arriva gradualmente, tanto che tempo fa si è appreso il motivo per cui da anni un attore di vaglia come Jack Nicholson non recita più: semplicemente non riesce più a memorizzare le battute di qualsiasi copione. E questo non gli giova proprio anche psicologicamente.

Prima ho scritto " suicidio assistito" e so che dietro simile formula nel recente passato italiano si sono verificati casi umani di grande risalto. I nomi di Eluana Englaro, Dj Fabo hanno interrogato tutte le nostre coscienze su quel ponderoso tema chiamato fine vita, ovvero fino a che punto vale la pena tenere in vita artificialmente persone cerebralmente morte. Insomma: in tali condizioni ci si trova di fronte ad una vita degna? E allora non sarebbe il caso di consentire una morte dignitosa? Un dilemma tosto e va detto che solo nel 2019 la Corte Costituzionale ha dichiarato non punibile l' assistenza medica al suicidio assistito. Resta comunque un vuoto legislativo poiché lo Stato italiano non è ancora riuscito a legiferare chiaramente sull' intera tematica e intanto ogni Regione tenta di emanare norme su una materia così spinosa, senza riuscirci.

Certo è che non si tratta solo di quei casi in cui le persone sono mantenute artificialmente in vita. Mi è venuto da pensare a coloro i quali, più o meno anziani, non trovano più i necessari stimoli per vivere. Il pensiero della decadenza senile può spaventare, così come può insorgere uno stato di depressione psicologica da cui non se ne esce. Mi aveva colpito apprendere, nel 2011, della decisione presa da uomo politico brillante e a suo tempo fascinoso come Lucio Magri ( fra i fondatori de "Il Manifesto") che, afflitto per la recente scomparsa della moglie, si era recato in Svizzera da un amico medico per sottoporsi a pagamento al suicidio assistito. Una decisione estrema e discutibile per chi crede nel valore sacro della vita. Eppure non penso che si possa imporre altrimenti a chi è ben determinato a decidere di compiere un passo liberatorio, se non si vuole più soffrire (e senza bisogno di recarsi in Svizzera per pagare un simile servizio). Resta il dilemma angoscioso di quale scelta adottare e lì si è soli con la propria coscienza.

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editoriale di Yftcfuf

Qua sul Deb non si parla mai di un'attrice cinematografica e co-sceneggiatrice di livello, una brava conduttrice-soubrette, un'ambasciatrice italiana nel mondo [pur essendo nata a Tunisi, era monsummanese-versiliese d'adozione] di un'estrazione culturale direi superiore a tutte le miss Italie prese una ad una [cit. Moreno Burattini].

Insomma parlo dell'appena spirata Elena Liliana Salvatrici Greco in arte Sandra Milo, che tanti sbarbatelli di ora purtroppo conoscono unicamente per la sua partecipazione a quella rivoltante trasmissione che risponde al nome de IL CANTANTE MASCHERATO [non ricordo nemmeno l'anno preciso].

Per fortuna, ehm, esiste Raiplay, e chi di famiglia buona Lo è, senz'altro si farà una cultura su Lei ed altre Muse di registi di punta, ma ora andrò al sodo ché non voglio fare il Carlo Conti della situazione. Ve Lo Confesso. Ho avuto, da ventenne, una bis-zia acquisita che aveva lo stesso identico modo di esprimersi della Milo, per cui mi venne da chiederLe se avesse una qualche parentela con quella signora, magari da parte di madre. Ebbene, siore (suore o spose) e siori (giasioni o tavoroghi), rullo di tamburi......................ERANO CUGINE DI 2° GRADO! un cuginotto viareggino della mamma di cognome faceva proprio SALVATRICI. E conseguentemente, uno di quelli miei è di colpo e contraccolpo baby-Erede di Sandra Milo. Visi(M)bilio!

Non incontrò in nessun caso l'altra Sandra della televisione genuina (vero nome Alessandrina), e questo fa molto Cyberpunk d'avanguardia, ma quest'è nulla! Diversi animi e spiriti patateschi la venerano-àvano-àrono come Icona Rock sabbiosa , da cui SAND+ROCCIA--> Sandroccia

Già, la Sandroccia, che risate intelligenti ci facevamo con Lei nell'antivigilia dell'Euro-farsa made in Bicameral Land...inoltre, lasciando stare i vacui gossippumi, è una delle poche nel mondo ad essersi reinventata Dama Narrante nel Teatro di spessore, in lavori che quasi nessuno s'ingraziò. Intraprese, per protesta, un duraturo sciopero della Fame.

Ottenne dunque, indomita, di lì a poco il premio alla Carriera, e Lo dedicò a tutti gli Italiani che l'hanno sempre difesa, piangendo e contagiando pure me che non me ne piangevo dai 13 anni d'età. Piangere da adulti è sinonimo di grande forza metabolica, chi non lo sa? rispondo io: 5 poveri stro...lghinisti. Ma detto cjò non scordiamoci le sue uniche 3, mirabolanti canzoni d'antan: «Cedronella» , interessante invettiva contro (il mercato de)gli Agrumi-frutti ogm, con punte di sarcasmo di matrice fumettistica; «Come si Fa?» (una Favola sul suo lato compositivo più che altro); la profezia in musica su Renat Captif Brunetta «IL NANO CLO CLOP» (dove CLOP probabilmente sta per Cavaliere, Lesto Occupòmmi Prono!). Tirando le

somme (-rughe), perché invece di Scalfaro(nzo) o il fu Ciappy [cit. Forattini], preparatori di quel fertile terreno riformista d'Elit per i 2 tristi successori, non l'avevano/avevamo proposta ed avuta-eletta-nominata Presidente(ssa) della Repubblica una donna così? Sincolar Mizdèiro [cit. Porcaro non Jeff]. Forse Lo era cazzutamente stata in Ecuador a ns insaputa. Già.

E ora, mi raccomando, siate teneri...la salma di questa leggenda cela un Tangata Manu che, a dire, non la manderà.

p.s. La Raffaele? L'Affina ora Ferale ora Rafferma fra Reali Leffe e Ranfielle, Respice Finem

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editoriale di Dislocation

L'Undici.


Un giornale sportivo argentino, alla notizia del suo gran rifiuto a passare alla Juventus per dieci centinaia di milioni (di allora...), lo definì, a tutta pagina, "Un Hombre Vertical".
Altro?


