editoriale di Stanlio

No niente, è che a seguito di un intervista ad Elio pubblicata recentissimamente sugli ascolti, ne ho vista un'altra (anzi ne sto visionando un'altra) dove praticamente viene riferito da Daniela Collu con la dovuta non chalance e con cadenza romanesca, che al GF filmavano tutto e quando dico tutto significa proprio tutto 24h e in ogni luogo dell'appartamento dove ahiloro, sopravvivevano i vari e le varie concorrenti.

Premesso che io non ne ho mai visto una puntata su non per qualche decina di minuti due o tre volte al massimo, per puro disinteresse e vale pure per l'isola dei famosi ecc.

Beh insomma quello che mi ha stupito (ma poi a ben ripensarci non più di tanto visto come vanno le cose a sto dannato mondo fin dai tempi di Adamo ed Eva) è che riprendevano con delle web cam ben occultate, e si guardavano sia in diretta che in differita, gli addetti al lavoro, tutto quel che succedeva tra gli sprovveduti partecipanti, perfino quando si scopavano tra loro che quando andavano in bagno a fare i bisogni e dulcis in fundo anche come si sciacquavano al bidet e gnente e che vuoi dire di più?

Probabilmente nelle carceri, negli ospedali, nei conventi, nelle caserme o in qualsiasi laltro uogo di aggregazione e non, ormai la privacy è un'utopia e lo sarà per sempre d'ora in avanti #forse o #forse no chissà, lo scopriranno solo vivendo!

PS ma son solo io così ingenuo/sprovveduto da non sapere che succedeva tutto ciò?

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editoriale di Pustnic

Sono in cassa integrazione, hallelujah. Posso dedicarmi al mio passatempo preferito, che poi è quello che facevo anche prima: fare scorregge sul divano. Ultimamente ho sviluppato un tecnica che mi permette di frazionare una grande in tante piccole. Il mio record personale è di 9 e non riesco a superarlo da più di un mese. Eppure mi alleno con i fagioli, i lampascioni e Signorini in TV, ma niente, nulla da fare. La TV la devo guardare di meno sennò vado proprio a diarrea. Ieri c'era Mida di Amici che scoppia a piangere in diretta e su Rai 3 un gruppo di palestinesi impolverati che ridevano. Forse ridevano di Mida.
'Spè che ritento, magari lo supero...UHMMM...uno...due...t...t...tre....quattro..UHMMMMM...niente, non sono arrivato manco alla metà, a saperlo prima ne avrei fatto una sola, bella potente. Certe volte mi affaccio nelle sale d'attesa dei medici di famiglia. Le avete presente? Cinque o sei sedie, un tavolino anni 80 e un paio di riviste tipo Oggi, Grazia e Novella 2000. Quando ero piccolo e trovavo Novella 2000, senza farmene accorgere staccavo le pagine dove c'erano le donne con le tette di fuori. Quando qualcuno se ne accorgeva gli dicevo che avevo preso una ricetta per mia madre. Stavo dicendo, certe volte mi affaccio nelle sale d'attesa e mentre tutti i presenti sono in silenzio, senza farmi notare, nascosto dietro l'angolo, faccio un scorreggia potente che fa sobbalzare tutti dalle sedie. Insomma, anche fuori casa cerco di occupare al meglio la giornata. Quando mi stanco rientro e mi rimetto in mutande come Dalla, pronto a scorreggiare colla TV. Salendo le scale certe volte ne faccio una per gradino, cioè sei. Tante volte però non mi riesce, ma si sa, l'hanno detto avantieri su Rai Scuola, per raggiungere gli obiettivi bisogna impegnarsi. Non scoraggiatevi mai, se vi impegnate raggiungerete sempre gli obiettivi dell vita. Ora vado perchè sta iniziando l'Isola dei Famosi e oggi non sono ancora andato di corpo.

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editoriale di Relator

1994 Guinea Bissau Una ragazza è in un villaggio africano.Il suo uomo spiega al gran consiglio degli anziani come evitare la dissenteria che li sta uccidendo.

1995 Rotterdam tre ragazze vengono ospitate dalla mamma di un amico olandese. La signora a 70 anni, ha trovato il "ragazzo", tecnico delle luci nella loro discoteca.

1999 New York Una giovane donna di 28 anni e già sposata è al suo primo viaggio di lavoro. Una donna bellissima di 40 anni le dice "a New York, non si può invecchiare"

2010 Italia Dopo intenso mobbing, una donna di 40 anni (ormai vecchia per il settore in cui lavora) si vede costretta a licenziarsi e lasciare il posto ad una ragazza più giovane. L'impatto è tremendo, ha dedicato la vita al lavoro, ha trascurato la famiglia nel nome del lavoro.

2024 San Marino Una signora di 52 anni da mesi lavora con i malati terminali. Una missione? No, ci è capitata, ha provato e ha visto che le piaceva. Molti, nonostante le sponde hanno anche altre misure di contenzione perchè non si facciano male o cadano dal letto. La mattina vanno lavati, cambiati, vestiti. Costano allo stato migliaia di euro al mese non "servono" più e pertanto sono rottamati.

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editoriale di Flame

Con l’ineluttabilità delle tasse da pagare a giugno, per le ultime festività natalizie è venuto a trovarmi, come da sempre, un mio lontano parente altolocato (anche se non ho mai capito fino a che punto siamo parenti), tale Prepuzio Diotti Bastoni Della Grossa. Per gli amici Zio, o anche Ziii.

Quest’anno si è presentato con un pacchetto di amaretti di Mombaruzzo del 1902 ed un mucchio di cattivo umore.

L’occasione mi è sembrata quella giusta per stappare lo spumante da reflusso gastrico garantito trovato dentro la confezione natalizia da 3,45 euri dell’Eurospin regalatami l’anno scorso da un mio collaboratore.

I colori

... scusa?

I colori, Flame! Prendi il giallo, ad esempio, ti sei mai chiesto se i tuoi occhi percepiscono il giallo come lo percepiscono quelli di un’altra persona?

Caschi male Ziii, nelle festività natalizie sono solito concedermi un sano encefalogramma piatto.

Resuscita le tue letargiche sinapsi, dai.

Devo proprio?

È d’uopo (cit.). Dicevo. Potrebbe essere che il giallo che percepisci tu, per me, se mi fosse possibile entrare nella tua testa, secondo i miei schemi sarebbe azzurro, o un colore che non ho mai visto in vita mia, o potrebbe non essere quello che io considero una sensazione visiva; potrebbe ad esempio rientrare nell’ambito del gusto, una gradazione di salato, o una sensazione mai provata prima, o forse, quella cosa che mi arriva per me potrebbe non essere una sensazione ma una constatazione. Voglio dire, magari tu percepisci le sfumature di giallo alla maniera in cui a me una persona pare più o meno perspicace ...

Interessante, davvero ... come sta zia Clotilde?

Bene, purtroppo, ci seppellirà tutti vedrai, anzi, se succederà non lo potrai vedere ... ma tornando a noi: a tutti e due hanno detto che la banana è gialla, entrambi siamo quindi d’accordo che ciò che ci dice il cervello sul colore della banana si chiama giallo, ma potrebbe essere che la sensazione che provi tu, se me la potessi trasferire così com’è, per me sarebbe tutt’altra cosa.

Ho una prova che smentisce subito la tua teoria Zii.

Quale?

I daltonici.

Cioè?

Come fanno i daltonici a sapere di essere daltonici se quello che dici tu è vero?