Sardo vero, nei fatti.
Diceva, lui, lombardo di Leggiuno: "Lo sport da solo non può essere in grado di cambiare una regione povera come la nostra..." Dove "La nostra" era la Sardegna, però.


Il Calciatore:

Un giorno si ritrovò in macchina Grazianeddu Mesina ed un po' si preoccupò, disse, ma Neddu voleva solo sincerarsi che lui non mollasse il Casteddu per la Juve o chi altro.

Di che parliamo? Delle famose rovesciate, delle giocate spavalde, di potenza infernale, del pallone lanciato a 120 all'ora che spezza in tre parti il braccio di un raccattapalle di nove anni, Danilo, appostato dietro la porta avversaria, le cui cure seguirà poi personalmente ed a cui dedicherà un pallone firmato da lui ed un goal contro la Lazio.
Della sua infanzia... Profondamente segnato da un'infanzia a dir poco precaria (il padre morì in fabbrica, trafitto da un profilato d'acciaio che gli squarciò l'addome e la schiena) non perdeva occasione, nelle pochissime interviste concesse, di denunciare il trattamento da bestie ricevuto al collegio cattolico dove la madre lo mise, non potendolo mantenere da vedova poverissima: "Noi poveri dovevamo guadagnarcelo, il pane dei preti, con preghiere e continue confessioni... solo così il don ci mollava da mangiare... brodaglia e schifezze, altroché... Tre volte, ne sono scappato..."
Era uno di quegli uomini cui bastava uno sguardo per giudicare l'altro ed uno per intendersi con chiunque.
Uno dei più bei ricordi d'infanzia mi vede allo stadio, sei o sette anni, io, a Genova, un Genoa-Cagliari, in cui lo chiamo a gran voce dal bordo campo, io genoano dalla nascita e, non so perché, lo salutai a grandi gesti. Lui, nel mezzo della partita, si voltò e mi sorrise, proprio a me, un bambino tra tanti adulti vocianti, con quel quarto di sorriso che gli era tipico, il suo, e accennò un saluto con la testa.
Nel 1968 il fulmine che gli incendiò e gli invase la vita, l'incontro con una donna, i due si innamorano, vanno a vivere insieme anche se, tecnicamente, lei è sposata. Scandalo, copertine di rotocalchi. Comunque vivono insieme quattro decenni, poi si separano e resstano amici, molto amici, insieme hanno fatto due figli, nati e cresciuti in Sardegna.

«Io un partito ce l'ho e mi sono sempre schierato da quella parte: il partito dei sardi. Io simpatizzo per chi sbaglia, per chi vive in un certo modo».
Ecco.

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editoriale di vibration

PARTE II

Continuai a chiedere cos'erano le perle nere, da dove venivano.

"Le perle nere" finalmente mi rispose ," non sono altro che ricordi dimenticati ,vagano finche non riescono a vedere la luce uscendo dagli occhi come lacrime,trasformandosi in Perle Nere, ma queste sono solo leggende".

"Ma perchè le lacrime diventano simili a Perle nere ?'" chiedo

"Forse perchè i ricordi soffrono a essere lasciati soli e diminticati a vagare per tempo. Chissa magari in una di queste perle nere è racchiuso un momento di felicità dimenticato, forse l'amore. La felicità che tanto cerchi forse era gia tua emica e tu l'hai dimenticata,lasciata sola in una solitudine infinita."

"Senti cane nero perchè ora che sono riuscito a eliminare i Ricordi trasformati in perle nere,perchè continuo a stare assai male ?"

"Perchè nel tuo esistere ore c'è un vuoto che ti spaventa perchè non sai come affrontarlo"

Mio Cane nero aiutami ,tu che sei il solo mio amico, ascolta "Credo di non aver conosciuto la Felicià. L'amore , La tranquillià , Le Vere gioie che la vita può donare. Ho conosciuto solo i dolori che la mancanza di esse mi provoca. Allora perchè non diventare amico della morte e godere dell'oblio che regala. Dovrò lasciare te mio solo amico.

"Caro mio tu non hai capito niente, Io non sono tuo amico. Mi nutro dei tuoi dolori, delle tue pene, delle Tue perle Nere se spaccandole contegono lacrime amare.. Potrei calpestarti e probabilmente domani sarò per te una nuova Perla Nera"

Mi sveglai con il mio Cane Nero che mi guardava sorridente, avevo la cerniera che divide l'esistenza dal non essere, avevo sul viso una lacrima che proprio non riuscivo a spiegarmi.

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editoriale di vibration

"La morte ?" insistetti, il suo sorriso si trasformò in una lacrima nera, una perla nera che rotolò sul mio viso,sul mio corpo fermandosi su una chiusura lampo.

" E questa ? chiesi gridando, iniziando ad aprirla.

"lasciala stare,non la toccare" gridò il cane nero, con delle perle nere che gli rotolavano giù per il muso. "E' la differenza fra esistere e non esistere".

Continuò "come posso esistere senza te? io che non so cosa sono Vita ,Morte ,Felicità. Per i miei occhi sono solo come quelle luci lontane nel cielo, buchi bianchi nel nero in alto, nulla di più"

Notai che perdete la coda, "non aver paura mio cane nero🖤 ma spiegami"

Inizio' " Se apri la cerniera sparisci ma non è la Morte 💀. Se la richiudi non credere di aver ritrovato la Vita, forse solo un fugace attimo di felicità se la riconosci.. Vita o Morte non è semplice come sembra, la differenza non la fa una cerniera aperta o chiusa, credi al tuo cane nero" .

"Allora Felicità,Vita e Morte cosa sono?" chiesi stanco.. Sono dei fantasmi che appaiono in fondo al pozzo nero o sono io il fantasma che appare a loro"

"Sono forse dei personaggi di un macabro teatrino dove solo io sono incosapevole pubblico nel buio dell'infinita sala"

"Ma tu mio cane nero 🖤 chi sei ? Sei forse un fantasma ? altro personaggio che con Fantasia , Morte e Vita si aggiunge ai personaggi del macabro teatrino dalla infinita sala buia ?" "Sei forse un Virgiglio, mia persola guida ? "

Raccolse delle perle nere me le porse gentilmente senza darmi risposta.

Fine Parte I

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editoriale di vibration

Una mente acuta pensava che i nostri cani sono il legame con il Paradiso

In una giornata soleggiata il mio cane felice corre, mi guarda interrogativo avvicinandomi a un Paradiso dove oziare non è noia, è Pace.

La Pace interiore è Felicità?

Guardai il mio cane nero scodinzolante. Guardandolo negli occhi gli chiesi "Sei felice ? "

"Non ho idea di cosa sia la Felicità, figurati se mi rendo conto se sono felice"

Ma Io sono felice ?

Ho una vaga idea cosa sia la Felicità ?

Sono in vita mia stato felice ?

TRIS DI NO

Ulrlando la chiamo, nessuna risposta.

Prendo in braccio il cane e salto in un pozzo nero.Nella caduta non vedo niente.Il cane sorridente mi sussura "Se vedi la Felicità fermiamoci".

Continuo a cadere tenendomi per la coda del cane finchè non tocchiamo il fondo.Mi guardo intorno , "cos'è il dolore che sento al petto?',chiesi.

La Vita mi rispose, soltanto la Vita.

La Morte chiesi, mi guardò smettendo di scodinzolare, mi guardo fisso negli occhi con uno strano sorriso che valeva mille risposte.

Domande che non osai fare al mio cane nero 🖤, per ora.

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editoriale di Simon59

Il termine antisionismo semplicemente non ha senso.risale a un secolo e mezzo fa il movimento che voleva dare una patria agli ebrei, che non doveva essere necessariamente la Palestina. sì parlo dell'Alaska dell'Arizona.siamo nell'epoca del caso Drieyfuss, ovvero dell'esplosione dell' antisemitismo moderno. Questa volta il termine è appropriato. Detto ciò se ne possono fare tutti gli usi strumentali che si vuole.rimane il fatto che uno al governo che rifiuta di adempiere alle risoluzioni riguardanti Gerusalemme e la Cisgiordania.

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editoriale di HOPELESS

Dentro sono in quattro, seduti intorno al tavolo a bere caffè.
Completi scuri o gessati. Camicie bianche o azzurre.
Che ne facciamo del giovane Wang?

Led lampeggiano: Future Sound of London / Herd Killings.
Dick Verbatim. Datati. Potenti. NEW DISCIPLINE/DEADFORMS.

Cominciare. Flessioni. Tapis roulant: quindici minuti. Sauna, doccia.
Colazione: caffè d'orzo, latte di riso, cereali, crostini integrali, miele.
Seitan. Sei bottiglie d'acqua. Candele. Guida tv.
L'ultimo grido: cereali, soia, rame, fotovoltaico.
Wealthex®, l'ultima frontiera della sedazione.

Ci sono monitor e apparecchiature informatiche dovunque.
Alle quattro di mattina tuoni, lampi, scariche di grandine.
Le previsioni tutte elettroniche, l'Italia verde vista dall'alto,
i simboli, sigle di città come vecchie targhe, e musica tranquilla,
da far addormentare. Venti da Nordovest.

Si levò, sciacquò la faccia, mise su il caffè,
guardò fuori dalla finestra in preda all'ansia.
Lampi illuminavano la spianata di cemento e ghiaia cosparsa di buche,
pozzanghere a formare lagune frastagliate che separavano il condominio
da un'altra mole stolida, identica, illuminata a tagli dalla luce di un lampione sì, uno no.
Un camion vecchio puzza di fumo vecchio, interni che marciscono,
gas di scarico e gomma transustanziata in merda del demonio.

Lampi illuminavano il profilo della città, lontano.
Lampi illuminavano gli svincoli della tangenziale.
La tangenziale è un drago di asfalto e lamiera che sputa acqua e gas venefici.

Città di metallo e luci. L'immensa città sparava verso l'alto luci malsane.
Una nube lucente, una distesa di liquame fluorescente sospeso a mezz'aria.
Dalla città provenivano clangori stridenti e rumori simili a rombi di tuono.
Una vasta distesa di metallo. La trasmissione era disturbata.
Troppa luminanza. Il metallo taceva, immobile.
La città sembrava respirare con la cautela di chi si sorprende di essere ancora vivo.

Caffè amaro, ustionante. Non ci fa caso.
Nessun punto del corpo è particolarmente sensibile, nemmeno la gola.
L'acqua batteva la strada, i cofani delle macchine, sollevava schizzi.
Passò una macchina alzando una scia. Ne passò un'altra, fumando gas di scarico.

Elettricità statica che correva l'aria.
Attorno la luce della mattina gonfia di umidità.
Strati di città occupati da auto in sosta e mucchi di rifiuti.
La città, disperazione organizzata, muoveva membra, articolava parole.

Un mestiere moderno. Tutto programmato. Brillava freddo alla luce dei neon.
L'ufficio aveva i suoi vantaggi, specie per un uomo che si avvicina alla mezza età,
un uomo stanco di metropoli, di strade senza legge, di brutalità.
Il corpo, reduce da un'altra età del mondo, era provato, stanco di pioggia, di tensione, di anni, di ascesa.
La più grande sconfitta è farsi vedere.

Versava Maalox direttamente nella bottiglietta d'acqua e tracannava,
accendeva sigarette che acuivano l'ulcera,
aveva voglia di caffè che acuiva l'ulcera.
Respirò a pieni polmoni, tossì, sputò catarro. Odore di disinfettante.

Buttò giù un altro caffè e sentì le due paste da Autogrill cambiare posto,
semintere, nello stomaco, spinte dal liquido bollente.
Buttò giù l'acqua gassata, e un crampo all'intestino lo sorprese.
Il Conte aveva fretta, aveva sempre fretta. Weltanschauung.

Il panorama digitale. La Cina, ora, è l'inizio e la fine. Il grande ruminante del capitale.
Vent'anni, più o meno. Niente che esista oggi ha una data di scadenza più lunga.
La Cina compra tutto, chiede tutto, vuole tutto. Ingurgita qualsiasi cosa, digerisce,
fa scomparire, è stata fatta per permettere alla giostra di continuare a girare.
Architetture giganti fatte di numeri, chip, flussi di materia prima, carne umana,
territori mutanti. La fantascienza che leggevo vent'anni fa si è realizzata.
Olî, solventi, vernici. Rifiuti speciali, ospedalieri, della catena agroalimentare.
Scarti dell'edilizia, laterizi. Oro. Il grande ruminante chiede tutto, digerisce tutto.
Sbanca montagne, spiana colline, allaga valli, costruisce dighe, città, porti.
Compra tutta la terra, tutti gli scarti del mondo. Mangia merda e caca oro.
Calcolo, statistiche. Neanche la Cina lo sa, nessuno fa progetti così a lungo termine, oggi.
Sotto scorrono fiumi di denaro, liquidità bollente, magma.
In superficie solo colonne di container certificati e maleodoranti.