Lo sanno perché almeno una volta nella vita sarà capitato loro di incontrare una persona che dicesse: la banana è gialla e la mela è verde, mentre loro, ognuno a modo suo, banda bene, percepiscono il colore della banana allo stesso modo in cui percepiscono quello della mela.

Ok Zii, ma non è comunque possibile quello che dici, i colori sono radiazioni luminose ben precise. La radiazione gialla che arriva ai miei occhi è la stessa che arriva ai tuoi.

Molto vero quello che dici, però, una volta che gli occhi hanno detto al cervello: guarda che ci è arrivata una radiazione gialla, a quel punto è a discrezione del cervello scegliere che modalità utilizzare per informare la coscienza di ognuno di noi di quel fatto. E chi l'ha detto che il mio cervello debba utilizzare per forza le stesse modallità del tuo? E questo potrebbe valere per qualsiasi informazione che ci arriva dal mondo esterno: tatto, udito, odori ..., e noi questa cosa non la potremo mai sapere perché non ci è possibile entrare nella mente di un’altra persona.

Va beh, ma anche fosse, a te che ti frega?

Mi frega perché sono le percezioni sensoriali che plasmano il mondo nella nostra mente; se i sensi ci tramettono le informazioni sul mondo esterno in modo totalmente diverso da persona a persona, quelle percezioni sono illusioni, e la domanda che mi viene è: cosa c’è davvero la fuori? Di cosa è fatto il mondo?

Ma sta cosa non l’aveva già tirata fuori il tipo della pillola rossa/pillola blue, e probabilmente ancche qualche capiscione greco o tedesco?

Forse.

Un altro po’ di spumantino?

Vai.

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editoriale di Abraham

Non mi è mai fregato nulla dei Nirvana.

Quando Kurt decise che sì, l'opzione era definitiva, trotterellavo in bici senza posa.

Lustri dopo, per caso, per puro caso, mi imbattei nel lascito, ed ebbi paura. Ne ho tuttora.

Dice: se ci fai un editoriale dovresti rileggerla, perlomeno, quella lettera. Vero, sacrosanto.

Mi dicono, mi arriva l'eco che si è appena celebrato l'anniversario della sua dipartita, il suo addio.

Quel testamento mi ha stremato le viscere, mi ha voluto punire. O forse, mi ha voluto tracciare una strada.

Certo è che mi sono sentito meno solo, ma lui non lo saprà mai e, con il senno di poi, non gliene sarebbe importato per un cazzo.

Peggio o meglio dell'angoscia, della paura e della tristezza vi è il nulla. Un nulla che però è ancora pregno di amore, e quell'amore non dipende da te. Quindi, realizzi che il buco nero che ti avvolge non è sonno criogenico, le sferzate arrivano e come puoi concioliare il nulla cosmico, che molti erroneamente chiamano autodistruzione, con l'amore incondizionato ?

Non puoi, non devi.

Kurt è stato lineare, non ha chiesto di sentire troppo. Ha sentito troppo, semplicemente, e la sua essenza, l'energia, gli hanno fatto capire che era giusto così, che basta.

Non ha scelto, si è permeato. Si è adattato. Ha capito che si può vivere, che la vita merita, che c'è spazio.

Non sarà mai troppo tardi, fratello.

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editoriale di JonatanCoe

Il tempo più che misurare la nostra esistenza ci cammina a fianco ricordandoci che le cose passano. Tante sono le cose che passano nella vita, alcune ritornano mentre altre vanno via definitivamente. Il tempo di mio padre qualche settimana fa è passato per sempre consegnandomi un nuovo tempo fatto di dolore e rassegnazione. Questo triste evento mi ha portato a riflettere sul rapporto individuale, il mio nella fattispecie, con lo scorrere inesorabile di questo imprevedibile fattore. Crediamo che il tempo sia una componente governabile, rilegando o rimandando al giorno dopo, al prossimo mese, all'anno che verrà, impegni cui non vogliamo far fronte oggi, ma non conosciamo assolutamente il tempo concesso alla nostra vita, cosicchè anche domani, facendo tutti gli scongiuri con doverose toccate nelle parti basse, potrebbe essere troppo tardi per tutto. Per questo motivo oggi mi sono concesso un pò di questo preziosissimo tempo per citare e ringraziare tutto quel che ha reso sinora la mia esistenza piacevole, guai e problemi permettendo. Non c'è ordine cronologico o maggiore importanza in questo flusso di parole ma solamente pensieri e ricordi verso quel che ha portato alla mia bocca un piccolo o grande sorriso, alla mia vita una concreta fisionomia spirituale. Allora grazie al fruscio del vinile, caldo nettare per le mie orecchie, all'odore dei libri, alla penna di Gianni Rodari che ha segnato la mia infanzia e la mia vita, ai pisolini pomeridiani nelle fresche stanze d'estate e la contemplazione del firmamento nelle sue notti, alle lenzuola profumate stese ad asciugare, alle pietre miliari che correvano oltre il finestrino della 127 del mio papà, agli occhi pietosi del mio Smith davanti alla ciotola vuota, all'orgoglio nella timidezza, alla poesia di Morrissey e il coraggio della fragilità ("Vorrei uscire stasera ma non ho nulla da mettere"), all'odore delle piogge estive, alle forti braccia che mi hanno adagiato sul lettino, alla tormentosa pace nei mari d'inverno e l'affascinante demone nelle fiamme dei camini. Grazie ai colori dell'autunno che incendiano la mia anima, al fresco ristorante degli alberi nei giorni di calura, alle prime luci dell'alba quando la città dorme ancora, ai gesti di cortesia inaspettati da uno sconosciuto, a Travis Bickle per avermi rivelato che non sono il solo, a Sarah e Elizabeth Webber stagliate speranzose verso un quiete tramonto. Grazie alle radio che trasmettono nella notte, alle luci nell'oscurità e all'oscurità negli anfratti di un giorno assolato, al profumo dell'erba appena tagliata, ai mandorli in fiore, ai campi di camomilla. Grazie al sole del pomeriggio che disegna sulle pareti della stanza il profilo delle persiane, al rumore dell'acqua che scorre nei rivi, all'odore di Palmolive nel bagno a casa di mia nonna, alle piante di basilico rigogliose nei secchi che una volta contenevano ducotone, ai muri imbiancati di paese, ai muretti a secco, alla neve che ovatta i paesaggi e la nebbia che confonde i contorni, ai pioppi brulli lungo i fiumi, alle lucciole, al verso dei grilli nella notte, alle spiagge desolate e al suono in lontananza dei jukebox. Escludo volutamente tutti i miei affetti poichè ci sarebbe un capitolo enciclopedico a parte.
Sicuro di aver dimenticato mille altre cose e altrettanto sicuro che mi verranno in mente appena terminerò questa mia scrittura, ritorno alla perdita del mio caro papà. Il suo cappello è ancora appeso all'attaccapanni, raffigurando un presente che ormai non c'è più, un passato persistente che fa male. Ma si sa, il tempo è crudele, inesorabile, inarrestabile. A onor del vero, in alcune circostanze, anche un pò clemente poichè ha concesso a mio padre di esternare tutto quel che non gli era riuscito in una vita. Un tempo tutto sommato infinitamente grande anche per me, per consegnargli un semplice profondo e sentito "Grazie papà".

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editoriale di MauroCincotta66

Ogni collezionista ha il suo “Gronchi rosa”, ovvero quel pezzo che ambisce ad avere e che, non necessariamente, è il più bello o il più importante o il più raro. È solo quello che, per una serie di circostanze, occupa la mente dell’amatore fino a quando non riesce ad aggiungerlo alla collezione; a quel punto sposta l’interesse verso altri lidi come un moderno Ulisse mai pago.