Una leggera vibrazione annuncia l'sms. Maltempo e code in autostrada.
Quando la bolla è scoppiata, la liquidità ce l'avevamo noi.

Dentro sono in quattro, seduti intorno al tavolo a bere caffè.
Completi scuri o gessati. Camicie bianche o azzurre.
Che ne faremo di Wang.

Il brutto tempo è intimo, costringe le persone a stare vicine.
Il silenzio era motori a scoppio al minimo dei giri.
Un silenzio intimo, come quando si è parlato o agito troppo,
e si guarda fuori del vetro, si lasciano correre i pensieri.
Metteva a contatto il dentro degli uomini con l'esterno.

Il cielo è un soffitto sporco che perde acqua, sono già le nove
e mi tocca prendere un taxi. Via Roosevelt 28.
È lunedì, è l'ora di punta, piove.
Un lusso da tredici euro che nessuno rimborserà mai.

"Lei che sa trafficare su Internet lo trova in un minuto".
La zona è un misto di piccole fabbriche, centri commerciali e condominii.
Distinguere gli uni dagli altri è più un fatto di insegne che di architettura.

"Be', anche la gastronomia è cultura. Però qua di soldi non s'è parlato.
Lei lo sa, io vivo per la causa, ma mio figlio si ostina a chiedere la pappa"
.

Osserva il contenuto del vassoio di plastica senza toccarlo e chiede se
possono portargli un whisky. New York. Aeroporto JFK.
Guarda fuori dal finestrino le luci del Queens.

Tette sull'attenti che sembrano dover erompere dalla camicetta da un momento all'altro. Penso che con la mia giacca di velluto a coste comprata al centro commerciale devo avere davvero un'aria da intellettuale rasato, trasandato. Ma non importa, io sono lo storico, il topo di biblioteca, l'apparenza polverosa non stona.

Prima regola: non dare troppa confidenza, non si accettano bibite o altro
al primo abboccamento. Guarda storto. Palazzi a sei piani in toni di grigio.
Lo senti questo ronzio? Quale ronzio? I miei maroni che girano.

Providence.
Si entra in pieno psicodramma.
Se lo calmi, lo vizi, se non lo calmi, non dormi.
Se qualcuno mi sveglia di soprassalto penso subito che devo preparare il latte.
Poi controllo l'ora, per valutare l'entità del danno e sapere quanto sonno mi resta.

Lo guardo salire le scale del palazzo, e mentre penso che potrei non rivederlo più
avverto un vago dispiacere. Almeno una scelta, nella vita, mi è capitato di azzeccarla.
Ho una scarica di brividi da film horror giapponese.

Se butta male preferisco comunque vendere pizze per un tozzo di pane a New York
che quel buco di città. Date fuoco a questi edifici. Un vero peccato.

Diluvia, traffico impazzito. Ecoballe, compost. Schede distrutte.
Saluti da Abu Dhabi. Domani all'alba un nuovo aereo. Ritorno ai cieli blu.
Ventilatori spenti. Darsena di Levante. Hare Krishna and Happy New Year.

Dentro sono in quattro, seduti intorno al tavolo a bere caffè.
Completi scuri o gessati. Camicie bianche o azzurre.
Che ne abbiamo fatto di Wang.

FREE KARMA FOOD MOVEMENT.
GENERAL STORE, RESTAURANT AND TV REPAIR.


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Romanzi e racconti di Wu Ming Foundation.
(Abstracts) American Parmigiano (2008), Previsioni del Tempo (2008),
Free Karma Food (2006), Canard à l'Orange Mécanique (2000), Città di Metallo e Luci (2003).
copyleft (ɔ): Si consentono la riproduzione parziale o totale dell'opera a uso personale dei lettori e la sua diffusione per via telematica, purché non a scopi commerciali e a condizione che questa dicitura sia riprodotta. Gli autori difendono la gratuità del prestito bibliotecario e sono contrari a norme e direttive che, monetizzando tale servizio, limitino l'accesso alla cultura. Gli autori e l'editore rinunciano a riscuotere eventuali royalties derivanti dal prestito bibliotecario di quest'opera.
Tagli, suture e remiscelazione: HOPELESS. Napoli 2013 - CYBERFUNK.

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editoriale di Poldojackson

L’antisemitismo è l’odio verso gli ebrei perché sono ebrei.

L’antisionismo è l’opposizione all’ideologia sionista, all’ideologia ufficiale dello stato di Israele, o più comunemente, alla critica alle politiche specifiche del governo israeliano, in particolare alle politiche dei palestinesi e alle politiche di occupazione.

L’antisemitismo è una cosa molto brutta, e non può mai essere giustificato. Per quanto riguarda l’antisionismo, la maggior parte delle critiche, la maggior parte delle dichiarazioni antisioniste che ho ascoltato, sono ragionevoli, basate su prove legittime, ma il problema è che Israele e i suoi amici molto potenti, in tutto il mondo, confondono deliberatamente le due cose, per far finta di sostenere che qualsiasi critica dello stato di Israele e delle sue politiche, sia antisemita.

Questo comportamento è come una sorta di automatismo, che immancabilmente, scatta alla prima avvisaglia di critica, oppure, alla minima presa di posizione pro Palestina. Lo si è potuto notare in questi giorni, laddove sono stati bollati come antisemiti, i manifestanti pro Palestina scesi in strada in varie città del mondo, anche qua in Italia. Tale automatismo, consolidato nel tempo e reiterato come un mantra, è penetrato anche nella mente della gente comune, la quale ripete a pappagallo quanto sopra, magari anche ad un amico con il quale, un minuto prima, ha preso un caffè.

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editoriale di NonnaSummer

Quest'ambiente pieno di intellettualoidi e di problematici d'ogni tipo fa davvero schifo. Davvero non trovate nulla di meglio nella vita che litigare per una parola detta o non detta,per una virgola mal posta, per una convinzione musicale, politica od altro dichiarata, pur se in mala maniera?