Fino a venerdì scorso, la mia ossessione era “All Things Must Pass” il triplo album di George Harrison. Chi ha provato ad acquistarne una copia, edita prima della rimasterizzazione del 2021 e in buone condizioni, sa che il mercato è assestato sugli 80/100€, fino ad arrivare a 1.000 € per una prima stampa Japan!

A questo punto, però, è giusto fare una precisazione: io sono un collezionista di suoni. La definizione non è mia ma mi è stata affibbiata da Paolo, titolare del negozio di vinili “Kandisky” e mi ci trovo come un paguro* nella conchiglia di un altro mollusco. In pratica ciò che cerco è un supporto che sia fedele all’opera, così come immessa sul mercato all’epoca della pubblicazione. Ovviamente in buone condizioni (per gli appassionati: mai sotto VG+) e, per ragioni di qualità, possibilmente stampato in Giappone o in Germania.

Ebbene, l’unione di queste esigenze con il dettato del mercato, mi ha tenuto lontano dal mio oggetto dei desideri fino a venerdì scorso, quando mi è stato recapitato il pacco proveniente direttamente da Tokyo. Solitamente non mi piace acquistare sul web, come San Tommaso devo esaminare con i polpastrelli se vi sono ferite nel costato. Però in questo caso dopo aver trovato, tra negozi e mercatini vari, solo copie italiane e a non meno di 100€, mi sono deciso e, approfittando di una pacifica riedizione leggermente traslata dell’asse di Berlino (Tokyo/Leipzig/Brescia), ho anche evitato IVA e spese di sdoganamento, assicurandomi il pezzo ambito, in stampa Japan e condizione NM, per “soli” 13.943 JP¥ (c.ca 86 €). Solo un accenno sul metodo adottato per “ammortizzare” le spese di spedizione: è stato sufficiente acquistare altri vinili in modo da spalmare l’onere su diversi pezzi (scrivetemi in privato per altri consigli su come spendere tanto!).

Ne è valsa la pena? Mai come in questo caso la risposta è problematica ed il motivo è presto detto.

L’opera è nota ai più, così come è nota la querelle sulla produzione di Phil Spector e sul “muro del suono” – marchio di fabbrica di Phil - il cui riverbero andrebbe a discapito della profondità e della chiarezza di voci e strumenti. Lo stesso George era stato tentato di remixare l'album per eliminare parte del riverbero, operazione poi condotta nel 2021, in occasione del 50° anniversario dell’opera, dal figlio Dhani.

Anche io, nei miei ascolti su Tidal, preferivo cliccare sulla versione del 2021 e adesso, ascoltato il vinile come si deve, devo confermare che, soprattutto in alcuni brani (“Wha Wha”, “What’s Is Life” e “Art Of Dying” su tutti), Spector ci è andato così pesante da rendere fastidioso l’ascolto, soprattutto ad alto volume.

A allora? Direte voi … Beh, semplice: 27 novembre 1970, la data di pubblicazione. L’istante reso eterno e che ha sancito la conclusione dell’opera e la consegna agli appassionati. Forse George ha dovuto digerire alcune imposizioni del produttore, forse ha dovuto fare più di una piega per non irritare la casa discografica, forse voleva qualcosa di diverso dal suono del sax di Bobby, … però, alla fine, quella che è stata pubblicata costituisce l’opera originale e questo è un fatto.

Gli studiosi ci hanno rivelato come Leonardo Da Vinci abbia lavorato alla “Gioconda” fino alla fine dei suoi giorni, mai pago, mai soddisfatto. Però, dopo la sua morte, nessuno ha mai pensato di dover fare un ritocchino alla Mona Lisa! Ripeto, massimo rispetto e anche gradimento per il lavoro di pulizia del figlio, però non è l’opera originale!

E poi, quello che mi fa pensare è che, se un giorno qualcuno mettesse dei soldi per lo sviluppo di una App che consentisse di ritoccare a proprio piacimento la musica, un po’ come si fa oggi con le foto, e la rendesse disponibile in accoppiata ad una piattaforma di streaming quale sarebbe il risultato?

* [ndr] il paragone con il paguro è voluto: come questi, so che dovrò cambiare conchiglia … ma qui e ora mi godo la situazione. Perché si, il relativismo mi avrà anche procurato la gastrite cronica, ma mi aiuta a vivere come Hirayama, il protagonista di Perfect Days, “in un’elegia appassionata delle piccole cose” (e in questo la musica, ahhhh la musica!).

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editoriale di Stanlio
Why not??? https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/10/17/al-via-la-raccolta-firme-per-chiedere-alla-ue-di-tassare-i-grandi-patrimoni-la-grande-ricchezza-la-nostra-campagna-con-oxfam/7322103/ https://www.oxfamitalia.org/lagrandericchezza/?utm_source=ilfatto&utm_medium=organico&utm_campaign=lagrandericchezza https://eci.ec.europa.eu/038/public/#/screen/home https://www.tax-the-rich.eu/ Firmate firmate firmate, io l'ho appena fatto!!! di più
editoriale di vibration

Dovete sapere che esisteva un paese ridente abitato da un popolo che amava cantare,spesso comunicava cantando.

La bellezza di questo paradiso è stato oscurata dalla governante, Una Strega che non capiva le parole cantate dal popolo,si sforzava ma proprio non capiva,ha chiamato medici, stregoni ma non trovarono un rimedio.

La strega temeva che il popolo cantando parlasse male di Lei, del suo modo di governare e senza che lei capisse una parola.

Viveva perennemente accompagnata dall'idea che le parole delle canzoni fossero contro di Lei, i consiglieri le dicevano che era una sua idea ma Lei non si fidava neanche di Loro..Non poteva più sopportare questa situazione quindi fece una legge ,Il popolo non poteva riunirsi ma soprattutto non si poteva più cantare, Se gruppi di persone si riunivano a cantare senza un permesso (che non veniva mai dato) venivano presi a manganellate dalla Polizia e alcuni venivano arrestati. La polizia non si metteva scrupoli se a cantare era un gruppo di ragazzini,mangannelate a volontà..

Nessuno cantava più, ma il popolo non era scemo pensava,pensava e si teneva tutto dentro finchè l'odio verso la Governante crebbe a dismisura finchè il cielo si fece sempre più buio e sul paese regno la tristezza e il malcontento.

Ma un bel giorno come per protesta il cielo si rischiarò e in alto fra le nuvole apparverò le parole delle canzoni vietate,la strega non poteva sentirle ma poteva leggerle e capì quanto era odiata. Fece esoterici incantesimi per cancellarle, per la rabbia ridusse in cenere i ministri, chiamò stregoni potenti in suo aiuto ma nulla le parole nel cielo non scomparvero anzi aumentarono.

La strega si difese sbraitanto che non erano parole del popolo ma una bieca macchinazione degli oppositori,di qulli che facevano finta di stare dalla parte del popolo ma pensavano di cacciarla per fare i solo propri interessi. Chiaramente nessuno le credeva, solo i pochi che le stavano vicino e avevano paura di perdere i propri previleggi.

Intanto le scritte nel cielo aumentarono, il popolo coraggioso scese in piazza e si uni in un unico canto di vittoria mentre la strega continuava a minacciare tutti ma i suoi poteri lentamente diminuivano.

La strega non poteva sopportare tutto questo , era rabbiosa e un incantesimo mancato la traformò in una figura dipinta su un muro quasi come un monito per il popolo a non credere alle promesse ,e ragionare prima di dare la loro terra in mano a chi aveva solo sete di potere e curare i suoi interessi riempendo la città di promesse e manifesti.