Danzate, ballate, andate in discoteca, branco di disadattati!

Che magari, poi, se vi dice bene, prendete un po' di figa, o d'uccello, se nel caso.

Dance, dance, dance!

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editoriale di ZannaB

Spoiler alert: questo testo contiene parolacce. Se sei sensibile o anche solo sbucciafave, passa oltre, staremo meglio entrambi.


Prologo.
Possiamo suddividere le persone in categorie in base alle sigarette.
- A: non fumatori.
- B: fumatori.
A loro volta, A e B si dividono in due sotto categorie.
- A1: quelli che non hanno mai toccato una sigaretta. Sono i bravi, sono quelli che fanno la scelta giusta, quelli che non sbagliano mai. Sono bravi, cazzo! Solitamente si approcciano alla categoria B con un sagace "ma lo sai che fa male?"
- A2: quelli che hanno smesso. Fanno cazzate, ma almeno rimediano. Non saranno mai bravi, ma almeno ci provano. Solitamente si approcciano alla categoria B con un sorprendente "ma perché non fai come me?"
- B1: quelli che smetteranno. Non sono un gran che, ammettiamolo. Non sono bravi e non fanno nemmeno finta di esserlo. Diventeranno A2, questo sì, ma per il momento fanno un po' schifo. Quelli della categoria A che li approcciano gli stanno altamente sui coglioni.
- B2: quelli che non smetteranno. Almeno non prima di morire. Se ne fregano della puzza, della bronchite, del tumore e delle categorie. Fondamentalmente degli stronzi e sanno di esserlo.


Episodio 1: altruismo.
L'altruismo è una cosa strana. Certo, certo, l'educazione civica, il buonsenso, volemose bene, fai agli altri quello che vorresti venisse fatto a te...
Ma poi chi cazzo l'ha detto che gli altri vogliono la stesse cose che vuoi tu?
L'egoismo invece è molto più logico. Lo potete criticare, contestare, perfino cercare di combatterlo, ma non potete dire di non capirlo.
Occuparsi solo di sé stessi è quasi considerabile istintivo, qualcosa di animalesco, comprensibile da tutti. Sbagliato ma naturale.
Non so, forse l'altruismo piace perché fa rilasciare al corpo umano qualche endorfina di merda, ma anche mangiare il cioccolato lo fa e in più lascia un sapore migliore in bocca.
A questo punto meglio una tavoletta di cioccolato che 10 centesimi di endorfine da altruismo.


Episodio 2: bicicletta.
Avevo 5 anni (o forse 6?) ed ero terribilmente in ritardo. Gli altri bambini sfrecciavano sulle loro biciclette malamente colorate (sti di colori fluo di merda...) mentre io stavo lì con le rotelline manco fossi il cazzo d'Apollo 13 sorretto dall'impalcatura prima del lancio.
Tutti volevano aiutarmi ad imparare ad andare in bicicletta: i genitori, gli zii, i fratelli, gli amici dei genitori, i cazzo di passanti...
Così via le rotelline e tutti a dare una spinta, tutti a tenermi, tutti a toccarmi, le mani di tutto il mondo con i loro buoni proposti del cazzo, tutte insieme su di me a far pressione.
Ci fosse stato un solo stronzo capace di capire che quella pressione mi bloccava, che non avevo bisogno di spinta ma di tranquillità e che tutta quella gente attorno a me avrebbe ottenuto il risultato contrario a quello che sperava: un bel cazzo di niente.


Episodio 3: compleanno.
Le primavere passano inesorabili. Ti ritrovi vecchio, egoista, categoria B e pure un po' stronzo.
C'è qualcosa di più egoistico che radunare delle persone scelte da te per festeggiare te stesso? No.
Quindi chiami gli amici (che conti sulle dita delle mani, barando per poterle utilizzare entrambe) e via ai festeggiamenti!
E da bravo egocoso ricevi pure un regalo. Sembra la sagra dell'egoismo di Monte Coso.
Apri il regalo.
Un libro: "Smettere di fumare è facile".
Li guardi tutti, ridono felici.
Nel libro c'è una dedica: "fallo per noi".
Ridono. Puoi quasi sentire i loro 10 centesimi di endorfine tintinnare.
Li riguardi, ci sono tutte le categorie. A1, A2, B.
Qualcuno potrebbe anche essere B2!
E ti stanno aiutando a smettere di fumare.
Ti stanno aiutando, ti stanno sostenendo, ti stanno spingendo.
Ti hanno già tolto le rotelline...

Epilogo.
Apro gli occhi.
Sono a terra, steso sull'asfalto. La bicicletta, poco più in là, ha fatto la mia stessa ingloriosa fine.
Mi alzo, ho un ginocchio sbucciato. Vaffanculo la bicicletta.
Rientro in casa, mi chiudo in camera e accendo una sigaretta.
Il fumo riempie la stanza e offusca sia la vista che i pensieri, così finisco la sigaretta, mi alzo e apro la finestra.
Il fumo si dirada in fretta, la visuale migliora e ciò che vedo è di nuovo il ginocchio sbucciato.
Vaffanculo la bicicletta.
Accendo un'altra sigaretta e inizio a pensare.
Lo so che fumare fa male, non lo sanno mica solo quei coglioni della A1 che si credono stocazzo, c'è scritto su ogni pacchetto che compro, dovrei essere cretino per non saperlo.
Però se fa male, forse fumare non è così egoistico. Voglio dire, per un vero egoista forse è meglio restare in salute per continuare a rompere le palle agli altruisti. Cazzo avranno questi altruisti da aiutare uno stronzo egoista?
Accendo un'altra sigaretta.
...
Forse non sono così egoista.
Forse sono solo stronzo.
Magari pure B2.
E vaffanculo sta cazzo di bicicletta!