Con gli anni la figura sul muro si cancellò,passarono degli anni e il popolo dimenticò il passato governo, dimenticò la strega,dimementicò la lezione avuta sulla propria pelle . Passaro pochi anni , si dice solo cinque e in paese arrivò un mago che promise mare e monti, gioia per tutti e sempre giornate di sole. . Il popolo senza indugi lo elesse governatore consegnandoli il paese. Si dice che su quelle terre non splenda più il sole e le vie sono lastricate di statue di sale.

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editoriale di Poldojackson

E dopo il debunker, attenzione, adesso arriva il prebunker.

Innanzitutto demistifichiamo i demistificatori, perché è curioso che si chiamino debunkers quando il loro lavoro consiste sempre, soltanto e comunque, nel difendere le verità istituzionali a discapito di quelle dei cittadini.

È curioso perché l’origine del termine debunkers è esattamente l’opposto, ovvero, sbugiardare le istituzioni.

Intorno al 1820, il deputato della Carolina del Nord, Felix Walker, tiene un discorso di fronte alla contea di Buncombe. Più che un discorso diciamo uno sproloquio senza senso, nel tentativo di convincere il suo elettorato, che stava lavorando nel suo interesse.

E così Buncombe nel tempo viene abbreviato in bunk, acquisisce una k e viene coniato il termine to debunk che, letteralmente, significa demistificare uno sproloquio.

Quando le democrazie mettevano il popolo al centro, gli sproloqui da demistificare erano quelli del potere, non quelli di chi metteva in discussione il potere.

Adesso che le democrazie non sono più il potere del popolo ma l’amministrazione del popolo da parte del potere, anche il debunking si è adeguato.

Adesso arriva il prebunk. Che cosa significa prebunk? Cominciamo a spiegare chi c’è dietro. Jigsaw è una società di Google che mira a prevedere le minacce emergenti e a sviluppare nuove tecnologie per proteggere le società aperte. Da che cosa? Dalla censura, dagli estremismi, dalle molestie ma, soprattutto, dalla disinformazione.

Questo perché la disinformazione – lo dicono loro – può fuorviare le persone ed indurle a diffondere propaganda o a fomentare violenza e sfiducia nelle istituzioni. È il contrario del debunking prima maniera perché il popolo aveva il diritto, attraverso il giornalismo, di mettere alla prova le istituzioni democratiche. Il popolo le sfiduciava per definizione perché quello era il giusto modo di tenerle sotto pressione. Infatti, si diceva che i giornalisti erano i cani da guardia del potere, cioè quelli che difendevano il popolo dal potere, mentre oggi, sembrano piuttosto i cani da riporto del potere.

E allora, che fare? Semplice, secondo Jigsaw bisogna prevenire, che è sempre meglio che curare. Prevenire è la parola d’ordine di un mondo preordinato e prevedibile, un mondo rassicurante, ma un tale mondo esiste soltanto nella semplificazione binaria dei computer, che sono macchine a stati, dove l’introduzione di un certo dato, produce sempre un certo risultato.

Nel mondo reale non funziona così. Il mondo reale è più governato dalla Teoria del Caos, come diceva sempre Ian Malcolm, il matematico di Jurassic Park. Eppure, in un tempo dominato da questo governismo meccanicistico, dove l’uomo sembra convinto di poter amministrare la Natura, come l’apprendista stregone Topolino che faceva roteare le bacchette del mago un po’ a caso, in questo tempo, la metafora della prevenzione sembra avere contaminato ormai tutto.

Ma c’è di più. Secondo un noto professore di Cambridge, che è considerato uno dei massimi esperti, Von Der Linden, la disinformazione è come un virus, che si diffonde ed induce la gente a comportarsi in un determinato modo. Qualcuno sviluppa i sintomi, qualcuno no, insomma, si comporta come un virus, ma allora se è proprio come un virus, perché non possiamo immaginare di inoculare la gente? Inoculiamo! Già, inoculare.

Vi ricorda qualcosa? E allora, se bisogna inoculare, arriva il Prebunk. In Polonia, in Repubblica Ceca, in Slovacchia, Google ha fatto un esperimento: ha utilizzato la pubblicità su Facebook, su YouTube, su Twitter e su TikTok, per mostrare una serie di video che hanno inoculato gli anticorpi contro la disinformazione a ben 38mln di persone, la maggioranza di questi tre paesi e poi ha scoperto che rispetto ai “non inoculati”, questi hanno avuto la possibilità, con minore frequenza, di diffondere le famigerate false informazioni.

E adesso, sta per iniziare la sperimentazione anche in Germania. Esattamente come i vaccini, dicono gli inoculatori, il Prebunk non è efficace al 100% eh? I suoi effetti calano nel tempo e c’è sempre bisogno di nuovi booster… e via a produrre sempre tutti i mesi le dosi di richiamo. Un’inoculazione continua che serve a proteggere il popolo da se stesso, ci dicono, perché chi è vittima delle teorie del complotto, finisce per diventare un emarginato, finisce per perdere il lavoro, finisce per sperimentare una riduzione del reddito e un declino generalizzato del benessere.

Esattamente come accade a chi fa uso di stupefacenti, lo fanno per voi, sia chiaro! Mica per proteggere i loro interessi e i loro profitti. Loro darebbero qualsiasi cosa per vedervi felici e sorridenti! Anche a costo di indurvi una paralisi facciale…

Torniamo seri. Hanno foraggiato migliaia di debunkers e non è bastato. Adesso foraggeranno migliaia di prebunkers, ognuno a inoculare nel proprio paese ma qualcosa mi dice che non basterà. Quando si accorgeranno che l'uomo è nato per essere libero, che puoi imprigionare il suo corpo ma non i suoi pensieri e che non si può vaccinare contro la libertà di opinione, allora… come la prenderanno?

Eppure basterebbe così poco, basterebbe che invece che imporre verità calate dall’alto, imposte da multinazionali miliardarie, che perseguono obiettivi decisi da pochi, organizzassero in tutte le piazze del mondo, tante Agorà per rispondere alle domande, spiegare, decidere insieme cosa fare e cosa non fare. E un sistema del genere esiste però eh? Si chiama democrazia, questa sconosciuta.

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editoriale di MauroCincotta66

Ehiii Gic!!! Dove vai così di fretta pedalando in bicicletta?!?! E fermati con noi a bere un pirletto … se non ricordo male Campari, giusto?

Si, giusto ma grazie no gnari (devo pur usare le locuzioni locali per senso di appartenenza, dopo 25 anni!), non posso, scusate ma stamattina mi sono svegliato con le note di “How” di John Lennon nelle orecchie e devo, dico DEVO, andare a casa e dare soddisfazione alle trombe di Eustachio con tutto “Imagine”, dall’inizio alla fine. Poi, magari, tiro fuori la Rolls dallo scaffale e ascolto anche “Let It Be”!

Ma dai … ma perché non ascolti la musica andando in bici e così puoi fermarti con noi?

Perché? Perché ho detto che devo ascoltare, non sentire! Ascoltare, chiudere gli occhi e coinvolgere partecipativamente il pensiero stimolato dalle onde sonore. Non fare nient’altro, solo dedicare tutti i miei sensi al piacere dell’ascolto.

E poi c’è la liturgia dell’ascolto in vinile, con i gesti che si ripetono, sempre gli stessi: accendo il giradischi e l’amplificatore; estraggo il vinile dalla sua custodia invecchiata dal tempo e lo appoggio delicatamente sul piatto; prendo la spazzola antistatica e, mentre il disco gira, tolgo la polvere dall’interno verso i bordi; stacco il braccio dal suo supporto; lascio dolcemente cadere la puntina sul bordo del disco e, finalmente, dopo tanto operare l’agognata gratificazione: il suono. Una marea infinita di frequenze che solo il vinile riesce a rendere.

Mi siedo nello stesso punto del divano, sapientemente posizionato rispetto alle casse, e so già che non mi alzerò fino alla fine del lato A. Quando la puntina smette di suonare musica e restituisce il vuoto della superficie non incisa, esco dallo stato d’estasi e mi alzo per girare il disco e iniziare l’ascolto del lato B. Senza interruzioni, senza skip, senza shuffle, senza remote control. Senza limiti all’immaginazione.

Ho già accumulato circa 250 vinili cercando di scegliere con cura cosa acquistare. Prima i grandi classici, poi quelli che mi hanno accompagnato in momenti indimenticabili della mia vita, fortuna che i due insiemi sono decisamente intersecati! Agli estremi della valutazione secondo questo parametro, ci sono i vinili/swiffer e i vinili/porco. I primi, dopo un paio di ascolti se ne staranno sullo scaffale per tanto tanto tempo a catturare polvere. I secondi si fanno ascoltare dall’inizio alla fine, senza soluzione di continuità. Non si butta niente e ringrazi per i solchi vuoti tra una traccia e l’altra che ti fanno riprendere per un attimo il contatto con la realtà. In questo caso, ogni tanto devi resistere alla tentazione, perché l’ascolto usura il vinile. (E “Imagine” è decisamente un Gran Suino Padano, con due quarti posteriori – la title track e la citata How – buoni per il Culatello di Zibello!).

Non compero mai compilation (solo rare eccezioni) o versioni successive, rifacimenti, extra vari o canzoni escluse. Mi interessa il disco originale, (anche se ristampa, ma rigorosamente riprodotta prima dell’era digitale), e mi interessa capire come è nato e perché l’artista è arrivato in quel momento a fare quell’album. Oggi è possibile conoscere l’intera produzione di un artista attraverso l’utilizzo di piattaforme di streaming musicale e magari approfondendo con la visione di interviste e live su YouTube. Ma tutto ciò non ti servirà a capire. Tutto troppo facile. Le cose bisogna conquistarsele con pazienza e dedizione. Un po’ come quando si andava in biblioteca per trovare materiale e scrivere la mitica ricerca assegnataci dal prof.

E poi, Il piacere di possedere oggetti è un qualcosa che accompagna l’essere umano da sempre, basti pensare ai corredi funerari risalenti già all’età del rame. È in questo solco che nasce il desiderio di avere un elemento concreto che attui la passione verso un artista. La passione: la spinta propulsiva senza la quale questa pratica sarebbe una meccanica raccolta di oggetti. “Nell’oggetto, insomma, noi amiamo quel che vi mettiamo di noi, l’accordo, l’armonia che stabiliamo tra esso e noi, l’anima che esso acquista per noi soltanto e che è formata dai nostri ricordi.” (Cit. da “Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello)

Collezionare vinili è un’arte che si impara sul campo. Scoprire che le stampe migliori sono quelle giapponesi, sapere che I Pink Floyd etichetta Capital sono decisamente meglio di quelli EMI, che un vinile rimasterizzato è come una bambola gonfiabile, che il concetto di “Near Mint” di un greco non è uguale a quello di un tedesco! Vuol dire passione, pazienza e attenzione, con la consapevolezza che è tutto soggettivo.

Se, come me, ami la buona, vecchia musica (fino a metà anni 80), sei fortunato perché i dischi in vinile ti daranno il meglio dato che gli album erano nati per i vinili. E poi un disco in vinile non è soltanto un oggetto che consente di ascoltare musica trattata solo in modo analogico (e non è paglia …), è anche un oggetto visivo da consultare e mettere in bella mostra, come un’estensione culturale della nostra identità. Lo scaffale dei dischi parla di noi e non solo del nostro gusto musicale.

Qualcuno dirà: una boomerata. Certo che lo è. Per noi cresciuti a sbavare dietro le vetrine dei negozi di dischi, tutto ciò è un modo (stupendo) di tornare bambini e non c’è niente di meglio, per ricordarsi di amare la vita, che coltivare e proteggere l’immaturo che custodiamo gelosamente nel nostro profondo.

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editoriale di Stanlio

Saran anni che non assaporo questa ricatta, non se l'abbiano a male vegani & vegetariani qui presenti, ma al solo pensiero (giuro) mi viene l'acquolina in bocca come si dice, l'ultima volta me la preparò mia madre (una trevigiana doc, r.i.p.) col tocco finale di una bella ed abbondante spolverata di parmiggiano, da svenire e sì che un tempo era considerato un piatto della cucina povera, perchè mi vien da parlarne è presto detto, pare che la frontiera del cibo del futuro stia subendo notevoli spostamenti dell'asticella che faceva da barriera o confine, dopo i nidi di rondine, i cibi liofilizzati propinati agli astronauti nello spazio per economizzare il carico nella navicella e non farli degradare nel tempo, si è passati alle larve, coleotteri, lepidotteri, scorpioni ecc. ora stanno lavorando e già producendo tonnellate di carne sintetica per arrivare a questa ultima notizia appena letta: Arriva il riso di manzo: “Chicchi coltivati con cellule di muscolo e grasso animale”. È davvero la nuova frontiera del cibo sostenibile?

La quale ha provocato questo scarno scritto solo per dire che se siamo ciò che mangiamo come dicevano gli antichi beh la vedo mica bella per i posteri sul come saranno in base a cosa metteranno in tavola domani e gnente, tanto pe' di'...

PS me xè vegnia voja de farme proprio un bel risotin e de ricete in merito ghe ne sarà 'na strage, una par ogni region e paese italian...

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editoriale di Confaloni

Alcuni giorni fa sono state pubblicate notizie riguardanti le condizioni di salute di Alain Delon. I familiari hanno espresso preoccupazione dal momento che l'attore (all'età di 88 anni) sta seguendo un ciclo di cure intese a contrastare un linfoma a lenta evoluzione. L'attore sembra non passarsela bene, avendo confessato di essere stanco di vivere, come a voler fare intendere che un suicidio assistito sarebbe il minore dei mali giunti a questo punto.

Leggere simili notizie fa sempre impressione, specie se si tratta di personaggi un tempo alla ribalta in quanto attori o attrici. Il successo meritato, accompagnato dalla salute, possono indurre a credere che le ingiurie del tempo che scorre non valgano per sé stessi, ma solo per altri. Ma ovviamente la natura non guarda in faccia a nessuno e il decadimento senile arriva gradualmente, tanto che tempo fa si è appreso il motivo per cui da anni un attore di vaglia come Jack Nicholson non recita più: semplicemente non riesce più a memorizzare le battute di qualsiasi copione. E questo non gli giova proprio anche psicologicamente.

Prima ho scritto " suicidio assistito" e so che dietro simile formula nel recente passato italiano si sono verificati casi umani di grande risalto. I nomi di Eluana Englaro, Dj Fabo hanno interrogato tutte le nostre coscienze su quel ponderoso tema chiamato fine vita, ovvero fino a che punto vale la pena tenere in vita artificialmente persone cerebralmente morte. Insomma: in tali condizioni ci si trova di fronte ad una vita degna? E allora non sarebbe il caso di consentire una morte dignitosa? Un dilemma tosto e va detto che solo nel 2019 la Corte Costituzionale ha dichiarato non punibile l' assistenza medica al suicidio assistito. Resta comunque un vuoto legislativo poiché lo Stato italiano non è ancora riuscito a legiferare chiaramente sull' intera tematica e intanto ogni Regione tenta di emanare norme su una materia così spinosa, senza riuscirci.