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editoriale di assurdino

"C'hai fatto Assurdì? Me pari moscio". C'ho fatto Menelao, so tutto sderenato e pure con la fantasia sto al lumicino, quando scoperchio la bara, e metto lo naso fuori, tempo dieci minuti e mi son rotto li cojoni a meno che non becchi la giornata che tutto è cinema e, come dice il saggio, un colpo di coltello manda a puttane le "false scenografie del sensibile", che poi anche la saggezza, merda, non la sopporto più, perchè dai, possibile che sia tutto così complicato? Se Dio ci avesse voluto intelligenti non ci avrebbe fatto così scemi. "Scusa Assurdì, non ti offendere, ma secondo me ti ci vuole un po' di figa". Ma quale figa, Menelao! L'ultima erezione è roba del 72. "Fa niente, fa niente, quando sei li qualcosa fai comunque, fosse solo una strufagnata oppure un morsetto a quelle chiappette sode, del resto senza un po' di ciccia sotto i denti l'omo non è omo". Dici? "Dico, dico, pensa che l'altro giorno mi son portato appresso quel rimbambito di mi nonno, uno che se gli parli gli occhi gli diventan quelli del pio bove e che pare talmente morto che pure la morte gli scoccia venirselo a prendere, beh insomma, per farla breve, eravamo li, al parco, zitti zitti, quando non ti passa l'Antonova, quel figone russo d'infermiera? Era con altre due che anche quelle te le regalo, tutto un biondume, tutta un'onda di luce, ridevano, scherzavano, una roba abbastanza da ribollire il sangue, anzi l'abbastanza toglilo pure. Che fa allora quell'anticipo di cadavere? Non si mette a sorridere? E che sorriso poi, la coglionaggine del tutto sparita dagli occhi, quello che avevo accanto era un ginn, un folletto, un satiro, dai retta a me Assurdì la figa ti rimette al mondo". Ma si, ma si, che poi ci avrei a mano una stanga di due metri, una bionda faccia d'angelo, che io, minchia, parlo stellato e le donne, ste sceme, si innamoran con le orecchie. "Ah lo so, tu ne conosci di fregnacce, in questo chi ti batte? Perciò Assurdì, daje, mordi, azzanna, che poi chi è che diceva che l'omo dovrebbe essere senza denti e così niente guerra e solo pace? Canetti, forse, ma al momento i denti ce li abbiamo e allora si, daje e daje bene e una volta che hai dato il morsetto santo vai pure in collina a trenta all'ora ascoltando la tua musica del cazzo”. Ma no Menelao lassa perde, me tengo solo la musica che è meglio, poi ok, una pugnetta ogni tanto me la faccio ancora che il riequilibrio psicofisico ci vuole, ma di più no, non mi pare il caso, meglio mettersi al bar mezzo intontito, aprire ogni tanto un libro a caso e per il resto star nel prorio brodo, poi si la musica quella sempre, mo vado per dire e mi ascolto la piggei e se niente niente voglio un pizzico d’eterno vado di luna rosa. E ora Menelao vattene a fare in culo che se continuo così finisce che divento elegiaco, il che tradotto significa minchione.


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editoriale di withor

Nel mio esordio da editorialista voglio parlare, senza che nessuno me l'abbia chiesto, della mia esperienza debaseriana e di cosa io pensi del DeB, stimolato in ciò dal precedente editoriale di kosmogabri.

Io ho vissuto il citato DeB da "scroccatore" per una decina d'anni, come peraltro già confessato nella "lettera di presentazione" redatta al momento della mia iscrizione, nel senso che mi limitavo a leggere le recensioni che mi interessavano. Poi, circa un anno e mezzo fa, è accaduto l'imponderabile: ogni volta che entravo nel sito da povero e semplice scroccatore seriale quale ero, appariva inesorabile una scritta che invitava ad iscrivermi ogni tre-quattro secondi. Dopo aver stoicamente resistito per quasi un altro mesetto, alla fine ho ceduto alla trappola infernale escogitata da G che, per chi non lo sapesse, è il Grande Capo di Debaser: come una mosca, ero alfine rimasto impigliato e imprigionato nella grande ragnatela debaseriana tessuta con la citata trappola, ed ormai non c'era più niente da fare!

Agli inizi non ero molto convinto del mio nuovo status di debaseriano e mi limitavo a fare, per così dire, l'utente passivo. Ma è bastato pochissimo tempo per farmi cambiare totalmente idea: io che non avevo mai scritto nulla in vita mia, ho scritto la mia prima recensione e da allora mi si è aperto un mondo, in quanto mi sono reso conto che scrivere mi piace, e pure un sacco. E se non mi fossi iscritto non lo avrei mai saputo, quindi di questo sarò eternamente grato al DeB. Dopo aver continuato a perlustrare tutti gli anfratti debaseriani come un esploratore e dopo quindi aver sempre preso più confidenza con il sito, e soprattutto dopo aver iniziato ad interagire con gli altri utenti (cosa naturalmente non possibile "da fuori"), dopo circa un altro mese mi sono reso conto di non poterne più fare a meno: è diventato una specie di droga per me, a volte anche fungendo, non mi vergogno a dirlo, da vero e proprio antidepressivo.

Ora, io non ho certamente la presunzione di saperne di più di chi è iscritto da venti anni e oltre sul DeB, e quindi sono pronto a ricevere eventuali smentite su quello che sto per dire, magari sul fatto che, come si dice spesso da queste parti, Debaser stia morendo o che venti o dieci anni fa lo stesso Debaser fosse meglio di adesso. Ma mi è sembrato di notare una cosa in questo mio (circa) anno e mezzo di frequentazione: anche gli utenti che, per i motivi più disparati, affermano di voler abbandonare il sito, gli utenti bannati (anche più di una volta), gli utenti che parlano male del sito o lo denigrano o lo insultano, alla fine tornano sul "luogo del delitto". Ed allora invito questi utenti a fare outlet (cit.) come me: confessare che anche loro non possono farne a meno perché, parafrasando una famosa pubblicità di qualche decennio fa, "se lo conosci lo ami, e non lo abbandoni più". Perché Debaser, come detto, è una potentissima droga!

Bene, ora non mi resta che concludere questo mio scritto con un bel "Sapevatelo"!

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editoriale di kosmogabri

Vent'anni fa, nell'ottobre del 2003, entravo a far pare di Debaser, quel Debaser primigenio, il Debaser vintage. Cazzo sono vent'anni.

Il primo amore non si scorda mai. Ogni tanto lo spio, entro di soppiatto e spio le recensioni, guardo chi c'è, chi non c'è più. Oggi scopro una nuova homepage, l'ennesima. Un homepage per i cellulari, ma io sono old school. Preferisco quelle per i pc, colonna con i cazzi e mazzi a destra, lista recensioni a sinistra. Ma tant'è, the show must go on, e così anche lo show virtuale. Colpa mia che passo di qua raramente. Ma non ho il tempo per una petteggiata su FB, figurarsi su Deb.