Certo è che non si tratta solo di quei casi in cui le persone sono mantenute artificialmente in vita. Mi è venuto da pensare a coloro i quali, più o meno anziani, non trovano più i necessari stimoli per vivere. Il pensiero della decadenza senile può spaventare, così come può insorgere uno stato di depressione psicologica da cui non se ne esce. Mi aveva colpito apprendere, nel 2011, della decisione presa da uomo politico brillante e a suo tempo fascinoso come Lucio Magri ( fra i fondatori de "Il Manifesto") che, afflitto per la recente scomparsa della moglie, si era recato in Svizzera da un amico medico per sottoporsi a pagamento al suicidio assistito. Una decisione estrema e discutibile per chi crede nel valore sacro della vita. Eppure non penso che si possa imporre altrimenti a chi è ben determinato a decidere di compiere un passo liberatorio, se non si vuole più soffrire (e senza bisogno di recarsi in Svizzera per pagare un simile servizio). Resta il dilemma angoscioso di quale scelta adottare e lì si è soli con la propria coscienza.

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editoriale di Yftcfuf

Qua sul Deb non si parla mai di un'attrice cinematografica e co-sceneggiatrice di livello, una brava conduttrice-soubrette, un'ambasciatrice italiana nel mondo [pur essendo nata a Tunisi, era monsummanese-versiliese d'adozione] di un'estrazione culturale direi superiore a tutte le miss Italie prese una ad una [cit. Moreno Burattini].

Insomma parlo dell'appena spirata Elena Liliana Salvatrici Greco in arte Sandra Milo, che tanti sbarbatelli di ora purtroppo conoscono unicamente per la sua partecipazione a quella rivoltante trasmissione che risponde al nome de IL CANTANTE MASCHERATO [non ricordo nemmeno l'anno preciso].

Per fortuna, ehm, esiste Raiplay, e chi di famiglia buona Lo è, senz'altro si farà una cultura su Lei ed altre Muse di registi di punta, ma ora andrò al sodo ché non voglio fare il Carlo Conti della situazione. Ve Lo Confesso. Ho avuto, da ventenne, una bis-zia acquisita che aveva lo stesso identico modo di esprimersi della Milo, per cui mi venne da chiederLe se avesse una qualche parentela con quella signora, magari da parte di madre. Ebbene, siore (suore o spose) e siori (giasioni o tavoroghi), rullo di tamburi......................ERANO CUGINE DI 2° GRADO! un cuginotto viareggino della mamma di cognome faceva proprio SALVATRICI. E conseguentemente, uno di quelli miei è di colpo e contraccolpo baby-Erede di Sandra Milo. Visi(M)bilio!

Non incontrò in nessun caso l'altra Sandra della televisione genuina (vero nome Alessandrina), e questo fa molto Cyberpunk d'avanguardia, ma quest'è nulla! Diversi animi e spiriti patateschi la venerano-àvano-àrono come Icona Rock sabbiosa , da cui SAND+ROCCIA--> Sandroccia

Già, la Sandroccia, che risate intelligenti ci facevamo con Lei nell'antivigilia dell'Euro-farsa made in Bicameral Land...inoltre, lasciando stare i vacui gossippumi, è una delle poche nel mondo ad essersi reinventata Dama Narrante nel Teatro di spessore, in lavori che quasi nessuno s'ingraziò. Intraprese, per protesta, un duraturo sciopero della Fame.

Ottenne dunque, indomita, di lì a poco il premio alla Carriera, e Lo dedicò a tutti gli Italiani che l'hanno sempre difesa, piangendo e contagiando pure me che non me ne piangevo dai 13 anni d'età. Piangere da adulti è sinonimo di grande forza metabolica, chi non lo sa? rispondo io: 5 poveri stro...lghinisti. Ma detto cjò non scordiamoci le sue uniche 3, mirabolanti canzoni d'antan: «Cedronella» , interessante invettiva contro (il mercato de)gli Agrumi-frutti ogm, con punte di sarcasmo di matrice fumettistica; «Come si Fa?» (una Favola sul suo lato compositivo più che altro); la profezia in musica su Renat Captif Brunetta «IL NANO CLO CLOP» (dove CLOP probabilmente sta per Cavaliere, Lesto Occupòmmi Prono!). Tirando le

somme (-rughe), perché invece di Scalfaro(nzo) o il fu Ciappy [cit. Forattini], preparatori di quel fertile terreno riformista d'Elit per i 2 tristi successori, non l'avevano/avevamo proposta ed avuta-eletta-nominata Presidente(ssa) della Repubblica una donna così? Sincolar Mizdèiro [cit. Porcaro non Jeff]. Forse Lo era cazzutamente stata in Ecuador a ns insaputa. Già.

E ora, mi raccomando, siate teneri...la salma di questa leggenda cela un Tangata Manu che, a dire, non la manderà.

p.s. La Raffaele? L'Affina ora Ferale ora Rafferma fra Reali Leffe e Ranfielle, Respice Finem

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editoriale di Dislocation

L'Undici.


Un giornale sportivo argentino, alla notizia del suo gran rifiuto a passare alla Juventus per dieci centinaia di milioni (di allora...), lo definì, a tutta pagina, "Un Hombre Vertical".
Altro?


Sardo vero, nei fatti.
Diceva, lui, lombardo di Leggiuno: "Lo sport da solo non può essere in grado di cambiare una regione povera come la nostra..." Dove "La nostra" era la Sardegna, però.


Il Calciatore:

Un giorno si ritrovò in macchina Grazianeddu Mesina ed un po' si preoccupò, disse, ma Neddu voleva solo sincerarsi che lui non mollasse il Casteddu per la Juve o chi altro.

Di che parliamo? Delle famose rovesciate, delle giocate spavalde, di potenza infernale, del pallone lanciato a 120 all'ora che spezza in tre parti il braccio di un raccattapalle di nove anni, Danilo, appostato dietro la porta avversaria, le cui cure seguirà poi personalmente ed a cui dedicherà un pallone firmato da lui ed un goal contro la Lazio.
Della sua infanzia... Profondamente segnato da un'infanzia a dir poco precaria (il padre morì in fabbrica, trafitto da un profilato d'acciaio che gli squarciò l'addome e la schiena) non perdeva occasione, nelle pochissime interviste concesse, di denunciare il trattamento da bestie ricevuto al collegio cattolico dove la madre lo mise, non potendolo mantenere da vedova poverissima: "Noi poveri dovevamo guadagnarcelo, il pane dei preti, con preghiere e continue confessioni... solo così il don ci mollava da mangiare... brodaglia e schifezze, altroché... Tre volte, ne sono scappato..."
Era uno di quegli uomini cui bastava uno sguardo per giudicare l'altro ed uno per intendersi con chiunque.
Uno dei più bei ricordi d'infanzia mi vede allo stadio, sei o sette anni, io, a Genova, un Genoa-Cagliari, in cui lo chiamo a gran voce dal bordo campo, io genoano dalla nascita e, non so perché, lo salutai a grandi gesti. Lui, nel mezzo della partita, si voltò e mi sorrise, proprio a me, un bambino tra tanti adulti vocianti, con quel quarto di sorriso che gli era tipico, il suo, e accennò un saluto con la testa.
Nel 1968 il fulmine che gli incendiò e gli invase la vita, l'incontro con una donna, i due si innamorano, vanno a vivere insieme anche se, tecnicamente, lei è sposata. Scandalo, copertine di rotocalchi. Comunque vivono insieme quattro decenni, poi si separano e resstano amici, molto amici, insieme hanno fatto due figli, nati e cresciuti in Sardegna.

«Io un partito ce l'ho e mi sono sempre schierato da quella parte: il partito dei sardi. Io simpatizzo per chi sbaglia, per chi vive in un certo modo».
Ecco.

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editoriale di vibration

PARTE II

Continuai a chiedere cos'erano le perle nere, da dove venivano.

"Le perle nere" finalmente mi rispose ," non sono altro che ricordi dimenticati ,vagano finche non riescono a vedere la luce uscendo dagli occhi come lacrime,trasformandosi in Perle Nere, ma queste sono solo leggende".

"Ma perchè le lacrime diventano simili a Perle nere ?'" chiedo

"Forse perchè i ricordi soffrono a essere lasciati soli e diminticati a vagare per tempo. Chissa magari in una di queste perle nere è racchiuso un momento di felicità dimenticato, forse l'amore. La felicità che tanto cerchi forse era gia tua emica e tu l'hai dimenticata,lasciata sola in una solitudine infinita."

"Senti cane nero perchè ora che sono riuscito a eliminare i Ricordi trasformati in perle nere,perchè continuo a stare assai male ?"

"Perchè nel tuo esistere ore c'è un vuoto che ti spaventa perchè non sai come affrontarlo"

Mio Cane nero aiutami ,tu che sei il solo mio amico, ascolta "Credo di non aver conosciuto la Felicià. L'amore , La tranquillià , Le Vere gioie che la vita può donare. Ho conosciuto solo i dolori che la mancanza di esse mi provoca. Allora perchè non diventare amico della morte e godere dell'oblio che regala. Dovrò lasciare te mio solo amico.

"Caro mio tu non hai capito niente, Io non sono tuo amico. Mi nutro dei tuoi dolori, delle tue pene, delle Tue perle Nere se spaccandole contegono lacrime amare.. Potrei calpestarti e probabilmente domani sarò per te una nuova Perla Nera"

Mi sveglai con il mio Cane Nero che mi guardava sorridente, avevo la cerniera che divide l'esistenza dal non essere, avevo sul viso una lacrima che proprio non riuscivo a spiegarmi.

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editoriale di vibration

"La morte ?" insistetti, il suo sorriso si trasformò in una lacrima nera, una perla nera che rotolò sul mio viso,sul mio corpo fermandosi su una chiusura lampo.

" E questa ? chiesi gridando, iniziando ad aprirla.

"lasciala stare,non la toccare" gridò il cane nero, con delle perle nere che gli rotolavano giù per il muso. "E' la differenza fra esistere e non esistere".

Continuò "come posso esistere senza te? io che non so cosa sono Vita ,Morte ,Felicità. Per i miei occhi sono solo come quelle luci lontane nel cielo, buchi bianchi nel nero in alto, nulla di più"

Notai che perdete la coda, "non aver paura mio cane nero🖤 ma spiegami"

Inizio' " Se apri la cerniera sparisci ma non è la Morte 💀. Se la richiudi non credere di aver ritrovato la Vita, forse solo un fugace attimo di felicità se la riconosci.. Vita o Morte non è semplice come sembra, la differenza non la fa una cerniera aperta o chiusa, credi al tuo cane nero" .

"Allora Felicità,Vita e Morte cosa sono?" chiesi stanco.. Sono dei fantasmi che appaiono in fondo al pozzo nero o sono io il fantasma che appare a loro"

"Sono forse dei personaggi di un macabro teatrino dove solo io sono incosapevole pubblico nel buio dell'infinita sala"

"Ma tu mio cane nero 🖤 chi sei ? Sei forse un fantasma ? altro personaggio che con Fantasia , Morte e Vita si aggiunge ai personaggi del macabro teatrino dalla infinita sala buia ?" "Sei forse un Virgiglio, mia persola guida ? "

Raccolse delle perle nere me le porse gentilmente senza darmi risposta.

Fine Parte I

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editoriale di vibration

Una mente acuta pensava che i nostri cani sono il legame con il Paradiso

In una giornata soleggiata il mio cane felice corre, mi guarda interrogativo avvicinandomi a un Paradiso dove oziare non è noia, è Pace.

La Pace interiore è Felicità?

Guardai il mio cane nero scodinzolante. Guardandolo negli occhi gli chiesi "Sei felice ? "

"Non ho idea di cosa sia la Felicità, figurati se mi rendo conto se sono felice"

Ma Io sono felice ?

Ho una vaga idea cosa sia la Felicità ?

Sono in vita mia stato felice ?

TRIS DI NO

Ulrlando la chiamo, nessuna risposta.

Prendo in braccio il cane e salto in un pozzo nero.Nella caduta non vedo niente.Il cane sorridente mi sussura "Se vedi la Felicità fermiamoci".

Continuo a cadere tenendomi per la coda del cane finchè non tocchiamo il fondo.Mi guardo intorno , "cos'è il dolore che sento al petto?',chiesi.

La Vita mi rispose, soltanto la Vita.

La Morte chiesi, mi guardò smettendo di scodinzolare, mi guardo fisso negli occhi con uno strano sorriso che valeva mille risposte.

Domande che non osai fare al mio cane nero 🖤, per ora.

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editoriale di Simon59

Il termine antisionismo semplicemente non ha senso.risale a un secolo e mezzo fa il movimento che voleva dare una patria agli ebrei, che non doveva essere necessariamente la Palestina. sì parlo dell'Alaska dell'Arizona.siamo nell'epoca del caso Drieyfuss, ovvero dell'esplosione dell' antisemitismo moderno. Questa volta il termine è appropriato. Detto ciò se ne possono fare tutti gli usi strumentali che si vuole.rimane il fatto che uno al governo che rifiuta di adempiere alle risoluzioni riguardanti Gerusalemme e la Cisgiordania.

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editoriale di HOPELESS

Dentro sono in quattro, seduti intorno al tavolo a bere caffè.
Completi scuri o gessati. Camicie bianche o azzurre.
Che ne facciamo del giovane Wang?

Led lampeggiano: Future Sound of London / Herd Killings.
Dick Verbatim. Datati. Potenti. NEW DISCIPLINE/DEADFORMS.

Cominciare. Flessioni. Tapis roulant: quindici minuti. Sauna, doccia.
Colazione: caffè d'orzo, latte di riso, cereali, crostini integrali, miele.
Seitan. Sei bottiglie d'acqua. Candele. Guida tv.
L'ultimo grido: cereali, soia, rame, fotovoltaico.
Wealthex®, l'ultima frontiera della sedazione.

Ci sono monitor e apparecchiature informatiche dovunque.
Alle quattro di mattina tuoni, lampi, scariche di grandine.
Le previsioni tutte elettroniche, l'Italia verde vista dall'alto,
i simboli, sigle di città come vecchie targhe, e musica tranquilla,
da far addormentare. Venti da Nordovest.

Si levò, sciacquò la faccia, mise su il caffè,
guardò fuori dalla finestra in preda all'ansia.
Lampi illuminavano la spianata di cemento e ghiaia cosparsa di buche,
pozzanghere a formare lagune frastagliate che separavano il condominio
da un'altra mole stolida, identica, illuminata a tagli dalla luce di un lampione sì, uno no.
Un camion vecchio puzza di fumo vecchio, interni che marciscono,
gas di scarico e gomma transustanziata in merda del demonio.