Inutile stare qua a immalinconire gli astanti con le nostalgie di un Debaser che fu, ma diobono, che tempi intensi furono. Passione, condivisione e sangue. Penso alle radici di questo portale, e le vedo profondissime, arrivano al centro del mondo. Agli albori dell'interdett. Penso a tutti quegli utenti a cui si è voluto bene, e quelli che ci stavano sui maroni. I primi troll. Persone. Penso ai Nani, che una volta si facevano chiamare così. I webmaster insomma. Stanno bene i Nani? Neanche uno come Musk ha l'esperienza del virtualmente umano che hanno i Nani.

Il Debaser, che strano mi fa scriverci sopra. Mi fa strano, mi fa nostalgia. Ho quasi vergogna.

Il primo amore non si scorda mai.

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editoriale di Fratellone

Genova non sa ancora niente, lenta agonizza, fuoco e rumore,
ma come quella vita giovane spenta, Genova muore.
Per quanti giorni l'odio colpirà ancora a mani piene.
Genova risponde al porto con l'urlo alto delle sirene.
Poi tutto ricomincia come ogni giorno e chi ha la ragione,
dico nobili uomini, danno implacabile giustificazione,
come ci fosse un modo, uno soltanto, per riportare
una vita troncata, tutta una vita da immaginare.
Genova non ha scordato perché è difficile dimenticare,
c'è traffico, mare e accento danzante e vicoli da camminare.
La Lanterna impassibile guarda da secoli gli scogli e l'onda.
Ritorna come sempre, quasi normale, piazza Alimonda.

Racconta storie, il Maestrone del mio appennino. Storie che inumidiscono gli occhi[1] ma ci fanno sentire meno soli[2], meno incompresi. Quando canta si ascoltano i testi per capire “come va a finire”. Testi pieni di verità, non ci sono finzioni. A volte scrive di getto, per esempio “la locomotiva” è stata composta in pochi minuti ed è considerata come la migliore ballata popolare degli anni 70 che inneggia all’anarchia e piace a Matteo Salvini[3].

La canzone di Piazza Alimonda di Guccini è un buon pretesto per alcune riflessioni. A distanza di oltre vent’anni dai fatti terribili accaduti a causa di un “laissez faire”, di cui il paese Italia è certamente colpevole, oggi mi chiedo tante cose, ma soprattutto se quei fatti hanno contribuito a farci diventare “italiani” oggi. I femminicidi di cui discutiamo, di cui ci stupiamo, di cui proviamo orrore sono figli della sentenza del 2015, in cui la corte europea condannò l’Italia per le torture ed i trattamenti inumani perpetrati a danno dei ricorrenti. Reati di tortura! Forse allora ci siamo indignati troppo poco ed abbiamo creato un pensiero in cui ci si abitua a subire ingiustizie, anche così enormi come i fatti di Genova. Credo sia stato in quegli anni l’inizio di una deriva sociale che oggi ci sta travolgendo. Lo sviluppo di una cultura che considera tolleranti, come normali danni collaterali, certe nefandezze. Una donna assassinata da un ex ogni tre giorni, più di un morto sul lavoro ogni giorno, i primi morti per le emergenze climatiche…

La soluzione qual è? Vi chiedo se ha senso istituire a scuola l’ora di “educazione sentimentale”. Il ministro dell’istruzione Valditara ha auspicato anche interventi in aula di influencer, cantanti ed attori […].

Introdurre l’alternanza scuola – lavoro, far passare il concetto che la scuola deve formare lavoratori e non persone, chiedersi “oh, ma a cosa ti serve studiare Leopardi, Kant o Quasimodo, non è che così il lavoro lo trovi prima”.

Solo a me sembrano minchiate?

Forse a forza di lasciar andare si arriva ad una deriva insostenibile. Se vi avessero detto che il mar Mediterraneo avrebbe inghiottito oltre 25.000 migranti in 10 anni ci avreste creduto?


[1] E correndo mi incontrò lungo le scale …

[2] Non so che viso avesse, neppure come si chiamava …

[3] Se le mie canzoni piacciono a Matteo Salvini, non ho alcuna responsabilità. Il Messaggero 10 maggio 2019

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editoriale di MauroCincotta66

ABBASSA IL VOLUME, urla mia moglie dalla stanza accanto, CHE VIBRA TUTTO!!! E in effetti ha ragione: è finalmente arrivato l’ultimo degli Stones e non ho resistito a metterlo subito sul piatto a volume non usuale (basso) per non alterare gli equilibri familiari, ma quando il Macca schiaccia il fuzz e comincia ad andarci giù pesante con il basso in “Bite My Head Off” non ho resistito ed ho posizionato la manopola del volume a metà range, come faccio di solito nei miei ascolti (rigorosamente) solitari, immaginando ad occhi chiusi il simpatico vecchietto che gode come un pazzo nel produrre quel suono che deve far vibrare tutto!

Fortuna vuole che l’arzilla nonnina che abita nell’appartamento accanto è sorda come una campana e la giovane coppia del piano di sotto alla mia domanda: “disturbo quando ascolto ad alto volume?” ha commesso un errore – per loro – imperdonabile: confidarmi che gradiscono i miei gusti musicali; come invitare Hannibal Lecter a cena! Ma, tant’è ad oggi non ho (ancora) ricevuto visite dalle forze dell’ordine, bontà loro.

Nell’epoca in cui si dibatte tra vinile e digitale - dibattito tra audiofili che ritengo superfluo e che ho risolto come faccio di solito quando possibile, ovvero affidandomi ai fatti: se l’opera è stata registrata prima dell’avvento del digitale, cerco di accaparrarmi un vinile prima stampa o ristampato comunque prima del 1986, se successivo va bene il CD o anche lo streaming ma con qualità CD (44,1 kHz; 16 bit) - vorrei, invece, spendere due parole sull’ascolto quale esperienza “fisica”. Tra tutte le arti la musica è quella che mi affascina maggiormente per una caratteristica peculiare: l’assenza di un oggetto fisico per la manifestazione artistica: il musicista per mostrarci la sua opera si “limita” a muovere l’aria creando onde sonore che raggiungono non solo il nostro orecchio ma impattano anche su tutto il nostro corpo.