Lampi illuminavano il profilo della città, lontano.
Lampi illuminavano gli svincoli della tangenziale.
La tangenziale è un drago di asfalto e lamiera che sputa acqua e gas venefici.

Città di metallo e luci. L'immensa città sparava verso l'alto luci malsane.
Una nube lucente, una distesa di liquame fluorescente sospeso a mezz'aria.
Dalla città provenivano clangori stridenti e rumori simili a rombi di tuono.
Una vasta distesa di metallo. La trasmissione era disturbata.
Troppa luminanza. Il metallo taceva, immobile.
La città sembrava respirare con la cautela di chi si sorprende di essere ancora vivo.

Caffè amaro, ustionante. Non ci fa caso.
Nessun punto del corpo è particolarmente sensibile, nemmeno la gola.
L'acqua batteva la strada, i cofani delle macchine, sollevava schizzi.
Passò una macchina alzando una scia. Ne passò un'altra, fumando gas di scarico.

Elettricità statica che correva l'aria.
Attorno la luce della mattina gonfia di umidità.
Strati di città occupati da auto in sosta e mucchi di rifiuti.
La città, disperazione organizzata, muoveva membra, articolava parole.

Un mestiere moderno. Tutto programmato. Brillava freddo alla luce dei neon.
L'ufficio aveva i suoi vantaggi, specie per un uomo che si avvicina alla mezza età,
un uomo stanco di metropoli, di strade senza legge, di brutalità.
Il corpo, reduce da un'altra età del mondo, era provato, stanco di pioggia, di tensione, di anni, di ascesa.
La più grande sconfitta è farsi vedere.

Versava Maalox direttamente nella bottiglietta d'acqua e tracannava,
accendeva sigarette che acuivano l'ulcera,
aveva voglia di caffè che acuiva l'ulcera.
Respirò a pieni polmoni, tossì, sputò catarro. Odore di disinfettante.

Buttò giù un altro caffè e sentì le due paste da Autogrill cambiare posto,
semintere, nello stomaco, spinte dal liquido bollente.
Buttò giù l'acqua gassata, e un crampo all'intestino lo sorprese.
Il Conte aveva fretta, aveva sempre fretta. Weltanschauung.

Il panorama digitale. La Cina, ora, è l'inizio e la fine. Il grande ruminante del capitale.
Vent'anni, più o meno. Niente che esista oggi ha una data di scadenza più lunga.
La Cina compra tutto, chiede tutto, vuole tutto. Ingurgita qualsiasi cosa, digerisce,
fa scomparire, è stata fatta per permettere alla giostra di continuare a girare.
Architetture giganti fatte di numeri, chip, flussi di materia prima, carne umana,
territori mutanti. La fantascienza che leggevo vent'anni fa si è realizzata.
Olî, solventi, vernici. Rifiuti speciali, ospedalieri, della catena agroalimentare.
Scarti dell'edilizia, laterizi. Oro. Il grande ruminante chiede tutto, digerisce tutto.
Sbanca montagne, spiana colline, allaga valli, costruisce dighe, città, porti.
Compra tutta la terra, tutti gli scarti del mondo. Mangia merda e caca oro.
Calcolo, statistiche. Neanche la Cina lo sa, nessuno fa progetti così a lungo termine, oggi.
Sotto scorrono fiumi di denaro, liquidità bollente, magma.
In superficie solo colonne di container certificati e maleodoranti.

Una leggera vibrazione annuncia l'sms. Maltempo e code in autostrada.
Quando la bolla è scoppiata, la liquidità ce l'avevamo noi.

Dentro sono in quattro, seduti intorno al tavolo a bere caffè.
Completi scuri o gessati. Camicie bianche o azzurre.
Che ne faremo di Wang.

Il brutto tempo è intimo, costringe le persone a stare vicine.
Il silenzio era motori a scoppio al minimo dei giri.
Un silenzio intimo, come quando si è parlato o agito troppo,
e si guarda fuori del vetro, si lasciano correre i pensieri.
Metteva a contatto il dentro degli uomini con l'esterno.

Il cielo è un soffitto sporco che perde acqua, sono già le nove
e mi tocca prendere un taxi. Via Roosevelt 28.
È lunedì, è l'ora di punta, piove.
Un lusso da tredici euro che nessuno rimborserà mai.

"Lei che sa trafficare su Internet lo trova in un minuto".
La zona è un misto di piccole fabbriche, centri commerciali e condominii.
Distinguere gli uni dagli altri è più un fatto di insegne che di architettura.

"Be', anche la gastronomia è cultura. Però qua di soldi non s'è parlato.
Lei lo sa, io vivo per la causa, ma mio figlio si ostina a chiedere la pappa"
.

Osserva il contenuto del vassoio di plastica senza toccarlo e chiede se
possono portargli un whisky. New York. Aeroporto JFK.
Guarda fuori dal finestrino le luci del Queens.

Tette sull'attenti che sembrano dover erompere dalla camicetta da un momento all'altro. Penso che con la mia giacca di velluto a coste comprata al centro commerciale devo avere davvero un'aria da intellettuale rasato, trasandato. Ma non importa, io sono lo storico, il topo di biblioteca, l'apparenza polverosa non stona.

Prima regola: non dare troppa confidenza, non si accettano bibite o altro
al primo abboccamento. Guarda storto. Palazzi a sei piani in toni di grigio.
Lo senti questo ronzio? Quale ronzio? I miei maroni che girano.

Providence.
Si entra in pieno psicodramma.
Se lo calmi, lo vizi, se non lo calmi, non dormi.
Se qualcuno mi sveglia di soprassalto penso subito che devo preparare il latte.
Poi controllo l'ora, per valutare l'entità del danno e sapere quanto sonno mi resta.

Lo guardo salire le scale del palazzo, e mentre penso che potrei non rivederlo più
avverto un vago dispiacere. Almeno una scelta, nella vita, mi è capitato di azzeccarla.
Ho una scarica di brividi da film horror giapponese.

Se butta male preferisco comunque vendere pizze per un tozzo di pane a New York
che quel buco di città. Date fuoco a questi edifici. Un vero peccato.

Diluvia, traffico impazzito. Ecoballe, compost. Schede distrutte.
Saluti da Abu Dhabi. Domani all'alba un nuovo aereo. Ritorno ai cieli blu.
Ventilatori spenti. Darsena di Levante. Hare Krishna and Happy New Year.

Dentro sono in quattro, seduti intorno al tavolo a bere caffè.
Completi scuri o gessati. Camicie bianche o azzurre.
Che ne abbiamo fatto di Wang.

FREE KARMA FOOD MOVEMENT.
GENERAL STORE, RESTAURANT AND TV REPAIR.


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Romanzi e racconti di Wu Ming Foundation.
(Abstracts) American Parmigiano (2008), Previsioni del Tempo (2008),
Free Karma Food (2006), Canard à l'Orange Mécanique (2000), Città di Metallo e Luci (2003).
copyleft (ɔ): Si consentono la riproduzione parziale o totale dell'opera a uso personale dei lettori e la sua diffusione per via telematica, purché non a scopi commerciali e a condizione che questa dicitura sia riprodotta. Gli autori difendono la gratuità del prestito bibliotecario e sono contrari a norme e direttive che, monetizzando tale servizio, limitino l'accesso alla cultura. Gli autori e l'editore rinunciano a riscuotere eventuali royalties derivanti dal prestito bibliotecario di quest'opera.
Tagli, suture e remiscelazione: HOPELESS. Napoli 2013 - CYBERFUNK.

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