La storia racconta che la musica sia antecedente all’uso della parola e che i primi strumenti siano stati strumenti a percussione ma, probabilmente, la forma più primitiva ed elementare di “strumento musicale” è stato il battito delle mani. Sin dall’origine è stata usata in funzione di intrattenimento, rituale o danza, e per alleggerire le fatiche del lavoro. Chi ha avuto modo di leggere le poche cose da me pubblicate su Debaser sa già che sono un appassionato di Rock/Blues che trae origine, quindi, da quel Blues che si trova a stretto contatto con le funzioni primordiali della musica unendo percussioni potenti a testi strazianti: ascolti la melodia ma sotto senti un battito che ti agita le viscere e, a prescindere da cosa dica il testo, senti che c’è qualcosa in più.

E poi, è arrivata la stereofonia! E con essa le sperimentazioni sul palcoscenico sonoro con artisti che spendevano mesi negli studios, primi fra tutti The Beatles e Jimi Hendrix, creando effetti in grado di aumentare la percezione musicale: l’inizio di …And The Gods Made Love di Hendrix è caratterizzato da “spirali sonore” della chitarra distorta di Jimi che ad un certo punto sembrano letteralmente decollare! Ma per gustarle appieno occorre necessariamente che il volume sia adeguato.

Infine, essendo io una persona rispettosa, non posso certo andare contro le istruzioni fornite per la fruizione di un prodotto: se le note riportano “to be played at maximum volume” assecondo la volontà dell’artista, e con piacere! Per favore buttate gli auricolari nel cesso, o meglio, usateli per le conversazioni telefoniche perché la musica pretende altro.

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editoriale di Stanlio

Ok, scustate tutti/e (ad eccezione di Ilovemusic) però siccome non ho la possibilità di commentare quel che ha scritto, lo faccio qui.

Ma dai Ilovemusic, non dirmi che avresti davvero scritto dei racconti lunghi e dei romanzi di narrativa pura, però visto che a sto mondo tutto è possibile citaci almeno qualche tuo titolo (anche se non pubblicato ma se è pubblicato sarebbe meglio) cosicchè ti si possa credere, perchè mi sa tanto che continui a sparare minchiate pure al di fuori della music... e da come scrivi in generale non ti ci vedo proprio a fare il "letterato" chè a quanto pare ne hai di strada da percorrere prima di saper redigere un paragrafo come si deve, figurati un racconto più o meno lungo!

P.S. a Gasboy che ieri alle 20:39 affermò "Io adesso ho la fissa coi cantieri..." posso solo rincuorarlo dicendogli che è normale alla sua età e gnente... anzi no, io per ora sono in trip con l'arte cosidetta ehm " c u l i n a r i a " (ogni riferimento spiritoso voluto od non voluto sarà sanzionato immantinente dalla più vicina mezzanotte con un bel deodio ufficiale, sia ben chiaro)!

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editoriale di Bubi

La pioggia cadde molte volte prima che calasse l'oscurità. Io giacevo a terra, Isa si adagiò accanto a me. Silenzio dentro noi, silenzio fuori, per ascoltare la voce della natura. Le gocce cadevano leggere, picchiettando ovunque posandosi sulla sabbia dorata, su pacchetti di sigarette gettati via, su flaconi di crema solare dimenticati, sulle carcasse di creature decomposte, su bottiglie di plastica. Cadevano su tutto ciò che era diventato inutile, su me su Isa, sulla nostra esistenza. S'era formato un rivolo d'acqua, scivolava tra i viottoli silenziosi, sprizzando, ribollendo, borbottando, bagnando ogni cosa. Portava con sé gocce di veleno che infradiciavano e contaminavano i fiori, obbligati a piegare il capo e ad appassire. Che grande tristezza, ma non c'è mestizia che possa offuscare la poesia che abbiamo in noi, la troveremo sempre, oltre che nel canto della pioggia, pure in una pineta dove non ci sono più gli odori, i colori, le luci di sempre, solo sozzume. Dove sono quei bei rovesci che dissetavano i boschi e dopo aver bagnato rami e foglie, tutto gocciolava e tutto era in festa?

Parlo di un tempo lontano. Guardavamo la pioggia, leggera e multicolore, danzare su tutto ciò che non serviva più. Sul immondizia. Il suo puzzo si mischiava con quello del temporale estivo e vi si perdeva. In quella natura trasformata, ciò che era scarto aveva invaso il pianeta riducendo in agonia ogni vivente. A causa di quello che l'umanità aveva rigettato, nei sobborghi delle città espandeva la melma e cresceva l'irrespirabile. Sotto il peso del consumo sfrenato il mondo era mutato e il lerciume era divenuto il nostro accompagnamento. I fanciulli nascondevano gli occhi dietro una barriera di dita, cercando di evitare lo sguardo su quel cielo malato, ma i loro occhi erano tristi e lacrime li inumidivano. Già i contaminanti avvolgevano il globo come un amante appassionato e in questo mortale abbraccio, le acque e i cieli avrebbero presto esalato l'ultimo respiro. Ma volteremo le spalle anche a questa evidenza, infine, saremo costretti a vagare senza meta, senza scopo, colpevoli di autoinganno.

Immersi in queste malinconiche riflessioni, volti protesi al cielo, godevamo a lasciarci penetrare dalla pioggia e dal profumo del mare. Ascoltavamo in silenzio il ticchettio costante delle gocce. La pioggia scendeva leggera dando vita ad una sinfonia visiva, pareva d'ascoltare: One of These Days dei Pink Floyd. Le piccole perle d'acqua cadevano senza sosta, pennellando colore su tutto. S'era formato un nuovo paesaggio, ci sembrava d'essere dentro una opera d'arte di Banksy. La spiaggia bruciava sotto il sole rovente e il fetore avvolgeva la terra in un manto umido di tristezza. Pensavamo che la natura, offesa dalla sporcizia, prendesse le distanze da ciò che dissonava dalla bellezza che aveva sempre creato. Ma, ora lo so, la natura non segue né le leggi degli uomini né dettami poetici, non concepisce il bello e non partecipa in alcun modo alle cose cui diamo importanza. E noi, Isa ed io, abbagliati dal sole e dalla colorata apparenza di quel mondo, continuavamo a godere, inzuppati d'acqua e coi nasi all'insù.

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